a Peppino Impastato e Santo De Luca

giovedì 7 aprile 2011

CON OGGI E L'ULTIMO COMMENTO CI CONCEDIAMO UNO STOP!

Care Lettrici e Cari Lettori e Carissimi detrattori,
dalla giornata di oggi il blog di italiana assicurazioni RSA UILCA, si ferma sulla linea sindacale e politica del libero commento.
Riteniamo sia un passo importante, imprescindibile a cui già da diverso tempo meditavamo a causa anche di ogni tipo di ritorsione subita, (assai la pagammo e  paghiamo ancora!) pertanto fermarsi non vuol dire arrendersi, stop non vuol dire fine, che sia chiaro!
La Rsa UILCA dell'Unione dei Lavoratori di Milano, storica come sempre, anche quando si opposse alla vile dittatura sabauda/romagnola, continua la sua resistenza alle procedure di "abitudine" ai favoritismi, al nepotismo ed all'inerzia del comodo per migliorare la società di donne e di uomini sempre con il dialogo e qualora non basti anche con la lotta d'opposizione.
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno letto per affetto e credo, ma ci corre anche l'obbligo di salutare chi ci leggeva solo per detrarre e sanzionarci con la loro forza, quella di un ruolo ed un particolare saluto ad una nostra affezionatissima lettrice di Torino, alla quale va il più fervido augurio di mantere sempre "peso e misura". Non è detto sia un addio, tutto è trasferibile e sottoposto alle situazioni, quindi tutte le forme di informazione saranno da noi utilizzate a favore dei Lavoratori nostro assoluto riferimento e contro ogni capitalista e suo preposto, sempre avidi di accrescere la sperquazione sul tema del conflitto tra il capitale ed il lavoro.
UN ORDINE NUOVO DI PANE E LAVORO PER TUTTI I COMPAGNI
FRATERNAMENTE SEMPRE CON VOI,
CIAO.
Rsa UILCA ITALIANA MILANO

mercoledì 6 aprile 2011

Generali, colpo di scena nel cda mozione contro Geronzi che si dimette

Il presidente oggetto di un documento di sfiducia di una decina di consiglieri, tra cui i due esponenti di Mediobanca che ha la quota principale di azioni. Poco dopo la notizia della sua decisione. Il titolo sale in Borsa
TRIESTE - Dopo un anno finisce la stagione di Cesare Geronzi a Trieste. Tre mesi di scontri tra consiglieri, alti dirigenti e azionisti, con un alto tasso di instabilità e ingovernabilità, hanno trovato un esito clamoroso stamani a Roma. A Piazza Affari gli investitori festeggiano: in pochi minuti il titolo Generali è salito di quasi il 5% con una fiammata di scambi, a conferma del fatto che tra il mercato e l'ex banchiere di Capitalia non c'è mai stato troppo feeling. Sembra che le dimissioni siano giunte prima del cda straordinario convocato stamattina a Roma, e che il presidente abbia preso la sua decisione una volta appreso della possibile mozione di sfiducia consiliare che portava le firme di 10 consiglieri, compresi quelli del primo azionista Mediobanca.
Una potenziale maggioranza, visto che il consiglio triestino è composto di 17 membri. Ora la riunione di consiglio è in forse, poiché il cda straordinario - richiesto sempre "forzatamente" da otto consiglieri settimana scorsa - era stato convocato proprio per discutere del ruolo del presidente, della sua comunicazione esterna e del caso del vice presidente Bolloré, il suo alleato francese che il 16 marzo si era rifiutato di votare il bilancio 2010. Sembra da indiscrezioni che filtrano dalla riunione romana che anche su Bollorè ci sarebbero pressioni per indurlo alle dimissioni.
Il 16 marzo si erano create le premesse per il chiarimento finale, perché si era troppo acuito lo scontro tra gli investitori francesi (Bolloré è tra i primi azionisti di Mediobanca, a sua volta primo socio di Generali con il 14%) e le restanti forze del cda, composte dal trio dei consiglieri indipendenti e dagli altri investitori privati come Diego Della Valle e Lorenzo Pellicioli. Proprio Della Valle, due mesi fa, aveva iniziato un martellamento pubblico contro la gestione del cda da parte di Geronzi, e nel periodo è riuscito a compattare una maggioranza concorde. Anche le dimissioni di Leonardo Del Vecchio (altro grande investitore nel Leone, con una quota del 2%) e di Ana Patricia Botin (figlia del patron del Santander, storico alleato di Trieste) avevano contribuito ad alimentare le polemiche e aumentare l'instabilità. Così, da una decina di giorni, sia Mediobanca sia l'inquilino del Tesoro Giulio Tremonti avevano preso consapevolezza della necessità di cambiare. Proprio Tremonti un anno fa aveva favorito l'ascesa di Geronzi a Trieste, ma chi gli aveva parlato negli ultimi tempi lo aveva sentito pentito di quell'appoggio.
In caso di interim il sostituto di Geronzi potrebbe essere l'azionista al 2,2% Francesco Gaetano Caltagirone, suo vicario secondo la relazione di governance di Generali. Se non saranno prese rapide soluzioni potrebbe toccare al costruttore romano condurre l'assemblea di bilancio, già convocata a Trieste per il 30 aprile.

