a Peppino Impastato e Santo De Luca

martedì 31 agosto 2010

Consumi, stangata in arrivo per le famiglie "Si spenderanno 1.118 euro in più"

Secondo le associazioni dei consumatori, sarà un rientro dalle vacanze amaro per gli italiani. Costerà di più scaldarsi e muoversi sia in auto che con i mezzi pubblici. Aumenteranno anche i libri di scuola e i prodotti per la casa

ROMA - Libri e spese domestiche sempre più cari. Non è certo un rientro felice dalle vacanze quello che si prevede per le famiglie italiane che, stando ai dati raccolti in un'analisi dell'Osservatorio nazionale Federconsumatori, avranno a che fare con nuovi aumenti per il prossimo autunno-inverno. Secondo lo studio, la crescita di prezzi e tariffe per il 2010, aggiornata alla luce degli ultimi andamenti, comporterà per le famiglie italiane un aggravio di ben 1.118 euro rispetto allo scorso anno. La voce più pesante per le tasche dei cittadini sarà quella relativa al riscaldamento.

Ci sarà inevitabilmente un nuovo abbattimento del potere di acquisto delle famiglie, già duramente provato dalla grave crisi che il Paese sta attraversando da molto tempo, e dalle manovre economiche inique e sbagliate - affermano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti presidenti di Federconsumatori e Adusbef". Guardando ai dati relativi alla contrazione del potere di acquisto delle famiglie, "emerge chiaramente la drammaticità della situazione: dal 2007 al 2010 la caduta è stata di ben il 9,6%", rilevano Trefiletti e Lannutti, che ritengono sia "indispensabile agire con determinazione avviando un processo di detassazione per le famiglie a reddito fisso ed operando un vero e proprio blocco di prezzi e tariffe".
Ma quali sono le voci di spesa che aumenteranno? Secondo l'analisi di Federconsumatori, nell'autunno 2010 chi viaggia in aereo sarà costretto ad affrontare un aumento di 65 euro per le tariffe aeree e aeroportuali, mentre chi preferisce il treno dovrà essere pronto a sborsare 65 euro in più. Anche muoversi in auto sarà più costoso, dato che il pedaggio autostradale crescerà di 60 euro e il prezzo dei carburanti inciderà per 120 euro. Possedere un'auto e, quindi, assicurarla, costerà159 euro in più. È vero che c'è sempre la possibilità di spostarsi con i mezzi pubblici, ma anche questa voce di spesa aumenta di 32 euro.
Quando poi le temperature scenderanno non si potrà certo risparmiare sul riscaldamento, i cui costi crescono di 140 euro, mentre anche il gas aumenterà di 107 euro. I derivati del petrolio (e quindi detersivi, plastiche e prodotti per la casa) costeranno 82 euro in più e aumenteranno anche la spesa per l'acqua (19 euro) e per i rifiuti (38 euro). Unica voce positiva quella relativa alle tariffe elettriche, che scendono di 15 euro.
Sarà più caro anche andare a scuola: per i libri è previsto un rincaro di 36 euro. Nessuna buona notizia neanche sul fronte delle banche: i servizi bancari, infatti, crescono di 30 euro, mentre per i mutui gli italiani dovranno spendere 65 euro più dell'anno passato. Infine fare ricorso a multe e contenziosi costerà 55 euro di più e le addizionali locali cresceranno di 60 euro. La somma finale a carico delle famiglie, secondo le associazioni dei consumatori, sarà di 1.118 euro.
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giovedì 26 agosto 2010

Angeletti

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Pendolari senza Porta Susa

I primi tre giorni di settembre parecchi treni salteranno la fermata in stazione per consentire test sullo smog prodotto dai locomotori diesel. La Regione critica la decisione e chiede alle Ferrovie il rinvio delle verifiche.

Settimana di passione per i pendolari piemontesi. Ai primi di settembre, in perfetto tempismo con il rientro dalle ferie, dovranno fronteggiare per almeno tre giorni parecchi disagi: una ventina di treni salteranno la fermata nella nuova stazione sotterranea di Porta Susa puntando direttamente su Porta Nuova.
La notizia ha monopolizzato una giornata ad alta tensione tra Ferrovie e Regione: le prime, messe sotto pressione dall’apertura di un fascicolo ad opera della Procura, decise a fare una serie di test per valutare l’inquinamento prodotto dai locomotori diesel impiegati su alcune linee (con i rischi per la salute segnalati nell’indagine condotta da Arpa Piemonte ad aprile); la seconda, che pure chiede una soluzione, decisa a limitare i disagi per i pendolari.
Da qui la contrarietà dell’assessore ai Trasporti Barbara Bonino e dei suoi funzionari, polemici sulla scelta di operare le simulazioni alla ripresa dell’attività lavorativa per migliaia di persone, saltando a piè pari la parentesi agostana. Una domanda: non potevano pensarci prima?
Il problema, a quanto trapela dalle Ferrovie, rimanda alla disponibilità dei tecnici: quelli di Arpa Piemonte, che l’Asl Torino uno ha scelto come periti, e quelli dell’Istituto di Medicina del Lavoro, ai quali si è affidata l’azienda. Problema nel problema: i dati delle rispettive relazioni certificano lo smog causato dai fumi dei locomotori, una nota stonata in una struttura che si vuole all’avanguardia, ma non risulterebbero univoci.
La prospettiva sarebbe stata anche peggiore se le Ferrovie avessero mantenuto il piano iniziale che prevedeva i test anche nei giorni di lunedì 30 e martedì 31 agosto: decisione rivista poche ore dopo la riunione convocata con i funzionari regionali negli uffici di via Belfiore, dove non sono mancate le scintille.
Conclusione: lunedì e martedì i tecnici di Rete Ferroviaria Italiana procederanno con una serie di test «leggeri», tali da non compromettere la fermata dei treni. I primi tre giorni di settembre - mercoledì, giovedì e venerdì - scatteranno le simulazioni vere e proprie. Quando? Dalle ore 6 alle 15. In questa fascia oraria un buon numero di convogli passerà per la stazione senza sostarvi.
Fa fede il cronoprogramma riveduto e corretto poi girato alla Regione: lunedì 30 e martedì 31 agosto sia i locomotori «D445» che i «Minuetto», spinti da motori diesel, fermeranno regolarmente a Porta Susa; mercoledì primo settembre entrambe le tipologie di treni salteranno la stazione; giovedì 2 e venerdì 3 la soppressione riguarderà solo i «D445».
Un bel guaio. Non a caso le Ferrovie correranno ai ripari affiggendo a Porta Susa e sui convogli interessati locandine per informare i viaggiatori: molti, ignari di quanto li aspetta, si stanno godendo i loro ultimi giorni di vacanza. «Quando è partito il progetto del Passante ferroviario, sia Rfi che Trenitalia conoscevano il rischio per la salute legato ai fumi dei diesel - commenta Cesare Carbonari, comitato Torino-Milano -. Nonostante siano trascorsi una decina di anni, nessuno ha mai pensato di investire sulle motrici bimodali caratterizzate da un doppio sistema di trazione: elettrico e diesel».
Come si premetteva, le verifiche riguarderanno i «Minuetto» e gli ancor più obsoleti «D445», i due modelli di locomotori diesel tuttora utilizzati su alcune linee o tratti di linea non elettrificati: Torino-Aosta, Torino-Novara, Torino-Biella, Torino-Vercelli, Torino-Stresa, Torino-Ivrea, Torino-Chivasso. I tecnici studieranno la capacità delle ventole di aspirazione, mantenendole al minimo o spingendole al massimo (condizione oggi prevista solo in caso di incendio), per capire come migliorare la qualità dell’aria a tutela dei viaggiatori e del personale. Problema reale se è vero che, avverte la relazione di Arpa Piemonte, il valore medio degli Idrocarburi policiclici aromatici, i più insidiosi, raggiunge i 94 nanogrammi per metro cubo: quattro volte quelli dell’inquinamento di traffico elevato in superficie. Ben vengano i test, insomma, anche se sarebbe stato meglio farli prima.

