a Peppino Impastato e Santo De Luca

lunedì 21 dicembre 2009

AUGURI


martedì 15 dicembre 2009

TREDICESIMA E CONSUMI

L'aumento della nostra 13° al netto delle imposte in % dal 2007 al 2008 è dello 0,76%
L'aumento della nostra 13° al netto delle imposte in % dal 2008 al 2009 è dello 0,23%
sotto riportiamo indagini sugli aumenti di alcuni prodotti di uso giornaliero delle famiglie.




venerdì 11 dicembre 2009

IL PASSATO CHE RITORNA...

"..È un mercato pazzerello dove trovi questo e quello e c'è pure un pappagallo con il becco giallo.. Un fachiro con turbante offre mancia competente a chi prima trova il suo serpente..."

Portobello è stato un programma televisivo di Enzo Tortora andato in onda su Rai Due dal 1977 al 1983 e poi per un breve periodo nel 1987. È ricordato come uno dei programmi televisivi più popolari mai trasmessi dalla televisione italiana. Andava in onda dagli studi della Fiera di Milano, gli stessi dove anni prima veniva realizzata la trasmissione Lascia o raddoppia?.

Il nome del programma si ispirava a quello di una strada di Londra, Portobello Road, famosa per il suo mercatino dell'antiquariato.

mercoledì 9 dicembre 2009

Tfr dirottato in Finanziaria rivolta di Cgil e opposizione

ROMA - La Finanziaria "blindata" corre a verso la fiducia nell'aula di Montecitorio, mentre la Cgil, a fianco di Pd e Italia dei valori, fa "muro" sull'utilizzo da parte dell'esecutivo del fondo Tfr, che per 3,1 miliardi, viene "girato" dall'Inps al Tesoro e posto a copertura di circa un terzo della manovra 2010. "Il governo si fermi e tenga giù le mani dalle liquidazioni: ha deciso di appropriarsi del Tfr senza chiedere il permesso a nessuno tanto meno ai lavoratori", ha dichiarato ieri segretario confederale del sindacato, Agostino Megale.

Alla voce della Cgil già nei giorni scorsi, quando tra le pieghe degli emendamenti spuntò la clamorosa partita di giro che pone un'ipoteca contabile sulle liquidazioni, si erano aggiunte le proteste dei Pd e dell'Italia dei valori che parlò di vero e proprio "scippo". La protesta della Cgil, che ha già proclamato uno sciopero degli statali per l'11 dicembre, si somma al malumore per la reintroduzione dello staff leasing e per l'aumento dei costi per le cause di lavoro sulle quali insiste l'ex ministro del Lavoro, il Pd Cesare Damiano.
La partita della Finanziaria, che oggi debutta in aula alla Camera dopo le contrastate nottate in Commissione Bilancio, si concluderà a Montecitorio con la fiducia: probabilmente nei primi giorni della prossima settimana. Ieri il viceministro Vegas non l'ha esclusa, ha giudicato il testo "equilibrato" e ha detto di "escludere modifiche". Più esplicito il relatore Corsaro (Pdl): "Il testo non cambia si va verso la fiducia", ha detto. Mentre il Pd si prepara a dare battaglia in aula dove la tensione resta. "Il relatore è stato un "sicario" del governo", ha dichiarato ieri Baretta del Pd.
Intanto la questione delle coperture riserva nuove sorprese. Si tratta dell'utilizzo acrobatico del gettito dello scudo fiscale, il cui consuntivo si potrà fare solo al 15 dicembre quando scadono i termini per le adesioni.

I circa 4 miliardi del presunto gettito dello scudo vengono usati due volte: una volta nel 2009 per finanziare taglio e rinvio dell'acconto Irpef del novembre scorso e l'altra per coprire una serie di spese a valere sul 2010 (un lungo elenco dai testi scolastici, all'Ici, all'autosufficienza: in pratica buona parte della Finanziaria). La manovra acrobatica è consentita dall'utilizzo di una sorta di un gigantesco "fondo-salvadanaio", il fondo "grandi eventi" presso Palazzo Chigi cui vengono attribuiti 3,7 miliardi di copertura (ma dove confluiranno anche i 3,1 del Tfr, il miliardo di Trento e Bolzano i 350 milioni di rivalutazione dei terreni, il Fas e altro fino a 8,8 miliardi).
Per ora è una sorta di scatola vuota che si riempirà solo a luglio del prossimo anno quando chi ha beneficiato dello sconto sull'acconto Irpef dovrà pagare il saldo. A quel punto le risorse dell'acconto affluiranno nel fondo-salvadanaio rimpiazzando quelle dello scudo e potranno liberamente coprire le spese della Finanziaria. Ma soprattutto il Fondo-salvadanaio sarà il rubinetto di Palazzo Chigi da cui dipenderà l'erogazione, fuori del controllo del Parlamento, di tutti gli 8,8 miliardi della Finanziaria 2010.

La Repubblica (9 dicembre 2009)

giovedì 3 dicembre 2009

IL GRANDE CINEMA ITALIANO


A Milano si spende il 15% in più che nel resto d'Italia

Ogni famiglia spende mediamente 2.871 euro al mese. Il 17,5% è dedicata alla casa. Si risparmia sull'auto ma non su telefonini, viaggi e sport
Alti i consumi dei milanesi: la spesa media mensile totale delle famiglie di Milano nel 2008 è stata di 2.871 euro, +15,5% rispetto ai consumi medi della famiglia italiana e +2,2% rispetto a quella del nord, anche se in leggera diminuzione rispetto al 2007.
Ma nell'anno di inizio della crisi si modificano le abitudini di consumo: a seguito dei rincari dei prezzi, riconducibili in buona parte all'incremento dei prezzi delle materie prime cerealicole ed energetiche, aumenta la spesa per i beni alimentari, dai 442 euro mensili in media nel 2007 ai 466 nel 2008 (+5,4%), mentre rallenta, di conseguenza, quella per i consumi non alimentari (-1,1%), che riduce il suo peso sul totale della spesa media mensile delle famiglie milanesi, dall'84,6% all’83,8%.
Nella classifica delle spese, dopo la voce casa (con il 17,5% visto sopra diviso in un 14,2% di canone mensile per l'affitto, e 3,3% di luce e gas), vengono dunque gli alimentari (16%), i trasporti (9%) e la sanità (6%). E in tempi difficili i milanesi risparmiano sui mezzi di trasporto (-22,3%), soprattutto per l'acquisto dell'auto, e consumazioni e pasti fuori casa (-44,3%), ma non su telefonini (+20,3%), viaggi (+25,9%) e sport (+15,6%). Con la rata del mutuo che per l'andamento dei tassi di interesse in un anno cresce del 79%, le spese per la salute che salgono del 5,5% per via di dentista (+10,7%) e vista (+15,5%).
È la Milano delle differenze, tra centro e periferia (4.000 euro e 2.700), dirigenti e operai (4.900 e 2.200), dove si riducono i consumi dei pensionati (-3%) mentre aumenta la spesa dei più giovani (+9%), risparmia chi vive con qualcuno rispetto ai single (le coppie risparmiano dal 7 al 20% rispetto ai single secondo la tipologia di spesa) e dove oltre 65 mila famiglie possono spendere solo 992 euro al mese contro gli 11.000 euro dei "super-ricchi" (10% delle famiglie milanesi).
Emerge dall'indagine della Camera di commercio di Milano e del Comune di Milano sui consumi delle famiglie milanesi, rilevazione consumi effettuati nel 2008 su 802 famiglie milanesi. I dati dell'indagine sono consultabili online all'indirizzo web milano.consumi.info.

Permessi giornalieri per il padre lavoratore dipendente

Con la sentenza n. 4293 del 9 settembre 2008, il Consiglio di Stato, Sezione VI, ha riconosciuto il diritto del padre ai riposi giornalieri per allattamento anche in presenza di madre casalinga, considerata alla stregua di madre lavoratrice. In relazione alla sentenza, l'Inps ha emesso la circolare 112/2009, con la quale si prevedeva la possibilità di riconoscere al padre lavoratore dipendente il diritto a fruire dei riposi giornalieri quando la madre casalinga è oggettivamente impossibilitata a dedicarsi alla cura del neonato. Ora, il Ministero del Lavoro, con lettera circolare C/2009 del 16 novembre 2009, ha interpretato la sentenza del Consiglio di Stato in modo ancora più favorevole, riconoscendo al padre il diritto a fruire di detti permessi, sempre nel caso di madre casalinga, indipendentemente dall'oggettiva impossibilità della madre stessa di accudire il bambino. Il padre lavoratore dipendente, pertanto, a tali condizioni, può fruire dei riposi giornalieri di due ore o un’ora giornaliere, secondo l’orario di lavoro, entro il primo anno di vita del bambino o entro il primo anno dall’ingresso in famiglia del minore adottato o affidato.

La Cgil perde il feudo del Gtt

Maretta al Gtt dopo le elezioni delle Rsu. Secondo la Uil la Cgil ha preso una batosta, secondo la Cgil è finita pari e patta con un delegato in più per la Uil 26 a 25. I due sindacati concordano: la batosta vera l’ha presa la Cisl. E così pare anche ai dati ufficiali.
Ma nell’azienda c’è una novità: è nato il nono sindacato. E’ la sezione aziendale del Fast, aderente alla Confsal. E’ promosso da un ex dirigente della Cgil, Fabio Cermenati, che si è portato dietro «qualche altro militante, due delegati; in tutto abbiamo 50 iscritti fatti in tre mesi». Giura che non si tratta di un sindacato conflittuale. Per il segretario Cgil, Davide Masera è singolare che «ex iscritti Cgil aderiscano a un sindacato come la Confsal che firma accordi vergognosi nella cooperazione del nostro settore che riducono del 20-30% gli stipendi».
La Stampa 03/12/2009

