a Peppino Impastato e Santo De Luca

martedì 29 aprile 2008

LAVORO E SICUREZZA


FONDO CHE SCEGLI, COSTO CHE TROVI*

Si torna a parlare di introdurre per legge una forma di controllo dei prezzi dei prodotti previdenziali. Le scorciatoie non servono, lo ha dimostrato il Regno Unito. Invece la normativa dovrebbe garantire condizioni di partenza meno diseguali fra le diverse forme previdenziali, per avere un minimo di concorrenza nelle grandi e medie imprese. Non solo si ridurrebbero gli attuali differenziali, forse si riuscirebbe anche a raggiungere a costi contenuti quel gran numero di italiani che vuole ragionare delle proprie scelte di investimento con un consulente di fiducia.
Dopo la pubblicazione da parte della Covip degli indicatori sintetici dei costi (Isc) delle diverse forme pensionistiche, sembra aver ritrovato qualche spazio la mai sopita richiesta di introdurre per legge una qualche forma di controllo dei prezzi dei prodotti previdenziali.Per discutere della questione, occorre comprenderne correttamente i termini economici.
TRIPARTIZIONE DEL MERCATO
Un primo e fondamentale fattore di cui tenere conto è rappresentato dalla sostanziale tripartizione del mercato che si è affermata nel corso del 2007, in parte per eredità storica e in parte come conseguenza dell’accorto dosaggio di prerogative e privilegi alle diverse forme previdenziali attuata, consapevolmente, dalla riforma (d.lgs 252/2005).Ai fondi negoziali è stata di fatto assegnata la platea meno costosa da raggiungere, rappresentata principalmente dalle grandi imprese, per lo più del Centro-Nord. Ai fondi aperti ad adesione collettiva sono stati sostanzialmente riservati i dipendenti delle piccole e piccolissime imprese, molto disperse sul territorio e molto più difficili da raggiungere. Alle forme individuali (siano esse fondi aperti o polizze) resta la platea più costosa da raggiungere: per lo più lavoratori autonomi e professionisti.Come era prevedibile, i fondi negoziali hanno fatto molto poco per cercare adesioni nelle piccole imprese, perché per fare questo avrebbero dovuto dotarsi di una vera e propria rete di consulenti previdenziali e per pagarli avrebbero dovuto chiedere commissioni più alte agli attuali iscritti. Per altro verso, generalmente i fondi aperti non hanno nemmeno tentato di stipulare accordi nelle grandi imprese - condizione indispensabile questa per qualificarsi come “forma collettiva” e fruire del contributo datoriale - perché non avrebbero trovato terreno fertile fra i datori di lavoro, comprensibilmente più preoccupati di tenere buone relazioni con i sindacati che di offrire una pluralità di opzioni alternative ai dipendenti.Quanto agli strumenti individuali, si rivolgono a quella ampia massa di persone che non vive in realtà organizzate o in esse non si riconosce, anche perché tali strumenti non hanno generalmente titolo a ricevere il contributo del datore di lavoro. In questi casi, le persone debbono essere contattate a una a una e richiedono consulenze personalizzate e dunque costose. In cambio, è lecito ritenere che ottengano più informazioni e compiano scelte un po’ più accorte e consapevoli. Ad esempio, risulta che tipicamente optino per un’allocazione degli attivi meno sbilanciata verso l’obbligazionario di quanto non accada nei fondi negoziali multi comparto, in cui solo l’1,4 per cento degli iscritti ha scelto una linea azionaria. Il che, nel medio termine, generalmente più che compensa gli eventuali differenziali di costo.
QUANTO COSTA LA RETE
Occorre anche essere consapevoli che i costi delle reti distributive e della loro corretta gestione e formazione sono aumentati negli ultimi anni per effetto di direttive europee e leggi nazionali volte a meglio tutelare i risparmiatori.(1) In particolare, tutti gli operatori, con la forse comprensibile eccezione dei fondi negoziali, per vendere prodotti finanziari, assicurativi o previdenziali, devono servirsi di veri e propri professionisti (promotori, agenti, private bankers e così via), iscritti ad apposti albi, adeguatamente selezionati e formati, assoggettati a precise responsabilità in ordine all’adeguatezza dei prodotti, all’informativa precontrattuale, ai conflitti di interesse eccetera. Il tempo di questi professionisti è inevitabilmente costoso. E occorrono a volte non ore, ma giornate intere per spiegare alle persone vantaggi e svantaggi di quei prodotti finanziari del tutto speciali ed estremamente complessi che per lo Stato meritano la qualifica di prodotti previdenziali e le conseguenti agevolazioni fiscali.Non a caso, come spiega la stessa Covip, quando si stipulano accordi per adesioni collettive (per i fondi aperti) o convenzioni con collettività di lavoratori autonomi (per i Pip) si possono avere, e generalmente si hanno, “indicatori sintetici di costo più bassi di quelli pubblicati”.Un altro fattore di cui tenere conto per spiegare le differenze di costo è rappresentato dalle garanzie finanziarie, nel continuo o a scadenza, o demografiche offerte da alcune tipologie di prodotti. La garanzia più importante, offerta dalle polizze previdenziali, consiste nel fatto che il coefficiente di trasformazione del montante in rendita è indicato nel contratto e può variare soltanto sulla base di condizioni oggettive definite ex-ante. Sempre a garanzia dell’aderente, le compagnie di assicurazione hanno l’obbligo di costituire una riserva di capitale, o margine di solvibilità, commisurato agli attivi in gestione.Tenendo conto di questo insieme di fattori, è facile verificare che con gli attuali livelli delle commissioni gli operatori finanziari (banche, assicurazioni, Sgr) conseguono margini di guadagno assolutamente ragionevoli, nell’ordine di una frazione assai contenuta degli Isc pubblicati dalla Covip.La conclusione principale è che se la normativa fosse tale da creare un campo di gioco meno diseguale fra le diverse forme previdenziali si introdurrebbe un minimo di concorrenza nelle grandi e medie imprese e si ridurrebbero notevolmente gli attuali differenziali di costo. Si attenuerebbe, anche se non verrebbe meno, il problema di come raggiungere a costi contenuti quel gran numero di italiani che non lavora nelle grandi realtà organizzate o non si riconosce nelle rappresentanze tradizionali e, soprattutto, vuole ragionare delle proprie scelte di investimento con un consulente di fiducia.È giusto chiedersi come si possa migliorare la situazione attuale, ad esempio puntando su una maggiore concorrenza, sull’educazione finanziaria, sulle vendite via Internet o, forse, sulla consulenza indipendente. Ma se si scegliesse la scorciatoia del controllo dei prezzi succederebbe la stessa cosa che accadde alcuni anni fa nel Regno Unito. Gli intermediari finanziari smisero di vendere, perché non erano più in grado di remunerare adeguatamente le reti, e un gran numero di persone rimase senza copertura previdenziale integrativa.
(1) Secondo la FSA (A Review of Retail Distribution, June 2007), nel Regno Unito i costi della regolazione hanno contribuito ad escludere una ampia fascia della popolazione, con redditi annui inferiori a circa 50.000 sterline, dall’accesso alla consulenza finanziaria. Tanto che ci si chiede se non sia opportuno prevedere, almeno per alcune tipologie di prodotti o intermediari, regole meno stringenti rispetto, ad esempio, a quelle previste dalla Mifid (il cosiddetto Primary Advice, in luogo dell’adeguatezza).

La scure di Bruxelles sui conti italiani

Crescita al di sotto della zona euro«E il divario aumenterà ancora»
BRUXELLES Crescita in frenata e conti pubblici in peggioramento in un contesto di globale di rallentamento dell’economia e di allarme inflazione. È uno scenario fosco per l’Italia quello indicato dalle previsioni economiche di primavera presentate dal commissario Ue per gli Affari economici e monetari Joaquin Almunia. Le stime indicano che il motore dell’economia italiana continua a rallentare e nel corso dell’anno toccherà il fondo con una crescita dello 0,5 per cento, a febbraio si prevedeva lo 0,7 per cento, per risalire nel 2009 allo 0,8 per cento. «Complessivamente la crescita del Pil reale nel 2008 è prevista allo 0,5 per cento - si legge nel documento - chiaramente al di sotto del potenziale» e «il persistente gap negativo di crescita rispetto alla media dell’area euro si allargherà ulteriormente, nonostante l’esposizione relativamente modesta del sistema bancario italiano alle turbolenze finanziarie». Secondo gli esperti dell’esecutivo comunitario «il previsto rallentamento della crescita è causato da tutte le componenti della domanda». «Quando guardo alle previsioni per l’Italia la preoccupazione principale è la crescita molto molto ridotta - ha spiegato Almunia - è una crescita molto bassa e al di sotto del potenziale dell’Italia». Inoltre, ha continuato il commissario europeo, «questa crescita è accompagnata nelle nostre previsioni da un’evoluzione molto debole della produttività» e «tutto questo in un Paese che avrebbe bisogno di una maggiore crescita equilibrata per migliorare la sostenibilità e la qualità delle proprie finanze pubbliche e ridurre il peso del debito pubblico per poter utilizzare le risorse come uno strumento che favorisca la crescita». Queste, per il rappresentante dell’esecutivo Ue, «sono le questioni che devono essere affrontate dal Governo italiano, vecchio e nuovo». Sul fronte dei conti pubblici infatti da Bruxelles avvertono già i segnali di un peggioramento dei dati: quest’anno il rapporto deficit/Pil delle finanze pubbliche italiane dovrebbe risalire al 2,3 per cento contro l’1,9 del 2007 e, anche se il dato è inferiore al 2,4 per cento indicato dal Governo ed è al di sotto della soglia del 3 per cento indicata dal Patto di Stabilità, nel 2008 i dati dei conti pubblici italiani sono in peggioramento. Quest’anno, si legge nel documento, «l’avanzo primario dovrebbe ridursi di mezzo punto percentuale rispetto al Pil». Inoltre «al netto dei fattori ciclici ed escludendo le misure una tantum, sia per il deficit che per il bilancio primario è previsto un peggioramento di più di un quarto di punto percentuale rispetto al Pil» e «questo deterioramento è dovuto alla spesa addizionale e ai tagli di tasse». Il debito pubblico è invece previsto in diminuzione dal 104 per cento del 2007 al 103,2 per cento nel 2008 e ad un livello ancora più basso, nell’ipotesi di politiche invariate, l’anno prossimo. Nel resto d’Europa in medio la situazione è migliore ma non di molto. la Commissione ha ritoccato al ribasso le stime di crescita per il 2008 all’1,7 per cento, contro l’1,8 indicato il 21 febbraio scorso, lasciando invariate le previsioni per l’Ue a 27, al 2 per cento. A suscitare allarme però è la corsa inarrestabile dei prezzi che fa schizzare le stime sull’inflazione per l’anno in corso al 3,2 per cento nella zona euro e al 3,6 per cento nell’Ue, contro una previsione di febbraio di rispettivamente 2,6 e 2,9 per cento. Per l’Italia la stima è 3 per cento nel 2008 e 2,2 per cento nel 2009.«La crescita economica si sta affievolendo nell’Ue e nella zona euro - ha osservato il commissario Ue agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia - e le attuali pressioni inflazionistiche importate suscitano preoccupazione». Secondo Almunia «fino ad ora le nostre economie hanno provato di essere resistenti agli choc esterni e ci si attende che, anche se più lentamente, continui la creazione di posti di lavoro». Tuttavia, ha avvertito il commissario europeo, «dobbiamo mantenere delle solide politiche macro-economiche ed evitare attentamente di avviare una spirale inflazionistica che colpirebbe particolarmente le famiglie a basso reddito».