Fiat Melfi, la Cei con Napolitano «Intervento nobilissimo e incisivo»

Monsignor Bregantini: «L'azienda sta compiendo un errore etico». I lavoratori: «Saremo qui ogni giorno»


MILANO - «L'intervento del presidente Napolitano è stato nobilissimo, rapido, incisivo e lucido». È quanto ha detto all'Adnkronso mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, in merito alla vicenda dei tre operai della Fiat di Melfi riammessi al lavoro da una sentenza del tribunale dopo il licenziamento. Bregantini ha aggiunto: «L'azienda ha dei compiti e degli obblighi non solo di natura economica ma anche di natura personale». Per questo non basta, ha spiegato l'arcivescovo, che la Fiat dica "gli continuo a dare lo stipendio"». L'azienda, ha detto l'esponente della Cei, ha diversi compiti: «C'è l'aspetto del mantenimento - ha osservato Bregantini - e questo è dato dalla paga. Poi c'è la funzione sociale, cioè la responsabilità verso la persona e l'ambiente, quindi la dignità di fronte a Dio». Alla luce dunque della dottrina sociale della Chiesa, si può dire «che l'azienda stia compiendo un errore etico e nega i diritti della persona».

MARCEGAGLIA: «FIAT IN LINEA CON LA LEGGE» - Secondo il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, la decisione della Fiat «non è in disaccordo con quella del giudice». Parlando a margine del Meeting di Cl a Rimini, il capo degli industriali ha detto che «tutti devono rispettare le decisioni del giudice, ma quella di Fiat non è in disaccordo con quella del giudice. Il problema non è tanto quello del reintegro, quanto quello di capire se vogliamo avere un futuro industriale. Se l'Italia vuole avere un futuro industriale, se un'impresa fa una delocalizzazione al contrario e chiede una gestione possibile e chiara degli stabilimenti, questi accordi devono essere portati avanti. Si parla di diritti dei tre lavoratori, ma ci sono anche diritti degli altri lavoratori che vogliono lavorare e delle imprese».

GLI OPERAI - I tre lavoratori intanto ringraziano il presidente Napolitano per la risposta alla loro lettera. E intanto tornano in fabbrica. Anche se la situazione non si schioda. «Non entreremo neanche oggi in fabbrica - spiegano Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - ma saremo qui ogni giorno, al turno delle ore 14: ci aspettiamo novità positive. Nel frattempo i legali della Fiom-Cgil hanno depositato al Tribunale di Melfi l'istanza per chiedere che il giudice «definisca le modalità di attuazione del decreto di reintegro emanato dal Giudice del lavoro del 9 agosto scorso» per i tre lavoratori della Fiat-Sata. Lo ha reso noto l'avvocato della Fiom-Cgil Lina Grosso, specificando che «adesso attendiamo una risposta dalla magistratura»

lunedì 23 agosto 2010

«Invalidi, troppi pass falsi»

Accertamenti della polizia locale sui permessi. Solo un documento scaduto su 5 restituito.
Ogni tre giorni trovato un automobilista con il tagliando fuorilegge. De Corato: basta irregolarità accertamenti della polizia locale sui permessi. Solo un documento scaduto su 5 restituito