Gli interinali vere vittime della crisi

Nel primo trimestre del 2009 gli avviamenti interinali sono calati del 52,7 per cento.
Mai così male. La crisi ha dimezzato il lavoro interinale in modo drammatico. I dati sono di Assolavoro - l’associazione che riunisce le Agenzie italiane - e fotografano una piccola Caporetto. Nel primo trimestre del 2009 la flessione negli avviamenti è stata drammatica: in Piemonte gli avviati sono stati 20.015, erano nello stesso periodo del 2008 38.274. Il calo è stato durissimo: il 47,7%. Il peggio è avvenuto in provincia di Torino con una flessione del 52,7% e 10.667 avviati contro i 22.564 del 2008, a Asti con un tonfo addirittura del 61,6 e il passaggio da 1319 avviati a 506. Male anche a Verbania con un meno 53%.
La Assolavoro sostiene che adesso le cose stanno un po’ cambiando. A settembre il calo degli avviamenti si è ridimensionato, in Italia, e la flessione si attesta sul meno 30%. Ma ancora non si sa come sia andato il Piemonte che pesa per il 12% negli avviamenti, ma che è anche una delle regioni più industriali; ed è proprio l’industria dove il lavoro interinale ha subito i crolli maggiori.
Nel primo trimestre nel settore dei mezzi di trasporto, ad esempio, si è arrivati a un meno 74%. Il record negativo lo detiene il comparto dell’industria del petrolio con un meno 90, ma si tratta di piccoli numeri assoluti. Mentre colpisce il passaggio da 2567 a 785 avviati per la metalmeccanica, da 6749 a 1595 per la produzione di metalli.
Ma i crolli non si limitano al tradizionali comparti industriali. Sono calati gli avviamenti da 4255 a 2674 - meno 37% - nei servizi alle imprese e da 493 a 269 - meno 45% - nella pubblica amministrazione. L’unico settore in crescita è quello della sanità e dell’assistenza sociale con un incremento del quasi 70%: da 329 a 549 avviamenti.
La crisi ha sconvolto un panorama nel quale da anni gli interinali crescevano per numero di persone e per numero di missioni. Nel 2006 61 mila persone avevano lavorato con questo contratto, salite a 71 mila l’anno successivo. Nella recessione è però aumentato il tempo medio per ogni missione perché le aziende hanno selezionato e avviato il contratto solo se estremamente necessario. Il tempo o medio nel 2008 era stato di 44,3 giorni è diventato 49.
Il tempo è calato solo nell’agricoltura e nei servizi privati, ma è cresciuto del 41% nei servizi alle imprese. Malgrado tutto anche nel 2008 è stata vivace l’attività formativa svolta da Formatemp - con i fondi che ogni mese versano le aziende - gli allievi sono stati 24.646 per 190 mila ore di formazione complessiva.
La Stampa 03/12/2009

Dieci arresti nelle province di Milano e Como. Fra gli indagati anche un sindacalista

MILANO - L'operazione «Binario Rovente» dei carabinieri del Nucleo operativo di Saronno ha portato all'arresto, tra comasco, milanese e varesotto, di dieci persone accusate di far parte di un sodalizio che «ripuliva» le casseforti delle stazioni delle Ferrovie Nord, ma anche aziende e persino le abitazioni di amici, parenti e conoscenti. Secondo gli inquirenti, la banda avrebbe compiuto complessivamente 12 colpi, che sono valsi ai dieci indagati a piede libero 31 capi d'imputazione che vanno dall'associazione a delinquere finalizzata al furto al peculato, dalla concussione alla truffa aggravata e al falso.

I BASISTI, ZIO E NIPOTE - Fra gli indagati c'è anche un sindacalista delle Fnm, Ciro P., operaio al deposito di Saronno e rappresentante del sindacato Faisa Cisal, accusato di aver truccato alcune assunzioni in azienda e di aver fatto figurare la sua presenza al lavoro quando invece era altrove. Nei guai anche Giuseppe C., il nipote di Ciro P., dipendente delle Nord, che avrebbe avuto il ruolo di basista. Lo zio, stando a quanto spiegato oggi, assicurava l'assunzione in cambio dell'iscrizione al sindacato cui apparteneva. Il nipote dfaceva da «basista», passando informazioni a due pluripregiudicati sulle casseforti delle biglietterie delle stazioni del gruppo. Era anche implicato in un furto a Gerenzano, in casa di un amico di famiglia.
I COLPI - L'inchiesta, coordinata dai sostituto Simone Pizzotti della Procura di Como e dal collega Roberto Pirro di Busto Arsizio, era iniziata nel maggio dell'anno scorso, quando un pregiudicato fu colto con le mani nella cassaforte della stazione ferroviaria di Gerenzano (Varese). Tra i colpi attribuiti alla banda anche uno stock di carne per un valore di 35mila euro fatto sparire da una ditta di Turate (Como), due furti in altrettanti stazioni ferroviarie (Gerenzano e Rovello Porro) per un bottino da 40mila euro, calibri elettronici e materiale informatico di particolare valore rubati da una ditta.
FERROVIE PARTE CIVILE - Intanto Ferrovie Nord Milano fa sapere di essere pronta a costituirsi parte civile se le accuse saranno confermate: «Chiederemo i danni ai responsabili per ogni danno subito, compreso quello all'immagine e alla reputazione, in primo luogo nell'interesse degli oltre 2.800 dipendenti del Gruppo che lavorano con serietà ed impegno, ma anche dei clienti e degli azionisti».
Corriere della Sera 03/12/2009

mercoledì 2 dicembre 2009

IMMANUEL KANT

Il diritto consiste nella «limitazione della libertà di ciascuno alla condizione che essa si accordi con la libertà di ogni altro.
Gli uomini tendono a unirsi in società, ma con una riluttanza a farlo davvero, con il rischio di disunire questa società. In poche parole: si associano per la propria sicurezza e si dissociano per i propri interessi.

La Libertà (in quanto uomo).
L'Uguaglianza di tutti quanti di fronte alla legge (in quanto sudditi).
L'Indipendenza dell'individuo (in quanto cittadino).

L'uomo è un legno storto, una mescolanza di bene e male, che rende difficile, ma tuttavia non impossibile, una visione ottimistica della sua storia, quindi anche da un legno storto può nascere un albero dritto.

EPICURO

Se il male è lieve, il dolore fisico è sopportabile, e non è mai tale da offuscare la gioia dell'animo; se è acuto, passa presto; se è acutissimo, conduce presto alla morte, la quale non è che assoluta insensibilità. E i mali dell'anima? Essi sono prodotti dalle opinioni fallaci e dagli errori della mente, contro i quali c'è la filosofia e la saggezza.

Trattenere la rabbia fa male al cuore

Gli uomini che «si tengono tutto dentro» quando sono trattati ingiustamente sul lavoro vedono più che raddoppiato il rischio di avere un infarto.
MILANO – Che cosa fanno gli uomini nel caso di conflitto sul lavoro? Possono ingoiare il rospo e lasciar correre, palesando una flemma quasi artificiale. Oppure possono uscire cinque minuti e sbollire con una sana passeggiata. O ancora affrontare di petto la situazione, sfogando tutta la rabbia che covano. Infine possono liberare il malumore una volta arrivati a casa (tipico dei poco coraggiosi), prendendosela con i figli, la moglie o persino l’animale domestico. C’è poi chi somatizza e risponde a una situazione di stress accusando dolori lancinanti allo stomaco, alla testa o a entrambi. Ma tra queste possibili reazioni alla rabbia, secondo uno studio del Research Institute di Stoccolma, le prime due opzioni - ossia in entrambi i casi tenersi tutto dentro - sono le peggiori e fanno molto male al cuore.
LO STUDIO – Nel 1992 i ricercatori svedesi hanno iniziato a seguire un campione di 2.755 uomini di età media intorno ai 41 anni che non avevano mai avuto problemi cardiovascolari, chiedendo loro quali fossero gli atteggiamenti più ricorrenti da parte loro a fronte di una tensione sul lavoro. Le risposte sono state registrate prendendo in considerazione anche altri aspetti significativi quali il fumo, l’assunzione di alcol, l’esercizio fisico, l’educazione scolastica, la libertà di prendere decisioni sul lavoro, e via dicendo.
QUESTIONE DI REPRESSIONE – Quando nel 2003, dieci anni dopo, gli studiosi hanno fatto un primo bilancio dei dati raccolti, risultava che 47 individui dei 2.755 iniziali erano deceduti per patologie cardiovascolari o avevano avuto un attacco di cuore. E i soggetti colpiti erano proprio quelli che avevano dichiarato di reprimere la rabbia. La ricerca dunque dimostra un legame significativo tra ira soffocata e danni al cuore: ciò che è maggiormente di nocumento non è tanto lo stress di per sé, ma soprattutto la risposta allo stress, che più è silente più è dannosa, raddoppiando mediamente le possibilità di malattie cardiache.
SFOGARSI FA BENE – Meglio una bella sceneggiata scandita da urla e pugni sul tavolo che covare silenziosamente rancore, simulando una tranquillità fittizia. Meglio la tempesta che la quiete. Insomma, meglio che la rabbia venga incanalata nel modo giusto, ma soprattutto è meglio che venga espressa, anche con decisione. Per contro, un po’ a sorpresa, la ricerca svedese dimostra che, per rimanere alle possibili reazioni, fra lo sviluppo di disturbi psicosomatici e l'attaccare briga fuori dal lavoro (cosa peraltro molto ingiusta), la scelta più nociva è annegare la rabbia in comportamenti nocivi (fumo, alcol), che non fanno che aggravare la situazione.
MA È L’ISTINTO A DECIDERE? – In tutti i casi, come fa notare la dottoressa Constanze Leineweber, che ha guidato lo studio, non è così facile indirizzare le nostre reazioni ai conflitti. «Si tratta di risposte istintive, sui cui è difficilissimo intervenire», fa notare Leineweber. Anche se a volte cercare di pilotare il proprio istinto è possibile e anche i più repressi possono imparare a litigare prima o poi. E capire che può essere anche una soddisfazione.
Corriere della Sera 24/11/2009

UIL:Sciopero generale degli statali.

L'agitazione indetta per il 21 dicembre. «Il governo non ha mantenuto le promesse sui contratti.

ROMA - La Uil proclama lo sciopero generale dei dipendenti pubblici per il prossimo 21 dicembre. «In assenza di una risposta da parte del Governo - afferma il sindacato - più volte sollecitato dalla Uil perché desse seguito agli impegni presi lo scorso 30 aprile per il rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti, avviando i tavoli negoziali sulla base del nuovo modello contrattuale, prosegue il percorso di mobilitazione della Uil Nazionale e delle categorie dei pubblici dipendenti con la proclamazione per il 21 dicembre 2009 dello sciopero generale dell'intera giornata».

I DIPENDENTI PUBBLICI - Lo sciopero riguarderà «il personale dei ministeri, delle Agenzie fiscali, dell'Università e Ricerca, dei Conservatori, del Parastato, della Scuola, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e degli Enti minori». Continuano, intanto, anche le iniziative di mobilitazione dei lavoratori delle Autonomie locali e della Sanità, «ancora in attesa della sottoscrizione da parte della Conferenza delle Regioni e delle associazioni rappresentative del sistema delle autonomie dell'accordo sul nuovo modello contrattuale, per la quale la Uil - conclude - aveva chiesto al ministro Brunetta l'attivazione di un tavolo di confronto».

martedì 1 dicembre 2009

VIDEO

http://www.tackfilm.se/en/?id=1259655629745RA92

REALE E DINTORNI...