lunedì 28 aprile 2008

PARLANDO DI MUTUI














Ticket sanitario: aumentano le esenzioni

Si allarga la gamma di cure esenti
Cresce la famiglia delle esenzioni previste dal Sistema Sanitario Nazionale e l'elenco di cure assicurate si estende all'assistenza domiciliare, con particolare attenzione ai malati terminali. Il Dpcm sui Livelli essenziali di assistenza, è stato infatti siglato dal presidente del Consiglio uscente Romano Prodi e dai ministri della Salute e dell'Economia Livia Turco e Tommaso Padoa Schioppa, con qualche notizia positiva per le tasche dei pazienti.
109 nuove patologie rientrano nell'elenco delle malattie rare, mentre ottengono l'esenzione le cure palliative domiciliari alle persone nella fase terminale della vita, i trattamenti per sei malattie croniche e la "sedazione cosciente" per i pazienti sottoposti a endoscopie e biopsie per garantire esami indolori, diagnosi neonatale della sordità e della cataratta congenite.Tra le novità anche l'ampliamento da 43 a 108 degli interventi ospedalieri che dovranno essere preferibilmente effettuati in regime di "day hospital" anziché in ricovero ordinario.
Specialistica
Arriva a terapia fotodinamica laser per il trattamento di lesioni retiniche con Verteporfina riservata ai malati di degenerazione maculare miopica o legata all'età.
Analisi di laboratorio
Vengono introdotte diverse prestazioni per la diagnosi o il monitoraggio di malattie rare (ad esempio, per le malattie metaboliche, il dosaggio degli enzimi mitocondriali e il dosaggio di acidi organici urinari con metodi gas cromatografici). Sarà assicurata l'enteroscopia con microcamera ingeribile per i casi di sanguinamento oscuro dopo l'esofago-gastro-duodeno-scopia (EGDS) e colonscopia totale negative, una tecnica che fa uso di videocapsule monouso per i casi di difficile esplorazione dell'intestino e quando gli esami tradizionali non hanno dato risultato apprezzabili. Altra novità è la "sedazione cosciente" per i pazienti sottoposti a endoscopie e biopsie per garantire esami indolori e più accettabili in termini di confort.
Terapia del dolore
Introdotta la visita anestesiologica di controllo per la terapia del dolore in risposta alla crescente sensibilità nei confronti della sofferenza e del dolore cronico.
Protesi
Verrà garantita l'introduzione di nuovi ausili informatici di comunicazione e di controllo ambientale (tra i quali i comunicatori a sintesi vocale o a display, i sensori di comando, i sistemi di riconoscimento vocale), ausili per la mobilità personale (sollevatori mobili e fissi), ausili per la cura e l'adattamento della casa (stoviglie adattate, maniglie e braccioli di supporto), apparecchi acustici di ultima generazione per le persone con sordità preverbale e periverbale, ecc.
Day hospital
Sul fronte dell'assistenza ospedaliera viene introdotta l'incentivazione dell'analgesia epidurale nel corso del travaglio e del parto naturale e l'inclusione della diagnosi neonatale della sordità congenita e della cataratta congenita. Viene inoltre ampliata da 43 a 108 la gamma degli interventi ospedalieri che dovranno essere preferibilmente effettuati in regime di day hospital anziché in ricovero ordinario.
Assistenza distrettuale
La riorganizzazione del sistema assistenziale prevede la divisione tra assistenza sanitaria di base, continuità assistenziale, assistenza ai turisti; emergenza sanitaria territoriale; assistenza farmaceutica; assistenza integrativa (erogazione di dispositivi medici monouso, di presidi per diabetici, di prodotti destinati ad un'alimentazione particolare); assistenza specialistica ambulatoriale, protesica e termale. Rientrano in questa area anche l'assistenza sociosanitaria domiciliare e territoriale e l'assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale. Una novità riguarda la fornitura gratuita in tutta Italia di prodotti a basso contenuto di proteine alle persone che soffrono di nefropatia cronica.

Bonanni: sì ad un tavolo sui contratti

Il numero uno della Cisl apre al confronto con il nuovo vertice di Confindustria: «Ci sia spirito di collaborazione»
ROMA - La riforma dei contratti? Il sindacato è pronto a fare la sua parte. E ad avviare, fin da subito, un tavolo di confronto con Confindustria e con il suo nuovo vertice. Lo spiega il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che parlando all'agenzia Ansa ha commentato: «Ben venga un incontro subito. Sono molto d'accordo che al più presto ci sia un tavolo». Il tema era stato sollevato dalla presidente neoeletta di Confindustria, Emma Marcegaglia.
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GLI ALTRI TEMI - Il sindacato «accoglie l'invito» in pieno, ha detto Bonanni che però chiede a tutti «uno spirito di collaborazione e di cooperazione». Un tavolo di concertazione - ha detto Bonanni riferendosì anche all'invito avanzato dal senatore del Pdl, Maurizio Sacconi (e possibile futuro ministro del Welfare) che dovrà lavorare su più fronti: oltre la revisione del modello contrattuale, la detassazione del secondo livello di contrattazione, la sicurezza sul lavoro

Benzina più cara dal 1° maggio

Scade lo sconto fiscale disposto dal governo, il prezzo dei carburanti salirà di 2 centesimi al litro.
ROMA - Carburanti più cari dal primo maggio. Allarme prezzi per benzina e gasolio: dopo i record storici raggiunti negli ultimi giorni sulla scia delle fiammate del greggio, da giovedì primo maggio è in arrivo anche un nuovo aumento, pari a 2 cent al litro, che spingerà verde e diesel su nuovi record. Scade infatti mercoledì 30 aprile lo sconto fiscale deciso dal Governo in applicazione della Finanziaria 2008. La misura - spiegano tecnici di settore - potrebbe essere estesa al prossimo trimestre. Ma per farlo servono tempi tecnici: almeno una decina di giorni che, dovrebbero coincidere - tra l'altro - con l'avvicendamento tra il governo uscente e quello entrante.
IL PROVVEDIMENTO - La Finanziaria prevede la possibilità di emanare - ogni tre mesi - un provvedimento che, attraverso un meccanismo sulle medie delle quotazioni del greggio, riduce l'impatto del caro-carburanti assorbendo con l'accisa il maggior gettito iva derivante dal rialzo della materia prima. Un meccanismo che il Governo ha messo in atto a marzo attraverso un provvedimento - di concerto tra Economia e Sviluppo Economico - che di fatto ha prodotto un calo dei prezzi al consumo di 2 centesimi al litro. Il provvedimento però è previsto che rimanga in vigore solo fino al 30 aprile. Dopo questa data gli uffici dei ministeri - spiegano gli esperti - dovrebbero rifare i conti, sulla base delle medie delle quotazioni del greggio negli ultimi mesi e lo scostamento con il 'tettò indicato nel Dpef (71 dollari al barile), e decidere se ed in che misura rivedere lo 'scontò fiscale. Una tempistica che però dovrebbe coincidere con l'insediamento del nuovo Governo. E che rischia quindi di far slittare eventuali nuovi interventi. Con una conseguenza immediata per gli automobilisti italiani che già per il ponte del primo maggio si troveranno a fare i conti con nuovi rialzi dei prezzi nelle colonnine dei distributori. Altri due centesimi cioè di aumento che spingeranno i prezzi, già sui record, ancora più in alto. Con la benzina sopra quota 1,43 euro al litro ed il gasolio - per la prima volta nella storia - ben sopra quota 1,4 euro al litro.
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I RAFFRONTI - Per la scampagnata del primo maggio, gli italiani rischiano così di dover metter in conto oltre 12 euro in più per un pieno di gasolio rispetto all'anno scorso. E una spesa di quasi 7 euro più per un rifornimento completo di benzina di un'auto di medio-alta cilindrata. Nel ponte di inizio maggio 2007 un litro di gasolio costava infatti circa 1,15 euro al litro mentre per la benzina erano necessari circa 1,3 euro. Vale a dire, rispettivamente, 25 e 13 centesimi in meno rispetto ai livelli cui rischiano di arrivare, dal primo maggio, i costi dei carburanti in Italia anche per la scadenza dello sconto fiscale.