«Invalidi, troppi pass falsi»
Ogni tre giorni trovato un automobilista con il tagliando fuorilegge. De Corato: basta irregolarità
Pass scaduti e mai restituiti. Tagliandi fotocopiati, taroccati. Permessi sfruttati per posteggiare gratis, scapolare Ecopass, sfruttare le corsie riservate, evitare gli ingorghi e fare la spesa, ma da chi disabile non è: mentre la zia, la nonna o l'invalido sono a casa, neppure complici, semplici prestanomi. Parenti furbetti: storpiano i diritti in privilegi.
Dal 2008 a oggi, in due anni di controlli, i vigili urbani hanno ritirato 236 contrassegni (194 utilizzati «impropriamente» e 42 falsificati). Semplificando, hanno scoperto una truffa al volante ogni 3-4 giorni, e chissà quante ne avranno perse. «Sono numeri importanti e sospetti», osserva il vicesindaco Riccardo De Corato: «Nell'ultimo periodo ho firmato anche 30 contrassegni a settimana, forse troppi...». Così, s'è preso una pausa «cautelativa», ha scritto al comandante della polizia municipale, Tullio Mastrangelo, e ha ottenuto l'apertura di un'indagine interna: la Squadra investigativa sta setacciando le carte della Commissione per l'handicap e verificando i criteri di assegnazione dei tagliandi per le aree di sosta. «Tra un mese avremo i risultati. Eventuali reati - assicura - saranno segnalati alla Procura».
L'ultimo è di luglio. Un automobilista s'è presentato con il certificato d'invalidità della madre, voleva rinnovare il pass, ha presentato i certificati dell'Asl, ha omesso un solo dettaglio: la donna era appena morta. Si può reclamare un diritto ereditario al parcheggio? No, è stato denunciato. «Il fenomeno è più diffuso di quanto possano dire le cifre ufficiali», attacca Fulvio Santagostini, presidente della Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha): «Bisogna investire sui controlli. Ma il problema, diciamolo, è che lo scandalo è stato derubricato a malcostume. Sento dire: "Cosa c'è di male?". Questo: l'assoluta mancanza di senso civico e l'insofferenza per le regole del vivere comune». A Santagostini è stato concesso un posto auto sotto casa, in zona Navigli: «È sempre occupato, ormai evito di uscire in macchina».
Falsi invalidi e furbetti del tesserino. Sono tra noi e si muove sulle sofferenze degli altri. «Useremo le impronte digitali: stroncheremo gli abusi», annunciò il Comune due anni fa, al termine di un incontro con le associazioni dei disabili: «Lettori digitali installati sulle vetture, collegati al sistema Ecopass e alle telecamere delle corsie riservate, segnaleranno la presenza del disabile a bordo». Da segnalare, oggi, c'è solo che la sperimentazione non è mai partita e che il tavolo sulle «utenze deboli» non è più stato riconvocato. Peggio: l'estate scorsa 15 vigili sono stati denunciati dai loro colleghi perché smerciavano permessi contraffatti. Solo malcostume?
Sono oltre 22 mila i pass rilasciati dal 2002 a oggi. Vengono assegnati per invalidità permanente (durano 5 anni, rinnovabili) e temporanea (a termine). Il Comune, alla scadenza, scrive alle famiglie e ne sollecita la riconsegna: «Ma i tagliandi restituiti non superano il 20 per cento», si sbilanciano i sindacati dei vigili. Quattro su cinque restano in circolazione. Li usano parenti e amici. Passano di auto in auto. Alcuni finiscono davanti ai supermercati e nei parcheggi delle discoteche, il sabato sera. Parecchio sbiaditi dall'uso.

NEWS TORINO

Oggi tornano la Ztl e la sosta a pagamento.
Telecamere accese: ma la prova del fuoco sarà l'inizio delle scuole
TORINO
Fine della pacchia. Fine del centro accessibile a tutti, con o senza permesso, fine delle strisce blu a costo zero. La vacanza di parcometri e Ztl è finita. Ma quest’anno è diverso dagli altri. Perché la zona a traffico limitato è diventata maxi e lì dentro ci stanno più negozi, più uffici, ma soprattutto più scuole. E il 15 settembre è diventata una data cerchiata di rosso negli uffici dell’assessorato alla Viabilità: massima allerta, vigili in ogni dove, soprattutto a rendere meno caotici quei corsi-cornice (come corso Vittorio, Cairoli o Regina Margherita) che si ritroveranno improvvisamente - accadeva già ad agosto - ingolfati di traffico.
«La prova non ci spaventa - ha dichiarato ieri l’assessore ai Trasporti Maria Grazia Sestero -, il lungo rodaggio che abbiamo predisposto con un centro dalle scuole chiuse dal 12 luglio scorso sino alla sospensione estiva della Ztl dovrebbe essere stato sufficiente per informare tutti».
Sarà, ma a giudicare dalle telefonate e dalle lettere che continuano ad arrivare sia all’ufficio informazioni del Comune sia alle redazioni dei giornali, non tutti i dubbi sono stati chiariti. La gente si chiede entro quale data per esempio si debba chiedere alla presidenza dell’istituto il permesso per entrare nella Ztl, e quanto costi. Oppure, i più furbacchioni, sono interessati a scoprire se quelle tre telecamere che a luglio non potevano multare (perché ancora nella fase del pre-esercizio) da oggi siano in grado di punire. E la risposta è sì: «Fine del rodaggio imposto dal ministero - ha chiarito sempre ieri Sestero -, e quindi da domani (oggi per chi legge, ndr) la Ztl non avrà più passaggi segreti e risulterà quindi davvero inviolabile».
Poi ci sono quelli - i più ottimisti e i più arrabbiati con il Comune - che si chiedono se il «mai abbastanza lodato ricorso contro la Ztl presentato dal Pdl abbia già prodotto buoni frutti». E qui la risposta è no, perché i tribunali ad agosto funzionano a regime ridotto e quindi se ne riparlerà a settembre. Tocca aspettare dunque, anche se il capogruppo di An-Pdl Agostino Ghiglia risponde che non appena l’attività giudiziaria riprenderà vita faranno il possibile affinché il ricorso venga rapidamente accettato.
Poi c’è grande attesa per conoscere il risultato del sondaggio condotto dal presidente dell’Associazione commercianti di via Roma Paolo Bertolini «per conoscere i reali effetti che ha prodotto la nuova mega-Ztl sugli affari dei commercianti». Spiega lui: «Siccome non vogliamo che la nostra eventuale protesta sia considerata il solito sfogo senza costrutto, ci siamo organizzati per rispondere con dei dati concreti». All’inizio di settembre dovrebbero essere disponibili.
E siamo al capitolo multe. Dopo l’indigestione iniziale la media giornaliera si attesta più o meno su 1000-1500 infrazioni pari a un incasso quotidiano per il Comune di circa 100 mila euro.
Un bel po’ di verbali (tenendo fede alla promessa fatta da Sestero a luglio: cercheremo di mandare a casa dei torinesi le multe prese nella Ztl nel più breve tempo possibile) sono già stati inviati attorno a Ferragosto. Per un totale di circa 700 mila euro. Ma tanti ne stanno arrivando anche in questi giorni. E da oggi, la slot machine delle telecamere sarà di nuovo in funzione dalle 7,30 alle 10.

venerdì 20 agosto 2010

GLI ARTICOLI DELLA DOTT. REBECCA ROSSI

Alleghiamo due interessanti articoli sul tema assicurazioni, della Dott.Rebecca Rossi figlia della collega ed amica Marta Tartari dell'ufficio di P.L. Globale Fabbricati di Bologna.