(ASCA) - Torino, 28 nov - Dopo un 2008 in rosso per Reale Mutua il risultato netto del preconsuntivo 2009 e' positivo, con un utile di circa 8,7 milioni di euro. In particolare, per la raccolta premi del lavoro diretto e' prevista nel 2009 una crescita, rispetto al precedente esercizio, dell'1,6%, passando da 1.657 milioni di euro a 1.684 milioni di euro. Oggi si e' svolta a Torino l'Assemblea dei Delegati della compagnia, in rappresentanza di circa 1.400.000 Soci/assicurati. Il rapporto sinistri/premi di competenza aumenta rispetto al passato esercizio (+1,4 punti) e si attesta all'80,9%, per effetto di alcuni sinistri originati da eventi naturali (terremoto ed eventi atmosferici). L'indice di solvibilita' si conferma anche quest'anno tra i piu' alti del mercato, confermando una solidita' patrimoniale che resiste alle turbolenze del mercato e della congiuntura. Il margine di solvibilita' si attesta infatti al 451% rispetto al margine richiesto (1.468 milioni di euro contro 326). Il combined ratio si situa al 108,5%, in crescita di circa un punto percentuale. Il patrimonio netto di Reale Mutua cresce rispetto al precedente esercizio, attestandosi a 1.495 milioni di euro. In apertura dei lavori, il Direttore Generale Luigi Lana ha dichiarato che ''i risultati non possono prescindere da un'analisi approfondita del contesto di mercato, che vede il nostro comparto profondamente toccato dall'andamento sfavorevole dell'economia italiana e internazionale. Le ripercussioni di tale situazione sulle fasce piu' colpite della popolazione hanno portato alla diminuzione dei premi raccolti nei rami Danni, che - accompagnandosi ad un peggioramento degli indicatori tecnici e ad una struttura di costi non proporzionalmente comprimibile - ha influenzato negativamente i margini''. Nel corso della riunione e' stato inoltre presentato il nuovo Business Plan di Gruppo, finalizzato allo sviluppo della produzione assicurativa, alla riduzione dei costi e al risanamento del portafoglio. Tra le prime azioni vi e' il progetto di ristrutturazione che prevede la fusione delle due societa' controllate La Piemontese Assicurazioni e La Piemontese Vita in Italiana Assicurazioni che ha spiegato Lana ''consentira' un risparmio nei costi fissi, un incremento nel portafoglio di Italiana ed un potenziamento nella rete commerciale''. Il processo si perfezionera' con la fine dell'anno e la newco iniziera' le proprie attivita' nel 2010. A questa importante operazione faranno seguito tra l'altro la costituzione di una Compagnia dedicata espressamente al ramo Vita in Spagna.

Pubblicità bianca contro la censura. In Cina

Il Southern Weekend, settimanale di Canton, nel sud della Cina, non di opposizione ma noto per posizioni che Pechino definisce troppo indipendenti, decide di protestare in silenzio contro l’ennesima prevaricazione subita dal Governo.
Durante la visita di Obama, il partito comunista aveva fatto sapere che tutti i giornalisti del paese, con l’unica eccezione dello staff del Southern Weekend, avrebbero ricevuto l’autorizzazione a intervistare il presidente americano.
Infastidita dalla scelta cinese, la Casa Bianca si è quindi subito preoccupata di far sapere a Pechino che il presidente avrebbe concesso un colloquio solo ai giornalisti della testata di Canton. Questi ultimi sono volati immediatamente nella capitale, ma hanno potuto chiacchierare col pesidente Obama solo in presenza di un funzionario governativo che, come da copione, dopo aver rivisto il testo dell’intervista ha ordinato che ne venissero tagliate alcune parti.
Il Southern Weekend, non potendo disobbedire a Pechino, ha scelto di pubblicare il pezzo nelle prime due pagine del settimanale affiancandolo a due riquadri pubblicitari senza inserzioni. Questo sarebbe stato lo spazio necessario per riportare il punto di vista del presidente, ma le sue parole, purtroppo, dovranno rimenere per sempre nascoste nei computer degli intervistatori.
Dalla La Repubblica del 01/12/2009

Aids, i malati non calano più. Uno su 4 non sa di essere contagiato

Il declino della malattia si è fermato. In un anno 4mila persone hanno contratto il virus dell'Hiv e 1.200 l'Aids. La principale via di trasmissione resta quella sessuale. Mentre l’età media del contagio è di 39 anni per gli uomini e di 34 per le donne. Uno su tre è straniero. Ma c'è una bassa percezione del rischio e si arriva troppo tardi alle cure
Il declino dell’Aids si è fermato. L’andamento della malattia in Italia è stabile: nell’ultimo anno ci sono stati 4mila casi di sieropositività e 1.200 di Aids. In pratica undici persone al giorno sono state infettate dal virus dell’Hiv. Il problema è che si fanno pochi test perché c’è una bassa percezione del rischio, e così una persona su quattro non sa di essere infetta. Scopre di esserlo solo quando riceve la diagnosi di Aids. La principale modalità di trasmissione resta il rapporto sessuale (74%), mentre l’età media del contagio è di 39 anni per gli uomini e di 34 per le donne. La maggior parte vive al nelle regioni del centro-nord. Tra tutti una persona su tre è straniera (32%).
Sono questi i dati diffusi oggi dal ministero della Salute, in occasione della giornata mondiale dell’Aids del 1 dicembre, raccolti dal centro operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità. Con questi numeri e con la stabilizzazione dei contagi che va avanti ormai da 10 anni, l’Italia si posiziona fra i Paesi dell’Europa occidentale con un’incidenza di HIV medio-alta.
LE TERAPIE FUNZIONANO
Aumentano invece i malati che, grazie alle terapie antiretrovirali, sopravvivono all’Aids per effetto delle terapie antiretrovirali combinate, ovvero quelle che prevedono la somministrazione di più farmaci per bloccare l’azione del virus. "Tali terapie prolungano la sopravvivenza e riducono la mortalità delle persone sieropositive - spiega il viceministro della Salute Ferrucio fazio - ma allo stesso tempo le cure comportano comunque un aumento progressivo delle persone viventi la malattia conclamata". Basti pensare che oggi 180mila persone hanno l'Hiv o l'Aids.
LA PERCEZIONE DEL RISCHIO È BASSA
Tuttavia va detto che nel 2009, il 60% dei nuovi malati di Aids ha scoperto di essere sieropositivo troppo tardi, cioè in concomitanza con la diagnosi di Aids. Ciò significa che c’è una bassa percezione del rischio e che si arriva tardi alle cure. Solo un terzo delle persone con AIDS ha avuto la possibilità di usufruire dei benefici delle terapie antiretrovirali prima di tale diagnosi. In altre parole, mentre in passato le persone stavano più attente, oggi è come se avessero abbassato la guardia.
E così ci si ammala di Aids senza aver scoperto di aver contratto il virus dell’Hiv. La bassa percezione del rischio, la stabilizzazione delle nuove infezioni da Hiv e dell’incidenza dell’Aids, combinate all’aumento della sopravvivenza ha, però, un effetto: la crescita del potenziale bacino di infezione. Tutte persone che, proprio perché inconsapevoli, ritardano l’accesso al test e, di conseguenza, alle terapie. E questo accade soprattutto in chi ha contratto il virus per via sessuale, cioè 74 persone su 100.
LA CAMPAGNA DEL MINISTERO
Da martedì il ministero della salute lancia la campagna di prevenzione e lotta all'aids. Uno spot, girato dal regista Ferzan Ozpetek con protagonista Valerio Mastandrea, sarà mandato in onda nelle principali tv nazionali così come andrà in onda nelle radio uno spot per sensibilizzare quella fascia di popolazione inconsapevole che non essendosi sottoposta al test ignora la propria sieropositività infettando gli altri attraverso i rapporti sessuali. Il target della campagna è rappresentato dai 30-40enni. Lo slogan della campagna è 'aids: la sua forza finisce dove comincia la tua!", con un invito a fare il test

"LA VOCE DEI LETTORI"

"Ritengo che esporre le proprie idee, il più delle volte, rischia di essere controproducente (per se stessi) ma il non esporle rischia di essere peggio in quanto è un'occasione mancata di vivere la propria vita."

lunedì 30 novembre 2009

giovedì 26 novembre 2009

UN PROBLEMA ANCORA IRRISOLTO!

Le analisi moderne del fenomeno della mafia la considerano, prima ancora che una organizzazione criminale una "organizzazione di potere"; ciò evidenzia come la sua principale garanzia di esistenza non stia tanto nei proventi delle attività illegali, quanto nelle alleanze e collaborazioni con funzionari dello Stato, in particolare politici, nonché del supporto di certi strati della popolazione. Di conseguenza il termine viene spesso usato per indicare un modo di fare o meglio di organizzare attività illecite.Quindi il termine "mafioso" può essere utilizzato nel linguaggio comune per definire, per esempio, un sindaco che dia concessioni edilizie solo ai suoi "amici" o un professore universitario che fa vincere borse di studio a persone anche valide ma a lui legate, o la nomina da parte di un governo di altissimi dirigenti anche capaci ma "politicamente vicini" alla maggioranza di cui il governo è espressione.

Passo dell’intervista di Giovanni Falcone al giornale l’Unità
“Mi rendo conto che la fisiologica stanchezza seguente ad una fase di tensione morale eccezionale e protratta nel tempo ha determinato un generale clima, se non di smobilitazione, certamente di disimpegno e, per quanto mi riguarda, non ritengo di aver alcun titolo di legittimazione per censurare chicchessia e per suggerire rimedi. Ma ritengo mio preciso dovere morale sottolineare, anche a costo di passare per profeta di sventure, che continuando a percorrere questa strada, nel futuro prossimo, saremo costretti a confrontarci con una realtà sempre più difficile.”