mercoledì 23 aprile 2008

Tariffe RCA


Case, il crollo degli acquisti

Compravendite in calo del 7,1% nel 2007. I prestiti segnano +3%
MARCO SODANO
Le case non si vendono più, i mutui sì. Dice l’Agenzia del Territorio che - dopo anni di crescita sostenuta - nel 2007 le compravendite immobiliari sono calate del 7%. Banca d’Italia nota, invece, che il mercato dei mutui ha tenuto: e anzi ha accelerato nel quarto trimestre del 2007 (+3%). L’Agenzia spiega il calo degli acquisti come conseguenza dei «tassi di interesse sui mutui, passati in media dal 3,5 al 5,2% e ai prezzi alti». Insomma: gli immobiliaristi patiscono la crisi e le banche (che l’hanno innescata) no. Il bollettino statistico di Bankitalia è chiaro sul punto: da agosto in poi, le famiglie italiane hanno ottenuto finanziamenti per acquistare la casa per 7,784 miliardi. Nello stesso periodo del 2006 i prestiti avevano raggiunto quota 17,232.Tornando al rapporto dell’Agenzia del Territorio si scopre che il volume di compravendite complessivo nel 2008 è stato di 1.699.664. Calo pesante soprattutto alla voce “altri immobili” (meno 10,6%), maxi-categoria che comprende dai box agli alberghi, dai posti auto ai - paradossalmente - fabbricati destinati agli istituti di credito. Ha inciso, dice l’Agenzia, anche il decreto Bersani di luglio 2006, che ha imposto regole più severe per questo tipo di compravendita.Atti in calo anche nel settore residenziale (806.225 transazioni, meno 4,6%) terziario (1.732, meno 2,6%), commerciale (50.136, meno 4,8%), produttivo (16.812, meno 3,5%) e magazzini (114.610, meno 5,2%).La quotazione media di riferimento è intanto cresciuta del 5,5% su base annua, addirittura del 30% rispetto al 2004. Cali sostenuti nelle grandi città: dal 16,2% di Napoli, al 12,4% di Palermo, all’11,8% di Milano. Il mercato del mattone crolla anche nella Capitale che conclude il 2007 con un -8,3% per il settore residenziale.

Al Nord la spesa più costosa Prezzi più alti anche del 10%

Il Codacons: "Calcolare in modo diverso l'inflazione"
ROMA - Fare la spesa costa di più al Nord. A volte molto di più. A certificarlo è una ricerca sulle differenze nel livello dei prezzi tra i capoluoghi di regione italiani. Le città più care in assoluto sono Genova, Bologna, Trieste e Bolzano, mentre la località più convenienti sono Napoli, L'Aquila, Campobasso e Palermo. Intanto il Codacons critica le procedure di calcolo dell'inflazione. Lo studio, realizzato da Istat, Unioncamere e Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati del 2006, ha riguardato alcune tipologie di beni e ha avuto come riferimento un paniere di oltre 1.700 prodotti. In particolare si sono presi in considerazione tre capitoli di spesa (alimentari, abbigliamento e calzature e arredamento) per un peso complessivo pari a circa il 35% della spesa per consumi delle famiglie. I risultati mostrano differenze considerevoli tra i prezzi nelle varie regioni. I divari più rilevanti in assoluto riguardano il settore dell'arredamento, con Milano che si colloca 25,8 punti percentuali sopra la media e Campobasso 22,8 punti al di sotto. Per quanto riguarda i generi alimentari, le città più care sono Bolzano e Milano, che fanno registrare livelli dei prezzi più elevati di oltre il 10% rispetto alla media nazionale (rispettivamente +13,3% e +11,2%). Molto meno costosa Napoli (-10%). In generale, un gruppo di città (Genova, Bologna, Trieste e Bolzano) registra livelli dei prezzi superiori alla media nazionale in tutti e tre i capitoli considerati. Sul fronte opposto, un secondo gruppo (Napoli, L'Aquila, Campobasso e Palermo) evidenzia livelli dei prezzi inferiori alla media italiana sia nel capitolo alimentari che in quello dell'abbigliamento e calzature e dell'arredamento.
Dallo studio emerge inoltre che, per quanto riguarda i prodotti alimentari, si rilevano differenziali di prezzo "relativamente contenuti" per i prodotti lavorati e "nettamente più ampi" per i prodotti non lavorati, per i quali "forme tradizionali di commercializzazione del prodotto, aspetti di localizzazione e caratterizzazione della merce commercializzata sembrano rappresentare fattori che comportano spinte verso una maggiore variabilità di prezzi". Lo studio permette di avere un quadro piuttosto dettagliato sull'andamento dei prezzi nel paese. "Questa ricerca - spiega il presidente dell'Istat, Luigi Biggeri - è un'importante approfondimento per comprendere le differenze nel livello dei prezzi su base territoriale". "Si nota - aggiunge - una specie di dicotomia per alimentari, abbigliamento e calzature: in genere ci sono prezzi alti nelle città del Nord e più bassi nelle città del Sud. Per l'arredamento la situazione è più differenziata". La reazione del Codacons. I dati della ricerca spingono il Codacons a criticare i meccanismi con cui viene calcolata l'inflazione. "E' la dimostrazione - dice il presidente dell'associazione, Marco Donzelli - che il calcolo dell'inflazione, ossia dell'aumento relativo dei prezzi, non è rappresentativo del costo della vita, che dipende dal valore assoluto di partenza dei prezzi".

Giornata tragica sul lavoro: sei vittime

A Frosinone un operaio cade da otto metri, nel Padovano titolare di una ditta e il fratello folgorati dalla corrente.
FROSINONE - Un'altra giornata tragica, segnata da gravi incidenti sul lavoro: sei le vittime. A Frosinone un operaio di 44 anni, Giulio Agostini di Giuliano di Roma, è morto poco prima delle 8 in un cantiere di Villa Santo Stefano. Stava lavorando, assieme ad altri operai, alla ristrutturazione del tetto di una casa ed è precipitato da un'altezza di oltre otto metri, dopo aver messo un piede in fallo. È stata disposta l'autopsia, che sarà eseguita nei prossimi giorni. La vittima era sposata e padre di due figli, di 18 e 14 anni.
«NON È FATALITÀ» - «È scivolato mentre cercava di salire o scendere da una piccola scala di ferro posizionata sull'ultima rampa del ponteggio del cantiere che porta al tetto - spiega il segretario generale Fillea-Cgil, Luciano Piroli -. Quando accadono incidenti del genere non si tratta mai di fatalità, ma di misure di sicurezza disattese. La vittima non aveva alcuna imbragatura». Il cantiere edile è stato posto sotto sequestro giudiziario. C'è stato anche un sopralluogo dell'ispettorato del lavoro.
DUE MORTI A PADOVA - Altra tragedia a Padova, dove due uomini, il titolare di un'azienda di trasporti e suo fratello, sono morti folgorati alla Eurosfusi, azienda di autotrasporti di Schiavonia d'Este (Padova). Le vittime sono Stefano e Diego Trovò. Si sarebbe trattato di una tragica disattenzione: i due hanno alzato il manico in ferro di una lunga scopa fino a toccare i cavi della corrente. Il camion cisterna su cui stavano lavorando e l'area del piazzale esterno in cui è avvenuta la tragedia sono stati posti sotto sequestro. Destino ha voluto che il camion, usato per il trasporto di cemento fosse stato parcheggiato per la pulizia proprio sotto i cavi dell'energia elettrica, con una tensione di 20 kw.
INVESTITO A FERRARA - Un operaio bosniaco di 21 anni - Adis Masinovic, residente nella provincia di Treviso - che lavorava in un cantiere della provincia di Ferrara limitrofo alla ferrovia per la costruzione di un sovrappasso, è morto investito dall'Eurostar 9463 Venezia- Roma vicino alla stazione di Coronella, tra Bologna e Ferrara. L'incidente è avvenuto martedì mattina attorno alle 8: l'uomo, forse al primo giorni di lavoro, con una motosega in mano, era sui binari quando è arrivato il treno. Probabilmente voleva attraversare per andara a tagliare della legna o degli arbusti. Il traffico ferroviario è stato bloccato per un paio d'ore ed è ripreso alle 11.45.
SCHIACCIATO A MONFALCONE - Un altro operaio, il croato Iuko Jerco di 41 anni, è morto nello stabilimento Fincantieri di Monfalcone (Gorizia) poco prima delle 18 di martedì. Sarebbe rimasto schiacciato da un macchinario. La Fincantieri fa sapere che l'incidente non è avvenuto a bordo o in banchina ma dentro un'officina. Il saldocarpentiere lavorava per una ditta croata che opera per il consorzio Mistral, con sede a Trieste. Alcuni colleghi della vittima, sotto choc, sono stati portati in ospedale. Dopo l'incidente, l'operaio è stato assistito dal presidio medico del cantiere, dai vigili del fuoco e dai sanitari del 118, che hanno cercato di rianimarlo per oltre mezz'ora. Le maestranze hanno proclamato uno sciopero immediatamente dopo la notizia dell'incidente.
FIOM PARTE CIVILE - «Alla fine c'è stato il morto da tempo annunciato - ha commentato Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom-Cgil -. Le Rsu della Fincantieri hanno denunciato più volte, assumendo anche iniziative di sciopero, la rischiosità del cantiere. Ancora una volta, però, siamo di fronte al fatto che l'incuria e la mancata osservazione delle più elementari norme di sicurezza, unite alla catena degli appalti, producono vittime». La Fiom, aggiunge il sindacalista, «si costituirà parte civile contro la Fincantieri e chiede, ancora una volta, che la strage finisca per l'intervento di tutti coloro che, a tutti i livelli, hanno il potere e la responsabilità di farla cessare». I sindacati Fim Fiom e Uilm hanno proclamato per mercoledì lo sciopero di un'ora in tutti gli stabilimenti del gruppo Fincantieri e di otto ore in quello di Monfalcone. Un portavoce di Fincantieri: «Siamo estremamente addolorati per quanto accaduto malgrado il nostro impegno per la sicurezza e la diminuzione degli eventi infortunistici. Stiamo lavorando per accertare la dinamica dell'incidente». Il ministro Cesare Damiano ha espresso «profondo e sentito dolore ai familiari e colleghi delle vittime», aggiungendo che «bisogna continuare incessantemente la battaglia contro gli infortuni e le morti sul lavoro, mantenendo sempre altissima l'attenzione e l'impegno».
TARANTO, MORTO IN OSPEDALE - In serata è morta in ospedale la sesta vittima di questa tragica giornata: l'albanese Gjoni Arjan, 47 anni, operaio della ditta Pedretti, impresa che lavora in appalto per l'Ilva di Taranto, caduto mentre insieme al caposquadra stava lavorando all'assemblaggio di strutture metalliche su una passerella a 15 metri da terra. Il dipendente aveva riportato gravissimi traumi al torace e alle gambe. Sull'incidente indagano i carabinieri di Taranto.
INCIDENTE ANCHE A LA SPEZIA - Rischia invece di perdere un braccio un operaio 40enne spezzino, dipendente di una ditta privata impegnata in lavori di risistemazione del manto stradale al molo Fornelli del porto di La Spezia. Stava lavorando con una macchina impastatrice di cemento quando è rimasto con un braccio incastrato dentro l'apparecchiatura. È stato soccorso dai colleghi, che hanno chiamato i vigili del fuoco e il 118. L'uomo è stato portato all'ospedale di Savona, specializzato nelle terapie di ricostruzione degli arti superiori. Ad Angri, in provincia di Salerno, un 62enne è caduto dalla sua betoniera in un cantiere edile. Le sue condizioni sono gravi.
GAMBA AMPUTATA A UN AUTISTA - Infine, è stato necessario amputare una gamba a un autista di 45 anni residente in provincia di Bergamo, investito da un muletto nel piazzale di un'azienda di Senna Comasco. L'uomo ha riportato lesioni gravi anche all'altra gamba ed è ricoverato in prognosi riservata. L'autista era appena arrivato nel piazzale della Zetacarton per una consegna, è sceso dall'autocarro e subito dopo è stato investito dal muletto guidato da un dipendente dell'azienda, che probabilmente non si è accorto del pedone.