Assemblea ANIA 2010 - RC Auto:

da ago della bilancia a tallone d’achille, salvo una forte e coordinata azione antifrode
Due sono i punti fermi evidenziati e ribaditi nel corso dell’Assemblea ANIA 2010: la rilevanza del ramo Rc auto come fattore determinante nell’andamento dei bilanci delle compagnie assicurative, l’urgenza di porre rimedio all’anomalia italiana in questo settore che, come ha avvertito il Presidente dell’ISVAP Giancarlo Giannini, “rischia di divenire il tallone d’Achille del sistema”.
Per definire gli interventi utili a un sano ritorno alla redditività dell’industria assicurativa e a un’azione forte e coordinata contro frodi e speculazioni, non si può prescindere da alcune considerazioni.
Secondo la relazione del Presidente dell’ANIA Fabio Cerchiai, i costi sostenuti dalle imprese assicuratrici in Italia e il numero di feriti risarciti ogni anno, sono i più alti d’Europa.
Da un confronto con la Francia, per esempio, risulta che la frequenza dei sinistri è del 4,4%, la metà di quella italiana. Se la differenza dipendesse dalla migliore qualità delle strade o dalla maggiore prudenza dei guidatori, sarebbe di molto inferiore anche il numero dei decessi causati da incidenti stradali, che, invece, nel 2008 è stato di 4.275, contro 4.731 in Italia.
Le ragioni sono, allora, da ricercare altrove: una legislazione che permette di considerare permanenti alcune microinvalidità (spesso dovute al cosiddetto “colpo di frusta”), che nel resto d’Europa non sono considerate tali; l’elevato peso dei sinistri con lesioni, la valutazione giurisprudenziale dei risarcimenti, l’assenza di un’agenzia antifrode.
A tal proposito, nel pomeriggio successivo all’Assemblea, Giannini, in audizione presso la Commissione Finanze della Camera, ha confermato la piena disponibilità dell’Autorità sul progetto, sollecitando, però, anche il potenziamento dell’utilizzo della rinnovata banca dati sinistri dell’ISVAP, che entro l’anno può consentire un’identificazione più rapida dei sinistri sospetti.
Un’altra questione da affrontare è il presidio delle strutture liquidative. Nelle regioni del Sud, dove risulta maggiormente necessaria un’azione di contrasto a fenomeni fraudolenti, si registrano scoperture preoccupanti nell’assistenza ai consumatori, dovute alla chiusura del 30% delle agenzie negli ultimi 5 anni. “Il carico abnorme di sinistri pro-capite”, ha detto Giannini, “rischia di comportare liquidazioni eccessivamente disinvolte, ovvero, per i sinistri più complessi, un contenzioso infinito, spesso con esiti disastrosi a distanza di anni”. A testimonianza di queste carenze, basti considerare l’aumento del numero dei reclami e delle sanzioni, che nel 2009 ha raggiunto la cifra record di 60 milioni.
Una “rivisitazione organica” del sistema bonus-malus, fondato su un quadro normativo diverso e ormai inattuale e anacronistico, è un’altra delle proposte avanzate da Giannini, piuttosto che l’eliminazione delle recenti modifiche normative, prospettata da Cerchiai. A tale scopo, il Presidente dell’ISVAP ha promosso la costituzione di un tavolo fra Ministero, Autorità, ANIA e consumatori per la definizione coordinata di uno strumento più agile ed efficace.

Assemblea ANIA 2010 - Assicurazione obbligatoria contro le catastrofi naturali:

andare avanti, non per business, ma per investire in responsabilita’
“Non si è andati avanti”. È il giudizio del Presidente dell’ISVAP Giancarlo Giannini sul tema delle catastrofi naturali. E continua: “lo stesso gruppo ANIA-ISVAP, che aveva iniziato a lavorare a fine 2009, langue; ribadisco in questa sede la piena disponibilità dell’Autorità”.
Esattamente un giorno dopo gli scontri avvenuti durante la manifestazione a Roma dei terremotati aquilani che chiedono la sospensione delle tasse, il sostegno all'economia e all’occupazione nelle zone colpite, uno dei temi caldi dell’assemblea nazionale 2010 dell’ANIA, è stato proprio la necessità di introdurre in Italia un’assicurazione obbligatoria contro le catastrofi naturali.
Esiste in Francia, dove il sistema si basa su una partnership tra pubblico e privato, in cui allo Stato spetta il ruolo di riassicuratore e garante di ultima istanza. Ed è prevista per legge, con diverse accezioni, anche in Gran Bretagna, Austria, Germania, Spagna, Svizzera, Olanda, Stati Uniti e Romania. L’Italia, che è uno dei Paesi europei a più elevato rischio di catastrofi ambientali, è invece uno dei pochissimi Paesi industrializzati al mondo in cui il costo dei danni provocati da tali eventi è ancora totalmente a carico dello Stato.
Lo stesso Presidente dell’ANIA Fabio Cerchiai, nella sua relazione, ha ribadito che: “le Istituzioni e gli operatori del mercato devono adoperarsi affinché i cittadini siano sempre più consapevoli che lo Stato, anche a causa del progressivo allungamento della durata della vita umana, non può provvedere a tutto nel campo della previdenza, della sanità, della non autosufficienza”.
A rappresentare il Governo, era prevista la presenza del Premier Silvio Berlusconi, Ministro ad interim alle Attività Produttive. È intervenuto in sua vece il Ministro della PA e Innovazione Renato Brunetta, che ha annunciato l’impegno a introdurre tale obbligo assicurativo “entro la fine della legislatura” e che ha contestualmente individuato un possibile slogan per giustificare e promuovere questo provvedimento: “non un business, ma un’occasione di investire in responsabilità”.

giovedì 19 agosto 2010

QUALCOSA SU CUI RAGIONARE

AAA CERCASI...

SCELTE LOCALI PER LA CONCILIAZIONE FAMIGLIA-LAVORO

La conferenza Stato-Regioni ha finalmente dato il via libera alla nuova formulazione dell'articolo 9 della legge 53/2000 che prevede contributi a favore delle imprese per misure a sostegno della flessibilità e conciliazione famiglia-lavoro. Nei dieci anni passati dalla prima approvazione della norma i progetti presentati sono stati ben pochi. Non per questo è stata necessariamente un fallimento. Sarebbe meglio però lasciare alle autonomie locali le decisioni sullo sviluppo delle politiche di genere e per la famiglia. E su quali siano gli interventi più adeguati.