CONCILIAZIONE LAVORO E FAMIGLIA


mercoledì 25 novembre 2009

OGGI TUTTI PRESENTI PER L'APPROVAZIONE DELL'INTESA CONTRATTUALE

Oggi tutti presenti per l'approvazione dell'intesa per il rinnovo del CIA, baluardo dei diritti di tutti noi lavoratori ,a difesa delle nostra dignità e in aiuto alle nostre esigenze quotidiane.
Questo è, e sarà lo strumento che ribadisce con forza la nostra identità di essere lavoratori di "Italiana" ,con la propria storicità, ma che soprattutto ,dovrà darci forza per continuare a dire che "Italiana" c'è e dovrà continuare ad esserci.

martedì 24 novembre 2009

AFORISMI

Il malcontento e' il primo passo verso il progresso.
O.Wilde
Il mare calmo non rende bravo il marinaio.
Proverbio africano
Chi rinuncia alla liberta' per raggiungere la sicurezza non merita ne' la liberta' ne' la sicurezza.
B. Franklin
Quanto piu' ci innalziamo, tanto piu' piccoli sembriamo a quelli che non possono volare.
F.Nietzsche
Non si compie un'azione virtuosa in vista di un premio: il premio sta nell'averla compiuta.
Seneca
Non e' la liberta' che manca, mancano gli uomini liberi.
Longanesi
L'ovvio e' quel che non si vede mai, finche' qualcuno non lo esprime con la massima semplicita'.
K.Gibran
Di solito gli uomini quando sono tristi non fanno niente: si limitano a piangere sulla propria situazione. Ma quando si arrabbiano, allora si danno da fare per cambiare le cose.
Malcom X

Rotondi: «Pausa pranzo, danno per tutti»

Ministro per l'Attuazione del programma di governo: «Non mi piace questa ritualità che blocca tutta l'Italia»
MILANO - «La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia». A sostenerlo è Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma di governo. Certo, aggiunge nel corso di un'intervista al programma web «KlausCondicio», «non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare, ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un'attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo». Quella del ministro non è però una dichiarazione di intenti da tradurre in legge. Ed è lui stesso a precisarlo: «Non ho fatto alcuna proposta di abolire la pausa pranzo, ho solo detto che io l'ho abolita da vent'anni e lo stesso consiglio alla Camera dei deputati, perchè quella è l'ora in cui si lavora meglio». Ma l'opinione del ministro non sembra essere in linea con quella dei lavoratori italiani: un'indagine pubblicata a fine ottobre metteva in evidenza come gli italiani (la ricerca aveva preso però in considerazione 4.500 lavoratori di sei Paesi europei) stiano in realtà riscoprendo il piacere di pranzare con calma, tenendosi sempre più alla larga da fast food e panini mangiati in piedi.
LA RICERCA -«Si capisce che i lavoratori devono avere le loro pause e devono mangiare - ha poi aggiunto Rotondi -, magari sarebbe utile che ognuno si gestisse questa pausa come crede, ma è chiaro che è impossibile. Casomai sarebbe meglio distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi». Rotondi analizza i dati di una ricerca internazionale sul tema da cui emerge che l'Italia rappresenta un caso isolato. «In Germania, ad esempio - fa notare Rotondi - , per incentivare la produttività la pausa pranzo in alcuni posti di lavoro dura mezz'ora, mentre si estende a 45 minuti per chi lavora oltre le 9 ore. Tuttavia, secondo un recente sondaggio, un quarto dei tedeschi trascorre la propria pausa pranzo lavorando. Anche in Inghilterra molti dipendenti vi rinunciano o la riducono, sia nei minuti che nel numero di pause nel corso dell'intera settimana. Negli ultimi due anni, infatti, si è scesi da una media di 3,5 pause a settimana del 2006 a 3,3 nel 2008. Addirittura meno di 3 per le donne. In Francia lo statuto dei lavoratori riconosce 20 minuti ogni 6 ore, mentre in America la pausa pranzo non è proprio prevista dalla legge federale ed è regolamentata autonomamente dai singoli Stati, mentre in Canada e Svezia si pranza davanti alla scrivania».
«CHIUDIAMO LA BUVETTE» - E la buvette dei parlamentari? «Chiudiamo la buvette. Costa troppo e fa ingrassare i parlamentari». Anche su questo il ministro appare convinto: «Credo che la buvette vada chiusa: costa troppo e sarebbe interessante capire perchè gravi in modo così pesante sul bilancio della Camera - sottolinea Rotondi -. Si parla di 5 milioni di euro. Demagogia a parte, penso che non sia economico e che se ne potrebbe fare a meno. I parlamentari mangiano troppo, ingrassano e questo non è sano. Non è una questione brunettiana, ma di condizione fisica, visto che ne guadagnerebbero in salute. Lo consiglio a tutti».

CORRIERE DELLA SERA
23 novembre 2009

venerdì 20 novembre 2009

Pensioni, nel 2020 l'assegno varrà il 10% in meno

Nel 2020 le pensioni saranno più leggere.


Lo calcola il Sole 24 Ore, secondo cui in quell'anno, con il pensionamento dell'ultimo lavoratore legato al vecchio sistema retributivo, l'assegno basato sul metodo contributivo sarà del 10% inferiore rispetto a quello di oggi.
Un lavoratore dipendente di 65 anni con 30 anni di contributi incasserà nel 2020 una pensione equivalente al 55,1% dell'ultimo stipendio (contro il 61% previsto nel 2010). Con 40 anni di contributi, prenderà il 74,5%, contro l'81,6% del 2010.
Per i lavoratori autonomi, il rapporto tra primo assegno previdenziale e ultimo stipendio scende più velocemente: dal 49,2% al 37,8% in caso di 30 anni di contributi e dal 81,3% al 56,3% con 40 anni di versamenti effettuati.
Per avere un assegno adeguato, bisognerà così rivolgersi alla pensione complementare. complice anche la crisi, che è destinata a peggiorare la situazione.
E sì, perché i coefficienti, cioè i moltiplicatori che servono per calcolare l'importo annuale dell'assegno basato sul metodo contributivo o su quello "misto", legano la rivalutazione delle future pensioni alla crescita quinquennale del Pil, che quest'anno segnerà un sonoro -5,3%.

L'ANGOLO DELL'ENIGMISTICA



Il figlio prende il posto del padre. In banca

La Banca di Credito Cooperativo di Roma: ai dipendenti in prepensionamento può subentrare un parente.
ROMA - In banca al posto del padre. O dello zio. O di un nonno. Insomma, basta che sia un parente fino al terzo grado. Si può sostituirlo al posto di lavoro, senza che nessuno se la prenda. Anzi, sono tutti contenti. Azienda. Sindacati.
L'INTESA - Succederà nelle filiali della Banca di Credito Cooperativo di Roma grazie ad un'intesa firmata mercoledì sera tra la banca, Federlus (federazioni delle Bcc del Lazio, dell'Umbria e della Sardegna) e le sigle sindacali del credito Fabi, Fisac-Cgil, Fiba-Cisl, Uilca, Sincra-Ugl. In vigore da gennaio 2010 e fino al 31 dicembre 2012, l'accordo coinvolge 76 lavoratori e prevede che in alternativa agli incentivi economici, gli impiegati in fase di prepensionamento potranno scegliere di far entrare in banca al proprio posto un figlio o un parente fino al terzo grado.
PRIMA LA SELEZIONE - L'assunzione, certo, non è automatica. Spiega Mauro Pastore, vicedirettore generale della Bcc di Roma: «Con questo accordo (facoltativo) il dipendente rinuncia agli incentivi previsti e fare richiesta alla banca di assunzione del proprio figlio o parente: la banca ne valuta quindi la possibilità di inserimento». Il che significa per il figlio o parente dover affrontare una selezione come tutti gli altri candidati non "figli di". Ma, aggiunge Pastore, «a parità di curriculum, capacità, intelligenza il figlio del dipendente è probabile che venga preferito». Non si tratta di nepotismo, ci tiene a sottolinearlo Pastore. «La nostra è una banca che punta tutto sull'attenzione e sulla relazione con la clientela: è chiaro che chi ha un familiare che da anni lavora con noi, ha una maggiore conoscenza e dimestichezza con il nostro modo di lavorare, per noi quello è un canale preferenziale».
I PRECEDENTI - La Bcc di Roma non è nuova ad iniziative di questo genere. Da cooperativa qual è, i figli dei suoi soci hanno diritto a lavorare per la banca, se vogliono. «Tanto che - continua Pastore - oltre il 90 per cento degli impiegati della banca è figlio di soci: è nella nostra finalità mutualistica e favorendo l'assunzione anche dei parenti dei dipendenti vogliamo favorire la crescita dei componenti della cooperativa». Infatti, spiega che nella maggior parte dei casi, «quando i dipendenti escono dalla banca ne diventano poi soci».
LE ALTRE MISURE- La banca romana ha adottato anche altri incentivi per i dipendenti che andranno in prepensionamento. Durante tutto il periodo dell'esodo i lavoratori avranno diritto al pagamento della cassa mutua, interamente a carico della banca, al versamento dei contributi nel fondo pensioni privato, sempre a carico dell'azienda, e ad altri benefit che si andranno ad aggiungere all'assegno. Verrà inoltre data la priorità alla stabilizzazione di diversi precari con contratto in scadenza.
«PRENDERE ESEMPIO» - «I grandi gruppi bancari», ha commentato il segretario generale aggiunto della Fabi, Lando Sileoni, «dovrebbero prendere d'esempio l'accordo raggiunto alla Banca di Credito Cooperativo di Roma che garantisce un ricambio generazionale fra i dipendenti che volontariamente scelgono di essere collocati in pensione in cambio dell'assunzione di un figlio o di un parente fino al terzo grado». Soddisfatto anche Alessandro Violini, vice-coordinatore nazionale Fabi in Bcc, secondo il quale «è molto positivo che in questo periodo di grave crisi economica e di tagli occupazionali, determinati dalle grandi fusioni bancarie, un istituto di credito come la Bcc di Roma decida di investire nelle nuove assunzioni, che porteranno in banca forza lavoro giovane e sosterranno certamente il programma aziendale di crescita. Questo significa che, nonostante il momento difficile, la Banca di Credito Cooperativo continua a perseguire la sua missione sociale, missione che da sempre, per tradizione e storia, ne impronta l'azione». Difende l'accordo anche Paolo Marchiori segretario regionale Fiba-Cisl. «Non c'è nulla di scandaloso e non è un fatto nuovo nelle Bcc, ci saranno i bandi e in ogni caso andranno superati i colloqui. Noi come sindacato speriamo di far assumere giovani e la differenza nasce dal fatto che questa volta c'è un piano industriale».
Corriere Della Sera (20/11)

lunedì 16 novembre 2009

ANGELETTI RISPONDE


venerdì 13 novembre 2009

OGGI MITOLOGIA:le "Sei fatiche" di Teseo

Teseo affrontò il bandito Perifete che era solito uccidere i viandanti con una grossa clava ricoperta di bronzo. Teseo riuscì a strappare la clava dalle mani di Perirete e la usò per colpirlo a morte. Decise poi di tenersi la clava, arma che lo caratterizza quando viene ritratto nelle decorazioni su vaso.
All’imboccatura dell’istmo di Corinto viveva un ladrone di nome Sini che legava i piedi delle sue vittime alle cime di due alberi di pino che aveva piegato fino a terra e fissato. Lasciava quindi tornare gli alberi alla loro posizione originale e i poveretti finivano squartati. Teseo lo sconfisse e sottopose lui stesso al suo trattamento prediletto. Quindi ne stuprò la figlia Perigune, generando così Melanippo.
Appena a nord dell’istmo, in un paese chiamato Crommione, uccise un enorme e feroce maiale, la scrofa di Crommione che secondo altre versioni della leggenda si chiamava Fea. Un’altra versione ancora dice che non si trattava di un animale, ma di una brigantessa chiamata scrofa a causa delle sue pessime abitudini.
Vicino a Megara un vecchio brigante di nome Scirone costringeva i viaggiatori a lavargli i piedi su una scogliera. Mentre erano chinati con un calcio li buttava giù dalla scogliera, dove venivano immediatamente divorati da un mostro marino (secondo alcune versioni da una testuggine gigante). Teseo gli rese pan per focaccia gettando lui giù dalla scogliera.
Incontrò poi Cercione, il re di Eleusi, che aveva l’abitudine di sfidare i passanti ad un incontro di lotta con lui e, dopo averli battuti, di ucciderli. Teseo sconfisse Cercione nella lotta e alla fine lo uccise.
L’ultimo bandito che affrontò fu Procuste, che aveva un letto sul quale offriva di riposarsi ai viaggiatori che incrociava sulla piana di Eleusi. Quando si stendevano li legava e provvedeva ad "adattarli" al letto o stirando loro le membra con delle carrucole o mozzando loro i piedi e le gambe. Naturalmente Teseo applicò al furfante la stessa procedura che egli stesso applicava alle sue vittime.