Il petrolio record, oltre 119 dollari L'euro supera quota 1,6 sul biglietto verde

A New York il prezzo al barile tocca i 119,90 dollariNuovi primati in Italia per benzina e gasolio.
MILANO - La corsa del petrolio non si ferma. Il prezzo del greggio ha segnato un nuovo ulteriore record sfondando quota 119 dollari a New York. Sul circuito elettronico i future sul Light crude salgono al nuovo record storico di 119,90 dollari. Nuovo massimo di tutti i tempi anche per il Brent che schizza a 115,03, in aumento di 60 cent.
NIGERIA - Pesano le impennate innescate lunedì da attacchi a installazioni produttive in Nigeria, che hanno seriamente compromesso le forniture del primo produttore dell’Africa continentale. A tenere alta la tensione anche l’attacco a una mega petroliera, mentre la seduta di martedì potrebbe vedere la volatilità dei prezzi ulteriormente accentuata dal fatto che sul Nymex, la Borsa merci di New York, si esauriscono i futures sl greggio in scadenza per il mese entrante.
L'ALLARME DELL'AIE - «È possibile» che gli alti prezzi del petrolio possano portare alla recessione su scala globale». Lo ha detto, a margine dell'ultima giornata dei lavori dell'International Energy Forum, il direttore dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, Nobuo Tanaka. Lo stesso Tanaka lunedì aveva detto che i prezzi alti sono «pericolosi per tutti», sia produttori sia consumatori, e oggi ha ribadito che l'andamento attuale dei corsi del greggio «può pesare sulla domanda».
OPEC - E i continui allarmi sulla crescita del petrolio hanno alla fine provocato la reazione dell'Opec che, al contrario di quanto annunciato lunedì, aumenterà la produzione di cinque milioni di barili al giorno entro il 2012. Lo ha dichiarato il segretario generale dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, Abdullah Salem El-Badri,a margine dei lavori dell'International Energy Forum. El-Badri ha anche detto che l'Opec punta ad aumentare la capacità produttiva di nove milioni di barili al giorno entro il 2020.
RECORD PER BENZINA E GASOLIO - E l'impennata dei prezzi del petrolio ha portato a un nuovo record per la benzina che raggiunge gli 1,413 euro al litro mentre il gasolio schizza ad un soffio da quota 1,4 euro al litro. Capofila è la verde venduta dall'Agip che - secondo l'aggiornamento di Quotidiano Energia - ha aumentato di 1,5 centesimi al litro il prezzo della benzina a 1,413 euro ed ha rialzato di 1 cent il gasolio a 1,399 euro al litro. Ad un passo cioè da quota 1,4 euro. Si tratta dei massimi storici, anche alla luce dello sconto fiscale di 2 centesimi attualmente in vigore.
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PRIMATO DELL'EURO SUL DOLLARO - Insieme a quella del greggio non si ferma neanche la corsa dell'euro sul dollaro. La moneta europea segna un nuovo record storico superando per la prima volta quota 1,60 toccando i 1,6018 nei confronti del biglietto verde. A far volare l'euro verso il nuovo primato sono state soprattutto le dichiarazioni di diversi esponenti del consiglio direttivo della Bce, che non escludono nuovi possibili aumenti dei tassi europei. In particolare il Governatore della Banca di Francia, Christan Noyer sostiene che l'Eurotower farà di tutto, non escluse nuove mosse sui tassi, per riportare entro l'anno l'inflazione sotto al tetto del 2%. Anche il Governatore della Banca del Lussemburgo, Yves Mersch si meraviglia che si parli ancora di possibili tagli dei tassi europei, e dice chiaramente che da mesi la Bce sta valutando la possibilità di rialzare i tassi per frenare l'inflazione.

martedì 22 aprile 2008

Formazione


Allarme mutui per banche europee Bce: "Forti rischi sul fronte prezzi"

Il Fondo monetario internazionale prevede altri 43 miliardi di perditeLa Banca europea avverte: "Possibili aumenti a sorpresa per alimentari ed energia"
ROMA - La crisi dei mutui subprime Usa non è finita e continuerà a far sentire i suoi effetti in Europa. Su questo concordano sia il Fondo Monetario Internazionale che la Bce. Il vicepresidente della Banca centrale europa Luca Papademos, presentando il rapporto annuale 2007 al Parlamento europeo, ha sottolineato come nell'eurozona continuano a prevalere "rischi al rialzo sulla stabilità dei prezzi nel medio termine". L'inflazione quindi, secondo il numero due dell'istituto di Francoforte, è destinata a rimanere elevata "per un periodo di tempo piuttosto prolungato" nell'eurozona e i prezzi, in particolare nei settori dell'energia e dei prodotti alimentari, potrebbero aumentare a sorpresa, senza escludere la possibilità che "il periodo temporaneo di inflazione a livelli elevati possa tradursi in effetti di secondo impatto su salari e prezzi". Quanto alla crescita Papademos ha affermato che, anche se in moderazione, nell'eurozona continuerà a essere favorita dal forte tasso di espansione delle economie emergenti, ma, ha aggiunto, sulle prospettive pesa un grado di incertezza "eccezionalmente elevato" di riflesso alla crisi dei mercati finanziari. Ad alimentare le preoccupazioni della Bce, anche le recenti stime del Fondo Monetario Internazionale, che ritiene le istituzioni finanziarie del Vecchio continente riporteranno ulteriori perdite per 43 miliardi di dollari, a causa degli effetti del dissesto provocato. In ogni caso, aggiunge l'Fmi, la Bce ha spazio per abbassare il livello dei tassi di interesse alla luce del deterioramento dell'outlook economico.
La crisi dei mercati finanziari, si legge nel rapporto, "ha in maniera significativa peggiorato lo scenario dell'economia europea" con conseguenze sul sistema finanziario "che stanno fiaccando la sua forza". Nell'Outlook 2008 per l'Europa pubblicato oggi a Washington, il Fondo conferma la previsione di una crescita del Pil del solo l'1,5% a fine anno che rallenterà ancora all'1,4% nel 2009. Nell'area euro la crescita sarà dell'1,4% a fine anno e dell'1,2% nel 2009 con l'Italia fanalino di coda con una crescita solo dello 0,3% nel biennio. "I rischi per lo scenario di crescita - scrivono gli esperti del Fondo - sono sostanziali. Il contagio derivante dal rallentamento globale potrebbe infatti essere maggiore del previsto; nello stesso modo gli squilibri globali potrebbero riemergere all'improvviso accompagnati da un ulteriore apprezzamento dell'euro". Infine viene sottolineata la minaccia del 'credit crunch' che potrebbe espandersi e trasformarsi in un'assenza globale di liquidità". Le sfide per i governi, proseguono gli esperti del Fondo "sono quelle di ripristinare la fiducia nel sistema finanziario e minimizzare l'impatto della crisi sull'economia reale mantenendo credibilità anche sul fronte dell'inflazione e delle politiche di sostenibilità di bilancio". Secondo il Fondo se da una parte le banche centrali hanno il compito di prevenire l'insorgere dell'inflazione e degli effetti secondari sui salari, i governi devono invece agire sulla politica fiscale, "gli stabilizzatori automatici dovrebbero essere messi in opera per controbilanciare il rallentamento". Il Fondo mette in guardia dall'impatto sui Paesi emergenti dell'Europa. Per molti di questi, spiegano gli esperti, "la crescita rallenterà anche se moderatamente", ma i rischi di un impatto maggiore sono crescenti. E cattive notizie arrivano dagli Usa: Bank of America, la seconda banca statunitense, ha registrato un netto calo dei profitti nel primo trimestre dell'anno a causa delle perdite e svalutazioni legate alla crisi dei mutui subprime. Gli utili netti sono scesi a 1,21 miliardi di dollari, corrispondenti a 23 centesimi per azione, contro i 5,26 miliardi (1,16 dollari per azione) del medesimo periodo del 2007. La performance è peggiore delle stime degli analisti, secondo cui gli utili sarebbero stati pari a 45 cent per azione.