L'articolo 9 della legge 53/2000 intitolata“Contributi a favore delle imprese per misure a sostegno della flessibilità e conciliazione famiglia-lavoro”, dopo un blocco di oltre un anno, ha finalmente superato la prova della conferenza Stato-Regioni ed è stato licenziato nella sua ri-formulazione insieme ad altre misure in favore della conciliazione famiglia-lavoro. Ci auguriamo ora di vedere al più presto i documenti applicativi di questa norma, ovvero il bando, le linee guida per la progettazione e le linee guida per la rendicontazione.
DIECI ANNI E POCHI PROGETTI
Ma qual è il motivo di tanti e tali travagli? Perché l'articolo 9 non è mai decollato dall'anno della sua pubblicazione ovvero dal 2000? E questa sarà finalmente la volta buona? Riuscirà la norma a radicarsi sul territorio nazionale e nelle aziende italiane?
Dell’articolo 9 molto è stato detto, spesso decretandone un sostanziale fallimento dovuto alla risibilità del rapporto tra progetti approvati nei suoi dieci anni di vita e numero delle aziende iscritte al registro delle imprese: 684 progetti su oltre 5 milioni di imprese: lo 0,014 per cento.
Ma forse il numero risibile delle aziende che hanno sperimentato lo strumento non basta per certificarne l’insuccesso. L’articolo 9 della legge 53/2000 ha uno scopo promozionale e la prova della sua efficacia all’interno di ogni singola azienda porta con sé un processo di diffusione delle politiche di conciliazione aziendali, ma anche tutta un’altra serie di indicatori di efficienza legati ai processi territoriali che tale strumento è in grado di attivare.
Accanto a una valutazione dell'incidenza della norma sul sistema economico nella sua complessità, andrebbe condotto un monitoraggio sui risultati raggiunti in quei territori ove l’articolo 9 è stato applicato con continuità, coerenza, sinergia.
MEGLIO DELOCALIZZARE
Proprio dall'esperienza di quei contesti dove quanto previsto dall’articolo 9 è stato accompagnato dalla creazione di network locali, dall’impegno delle organizzazioni pubbliche e private a colmarne le lacune normative e applicative, dalla nascita di reti di imprese attente alle politiche di conciliazione, la norma ci insegna che è necessario favorire la partecipazione e attivazione diretta dei sistemi locali nella diffusione e applicazione delle leggi, specie quando queste hanno carattere promozionale; ci insegna che non esiste più un unico bisogno al quale si può pretendere di dare risposta dall’alto; ci insegna che è forse illusorio cercare di incasellare preventivamente tutte le necessità e fornirne preventivamente le soluzioni; ci insegna che i bisogni delle donne, delle famiglie, delle aziende del Nord sono molto diverse da quelle del Sud, che quelle della Sicilia sono diverse da quelle del Piemonte e che quelle della provincia di Mantova sono diverse da quelle della provincia di Milano e che quindi una buona applicazione di questi strumenti non può prescindere da una stretta collaborazione e sinergia con i livelli amministrativi locali.
Delocalizziamo allora l’articolo 9, il suo spirito, il suo impianto legato alla sperimentazione di interventi condivisi; delocalizziamo le risorse per le politiche per la famiglia, per il welfare aziendale e in generale per lo sviluppo locale; creiamo a livello centrale e a livello regionale delle unità di coordinamento, di monitoraggio e di valutazione e lasciamo che siano le province, i comuni, le camere di commercio, le reti locali delle imprese e le famiglie a decidere, attraverso percorsi partecipati, quali siano gli interventi di cui hanno maggiormente bisogno, se il nido pubblico o il nido famiglia, se la tages mutter o la baby sitter, se la banca delle ore o la flessibilità, se il tele-lavoro o il part-time, se il manager family friendly o il diversity manager.
Lasciamo che siano le autonomie locali a decidere quale debba essere la strada per il loro sviluppo e lo sviluppo delle politiche di genere e per la famiglia. Senza dubbio, otterremmo economie di scala che forse ci consentirebbero un maggiore controllo e una maggiore efficacia delle politiche.

Atm, stop ai «gratta e sosta» In arrivo 1.600 parcometri

La rivoluzione delle strisce blu. «Parcheggi più facili»
MILANO- Al macero i «gratta e sosta». Atm archivia l'epoca dei tagliandi per il parcheggio a pagamento e inaugura l'era informatica dei parcometri a tempo. La rivoluzione scatterà da settembre, nei Bastioni, e durerà oltre un anno: l'azienda ha previsto l'installazione di 1.600 dispositivi in tutte le strade delimitate dalle strisce blu, un apparecchio ogni 30 posti macchina. «Finalmente Milano diventa una città normale, "amica" degli automobilisti, dotata di un sistema semplice per il pagamento della sosta», commentano da Atm. Il bando per la fornitura e la manutenzione degli apparecchi è stato appena chiuso, la gara formalizzata, e nei prossimi giorni saranno firmati i contratti. Il passaggio dalla carta al digitale costerà 6 milioni di euro.