TANTO PER RICORDARE :BANCA ITALEASE

Il 13 dicembre 1968 nasce Italease, una delle prime società di leasing in Italia, espressione delle Banche Popolari.
Nel 1995, previa autorizzazione della Banca d'Italia, Italease ha assunto lo status di banca, con la denominazione di Banca per il Leasing Italease S.p.A. La società, nella nuova veste di banca, mantiene intatta la sua vocazione originaria di Organismo di Categoria delle Banche Popolari per il leasing, continuando a svolgere la sua tradizionale attività nel settore della locazione finanziaria: per la prima volta in Italia una società di leasing già esistente si trasforma in istituto di credito specializzato in una singola attività.
Banca Italease è fra i 10 operatori cui le imprese possono rivolgersi per l'analisi economica di progetti d'investimento nel campo della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica, per l'ottenimento di contributi previsti dalle attuali leggi agevolative: Banca Italease è una delle 11 Banche Concessionarie per la 488/92 Agevolazioni alle attività produttive nelle Aree Depresse.
Per 150.000 aziende italiane, Banca Italease ha rappresentato, negli anni, il tramite tra la volontà di crescere e la concreta realizzazione dei loro progetti.
Oggi più che mai, in una fase in cui il leasing è diventato fattore di sviluppo al servizio di chi lavora, Banca Italease desidera porsi come punto di riferimento per lo sviluppo di altre aziende dell'artigianato, dell'industria, dell'agricoltura, del commercio e delle professioni dando loro, attraverso l'esperienza e la solidità maturate, la possibilità di crescere a tutto vantaggio anche dell'economia nazionale.
Il 27 ottobre 2003 i principali Soci di Banca Italease – Banco Popolare di Verona e Novara, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Banca Antonveneta e Banca Popolare di Sondrio – hanno firmato il Patto di stabilità, un atto che sottolinea il potenziamento e la valorizzazione di Banca Italease, quale azienda leader per il settore del leasing nel mercato italiano.
Nel luglio 2004 Reale Mutua Assicurazioni, tradizionale partner assicurativo di Banca Italease, è entrata nell’azionariato e nel Patto di stabilità.
Nell’aprile 2005, a seguito della fusione con Factorit, anche la Banca Popolare di Milano è divenuta azionista di Banca Italease e membro del Patto. Nel giugno 2005 Banca Italease si è quotata sul Mercato Telematico Azionario (MTA) di Borsa Italiana S.p.A.
Al 31 dicembre 2005 il Gruppo Banca Italease ha stipulato circa 26.500 nuovi contratti di leasing, per un importo di oltre 6.298 milioni di euro; sempre nel 2005 è stato sviluppato un turnover nel factoring pari a 12,8 miliardi di euro. Il capitale sociale ha raggiunto il valore di 393.411.955,32 euro al 21 giugno 2006.
Sempre nel giugno 2006 Banca Italease acquisisce Bipielle Leasing dal Gruppo Banca Popolare Italiana; la società di leasing ha quindi assunto la nuova denominazione di Italeasing S.p.A. Si è avviata, contestualmente, una nuova convenzione operativa che prevede la segnalazione in esclusiva di operazioni di locazione finanziaria, a favore del Gruppo Banca Italease, su tutto il territorio nazionale.
Dal giugno 2007 la Banca ha intrapreso una profonda opera di riorganizzazione dell'intero Gruppo. L'8 settembre l'Assemblea dei Soci procede al rinnovo del Consiglio di Amministrazione. Il 25 settembre viene presentato il nuovo piano industriale e alla fine del novembre 2007 viene effettuato un aumento di capitale di 700 milioni.
A gennaio 2008 con Fondiaria SAI viene siglato un accordo per la distribuzione in esclusiva di prodotti assicurativi dei rami vita attraverso la rete di Banca Italease.
Il 28 febbraio 2008 i principali soci - Banco Popolare, Banca Popolare dell'Emilia Romagna, Società Reale Mutua di Assicurazioni, Banca Popolare di Sondrio e Banca Popolare di Milano - stipulano un nuovo Patto di Stabilità, confermando il proprio ruolo di azionisti stabili di Banca Italease.
Il 14 maggio 2008 viene approvata e presentata ai mercati la relazione sulla gestione del primo trimestre 2008 con un risultato attivo, dichiarando un utile lordo di 27,7 mln di euro.
Dopo un nuovo accordo sottoscritto nel mese di febbraio, Banco Popolare, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio e Reale Mutua di Assicurazioni rinnovano il Patto Parasociale fino al 30 giugno 2011.
Le controllate Leasimpresa e Italeasing vengono incorporate nella Capogruppo: la fusione ha efficacia dal 15 dicembre 2008.
Nel mese di marzo 2009 il Banco Popolare promuove un’offerta pubblica di acquisto volontaria totalitaria sulle azioni ordinarie di Banca Italease. L’iniziativa fa seguito all’accordo dello stesso Banco Popolare con Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio e Banca Popolare di Milano, per la complessiva operazione di riorganizzazione delle attività del Gruppo.

giovedì 12 novembre 2009

CONSULENTI E DINTORNI

Vi siete mai chiesti quanti sono i consulenti all'interno del gruppo in Italia?
Facendo un rapido conto della serva ,prendendo i contatti dalla posta elettronica dovrebbero essere circa 1800.

CON UN ANNO DI RITARDO MA LA RISPOSTA E' SEMPRE QUELLA

Lungimiranti o solo concreti?
La crisi chiude le serrande a ventimila negozi. E lascia per strada quasi 130.000 lavoratori del commercio. Lo scenario previsto per fine anno dalla Confcommercio non lascia dubbi: la crisi ha avuto un impatto pesantissimo sul settore, ma le aspettative migliorano e l’associazione rivede in lieve rialzo le stime per consumi e prodotto interno lordo. Nel 2009 la crescita non scenderà del 4,8% bensì del 4,6%, mentre i consumi caleranno del 1,8% e non dell’1,9%. Un ritocco troppo leggero, tuttavia, per chiudere la fase di emergenza. Secondo l’associazione, infatti, «siamo tornati ai livelli di consumi e Pil dell’inizio del 2000». E il 2010 non consentirà il balzo in avanti necessario: per Confcommercio il prossimo anno la crescita sarà dello 0,7% e i consumi faranno segnare un più 0,6%. Ma aumenterà ancora il numero dei disoccupati, sfiorando quota 180 mila. Le ricette auspicate dal presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, sono allora «una riduzione della pressione fiscale complessiva», quindi «un primo intervento sull’Irap», accompagnato però da una «parziale detassazione delle tredicesime per i livelli di reddito medio bassi». Una proposta però subito respinta dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo il quale al momento è «impossibile detassare le tredicesime».Ieri, intanto, primo sì alla Finanziaria. Il governo è stato battuto due volte su emendamenti presentati dal Pd e dall’Idv ma il testo è stato poi approvato dalla Camera con 467 voti favorevoli, 2 astenuti, nessun contrario.

mercoledì 11 novembre 2009

Provate così!

Terapia Immaginativa: La Psicoterapia Immaginativa e' un tipo di Terapia ad orientamento Psicodinamico ed ha origine da Robert Desoille, che tra il 1920 e il 1960 ideo' il "Rêve Eveillé Dirigé" (sogno da svegli guidato).
Inizialmente il metodo di Desoille era utilizzato per esplorare il subconscio e far emergere le potenzialita' della personalita', fino a quando scopri' che l'autosuggestione, lo spazio immaginativo, avevano una valenza terapeutica, ovvero riuscivano ad eliminare sintomi psicopatologici.
Psicoterapia Immaginativa: i concetti fondamentali
Nel metodo della Terapia con la procedura Immaginativa, le immagini si sostituiscono al linguaggio normale e si cerca, come dicono Launay, Levine e Maurey, "di trasportare l'inconscio altrove".
Il "sogno da svegli guidato", e' infatti uno stato tra la veglia ed il sonno in cui prendono forma le fantasie l'immaginazione del paziente e ne divengono base fondamentale.
Il mondo interiore della persona e' rappresentato cosi' dalla sua produzione immaginativa, dalle "storie" che emergono e dal loro linguaggio simbolico in cui si rivelano i propri conflitti inconsci, le proprie carenze, le angosce, i timori, le speranze ma anche le potenzialita' inespresse.

AFORISMA

I grandi spiriti hanno sempre incontrato violenta opposizione da parte delle menti mediocri.
Albert Einstein

martedì 10 novembre 2009

PRIMA DI RIFERIRE, CAPIRE BENE! VI CONSIGLIAMO LA LETTURA DI QUESTO LIBRO


CONFIDIAMO NEL SIG. RUFFO ( vedi ns foto precedente)

Ci permettiamo di precisare sulla questione parcheggio della sede di Milano, tre punti:
il primo è che la presente RSA aveva avuto, già a settembre, un incontro con la DG per manifestare la preoccupazione sulla applicazione dei pagamenti nelle vie adiacenti alla sede da parte del Comune di Milano, e difatti la Direzione scrisse all'Assessore competente;
la seconda considerazione è non vogliamo strumentalizzare una necessità dei Lavoratori con affari di politica locale;
il terzo, ma dei Colleghi fuori Sede ( C.L.D. ecc ) sulla loro possibilità e delle relative difficoltà di raggiungere il luogo di lavoro e del relativo parcheggio non si è preoccupato mai nessuno!
Rimaniamo in attesa dei Vs graditi commenti.
Dal nostro archivio pubblicato (in tempi non sospetti!) il 31/08/2009
Sempre più arduo giungere alla Sede di Via Traiano, dopo il restringimento delle zone marciapiede per il parcheggio moto, il divieto di parcheggiare almeno i velocipedi all'interno del cortile, adesso ci è arrivato anche il Comune di Milano, da domani cambiano le regole per la sosta nell'area fiera, niente più parcheggi a sosta libera nei giorni di non fiera, ma pedaggio 365 giorni all'anno a pagamento a € 1,20 all'ora.
€ 1,20 x 45 ore = € 54,00 a settimana.
CARA DIREZIONE DOBBIAMO SEMPRE PAGARE NOI, PARLIAMONE...