lunedì 21 aprile 2008

Ancora sui mutui


Epifani: Montezemolo soffia sul fuoco

Bonanni: così non risolve problemiAngeletti: trattino meglio lavoratori
ROMAIl duro attacco di Montezemolo ai sindacati, «casta di professionisti del veto», scuote le sigle. Secondo il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani «il presidente di Confindustria sta soffiando sul fuoco di una condizione sociale molto pesante con un linguaggio estremista e, come spesso gli capita in quest’ultima fase, senza alcun rispetto per il ruolo degli altri soggetti sociali». «La Cgil», si legge in una nota, «lo lascia solo in questo esercizio di estremismo e non si fa trascinare sul terreno della rissa ma lavorerà, come sempre, per migliorare le condizioni retributive e i diritti dei lavoratori italiani, a partire dai temi della sicurezza sul lavoro. Lo lasceremo solo anche nella scelta di campo politica che ha prontamente assunto». Montezemolo però, conclude il segretario della Cgil, «dovrebbe spiegare cosa significa confondere il voto dei lavoratori, la loro adesione al sindacato, che non è stata messa in discussione, e gli interessi dell’impresa». Durissima la reazione del segretario nazionale della Fiom, Giorgio Cremaschi, che promette battaglia: «Per quel che mi riguarda la sfida di Montezemolo è totalmente accettata, fabbrica per fabbrica, sciopero per sciopero». Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, bolla le parole di Montezemolo come «un attacco ingeneroso e generico»: «Chi è senza colpa scagli la prima pietra. Così facendo si bloccano solo i necessari processi di riforma e si fa il gioco di chi non vuole cambiare nulla». Secondo il leader della Cisl, «non è con il populismo o peggio cavalcando le campagne strumentali contro il sindacato che si risolvono i problemi del Paese e delle imprese». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti afferma invece che «se gli industriali trattassero meglio i lavoratori, questi saranno ancora più vicini». «Gli dessero più soldi, visto che li pagano molto poco» aggiunge il leader della Uil che invece non commenta le affermazioni circa i sindacati come professionisti del veto limitandosi a dire: «Montezemolo è a fine mandato».

venerdì 18 aprile 2008

Guarda il caso... siamo dei marziani o...


La Repubblica del 18/04/2008

Gli operai Fiom che votano a destra"Così protetti da tasse e criminalità"
Votiamo Cgil in azienda e Bossi nell'urna. Che c'è di strano?La prima ci dà il contratto, la seconda la garanzia che i soldi restino al Nord"
BRESCIA - L'importante è saper rispondere alla domanda: "Mi conviene?". Paolo, ad esempio, ha capito che gli conviene votare Bossi perché la Lega lo protegge. Ha 22 anni, sta appoggiato al muro insieme ai coetanei durante la pausa mensa alla Innse Berardi, 250 metalmeccanici specializzati alla periferia di Brescia. Da chi ti protegge la Lega? "Dagli extracomunitari". Ne hai bisogno alla tua età? "Non è bello doversi difendere quando vai alla stazione". Che cosa vuol dire che la Lega ti difende? "Che, bloccherà i flussi, non li lascerà più entrare in Italia". Il capannello aumenta, la discussione si anima, Enrico contesta: "Tutte balle, ti lasci riempire la testa dalla tv. Non siamo a Chicago, dov'è tutta 'sta criminalità? E poi i criminali non ci sono in Italia? Prova ad andare in Sicilia". "Quelli almeno sono nostri e ce li curiamo noi. Ma dobbiamo preoccuparci anche di quelli che esportano gli altri?". E' facile sfottere Paolo. Christian scioglie la tensione con la battuta vincente: "Vuoi bloccare l'ingresso in Italia agli extracomunitari proprio tu che sei dell'Inter?". Paolo sembra soccombere. Ma l'aiuto vero gli arriva da Gianni, un ragazzo di 32 anni che a queste elezioni non ha votato. Un grillino adirato con la Casta? "No, non ho votato perché non posso ancora. Sono albanese, sono arrivato nel '99. Il mio vero nome è Hashim ma siccome è troppo complicato, tutti mi chiamano Gianni". Quando potrai votare per chi voterai? "Per il partito che sceglieranno la maggioranza degli italiani". In questo momento è la destra. Ti andrebbe bene la destra? "Perché no?". Forse perché potrebbe bloccare l'ingresso degli stranieri alle frontiere. "E allora? Io sono entrato, in autunno sono arrivati anche mia moglie e i miei figli. Se non arrivano tanti altri a farci concorrenza è meglio".
Così, in dieci minuti di chiacchiere da bar, Paolo e Gianni fanno a pezzi quel che resta del concetto di solidarietà, caro alla Dc di Martinazzoli, che ha governato queste terre durante la prima repubblica, come alla Fiom di Giorgio Cremaschi, che continua a governare il sindacato di fabbrica con il 70% dei voti alle elezioni delle rsu. Votano Fiom in azienda e Bossi nell'urna? "Dov'è il problema? Si vede che la Fiom e Bossi gli servono". Angelo, delegato a un passo dalla pensione, sa che la sua è una risposta provocatoria. Ma anche profondamente vera. "Da queste parti - spiega - le aziende hanno fame di operai specializzati. Qui i contratti integrativi sono ricchi, arriviamo a strappare aumenti di 2-3 mila euro all'anno". Tute blu quasi benestanti, ben diverse da quelle che, sull'altro lato della strada, costruiscono i camion all'Iveco, la vecchia e gloriosa Om, e portano a casa i salari degli operai Fiat. "Alla Innse - aggiunge Angelo - molti abitano nei paesi delle valli bresciane. Con il passare del tempo si sono fatti la villetta a schiera. Una conquista che adesso hanno paura di perdere con l'aumento del costo della vita". Qui si chiede ai comunisti di contrattare l'aumento con il padrone, perché loro sono ancora i più bravi nel settore ("tremila euro all'anno, sputaci sopra"), e si chiede a Bossi di realizzare il federalismo fiscale. Il comunista ti porta i soldi ma è la Lega che li difende. La sirena del federalismo, ad esempio, è quella che ha attirato Giovanni, contadino cuneese prestato all'industria della gomma. Arriva davanti al bar "Sporting", il ritrovo degli operai sul piazzale della Michelin di Cuneo, e spiega la sua soddisfazione: "Finalmente abbiamo vinto, adesso si può fare il federalismo fiscale". Che cosa vuol dire? "Che siamo padroni a casa nostra, che le tasse restano qui e non vanno a Roma. Con tutte quelle che paghiamo io e mia moglie per l'azienda agricola". Giovanni ha 49 anni e, come molti da queste parti, ha iniziato a compiere le sue scelte politiche nel ventre della Balena bianca: "Qui - ricorda - votavano tutti Dc, anzi votavano tutti Coldiretti", la potente associazione dei contadini democristiani. Rotto quel contenitore, Giovanni è diventato un leghista moderato. Uno che dice: "All'inizio votavo Lega per protesta. Poi mi sono un po' allontanato quando dicevano che volevano la secessione". Ma anche lui, quando si tratta di scegliere il sindacato, finisce per affidarsi a Cgil, Cisl e Uil. Gaspare e Luigi, delegati di fabbrica, raccontano del flop del SinPa, il sindacato dei leghisti: "Nel 2000 aveva fatto il pieno alle elezioni del consiglio di fabbrica, avevano il 33% dei voti. Poi sono rapidamente spariti. Quello del sindacalista non è un ruolo che si improvvisa. Non basta dire "Roma ladrona" per chiudere un contratto". Per il momento, comunque, sono i partiti del centrodestra più dei sindacati del Carroccio a mettere in crisi i sindacati confederali. A Brescia, dove lo straordinario è la regola, la detassazione promessa da Berlusconi ha fatto breccia. Aldo, delegato della Fim dell'Innse, ammette sconsolato: "Quello è stato un colpo da maestro". La Lega è forte, i messaggi del centrodestra bucano il video, ma la sinistra delle fabbriche dov'è finita? Sam, 35 anni, lavora alla Michelin di Cuneo insieme a un gruppo di altri ragazzi di colore. "Arriviamo tutti dal Benin, siamo in Italia da molti anni, abbiamo preso la cittadinanza. Abbiamo sempre votato Rifondazione". Ma? "Questa volta non lo abbiamo più fatto. Ci siamo riuniti per parlarne. Una parte ha scelto il Pd perché sperava di bloccare Berlusconi. Ma alcuni hanno proprio deciso di smetterla con la sinistra. Votano Berlusconi perché la sinistra litiga troppo, non si trova mai d'accordo su nulla". Per guardare in faccia la delusione della sinistra radicale basta andare a Genova, nel cuore del Porto, roccaforte dei camalli della Compagnia unica dove su sette delegati di area Cgil quattro sono di Rifondazione due dei Ds e due di Lotta Comunista. Mauro spiega la sconfitta dell'Arcobaleno: "A Genova si dice: "Ci hanno presi nella lassa", ci hanno fregati. Molti hanno votato Pd credendo che tanto il 4 per cento alla Camera si faceva e che Veltroni fosse vicino a Berlusconi nei sondaggi. Invece non era vero niente". Basta l'ingenuità a spiegare tutto? "No che non basta. Ne abbiamo parlato martedì tra di noi. Rifondazione ha sbagliato". Dove ha sbagliato? "Ad esempio con l'indulto". Ma l'indulto, una volta non era una legge di sinistra? "Lo dici tu. Ma quale sinistra? Ha messo fuori i delinquenti altro che sinistra". Forse non sarà solo per questo che nei seggi di Crevari, storico quartiere partigiano di Genova, la Lega batte la Sinistra arcobaleno 486 a 358. Sarà anche perché "un partito come Rifondazione non può votare a favore della guerra", come dice Matteo, operaio all'Iveco di Brescia. O perché "non si raccolgono i voti nelle fabbriche promettendo di cambiare la legge 30 sul precariato per poi non fare nulla", come rimpiange Luca che scarica container al porto. Così finisce che la delusione ti lascia a casa (a Genova l'astensione coincide con i 40 mila voti persi dall'Arcobaleno) o ti getta nelle braccia di Ferrando e Turigliatto: "Almeno loro la guerra non l'hanno votata", si consola Matteo all'Iveco. Il risultato è che la Lega avrà quattro ministri e l'Arcobaleno non c'è più. "Adesso tocca a Bossi mantenere le promesse", dice Alberto, della Fiom di Brescia. Ma anche lui sa che è una magra consolazione: "Sai come andrà a finire? Che quando la gente che ha votato Lega si incazzerà verrà da noi a chiederci di fare gli estremisti, la lotta dura e i blocchi stradali".