Cesare Geronzi si dimette dalla presidenza delle Generali

Dopo l'annuncio di una mozione contro di lui nel corso del cda del gruppo assicurativo che si svolge a Roma

Roma, 6 apr. (TMNews) - Il presidente delle Generali Cesare Geronzi si è dimesso dalla presidenza del gruppo assicurativo. L'annuncio nel corso del cda durante il quale è stata presentata una mozione di sfiducia a Geronzi, con 10-11 consiglieri delle Generali pronti a votarla.

Secondo il sito di Repubblica durante il consiglio di amministrazione del Leone, in corso a Roma, è stata presentata una mozione di sfiducia al presidente. La lettera avrebbe già l'adesione di 10-11 consiglieri compresi Alberto Nagel a Saverio Vinci, i due esponenti di Mediobanca che è la principale azionista del Leone di Trieste con il 14%". La notizia al momento non trova né conferme né smentite ufficiali. Intanto, il titolo perde l'1,36% a Piazza Affari.

SCIOPERO DEL 5/4 E PRESIDIO DAVANTI ALLIANZ PRESENTI!

venerdì 1 aprile 2011

I 25 manager più pagati d'Italia

MILANO - Alessandro Profumo, Luca Cordero di Montezemolo, Marco Tronchetti Provera, Cesare Geronzi e Paolo Scaroni. Sono loro i cinque top manager più pagati a Piazza Affari nel 2010, in base ai dati finora pubblicati dalle più importanti società quotate in Borsa. Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit fino allo scorso settembre, guida indisturbato la classifica con un compenso di 40,6 milioni, di cui 38 milioni come liquidazione: 36,5 alla voce incentivo all'esodo e 1,5 milioni per un patto di non concorrenza. In un accordo complessivo in cui - si legge in una relazione del gruppo - Unicredit si è impegnata a versare in beneficenza due milioni. Destinataria l'associazione di don Colmegna.

Al secondo posto, nella classifica di presidenti e amministratori delegati le cui società hanno già pubblicato i bilanci o le relazioni con tanto di tabella sui compensi, c'è l'ex presidente di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo. I milioni in questo caso sono 8,7, dovuti in gran parte non alla buonuscita di Fiat (1,03 milioni) ma all'incarico, ancora ricoperto, di presidente della Ferrari (7,5 milioni). Medaglia di bronzo a Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, che arriva a sfiorare i 6 milioni, di cui 2,4 da percepire nel corso del 2011.
Segue in classifica Cesare Geronzi, che somma la presidenza di Mediobanca prima a quella delle Generali poi. L'assegno totale, per un anno e mezzo (il bilancio di Piazzetta Cuccia va da luglio a giugno), vale più di 5 milioni. Chiude la «top five» l'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, con un «cedolino» annuale da 4,4 milioni. Il «ranking» prosegue con decine di milionari. Fino alla posizione 25, cui arriva la classifica qui sopra, ma anche oltre. E tra le società che ancora mancano all'appello delle pubblicazioni ci sono nomi molto grandi, da cui è presumibile attendersi nuovi super compensi.
Le retribuzioni, comunicate direttamente dalle società, possono contenere delle voci calcolate sulla base dei risultati degli anni passati, o inquadrarsi all'interno di complicati piani di incentivazioni a lungo termine, o ancora includere benefici non monetari come auto e polizze. E, naturalmente, possono essere arricchite da cospicui schemi di stock option: i milioni crescerebbero ancora. Non ci sono solo i numeri, però. La classifica dei paperoni di Piazza Affari, per esempio, a oggi è dominata dagli uomini: nessuna donna nella «top 25». La lista è provvisoria, certo, ma è probabile che non molto cambierà una volta che si conosceranno i dati di tutte le blue chip italiane.

COMUNICATO UNITARIO

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