BENE!

Reale Mutua dona 3 vetture ai Vigili del Fuoco impegnati nel cratere
Reale Mutua, storica compagnia di assicurazioni piemontese, mercoledì 21 ottobre è stata protagonista di un evento che rappresenta il primo atto concreto di un progetto più ampio a favore della popolazione dell’Abruzzo.
I valori e i principi di questa importante Impresa hanno permesso alla Direzione Generale e ai suoi migliori Agenti di destinare una cifra importante a favore di una progettualità che oggi – presso il campo di Monticchio – si è concretizzata con la donazione di tre Fiat Sedici al Corpo dei Vigili del Fuoco, protagonisti in positivo grazie al loro valore, alla loro dedizione e alla loro professionalità.
Alla presenza del Dirigente Regionale e del Comandante de L’Aquila dei Vigili del Fuoco, la Presidenza e la Direzione Generale di Reale Mutua con i suoi Agenti hanno dato luogo ad una cerimonia di consegna che è terminata con un pranzo sotto la tenda del campo in cui si è potuto toccare da vicino la disponibilità e l’ospitalità degli uomini di questo Corpo.

IL MURO DI BERLINO...

BERLINO - Venti anni fa cadeva il Muro. E Berlino ha ricordato, con una festa, l'evento che ha dato una svolta netta non solo alla storia della città e della Germania, ma anche a quella del XX secolo. La fine della barriera ha segnato anche la fine della divisione della città, dell'Europa e di due diverse visioni strategiche del mondo. Gli atti commemorativi sono cominciati con una messa ecumenica nella chiesa di Gethsemane, alla quale hanno assistito tra gli altri il presidente Horst Kohler e il cancelliere Angela Merkel. Poco prima la Merkel aveva inviato un messaggio alla nazione ricordando però che "la riunificazione non è ancora compiuta" perché all'Est la disoccupazione rimane con un tasso doppio di quello dell'Ovest", "rimangono ancora differenze strutturali tra Est ed Ovest" ed è su queste che bisogna mettere l'accento, se si vuole "arrivare a condizioni di vita uguali o paragonabili", senza creare gelosie tra le due parti della Germania. Poco dopo la messa, il sindaco-governatore di Berlino, Klaus Wowereit, ha visitato la cappella della Riconciliazione, non lontano dall'antica postazione di frontiera della Bernauer Strasse, dove sono state accese decine di candele in memoria di quanti persero la vita nel tentativo di attraversare il Muro per passare in Occidente. Sul posto è stato inaugurato un nuovo centro di informazione che fornirà documentazione e video sulla barriera che divise la città dopo la Seconda Guerra Mondiale. Un momento significativo è stato quando Merkel, Mikhail Gorbaciov e Lech Walesa si sono incamminati lungo la Bornholmer Strasse per una passeggiata sui 138 metri del ponte Boesebrucke, uno dei sette passaggi di confine della città al tempo della Guerra Fredda. Sotto la pioggia, nascosta da un tappeto di ombrelli, Merkel è stata seguita dalle telecamere di tv arrivate da tutto il mondo.
Uno dei punti di controllo lungo i 155 chilometri del Muro si trovava proprio su questo ponte. Il checkpoint sulla Bornholmer Strasse veniva utilizzato per l'ingresso dei cittadini della Repubblica federale nell'allora Berlino Est. Ma la sera del 9 novembre del 1989, dopo l'annuncio della fine "immediata" delle restrizioni ai viaggi tra le due Germanie dato da Guenter Schabowski - membro del Politburo - il ponte venne attraversato dai primi cittadini dell'ex Repubblica Federale Tedesca (Rdt), che aprirono così la prima breccia nel Muro. Nelle ore successive e per tutta la notte, migliaia di persone varcarono il checkpoint mentre il muro crollava sotto i colpi della "rivoluzione pacifica". Intervistata dall'emittente pubblica Ard, Merkel, giunta dall'altra parte del ponte, ha ricordato le difficoltà del processo di riunificazione, già costato 1.300 miliardi di euro. I terreni espropriati dal regime comunista, ha commentato, si potevano restituire facilmente ma è molto difficile risarcire i cittadini dell'ex Rdt "per le occasioni mancate, così come per la paura e le preoccupazioni" vissute all'epoca dalle famiglie dell'ex Rdt. Due decadi dopo la caduta del Muro, la cancelliera ha ricordato che la disoccupazione nelle regioni dell'ex Repubblica democratica tedesca è ancora oggi il doppio rispetto a quella nell'ovest del Paese. Tuttavia, secondo il sondaggio Politbarometer dell'emittente tv tedesca Zdf, l'86% dei tedeschi ritiene che la riunificazione sia stata la decisione giusta. Anche Silvio Berlusconi è a Berlino: "Questa è una grande data - ha detto - e tutto ciò che è successo dopo, la globalizzazione del mondo e internet, non sarebbe potuto accadere se la Germania fosse stata ancora separata dal resto dell'Europa e dalla libertà". In serata i capi di Stato e di governo hanno raggiunto la Pariser Platz, davanti alla porta di Brandeburgo per assistere al concerto della Staatkapelle di Berlino e del coro della Staatsoper diretta dal maestro Daniel Barenboim. Sulla tribuna d'onore, il presidente francese Nicolas Sarkozy si è seduto al fianco della cancelliera tedesca Angela Merkel. Al termine del concerto gli ospiti hanno attraversato la celebre porta per raggiungere Platz des 18 Maerz per seguire gli interventi di Merkel, del sindaco di Berlino e dei rappresentanti dei quattro ex alleati. "Il nove novembre del 1989 voi berlinesi avete rovesciato lo status quo mondiale, avete realizzato un sogno di libertà e il nove novembre era il mondo intero che guardava Berlino", ha ricordato il presidente francese. Barack Obama, assente a Berlino, non è voluto mancare alla cerimonia. Il presidente americano ha inviato a sorpresa un videomessaggio durante la cerimonia in cui ha ricordato come la caduta del Muro sia stato "il più chiaro segnale di rifiuto della tirannia" e "non poteva essere una più forte affermazione di libertà". Prima dell'inizio della cerimonia ufficiale di fronte alla Porta, i leader europei, insieme al presidente russo Dmitry Medvedev e al segretario di Stato americano Hillary Clinton, hanno posato per la foto di rito, con il logo dell'anniversario della caduta del Muro. Ma l'evento-clou della giornata è stato l'abbattimento della catena di pezzi giganti di domino, lunga un chilometro e mezzo, creata sull'antico tracciato del Muro, dipinto da artisti e studenti di tutto il mondo. Davanti ad oltre centomila persone, l'ex leader di Solidarnosc ha fatto cadere il primo dei mille pezzi di domino alti come il muro originario, mentre migliaia di persone hanno formato una catena umana lunga 33 chilometri sull'antica linea che divideva il settore sovietico della città dai settori occidentali di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
Per quello di Berlino ci sono voluti 28 anni, anche il vostro sarà abbattuto dalla voglia di verità delle persone.

USA UN SOGNO INFRANTO


Dopo il ritorno dei ns benamati, anche gli States un sogno, la libertà, i grandi spazi della natura e le metropoli, il rumore dell'Harley, i 24h sempre aperti, le luci ed i tramonti, le cime innevate e gli aridi deserti, etc tutto infranto: grazie Dannazione Graziosa.

IL VERO "PROBLEMA"


AVANTI DOTTO' C'E' POSTOOOOOOOOOOOO
Il Sig. Ruffo sul luogo di lavoro.