Libero del 18/04/2008

C'è una poltrona libera, da qualche giorno: è quella di presidente del Partito democratico. Anche se con un certo ritardo, Romano Prodi ha preso atto che nel Pd non lo voleva più nessuno e che la sua presenza era solo motivo d'imbarazzo. Il successore dovrebbe essere uno tra Rosy Bindi e Franco Marini. Pacatamente, serenamente, ci permettiamo di suggerire un terzo nome: quello di Tafazzi, il personaggio televisivo noto per l'irruenza con cui si percuote i genitali a colpi di bottiglia. Sarebbe un "padre nobile" perfetto. Nessuno riassume meglio di lui il tratto caratteristico della sinistra italiana: la capacità di farsi del male, (...) segue a pagina 3 di insistere nell'errore anche dopo che la "base" ha fatto capire nel modo più chiaro che chi pretende di rappresentarla sta sbagliando tutto. L'ultimo gesto autolesionista l'ha appena compiuto Guglielmo Epifani. Il segretario generale della Cgil ha annunciato che il suo sindacato è contrario all'abolizione dell'imposta comunale sulla prima casa, provvedimento con cui Silvio Berlusconi intende battezzare la nascita del suo nuovo governo.

Guardati intorno e vedrai che ci sono un sacco di RE

Attenzione!! ...vi racconterò la storia del pifferaio magico, sentiamo per ordine come andarono le cose. C'era una città nella valle fatata dove ogni persona era addomesticata a vivere ogni giorno in modo CHE la propria condotta soddisfasse IL RE, in un cielo blu il sole scaldava i prati, pieni di fiori gialli e profumati, le case erano grandi e tutte colorate, calde d'inverno, e FRESCHE D'ESTATE. Per ogni abitante non c'era diversità, secondo i voleri DI SUA MAESTÀ, la corte decideva il modo di vestire, LA LINGUA DA PARLARE, a musica da sentire, e in questa forzata uniformità non c'era neanche un barlume di libertà: DIVIETO DI CANTARE, DIVIETO DI BALLARE, e nei locali pubblici divieto di pensare, i soli a non piegarsi a questa dittatura un pugno di topi in una fognatura, trasgredivano la legge, attaccavano il sistema sbombolando sui muri il loro emblema. All'inizio erano in pochi ma il gruppo cresceva, dal pugno che erano diventarono una schiera di ratti rappatori graffittari in pieno effetto, e i tubi delle fogne erano il loro ghetto. Ogni Sabato sera, nella foresta, organizzavano un concerto, una jam, una festa, perché nel bosco un pifferaio li faceva ballare, avrebbero fatto di tutto per sentirlo suonare. Erano ubriachi dalle nove alle sei nato per rappare SEI QUELLO CHE SEI, odiavano la corte, ballavano e bevevano, e il pifferaio magico QUELLO IN CUI CREDEVANO. Il re era preoccupato per questa agitazione: temeva l'evolversi in sovversione, lui sapeva che i topi erano a conoscenza della crescita costante della loro potenza. Al pifferaio magico io devo parlare, al capo delle guardie disse: VALLO A CATTURARE, così alla corte quella sera entrò un tipo strano che teneva un flauto stretto nella mano. Sua maestà disse alle guardie potete uscire: nessuno deve udire quello che gli voglio dire. Pifferaio magico STAMMI A SENTIRE, io possiedo di tutto e te lo sto per offrire LO SO il talento non ti manca, perché sprecarlo con quella gentaglia. Sai benissimo anche tu che se lo voglio io diventerai un divo venerato come un dio SCARPE E MAGLIETTE CON SOPRA IL TUO SIMBOLO, DONNE E SOLDI COME SE PIOVESSERO, se questo ti interessa io te lo posso dare, ma prima c'é un favore che mi dovresti fare: con il tuo flauto raduna i topastri, falli divertire, bere, ballare come pazzi. Sarà l'ultima festa per quel marciume perché li spingerai giù fino al fiume, saranno così ubriachi da non poter più nuotare, ed uno dietro l'altro DOVRANNO ANNEGARE, eliminata quella feccia dalla mia nazione creerò una nuova star della canzone. Il pifferaio magico rispose: VA BENE, e dopo sua altezza gli offrì da bere ma so che poi uscì dalla corte coprendosi il viso per nascondere l'ombra di uno strano sorriso. Il pifferaio magico aveva un piano, montò sul suo cavallo e galoppò lontano, e città per città si fermava a suonare e in ogni posto i topi faceva ballare. Lo seguirono tutti nel suo viaggio nel paese, tornò alla valle fatata ch'era già passato un mese e dietro lui c'erano topi A NON FINIRE, un numero enorme impossibile da dire. Entrò nella via principale, con il suo strano corteo arrivò al palazzo reale, aiuto aiuto aiuto gridò il re terrorizzato, mi hanno abbattuto, MI HANNO SPODESTATO. Il pifferaio disse scusi maestà se ho regalato ai topi la sua città, ma forse almeno loro sapranno rispettare la libertà di ognuno di fare e di pensare ...attenzione!! LA LIBERTÀ' DI OGNUNO DI FARE E DI PENSARE. ...attenzione!!! E passato molto tempo e nella valle fatata ora c'é una città dove la gente é abituata a vivere ogni giorno come gli piace nel rispetto E NELLA PACE. Del pifferaio magico nient'altro io so, la sera della conquista a cavallo se ne andò disse ai topi mi dispiace non posso restare ci sono altre città ALTRI PEZZI DA SUONARE