«Andare in centro la sera, al cinema o per locali, diventerà troppo costoso. Per il settore dello spettacolo è un danno!». È l'estate del 1996. L'Agis strilla le sue preoccupazioni, vuole salvarsi dalla «lotteria del traffico» (ma non resisterà ovunque ai multisala). Chi si ferma, paga con la tessera «sosta Milano»: 2.500 lire l'ora, 5 mila con lo sconto dalle 20 alle 24. Quattordici anni dopo, i vigili urbani hanno denunciato un automobilista che «smaltava» i tagliandi già utilizzati con un pennarello color oro. Un segnale. È il momento di cambiare: «I "gratta e sosta" spariranno gradualmente entro la fine del 2011» spiegano da Atm. Enrico Fedrighini, consigliere comunale dei Verdi e strenuo sostenitore delle politiche di regolamentazione della sosta in funzione anti traffico e smog, plaude all'iniziativa: «Finalmente Milano si allinea all'Europa, pur in ritardo di anni. L'amministrazione ha il dovere di migliorare la vita dei cittadini. Per altro, il sistema informatico è più equo e trasparente: consente agli automobilisti di pagare il tempo effettivo della sosta in superficie».
Atm ha già sperimentato i parcometri in via Larga, in piazza Wagner e in altri punti del centro: funzionano. Le tariffe, per ora, non cambiano: le fissa il Comune e sarà la giunta, nel caso, a rivedere le tabelle. Si va allungando, però, la lista della strade delimitate con le strisce blu: viale Monza, la zona di Rogoredo, l'asse Molino Dorino-QT8 (da dicembre 2010). I residenti e i pendolari a motore protestano. Il Pd in consiglio di zona 8 ha lanciato un messaggio al quartiere: «Il nostro obiettivo non è fare pagare la tassa sulla sosta, ma avere parcheggi d'interscambio pieni e mezzi pubblici più efficienti».
Chi ha ragione? «Alla semplificazione delle procedure di pagamento sono legati l'efficacia e il "consenso sociale" attorno a queste misure - conclude Fedrighini -. L'installazione dei parcometri è necessaria per consentire l'avvio della sosta regolamentata anche nelle periferie». Dove, in sostanza, la ricerca del tagliando imporrebbe peregrinazioni (a vuoto) tra edicole, tabaccherie e bar. Oltre alle colonnine informatiche, tuttavia, Atm conserverà le modalità di pagamento con la tessera a scalare da 100 euro e col servizio di sms dai telefonini. Palazzo Marino ha incassato 10,75 milioni di euro dai parcheggi nel 2008, scesi a 8,25 milioni nel 2009 e stimati ulteriormente in calo nel 2010 (circa 4 milioni). Perché? Qualcosa non funziona. Nella relazione previsionale di bilancio si insiste sul «miglioramento del sistema della sosta». Si parte dai parcometri, al macero il vecchio.

mercoledì 18 agosto 2010

RASSEGNA GABER

Il presente
Credo sia giunto il momento di parlarvi del presente.

Per i filosofi il presente non esiste, si sa. E forse hanno ragione perché sicuramente c’è il passato e c’è il futuro. E il presente sarebbe fatto da un po’ di passato e da un po’ di futuro. Fatto sta che quando uno dice: "Ora"… è già dopo, o prima! Chiaro! Mica tanto, insomma.
Volevo dire ‘prima’ si stava male, ‘ora’ siamo messi mali.
Alcuni degli amici più cari sono un po’ scoppiati, altri si illanguidiscono in sane ginnastiche corporali. In parlamento c’è n’è uno, tutti gli altri sono in galera!
E allora? Non c’è più l’interlocutore? No signori. Dimenticavo i più geniali, siamo qui, noi, i migliori. Intendo dire tutti coloro che sono riusciti a togliersi di dosso la pesantezza di qualcosa che ingombra per dedicarsi allo smitizzante.
Sì, perché di fronte all’idiozia dei vecchi moralisti preferisco vedere l’uomo di cultura che si fa fotografare nudo su un divano a fiori. Eh sì, per questa sua capacità di saper vivere il gioco. Sto parlando insomma di quelli veramente colti che con sottile ironia hanno riscoperto l’effimero.
Ecco che cos’è il presente: l’effimero. E devo dire che per della gente come noi che non crede più a niente è perfetto.
Basta lamentarsi! La cosa più intelligente da fare è quella di giocare d’astuzia con i segnali del tempo.
Ma attenzione, eh. Perché tra l’avere la sensazione che il mondo sia una cosa poco seria e il muovercisi dentro perfettamente a proprio agio esiste la stessa differenza che c’è tra l’avere il senso del comico e essere ridicoli.

Pensioni, una su due sotto i mille euro

I dati della relazione del Tesoro:spesa per lo Stato cresce del 4,3%
Corre ancora la spesa pensionistica. Non è bastato l’inasprimento dei requisiti d’accesso al pensionamento: nel 2009 la spesa è infatti aumentata del 4,3%, quando nell’anno precedente era aumentata del 3,9%. Sale l’esborso dello Stato, un punto percentuale in rapporto al prodotto interno lordo, ma gli assegni restano "mini". Un pensionato su due in Italia porta a casa, infatti, meno di 1.000 euro al mese.

A fotografare la situazione del sistema previdenziale è il ministero dell’Economia nella consueta «Relazione generale sulla situazione economica del Paese» diffusa nelle scorse settimane e aggiornata al 2009. Nel 2009 la spesa per pensioni e rendite è risultata dunque pari a 234.025 milioni di euro, mantenendosi costante come quota del complesso delle erogazioni per prestazioni sociali a carico delle amministrazioni pubbliche (58,2%) e aumentando di circa un punto percentuale in rapporto al Pil (15,4%). Rispetto al 2008 la spesa è cresciuta del 4,3%, mentre l’incremento fra il 2007 e il 2008 era stato del 3,9%.
«La dinamica della spesa per pensioni è spiegata - rileva il Tesoro nel documento - in parte dall’adeguamento dei trattamenti in essere ai prezzi, pari per il 2009 al 3,4% (1,6% nel 2008), di cui 0,1% come conguaglio per lo scostamento tra valore accertato e valore erogato per il 2007. Continua, inoltre, ad essere operativa la disposizione che stabilisce, per il triennio 2008-2010, l’applicazione della rivalutazione nella misura del 100% (e non del 75%) alle fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il trattamento minimo». Per quanto riguarda l’importo degli assegni, il 21,4% risulta inferiore ai 500 euro, il 27,7% tra i 500 e i 999,99 euro, il 23,5% tra i 1.000 e i 1.499,99 euro, il 13,7% tra i 1.500 e i 1.999,99 euro. I trattamenti pensionistici con importi più cospicui costituiscono solo il 13,7% del totale (il 7,7% se si considerano le sole pensionate donne) ma in crescita rispetto al 12,4% dell’anno precedente.
Per quanto riguarda gli importi dei redditi pensionistici per ripartizione geografica, si conferma, anche per la previdenza, un’Italia a due velocità: considerato 100 per la media nazionale, al Nord i redditi pensionistici sono infatti pari al 105%, al Centro al 106,6% mentre al Sud valgono l’88,1%. Infine, per quanto riguarda la suddivisione dei tipi di pensione, il gruppo più numeroso (11,4 milioni) è quello dei titolari di pensioni di vecchiaia. I meno numerosi quelli che invece percepiscono un assegno sociale (334.000) e i pensionati di guerra (293.000).