lunedì 9 novembre 2009

PROBLEMA PARCHEGGI

IL GIORNO SABATO 7/11/2009


venerdì 6 novembre 2009

giovedì 29 ottobre 2009

DON GNOCCHI


Biografia di don Carlo Gnocchi
L'infanzia Carlo Gnocchi, terzogenito di Enrico Gnocchi, marmista, e Clementina Pasta, sarta, nasce a San Colombano al Lambro, presso Lodi, il 25 ottobre 1902. Rimasto orfano del padre all'età di cinque anni, si trasferisce a Milano con la madre e i due fratelli, Mario e Andrea, che di lì a poco moriranno di tubercolosi. Seminarista alla scuola del cardinale Andrea Ferrari, nel 1925 viene ordinato sacerdote dall'Arcivescovo di Milano, Eugenio Tosi. Celebrerà la sua prima Messa il 6 giugno a Montesiro, il paesino della Brianza dove viveva la zia, dove tornava spesso nei periodi di vacanza e dove, fin da piccolo, aveva trascorso lunghi periodi di convalescenza, lui di salute così cagionevole.
Assistente ed educatore Il primo impegno apostolico del giovane don Carlo è quello di assistente d’oratorio: prima a Cernusco sul Naviglio, poi, dopo solo un anno, nella popolosa parrocchia di San Pietro in Sala, a Milano. Raccoglie stima, consensi e affetto tra la gente tanto che la fama delle sue doti di ottimo educatore giunge fino in Arcivescovado: nel 1936 il Cardinale Ildefonso Schuster lo nomina direttore spirituale di una delle scuole più prestigiose di Milano: l'Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. In questo periodo studia intensamente e scrive brevi saggi di pedagogia.
La guerraSul finire degli anni Trenta, sempre il Cardinale Schuster gli affida l'incarico dell'assistenza spirituale degli universitari della Seconda Legione di Milano, comprendente in buona parte studenti dell'Università Cattolica e molti ex allievi del Gonzaga. Nel 1940 l'Italia entra in guerra e molti giovani studenti vengono chiamati al fronte. Don Carlo, coerente alla tensione educativa che lo vuole sempre presente con i suoi giovani anche nel pericolo, si arruola come cappellano volontario nel battaglione "Val Tagliamento" degli alpini, destinazione il fronte greco albanese.
La campagna di RussiaTerminata la campagna nei Balcani, dopo un breve intervallo a Milano, nel ‘42 don Carlo riparte per il fronte, questa volta in Russia, con gli alpini della Tridentina. Nel gennaio del ‘43 inizia la drammatica ritirata del contingente italiano: don Carlo, caduto stremato ai margini della pista dove passava la fiumana dei soldati, viene miracolosamente raccolto su una slitta e salvato. È proprio in questa tragica esperienza che, assistendo gli alpini feriti e morenti e raccogliendone le ultime volontà, matura in lui l'idea di realizzare una grande opera di carità che troverà compimento, dopo la guerra, nella Fondazione Pro Juventute.Ritornato in Italia nel 1943, don Carlo inizia il suo pietoso pellegrinaggio, attraverso le vallate alpine, alla ricerca dei familiari dei caduti per dare loro un conforto morale e materiale.In questo stesso periodo aiuta molti partigiani e politici a fuggire in Svizzera, rischiando in prima persona la vita: lui stesso viene arrestato dalle SS con la grave accusa di spionaggio e di attività contro il regime.
Gli orfani e i mutilatiniA partire dal 1945 comincia a prendere forma concreta quel progetto di aiuto ai sofferenti appena abbozzato negli anni della guerra: viene nominato direttore dell'Istituto Grandi Invalidi di Arosio e accoglie i primi orfani di guerra e i bambini mutilati. Inizia così l'opera che lo porterà a guadagnare sul campo il titolo più meritorio di "padre dei mutilatini".Ben presto la struttura di Arosio si rivelerà insufficiente ad accogliere i piccoli ospiti le cui richieste di ammissione arrivano da tutta Italia; ma, quando la necessità si fa impellente, ecco intervenire la Provvidenza. Nel 1947, gli viene concessa in affitto, a una cifra simbolica, una grande casa a Cassano Magnago, nel varesotto.
La Pro Infanzia MutilataNel 1949 l'Opera di don Gnocchi ottiene un primo riconoscimento ufficiale: la "Federazione Pro Infanzia Mutilata", da lui fondata l'anno prima per meglio coordinare gli interventi assistenziali nei confronti delle piccole vittime della guerra, viene riconosciuta ufficialmente con Decreto del Presidente della Repubblica.Nello stesso anno, il Capo del Governo, Alcide De Gasperi, promuove don Carlo consulente della Presidenza del Consiglio per il problema dei mutilatini di guerra. Da questo momento uno dopo l'altro, aprono nuovi collegi: Parma (1949), Pessano (1949), Torino (1950), Inverigo (1950), Roma (1950), Salerno (1950), Pozzolatico (1951).
La Fondazione Pro JuventuteNel 1951 la Federazione Pro Infanzia Mutilata viene sciolta e tutti i beni e le attività vengono attribuiti al nuovo soggetto giuridico creato da don Gnocchi: la Fondazione Pro Juventute, riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica l'11 febbraio 1952.Nel 1955 don Carlo lancia la sua ultima grande sfida: si tratta di costruire un moderno Centro che costituisca la sintesi della sua metodologia riabilitativa. Nel settembre dello stesso anno, alla presenza del Capo dello Stato, Giovanni Gronchi, viene posata la prima pietra della nuova struttura, nei pressi dello stadio di San Siro, a Milano.
L’addio a un "santo"Don Carlo, minato da una malattia incurabile, non riuscirà a vedere completata l'opera nella quale aveva investito le maggiori energie: il 28 febbraio 1956, la morte lo raggiungerà prematuramente presso la Columbus, una clinica di Milano dove era da tempo ricoverato per una grave forma di tumore. I funerali furono grandiosi per partecipazione e commozione: quattro alpini a sorreggere la bara, altri a portare sulle spalle i piccoli mutilatini in lacrime.Poi la commozione degli amici e conoscenti, centomila persone a gremire il Duomo e la piazza e l’intera città di Milano listata a lutto. Così il 1° marzo ’56 l’arcivescovo Montini – poi Papa Paolo VI – celebrava i funerali di don Carlo.Tutti i testimoni ricordano che correva per la cattedrale una specie di parola d’ordine: “Era un santo, è morto un santo”. Durante il rito, fu portato al microfono un bambino.Disse: “Prima ti dicevo: ciao don Carlo. Adesso ti dico: ciao, san Carlo”. Ci fu un’ovazione.
L’ultimo donoL'ultimo suo gesto profetico è la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti - Silvio Colagrande e Amabile Battistello - quando in Italia il trapianto di organi non era ancora disciplinato da apposite leggi. Il doppio intervento, eseguito dal prof. Cesare Galeazzi, riuscì perfettamente. La generosità di don Carlo anche in punto di morte e l'enorme impatto che il trapianto ebbe sull'opinione pubblica impressero un'accelerazione decisiva al dibattito. Tant'è che nel giro di poche settimane venne varata una legge ad hoc.
La causa di beatificazioneDon Carlo Gnocchi diventerà ufficialmente beato il 25 ottobre 2009 nel corso di una solenne cerimonia che si terrà in piazza Duomo a Milano, a seguito dell’annuncio con cui il Papa Benedetto XVI ha autorizzato nel gennaio 2009 la pubblicazione del decreto che attribuisce all’intercessione di don Gnocchi il miracolo che ha visto protagonista, il 17 agosto 1979, un alpino elettricista di Villa d’Adda (Bg) incredibilmente sopravvissuto a una mortale scarica elettrica. La cerimonia di beatificazione porterà a compimento il processo di canonizzazione avviato nell’86 dal cardinale Carlo Maria Martini e svoltosi in oltre vent’anni grazie all’impegno della diocesi di Milano, della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi e della Fondazione Don Gnocchi, che ha portato tra l’altro al riconoscimento dell’eroicità delle virtù di don Gnocchi, quando, il 20 dicembre 2002, Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato venerabile.



mercoledì 28 ottobre 2009

Pari opportunità, Italia in discesa

Pesano disuguaglianze nei salari e nella partecipazione al lavoro. Il 52% delle donne nella popolazione attiva
MILANO - Al di là delle classifiche, che hanno una valenza indicativa, sono i numeri che fanno effetto, anche se fotografano una situazione nota. È il caso del rapporto 2009 sulle pari opportunità tra uomini e donne («gender gap») stilato dal World Economic Forum, dove l'Italia scende dalla 67esima al 72esima posizione. Pesa «la persistenza di indici negativi sulla partecipazione delle donne alla vita economica», in primis la disparità di salari e redditi rispetto agli uomini. L'Italia è superata anche da Vietnam, Romania e Paraguay, precede di poco la Tanzania, è terzultima in Europa (il rapporto in pdf, in inglese).
PAESI SCANDINAVI - La classifica stilata dal Wef, istituzione che organizza il forum di Davos, copre il 93% della popolazione mondiale, assegnando ai Paesi scandinavi il podio delle pari opportunità. Al primo posto si piazza l'Islanda (quarta nel 2008), davanti a Finlandia, Norvegia e Svezia. Seguono Nuova Zelanda, Sudafrica, Danimarca e Irlanda. Sorprendente il Lesotho al decimo posto (dal 16esimo), davanti a tutti i big europei: la Germania è 12esima, il Regno Unito 15esimo (entrambi in leggero calo), la Spagna 17esima e la Francia 18esima. Agli ultimi posti nel Vecchio Continente Repubblica Ceca (74esima) e Grecia (86esima). Il rapporto assegna poi il 31esimo posto gli Usa, in discesa di 3 posizioni e il 75esimo al Giappone.
REDDITO E PARTECIPAZIONE - A spingere l'Italia nella retroguardia è soprattutto l'indice su «partecipazione e opportunità nell'economia» (96esimo posto), a causa delle disuguaglianze rispetto agli uomini nei salari (116esimo posto), nel reddito da lavoro (91esimo) e nella partecipazione alla forza lavoro (88esimo). Solo il 52% delle donne fanno parte della popolazione attiva contro il 75% degli uomini e il reddito medio delle donne è la metà rispetto agli uomini, 19.168 dollari l'anno contro 38.878. Vanno molto meglio le aree di «potere politico» (45esimo, grazie alle donne che siedono in Parlamento e al governo) e «scuola e istruzione» (46esimo posto), meno bene di quanto ci si potrebbe aspettare il settore «salute e attesa di vita» (88esimo posto). Tra gli altri dati evidenziati la differenza nella disoccupazione tra donne (7,87%) e uomini (4,88%). Rispetto al 2006, anno del primo rapporto, il voto all'Italia è solo marginalmente migliorato: laddove 1 rappresenta la parità, la Penisola è passata dallo 0,646% allo 0,68%, mentre l'Islanda e i principali Paesi nordici veleggiano sullo 0,82%. All'estremo opposto Pakistan, Chad e, ultimo, lo Yemen (0,46%).