giovedì 17 aprile 2008

Bce: «Pressioni sui conti pubblici

«Alta incertezza» sulla crescita, anche se i fondamentali di Eurolandia sono considerati ancora solidi
FRANCOFORTE - Serve «senso di responsabilità» nella gestione delle finanze pubbliche. Perché le prospettive dell'economia europea e mondiale non sono affatto rosse. La Banca centrale europea torna ad avvertire i governi nel «Bollettino» mensile: «È probabile - si legge nel documento - che si generino ulteriori pressioni sui conti pubblici» nell'area dell'euro nel corso del 2008 e «i Paesi che presentano squilibri di bilancio sono sollecitati a compiere ulteriori progressi sulla via del risanamento strutturale». L'istituto guidato da Jean-Claude Trichet sottolinea come «nella fase attuale politiche di bilancio particolarmente prudenti e orientate alla stabilità contribuirebbero anche a contenere le politiche inflazionistiche».
ALLARME PREZZI - Mentre i fondamentali economici di Eurolandia sono considerati ancora «solidi», si teme un ulteriore peggioramento delle prospettive economiche: per i tecnici di Francoforte c'è «alta incertezza» sul futuro. E il rischio di uan ulteriore frenata nella crescita basta a esortare gli Stati con forti disavanzi di bilancio a «compiere ulteriori progressi» su questo fronte. Altissimi i rischi di peggioramento del quadro inflazionistico: petrolio, prodotti alimentari, prezzi amministrati e salari sono i principali fattori di rischio. «Le informazioni più recenti - si legge - confermano l'esistenza di forti pressioni al rialzo sull'inflazione nel breve periodo», ben più alta del 2%, il valore preso a riferimento dalla Bce. Perciò per l'istituto vanno evitati in tutti i modi meccanismi automatici di adeguamento dei salari al costo della vita (tipo «scala mobile») che aggraverebbe la spirale inflazionistica con conseguenza gravissime sulle solidità delle basi dell'economia europea. Il Consiglio direttivo ripete quindi la raccomandazione dello scorso mese: evitare di ancorare i salari nominali all'inflazione.
CRISI IN BORSA - Nel 2008, comunque, la crescita del Pil dell'area euro dovrebbe continuare, «sebbene in misura minore rispetto al 2007», «a ritmi moderati». Ma nel Bollettino si sottolineano inoltre «i rischi al ribasso» collegati principalmente «alle turbolenze dei mercati finanziari» e ad «ulteriori rincari imprevisti dei prodotti energetici e alimentari».
RIFORME - In questo clima di preoccupazione i governi di Eurolandia si impegnino «maggiormente » nelle riforme strutturali. È l'invito della Bce che nel suo bollettino mensile «saluta con soddisfazione l'avvio, da parte del Consiglio europeo, del ciclo 2008-2010 della strategia di Lisbona rinnovata per la crescita e l'occupazione». In particolare, osserva l'istituto di Francoforte, «la crescita della produttività rimane debole, ostacolando l'espansione del reddito generale». Pertanto, «il consiglio direttivo incoraggia vivamente i paesi dell'area euro a impegnarsi per promuovere l'integrazione dei mercati e di ridurre la rigidità in quelli dei beni e servizi e del lavoro che limitano al concorrenza, la flessibilità dell'occupazione e la differenziazione delle retribuzioni». Le riforme, conclude l'Eurotower, «non soltanto promuoverebbero l'occupazione e sosterrebbero la crescita del prodotto potenziale, ma concorrerebbero altresì a moderare le pressioni sui prezzi».
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TASSI - La Bce ha anche confermato che l'attuale orientamento di politica monetaria contribuirà al mantenimento della stabilità dei prezzi nel medio periodo e ribadisce che, considerato i rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi, «non sarebbe sicuramente appropriato abbassare» i tassi d'interesse. Il Consiglio direttivo della Bce sottolinea «che il mantenimento della stabilità dei prezzi nel medio periodo costituisce l'obiettivo primario in linea con il suo mandato».

RINNOVO DEL CONTRATTO AZIENDALE

Cosa vorrei dal prossimo rinnovo se la mia età fosse tra i 24 e i 33 anni?
Quali sarebbero lei mie priorità?
E quelle di chi non ha la mia età quali sono?
Prima di rispondere a queste domande, mi devo chiedere " ho mai veramente letto il contratto precedente"?

Cosa vorrei dal prossimo rinnovo se la mia età fosse tra i 34 e i 43 anni?
Quali sarebbero lei mie priorità?
E quelle di chi non ha la mia età quali sono?
Prima di rispondere a queste domande, mi devo chiedere " ho mai veramente letto il contratto precedente"?

Cosa vorrei dal prossimo rinnovo se la mia età fosse tra i 44 e i 53 anni?
Quali sarebbero lei mie priorità?
E quelle di chi non ha la mia età quali sono?
Prima di rispondere a queste domande, mi devo chiedere " ho mai veramente letto il contratto precedente"?

Cosa vorrei dal prossimo rinnovo se la mia età fosse tra i 54 e i 63 anni?
Quali sarebbero lei mie priorità?
E quelle di chi non ha la mia età quali sono?
Prima di rispondere a queste domande, mi devo chiedere " ho mai veramente letto il contratto precedente"?

Provate a rispondere e sosteneteci nel portare avanti le esigenze e i bisogni di tutti.

Call center: 60 mila in attesa


Esplosione in fabbrica, due operai morti

Incidente in una ditta a Cornate D'Adda. Le vittime,un italiano e uno straniero, pulivano un macchinario
MILANO - Due operai sono morti e altri due sono rimasti feriti nell'esplosione, probabilmente di un macchinario, dentro una fabbrica di materiale plastico a Cornate D'Adda, a una trentina di chilometri da Milano. Si tratta della ditta Masterplast. Secondo le prime informazioni dei vigili del fuoco, l'esplosione è avvenuta intorno alle 17, quando nella fabbrica erano presenti circa dieci persone.
LE VITTIME - Si chiamano Raimondo Casati, 47 anni, residente a Vimercate (Milano) dove conviveva, senza avere figli, e Moussa Compaore, cittadino del Burkina Faso, 28 anni, che invece era sposato, aveva un bambino e risiedeva a Casatenovo (Como). Da molti anni l'uomo era regolarmente in Italia. I due feriti sono figli del titolare della ditta. Le loro condizioni non sarebbero gravi: uno è stato ricoverato all'ospedale di Monza e l'altro in quello di Vimercate. Anche il padre, in stato di choc, è stato portato in ospedale.
PULIZIA - I due dipendenti sono rimasti vittime dello scoppio di un macchinario per la lavorazione della plastica, un estrusore, il cui malfunzionamento era già stato segnalato dai dipendenti occupati nel turno mattutino. L'esplosione della macchina ha colpito in pieno i due uomini, rimasti travolti da una pioggia di bulloni e pezzi dello stesso macchinario. Le due vittime probabilmente lo stavano pulendo. L'esplosione potrebbe essere stata causata dai vapori del prodotto utilizzato per pulire, a contatto con la sostanza plastica.
IL DOLORE - All'interno della fabbrica, dopo l'incidente, c'era anche la moglie del dipendente del Burkina Faso. La donna era giunta sul luogo dell'esplosione in lacrime e lanciando urla strazianti. Vestita in maniera tradizionale africana con una tunica blu e azzurra, teneva in braccio il figlio che, poi, è stato portato via da una vicina. È uscito da una porta laterale, accompagnato da un uomo della sicurezza della Masterplast, un giovane di colore, probabilmente parente della vittima o della moglie.
MINISTERO - Giovanni Battafarano, capo della segreteria tecnica del ministero del Lavoro, scrive in una nota che «il grave incidente suscita in noi grande dolore e richiama tutti a una piena e rigorosa attuazione delle leggi vigenti in materia di prevenzione, controllo, sanzione delle pratiche non rispettate delle tutele e dignità del lavoro».

Eurolandia, inflazione da record

Petrolio e alimentari trascinano i prezzi. E l'Euro supera il suo massimo storico
BRUXELLESContinua la fiammata dell’inflazione in Europa. Nel mese di marzo, secondo i dati pubblicati oggi da Eurostat, l’indice dei prezzi al consumo è salito infatti nell’area euro del 3,6%, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, e del 3,8% nell’insieme dell’UE, con un incremento di 3 decimi di punto rispetto al 3,3 ed al 3,5 del mese di febbraio. L’Italia si colloca nella media dell’area euro con un 3,6%. Nello stesso mese dell’anno precedente, l’inflazione era rispettivamente all’1,9 ed al 2,3%. Gli aumenti più forti riguardano ancora una volta l’energia, (11,2% nell’area euro su base annua), seguita dai prodotti alimentari (6,2%) e dai trasporti (5,6%). Sulla scia dei dati l'euro raggiunge il nuovo massimo storico: la moneta europea balza a 1,5967.