martedì 17 agosto 2010

L'indebitamento degli italiani sfiora i 16 mila euro a famiglia

Roma e Milano al top, Sardegna in coda. Crescita al Sud dal 2002
L’indebitamento medio delle famiglie ha toccato, nel dicembre del 2009, i 15.930 euro. Lo rileva un’indagine di Cgia Mestre che ha preso in considerazione i debiti derivanti dall’accensione di mutui per l’acquisto della casa, dai prestiti per l’acquisto di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili.
Rispetto al dicembre 2008, l’indebitamento medio nazionale delle famiglie consumatrici è cresciuto in termini assoluti di 863 euro. A livello provinciale le «sofferenze» maggiori sono a carico delle famiglie di Roma (22.394 euro), seguite da quelle di Lodi (22.218 euro) e da quelle di Milano (22.083 euro). Al quarto posto troviamo Trento (21.644 euro), di seguito Prato (21.442 euro), Como (20.695 euro) e via via tutte le altre.
«Le province più indebitate - spiega Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - sono quelle che presentano anche i livelli di reddito più elevati. È chiaro che tra queste famiglie in difficoltà vi sono molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, la forte esposizione di queste realtà, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, ci deve preoccupare relativamente. Altra cosa è quando analizziamo la variazione di crescita dell’indebitamento medio registrato tra il 2002 e il 2009. Al di sopra del dato medio nazionale troviamo molte realtà provinciali del Sud. Ciò sta a significare che questo aumento è probabilmente legato all’aggravarsi della crisi economica che ha colpito soprattutto le famiglie monoreddito con più figli che sono concentrate in particolar modo nel Mezzogiorno».
A vivere con minore ansia la preoccupazione di un debito da onorare nei confronti degli istituti di credito o degli istituti finanziari sono le famiglie sarde, in particolare quelle residenti nelle provincie di Carbonia-Iglesias (7.486 euro), Medio Campidano (7.431 euro) e, infine, Ogliastra (5.784 euro). Il record della crescita del debito delle famiglie avvenuta tra il 1ø gennaio 2002 (data dell’introduzione dell’euro) e il 31 dicembre 2009, invece, appartiene alla provincia di Caserta, che in questi 8 anni è stato del +137,4%. Seguono Chieti, con un aumento del 132,1%, Taranto, con +131,3 %, Napoli, con +129,7% e Piacenza, con +129,5%. Chiude la classifica la provincia di Verbano-Cusio-Ossola, con un +45,2%. Sempre in questo periodo la crescita dell’indebitamento medio delle famiglie italiane è quasi raddoppiata: l’incremento è stato del +91,7%. Nello stesso arco temporale, invece, l’inflazione a livello nazionale è cresciuta del 16,6%. Cgia infine rileva che, rispetto al 31 dicembre 2008, sono solo due le province che hanno visto diminuire il livello di indebitamento delle famiglie: Parma (-137 euro rispetto all’anno prima) e Verbano-Cusio-Ossola (-461 euro).

giovedì 12 agosto 2010

Tariffe alle stelle nonostante la crisi

I dati del Ministero sul 2009:acqua + 5,9% e rifiuti + 4,5%.
Aumenti anche per i trasporti
Anno difficile il 2009, tra crisi economica e calo dei consumi. Gli italiani, in uno degli anni più complicati per l’economia dal Dopoguerra, hanno tirato la cinghia e il caro-vita ha toccato il livello più basso da cinquant’anni. Non si sono invece fermate le tariffe che hanno continuato a correre. Fatta eccezione per le tariffe energetiche, le bollette, acqua e rifiuti soprattutto, sono salite alle stelle.
«In controtendenza rispetto all’evoluzione dell’inflazione complessiva, i costi dei servizi pubblici hanno fornito al sistema impulsi inflazionistici di una certa rilevanza». Ad evidenziarlo è il ministero dell’Economia nella Relazione sulla situazione economica del Paese. Tra gli aumenti più consistenti, il Tesoro segnala appunto quelli per le tariffe dell’acqua potabile (+5,9%) e dei rifiuti (+4,5%). Più cari anche i biglietti dei treni e dei traghetti. Restando in tema di trasporti, più onerosi sono diventati anche i pedaggi; più convenienti invece i biglietti aerei, ma solo per i voli nazionali. Se in generale «nel 2009 l’inflazione è scesa ad un valore tra i più bassi - evidenzia il ministero dell’Economia - degli ultimi cinquant’anni», le tariffe hanno viaggiato «in controtendenza».
I prezzi delle voci sottoposte a regolamentazione (tariffe energetiche escluse) «hanno infatti registrato fin dall’inizio dell’anno - si legge nella Relazione di via XX Settembre - una ripresa della dinamica di crescita, con tassi saliti da poco meno del 2% al 3,5% circa di fine 2009». Il rincaro delle tariffe ha riguardato sia quelle «controllate a livello nazionale, sia quelle regolate localmente». L’aumento generale alla fine è contenuto (+1,3%) grazie al calo delle tariffe energetiche. Ma spiccano gli aumenti di molte delle voci: dal +7,3% dei traghetti al +4,6% dei biglietti dei treni, dal +5,6% dei servizi postali fino al +4,4% per i biglietti di ingresso ai musei. «Tra le voci più importanti per i bilanci delle famiglie - si legge nel dossier del ministero dell’Economia - la dinamica inflazionistica si è confermata notevolmente sostenuta, oltre che in accelerazione, per gli esborsi relativi all’acqua potabile e ai costi della raccolta dei rifiuti urbani: nel caso della prima la crescita media annua è risultata appena inferiore al 6%, mentre per la seconda voce è stata del 4,5%». Nella media del 2009, la crescita dei prezzi per l’insieme delle tariffe non energetiche è stata del 2,5%, in aumento rispetto al 2,1% del 2008 e oltre un punto e mezzo più elevata - rileva il Tesoro - rispetto a quella dell’indice generale.

mercoledì 11 agosto 2010

Fiat, reintegrati i tre licenziati a Melfi

Gli operai hanno perso il lavoro a metà luglio. Il giudice del lavoro: «Antisindacalità»