martedì 27 ottobre 2009

GLI INVESTIMENTI DELLA REALE MUTUA A TORINO: L’INTERVENTO PER TORRE LITTORIA

Tra il 1931 e il 1937 a Torino è finalmente realizzato l’imponente rifacimento di via Roma, l’antica via Nuova realizzata tra il Cinque e il Seicento come asse rettore della città barocca in formazione negli stessi anni[i].
L’immagine della “città fascista”, celebrata dalla stampa coeva e fortemente criticata dagli apporti storiografici successivi, è costruita con il contributo di grandi società finanziarie, di assicurazione e gruppi bancari che vedono nell’investimento immobiliare una grande occasione da non lasciarsi scappare.
Il quadro che si viene a delineare è molto complesso e articolato e le ragioni dell’essere vanno ricercate nell’intricato e spesso conflittuale dibattito che si sviluppa nella realizzazione di ogni isolato, nel rapporto tra tali società e l’autorità podestarile, il Ministero dell’Educazione Nazionale, la Soprintendenza.
I discorsi “intorno allo stile” sottendono interessi di carattere finanziario ed economico legati alla rendita immobiliare e all’idea di risanamento soprattutto sociale di un settore importante all’interno della città.
Tra i vari protagonisti della vicenda e degli interventi edilizi tra le due guerre la Società Reale Mutua di Assicurazioni riveste un ruolo di primo piano, non solo nella città di Torino[ii].
In particolare, la Società interviene all’interno del cantiere di via Roma realizzando uno degli isolati più significativi: la torre littoria cittadina, il “grattacielo” che si contrappone all’immagine barocca della piazza del Castello, segno inequivocabile all’interno della città stessa.
La Torre Littoria torinese è stata oggetto di accuse dall’immediato dopoguerra. Interpretata come segno del “piccone demolitore” del regime e come monumento di un periodo storico problematico e difficile, ha legato a sé giudizi poco attenti alla realtà dei fatti.
La possibilità di studiare l’intervento all’interno di un quadro più complesso e lo studio dei disegni originali dell’architetto Armando Melis, progettista dell’edificio, ha consentito di tratteggiare e ricostruire una vicenda articolata, legata a interessi economici più ancora che a istanze di tipo ideologico.
L’edificio, infatti, è il risultato di un faccia a faccia serrato tra volontà del committente, del Comune e interventi della Soprintendenza. Le intenzioni dei protagonisti, non sempre univoche, si rivestono solo in un secondo momento dei significati politici e celebrativi ai quali la torre littoria è oggi legata.
Il legame tra la Società Reale Mutua e il regime fascista è molto forte; essa, infatti, appoggia in modo rilevante la politica di opere pubbliche soprattutto per mezzo «dell’incremento da essa portato all’industria edilizia. Non solo a Torino […] ma anche a Roma, Milano, Bolzano, la Reale contribuisce con l’erezione di imponenti edifici a risolvere importanti problemi edilizi e a fornire lavoro, attraverso l’investimento di diverse decine di milioni, a industrie e operai»[iii].
Il repentino inizio dei lavori di ricostruzione di via Roma Nuova e il valore dati a questa operazione da parte della pubblicistica di regime, convince la dirigenza della Società a partecipare alla ricostruzione di uno degli isolati più degradati dell’antico asse. Il 14 marzo 1932, così, la Società stipula con il comune una convenzione per la ricostruzione dell’Isolato San Emanuele, già di proprietà della Società La Rinascente, immotivatamente estromessa dall’iniziativa[iv].
In tale convenzione la Società si impegna a seguire le restrizioni stabilite dal Rdl del 1930, che imponeva di non modificare lo storico fronte su piazza Castello e di attenersi al regolamento edilizio vigente. Tali accordi saranno prontamente disattesi attraverso abili accordi politici[v].
In seguito alla stipula della convenzione sono incaricati della realizzazione del progetto l’architetto Armando Melis e l’ingegnere Giovanni Bernocco[vi] già progettisti della sede della Società Reale Mutua realizzata negli stessi anni.
Il progetto è redatto in poco tempo; l’inizio dei lavori si contraddistingue immediatamente per il ritmo serrato del cantiere che non è interrotto neppure nelle ore notturne.
Nel 1934, mentre i lavori della torre stanno giungendo a compimento, una visita del Sovrintendente ai monumenti,Giovanni Pacchioni, porta alla repentina chiusura del cantiere stesso. La torre, infatti, minaccia di ergersi a un livello superiore rispetto alle prescrizioni regolamentari turbando così l’equilibrio compositivo dell’insieme. A questo problema si aggiunge la volontà dell’impresa di ricostruire il fronte sulla storica piazza Castello, modificando la scansione delle arcate del porticato seicentesco.
Lo sviluppo della vicenda è uno dei punti cruciali per comprendere le profonde motivazioni i ordine economico che sottendono la grande impresa urbanistica; di fronte alla richiesta del comune di modificare il disegno della pianta a favore della creazione di una piazzetta “spartitraffico” la Società si oppone fortemente in quanto tale modificazione porta come conseguenza una diminuzione della cubatura. Per questo motivo i progettisti si sentono legittimati ad aumentare l’altezza della torre prospettante su piazza Castello.
Il Ministero dell’Educazione Nazionale impone lo studio, anche per quella emergenza, di un progetto «avente come fine di armonizzare la Torre, che si eleva in via Viotti, con l’antico Palazzo prospiciente in via Roma»[vii]. Melis e Bernocco sperimentano diverse soluzioni legate a un linguaggio eclettico. I vari progetti, però, non vengono presi in considerazione dalla Società in quanto non riescono a risolvere il problema della perdita di rendita fondiaria derivata dalla modificazione imposta dal comune. La scelta definitiva, la realizzazione di un edificio che tenta di introdurre un linguaggio architettonico attento alle istanze del moderno, non scaturisce da alcuna considerazione di natura formale.
A seguito di un complicato e poco chiaro scambio di pareri tra autorità podestarile, potere centrale direzione della società, infatti, si addiviene alla soluzione finale: contro quanto stabilito dalla convenzione il fronte sulla piazza Castello è modificato attraverso l’eliminazione di una campata e l’edificio a torre, per il quale solo successivamente si stabilisce il ruolo di torre littoria, è realizzato a 15 piani fuori terra.
Il Ministero dell’Educazione Nazionale approva il «raccordamento del Palazzo settecentesco con la retrostante costruzione moderna, allo scopo di mettere in maggior evidenza, in tutta la sua struttura, sin dal livello stradale, il grattacielo dell’isolato moderno e, per quanto riguarda il corpo intermedio, più alto di due piani, inscritto fra il Palazzo settecentesco e la Torre, esprime il parere che in esso non vengano ripetuti gli ordini dei quattro piani del palazzo prospiciente piazza Castello, ma ne sia invece reso più semplice il carattere adottando un ordine architettonico che risponda a funzioni di trapasso tra l’architettura antica e la nuovissima, con un insieme unitario che giunga sino alla gronda: il complesso edilizio che ne risulterà sarà composto da tre masse distinte ed euritmicamente composte: la fronte monumentale del Palazzo, la quinta semplice e più alta dietro, la torre altissima in fondo»[viii].
L’edificio è realizzato tra il 1933 e il 1935.

Il palazzo presenta notevoli innovazioni tecnologiche, è il primo edificio civile multipiano con struttura metallica elettrosaldata costruito in Italia. Le scelte progettuali e compositive testimoniano un continuo oscillare tra ricerca sperimentale attenta al dibattito europeo e scelte storiciste. Alla scelta di materiali costruttivi e di rivestimento innovativi (vetrocemento, linoleum, klinker…) si accompagna l’utilizzo di tecniche tradizionali.
La torre suscita nei contemporanei un grande entusiasmo; essa diventa nuovo simbolo della Torino moderna e fascista, in contrapposizione alla Mole antonelliana, «specchio del modernismo del basso ottocento»[ix].
«Il grattacielo torinese, infatti, è quanto di più opposto si possa immaginare alla Mole Antonelliana. In esso la meccanica è meccanica, e l’arte riesce a farla dimenticare come tale nella funzione espressiva. L’architetto ha pensato alla struttura che è già forma, ed è diventato ingegnere senza dimenticare di essere architetto. La torre torinese è un’opera d’arte, un’opera d’arte moderna, intendendo l’aggettivo nel suo valore spirituale di cosa spiritualmente nuova, e perciò necessaria ed espressiva»[x].
Le ragioni del regime impongono però di radicare il progetto alla tradizione italiana. La torre littoria, infatti, non può contrapporsi alla tradizione ma la deve esaltare, anche se in un’ottica di rinnovamento. La cronaca cittadina, infatti, sottolinea che la torre «non sarà mai un grattacielo nel senso comune della parola. Saremo sempre a casa nostra, non andremo a chiedere nulla in prestito ai forestieri. Sarà una torre, una torre italiana»[xi]. «La Torre Littoria accomunerà simbolicamente l’antico e il nuovo, la tradizione veneranda e la modernità che crea altre immagini e segna novelle audaci, la storia di ieri e quella ancora non scritta»[xii].
In tale “comunione” tra antico e nuovo affonda le sue radici il controverso dibattito sulla definizione di uno stile nazionale moderno ma, nello stesso tempo interprete di una antica tradizione.
Maria Sandra Poletto
[i] Si citano L. Re, G. Sessa, La formazione e l’uso di via Roma Nuova a Torino, in Torino tra le due guerre, Torino, Città di Torino, 1978 (riedito in A. Mioni (a cura di), Urbanistica fascista, Milano, Franco Angeli, 1980); Via Roma. Cinquant’anni di storia e immagini, testi di L. Re e G. Sessa, fotografie di D. Vicario, Torino 1987; G. Sessa, Via Roma Nuova a Torino, in A. Magnaghi, M. Monge, L. Re (a cura di), Torino, Lindau, 1995, pp. 507-517; M. Rosso, La crescita della città, in Storia di Torino, vol. VIII, Dalla grande guerra alla liberazione, Torino, Einaudi, 1998, pp. 427-473; M. S. Poletto, Via Roma 1861-1937: dai progetti di abbellimento al piano di ricostruzione urbanistica, tesi di Dottorato di Ricerca in Storia e Critica dei Beni architettonici e ambientali (XII ciclo) tutors prof. V. Comoli e prof. R. Tamborrino, Torino 2000; M. S. Poletto, Le altre via Roma, in V. Comoli, R. Roccia (a cura di), Progettare la città, Torino, Archivio Storico della Città di Torino, 2001, pp. 355-370; M. S. Poletto, La torre Littoria di Torino, in Politecnico di Torino, Dipartimento Casa – Città, De Venustate et Firmitate. Scritti in onore per Mario Dalla Costa, Torino, Celid, 2002, pp. 544-552.
[ii] La Società Reale Mutua di Assicurazioni si fa promotrice di molti interventi edilizi, soprattutto in nord Italia, negli anni tra le due guerre, anche in occasione dei notevoli investimenti per la celebrazione del centenario della fondazione della Società stessa.
[iii] federazione dei fasci di combattimento, Torino e l’autarchia, Torino, ottobre XVI (1939), p. 108.
[iv] ASCT, Deliberazioni del Podestà, seduta del 14 marzo 1932.
[v] Tutto l’iter realizzativi della vicenda sarà accompagnato da un fitto carteggio tra Podestà e Presidente dalla Società Reale Mutua. Molte di queste lettere non sono a oggi ancora pervenute ma a esse si fa esplicito richiamo nei documenti conservati all’interno del Fondo Affari Lavori Pubblici, via Roma e adiacenze dell’Archivio Storico della Città di Torino.
[vi] Sia l’architetto Melis che l’ingegner Bernocco fanno parte della Commissione igienico edilizia del Comune; tale ruolo facilita la loro opera. Su Melis cfr. M. S. Poletto, Armando Melis de Villa architetto e urbanista: la figura professionale attraverso l’archivio, tesi di laurea, rel. V. Comoli, correl. V. Fasoli, Facoltà di Architettura, Politecnico di Torino, a.a. 1995-1996.
[vii] ASCT, Affari Lavori Pubblici, via Roma e adiacenze, Lettera della Società reale Mutua di Assicurazioni al Podestà, 10 agosto 1933.
[viii] ASCT, Affari Lavori Pubblici, via Roma e adiacenze, Lettera della R. Sovrintendenza all’arte medievale e moderna all’On, Signor Podestà di Torino, 3 febbraio 1934.
[ix] A. Melis, Scritti vari, Torino, Lattes, 1938, p. 149.
[x] M. Guerrisi, Architetture di Armando Melis, Milano 1936
[xi] La Torre Littoria, «La Stampa», 6 settembre 1932.
[xii] La Torre Littoria i piazza Castello, «La Stampa», 26 marzo 1934.

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