MILANO - A metà luglio sono stati licenziati. Ma ora il giudice del lavoro ha deciso il reintegro per i tre operai della Fiat di Melfi (due dei quali delegati Fiom) rimasti senza lavoro. Il licenziamento dei tre lavoratori, deciso dall'azienda il 13 e 14 luglio scorso, ha avuto carattere di «antisindacalità» ed è quindi stato annullato dal giudice del lavoro, che ha ordinato l'immediato reintegro dei tre lavoratori. La notizia è stata confermata dal segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola, secondo il quale «la sentenza indica che ci fu da parte della Fiat la volontà di reprimere le lotte a Pomigliano d'Arco e a Melfi e di "dare una lezione" alla Fiom». I tre operai - Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino (entrambi delegati della Fiom) e Marco Pignatelli - furono licenziati perché, durante un corteo interno, secondo l'azienda bloccarono un carrello robotizzato che portava materiale ad operai che invece lavoravano regolarmente. Da parte della Fiat si è fatto sapere che «non c'è nessun commento» alla decisione del giudice. Parlano invece i sindacati.

FIOM: «ORA SERVE UNA RIFLESSIONE» - Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, dopo il reintegro dei tre operai a Melfi rivolge un invito: «Ora sarebbe utile che tutti si fermassero a riflettere. La teoria che, per uscire dalla crisi, bisogna mettere mano alla contrattazione, ai diritti e alla Costituzione, non solo è falsa ma riporta indietro di cent'anni il Paese». «Si fermino tutti a riflettere per cercare, applicando il contratto che c'è, di creare le condizioni per difendere il lavoro e i diritti». Secondo Giorgio Cremaschi, altro leader Fiom, la sentenza «dimostra che l'azienda vuole operare contro leggi e contratti».
CGIL: «I DIRITTI NON SONO ALTERNATIVA ALL'OCCUPAZIONE» - La sentenza che annulla il licenziamento, secondo il segretario confederale della Cgil Vincenzo Scudiere «conferma come avessimo e come abbiamo ragione sul fatto che i diritti non possano essere messi in alternativa all'occupazione. La sentenza dimostra che la Fiat può anche sbagliare. Noi siamo sempre a disposizione per riaprire un confronto che possa mettere in campo relazioni sindacali più leali e corrette».

ANGELETTI: «EPISODIO NON C'ENTRA CON LE RELAZIONI SINDACALI» - Secondo il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: «in questo Paese ci vuole un motivo legittimo per licenziare e l’onere di dimostrare che c’è un motivo legittimo spetta all’azienda ed è grave che lavoratori siano licenziati per l’attività sindacale che stavano svolgendo». «Ma - ha precisato Angeletti - questo episodio non c’entra nelle relazioni industriale tra Fiat e sindacati».

martedì 10 agosto 2010

Rassegna Gaber

Il muro


Un'équipe di psicologi americani d'avanguardia ha stabilito che per i test attitudinali il muro simboleggia "le difficoltà della vita". ...Geniale, eh! Poco prima avevano intuito che il serpente simboleggia il sesso... Che fantasia!

L'uso di questi simboli è particolarmente adatto per le assunzioni ai posti di lavoro. Sì, pare che essere un buon tornitore non conti un granché. L'importante è saper rispondere. Se un domani incontri uno sciacallo, che fai? ...Oh uno sciacallo! I posti di lavoro devono essere pieni di sciacalli.

Una volta sistemato lo sciacallo, si incontra il famoso muro, che può essere grande, piccolo, di mattoni, intonacato, insomma sei libero di scegliertelo come vuoi. Una cosa che ho sempre invidiato agli americani è la libertà. ...Nei giochini, sì. Nel senso che uno nel gioco il muro se lo sceglie come vuole, nella vita già meno. E questi signori, voglio dire quelli che si sottopongono ai test, dovrebbero anche scrivere su un bigliettino come si comportano di fronte al muro. D'altronde ci sono quelli che riflettono e quelli che scrivono: "rifletto". Questo piace molto a certe ditte. In tutti gli uffici della IBM c'è sempre un cartello con su scritto "THINK"... Think... Uno si mette lì e... think!

Poi ci sono quelli che tentano, tentano di scalare il muro. Bravissimi! L'escalation piace! Poi quelli che ci girano intorno. Quelli che si fermano e guardano dall'altra parte. Uno scrisse: "Mi ci siedo sopra". Napoletano.

Anche noi in Italia, nel nostro piccolo, ci troviamo molto, molto spesso di fronte a un muretto di importanza... CAPITALE. E molti, molti di noi sono seriamente impegnati per abbatterlo. Si sa, l'Italiano è rivoluzionario biologicamente proprio...

Ora, chi batte la testa contro il muro per romperlo fa un bel gesto ma il muro non si rompe. Dimostrazione.

[voce fuori scena:] Ahhhh!

S'è fatto male. Ecco, chi batte la testa contro il muro ha la simpatia di tutti ma si fa male. Se però lo stesso individuo con forza maggiore ribatte la testa contro il muro... è cretino. Le tecniche sono diversissime. C'è il passionale, che è così d'istinto, come vede un muro sente subito il bisogno di...

[voce fuori scena:] Ahhhh!

Gli ospedali sono pieni di passionali. C'è lo sportivo. Lo sportivo mi piace. Ha più probabilità. Intanto è a posto fisicamente. Op-op-op-op-op! Cosa fa, eh? Conta i passi. Giusto. Dev'essere un saltatore, con l'asta magari. O forse anche a pesce. Cosa fa? Giusto, il karate. Il karate. Un buco lo fa di certo. Tac. Dentro con tutto il braccio destro. Neanche un graffio. Il muro, è chiaro. Lui, lo chiamano "il Mancino". Poi c'è l'artista, l'artista impegnato, l'artista di teatro. Devo dire che ha le idee chiarissime. Subito sceglie Brecht. Poi va lì, vicino al muro, con Strehler... Oh mama!

No! Ci vogliono altre teste, molte teste, moltissime teste. Eccoli, sì, li sento, decisi, organizzati, concentrati. Perepereperepere. Cosa succede?

[voce fuori scena]: Maledizione, c'è un altro muro!

Eh già, c'è un altro muro, certo. Diverso da quello di prima ma c'è un altro muro da abbattere. E poi ci sono i muri dentro, i muri fuori, muri dappertutto, tanti, tanti muri da abbattere...

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