mercoledì 16 aprile 2008

Bankitalia:Migliorano i conti pubblici ma la pressione fiscale è aumentata

Rallentano i consumi delle famiglie, ma anche i debiti. La debolezza dell'economia italiana proseguirà nel 2008
Migliorano i conti pubblici italiani nel 2007 ma al prezzo di un «forte aumento della pressione fiscale e contributiva». Questo il giudizio della Banca d'Italia nella disamina della finanza pubblica contenuta nel Bollettino Economico. «L'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è diminuito nel 2007 di 1,5 punti percentuali - si legge nella relazione - all'1,9% del Pil, riportandosi sui livelli del biennio 1999-2000». Il risultato, prevede Palazzo Koch, dovrebbe consentire «nei prossimi mesi» l'abrogazione della procedura per deficit eccessivo avviata nel 2005. «L'avanzo primario, quasi annullato quell'anno, è salito al 3,1% del Pil», prosegue Bankitalia notando che, «come nel 2006, il miglioramento dei conti riflette essenzialmente il forte aumento della pressione fiscale e contributiva (al 43,3% del Pil, poco al di sotto del massimo raggiunto nel 1997)». SPESA PRIMARIA - L'incidenza della spesa primaria corrente, poi, è diminuita «lievemente», al 39,6% del Pil, «ma rimane prossima al suo valore massimo». La spesa per investimenti è tornata ad aumentare, anche se a un ritmo inferiore a quello del prodotto; quella per interessi è salita dal 4,6 al 5,0% del Pil, riflettendo in larga parte l'aumento dei tassi all'emissione occorso nell'ultimo biennio. Il debito pubblico è sceso dal 106,5 al 104% del Pil, riportandosi sul livello del 2004. Il quadro programmatico - conclude Bankitalia - conferma l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2011. ECONOMIA - La fase di «debolezza ciclica» dell'economia italiana, aggiunge Bankitalia, proseguirà nel 2008. «In Italia - si legge nel documento di via Nazionale - numerosi indicatori qualitativi e quantitativi suggeriscono che la fase di debolezza ciclica in atto dal quarto trimestre del 2007 si protrarrà nel 2008, portando il ritmo di crescita produttiva su valori al di sotto del potenziale». Secondo la Banca centrale, «la nostra economia continua a risentire dei problemi strutturali che si riflettono da vari anni in un progresso insufficiente della produttività, indipendentemente dalle fluttuazioni cicliche».FAMIGLIE - Rallenta la spesa per consumi degli italiani che comunque continuano ad indebitarsi anche se con più parsimonia. In particolare per quanto riguarda i consumi delle famiglie, da Via Nazionale spiegano che nel 2007 l'aumento dei consumi delle famiglie (+1,4%) ha riflesso quello della spesa per servizi e, in misura minore, per beni durevoli e tra questi in particolare per mezzi di trasporto (grazie agli incentivi alla rottamazione). Ma la spesa per consumi «ha fortemente rallentato nella seconda metà dell'anno» e i dati sulle vendite al dettaglio del quarto trimestre 2007 «segnano un marcato calo degli acquisti di beni non durevoli e di generi alimentari che potrebbero aver risentito dei recenti rincari». Questa situazione si riscontra anche nei mesi recenti dell'anno in corso: «l'indice delle vendite al dettaglio ha continuato a flettere» e «il clima di fiducia dei consumatori è nettamente peggiorato». Per quanto riguarda invece il debito delle famiglie questo è visto in «decelerazione»: «i dati di febbraio segnalano un ulteriore rallentamento sia dei mutui per acquisto di abitazioni sia del credito al consumo». Palazzo Koch segnala che gli oneri sostenuti dalle famiglie per il servizio del debito «hanno continuato a salire, fino a raggiungere il 7,9% del reddito disponibile nel 2007 (0,9 punti in più rispetto al 2006)». «Evidenza di fonte campionaria relativa ai mutui immobiliari - prosegue il Bollettino - indica che dal 2004 l'incidenza della rata del mutuo sul reddito familiare è aumentata soprattutto per i nuclei appartenenti al quartile di reddito più basso, al 32%; tale valore era già stato raggiunto nella seconda metà degli anni '90. Nell'ultimo decennio l'aumento dell'incidenza della rata ha peraltro interessato soprattutto le famiglie con un reddito superiore alla mediana, alle quali fanno capo oltre i tre quarti del debito totale del settore». INFLAZIONE - Secondo Bankitalia, l'inflazione al consumo in Italia resterà «relativamente elevata per tutto il 2008, al 2,6% in media». Solo nei primi mesi del 2009 «essa potrebbe scendere intorno al 2%». Le previsioni, che non incorporano il dato di marzo che è stato confermato al 3,3%, «si basano su un quadro di rallentamento della crescita mondiale che determinerebbe una sostanziale stabilizzazione dei prezzi delle materie prime alimentari e dei corsi petroliferi». Bankitalia sottolinea che a causa dei rincari energetici e alimentari «anche in Italia l'inflazione è significativamente aumentata dalla scorsa estate». Essa avrebbe raggiunto a marzo «il 3,6% sui dodici mesi, il valore più elevato dal 1996». Al marcato aumento dei prezzi, sottolinea Bankitalia «avrebbero contribuito anche i rincari delle tariffe aeree e dei servizi ricettivi e di ristorazione». L'istituto di via Nazionale sottolinea anche l'ascesa dei carburanti «che ha riflesso quella dei corsi petroliferi solo in parte compensata dall'apprezzamento dell'euro sul dollaro».
15 aprile 2008

CALL CENTER

Non più precari, ma dipendenti subordinati a tutti gli effetti. L’ultima sentenza della Corte di Cassazione rivoluziona il mondo dei call center: i lavoratori non possono essere considerati autonomi. Respinto così il ricorso di una società di Padova, multata per non aver versato i contributi Inps di 15 centra-liniste, lavoratrici subordinate a tutti gli effetti.
Ma di precari il settore dei call center ne conta molti di più: «40 mila sono quelli censiti – spiega Paolo Pirani, segretario confederale Uil – Con la circolare del ministro Damiano ne sono stati già stabilizzati 22 mila». Di illegali, invece, ce ne sarebbero più del doppio: un sottobosco di lavoratori atipici, difficilmente individuabile, che supererebbe così le 100 mila unità. «Questa sentenza – afferma Gianni Fortunato dell’Ugl Telecomunicazioni – va nella direzione già tracciata: la stabilizzazione di questo mondo troppo a lungo sfruttato e ai margini della politica». Capita spesso, poi, che i lavoratori non siano neanche dipendenti di grandi aziende: «C’è una miriade di mini-call center – spiega Roberto Di Palma della Cgil Telecomunicazioni – che forniscono servizi in appalto». Anche per questi la sentenza accresce la possibilità di emergere dal precariato.

giovedì 10 aprile 2008

CARO BENZINA







PART-TIME




LITIGARE NON SERVE, DIALOGARE SI




mercoledì 9 aprile 2008

I MOTIVI DI UNA SCELTA

Il mio rapporto con il mondo sindacale, in tutti i 17 anni di lavoro presso l'Italiana, è stato sempre marginale, ero uno spettatore attento, pronto a riconoscere ed appoggiare quelle decisioni comuni che hanno avuto risvolti positivi per la vita lavorativa di tutti,ma anche pronto a criticare quelle scelte che secondo il mio modo di vedere potevano essere meglio approfondite o gestite in maniera meno "politica".
Prossimi alla contrattazione per il rinnovo del contratto integrativo, mi sono detto "perché non portare il mio vissuto e quello appresso dal continuo confronto con gli altri, all'interno del sindacato (senza scelte di campo), portando una carica positiva, nuove iniziative e tanto entusiasmo".
Dal punto di vista sindacale parto con un bagaglio quasi nullo con lo 0 % di esperienza, ma porto in dote la mia capacità nel saper ascoltare gli altri e la mia quotidianità lavorativa e familiare, che sicuramente non è uguale a quella degli altri,in quanto ognuno di noi a una propria identità, ma quello che tutti abbiamo in comune è ciò che ci accade intorno...
Aprile Alessandro

martedì 8 aprile 2008

Basta poco...


Precariato


LEGGE 626

Art. 55
(Sorveglianza sanitaria)
1. I lavoratori, prima di essere addetti alle attività di cui al presente titolo, sono sottoposti ad una visita medica per evidenziare eventuali malformazioni strutturali e ad un esame degli occhi e della vista effettuati dal medico competente. Qualora l'esito della visita medica ne evidenzi la necessità, il lavoratore è sottoposto ad esami specialistici (1).
2. In base alle risultanze degli accertamenti di cui al comma 1 i lavoratori vengono classificati in:
a) idonei, con o senza prescrizioni;
b) non idonei.
3. I lavoratori sono sottoposti a sorveglianza sanitaria, ai sensi dell'articolo 16.3-bis. Le visite di controllo sono effettuate con le modalità di cui ai commi 1 e 2.3-ter. La periodicità delle visite di controllo, fatti salvi i casi particolari che richiedono una frequenza diversa stabilita dal medico competente, è biennale per i lavoratori classificati come idonei con prescrizioni e per i lavoratori che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età; quinquennale negli altri casi .
4. Il lavoratore è sottoposto a controllo oftalmologico a sua richiesta, ogniqualvolta sospetti una sopravvenuta alterazione della funzione visiva, confermata dal medico competente, oppure ogniqualvolta l'esito della visita di cui ai commi 1 e 3 ne evidenzi la necessità;
*5. La spesa relativa alla dotazione di dispositivi speciali di correzione in funzione dell'attività svolta è a carico del datore di lavoro.
------------
(1) Comma così modificato dall’art. 19, comma 3, D.Lgs. 19 marzo 1996, n. 242.

lunedì 7 aprile 2008

ICI-TARS













domenica 6 aprile 2008

I Numeri dei Sindacati




sabato 5 aprile 2008

Perdita di credibilità

Sindacati, la casta in crisi
Diritto di veto e iscritti insofferenti. Il caso Alitalia e la difesa dei privilegi.

Nella remota eventualità che riescano a mettersi d'accordo, le ultime quattro sigle delle 43 organizzazioni sindacali scolastiche potrebbero perfino convocare un tavolo di scopone scientifico, in virtù del loro solitario iscritto. Piano con lo stupore. Perché nel mondo parallelo delle confederazioni, le dimensioni non contano. Nel settore ippico ci sono il contratto di base e quello per i cavalli da corsa, anzi, quelli, al plurale perché le normative sono differenti per il trotto o il galoppo. Le imprese che producono ombrelli e ombrelloni godono di un'unica intesa, che però differisce da quella delle aziende che forniscono il manico del manufatto. Per stare sull'attualità: nel 2007, la più piccola delle 13 sigle dell'Enav, ente controllori di volo, cinque tesserati, uno zoccolo duro di sostenitori che starebbe largo in un monolocale, riuscì a far cancellare 320 voli in un solo giorno. Domanda d'obbligo: queste giornate sono la riproduzione riveduta e corretta dell'autunno Ottanta? C'è la sensazione diffusa che rappresentino comunque un passaggio delicato nella vita del sindacato, che segnino una svolta nella sua credibilità. Sta arrivando un libro che si chiama L'altra casta, e sembra essere un Atlante della crisi, o almeno un suo sintomo. Naturalmente, c'è un capitolo dedicato ai fasti di Alitalia, l'azienda più sindacalizzata d'Italia, nel quale si apprende — tra le altre cose — dell'esistenza sancita per contratto di una Banca dei riposi individuali, della speciale indennità riservata al personale viaggiante per la temporanea assenza del lettino a bordo di alcuni Boeing 767-300, centinaia di euro che per non creare odiose discriminazioni sono stati corrisposti anche a chi volava su aerei dotati delle cuccette in questione. D'accordo, così è troppo facile. Basta aneddoti. Ce ne sono tanti, troppi. Il problema è un altro. Alcuni libri hanno la fortuna o la capacità di cogliere lo spirito dei tempi, di intercettare uno stato d'animo comune, giusto o sbagliato che sia. L'altra casta, scritto da Stefano Livadiotti, giornalista de L'Espresso, è uno di questi libri. Un pamphlet, che opera una dissezione da autopsia dei sindacati italiani, definiti «macchina di potere e denaro». Ne elenca in modo analitico le storture, gli organici colossali con migliaia di dipendenti pagati dal contribuente, lo sterminato e parzialmente detassato patrimonio immobiliare, i vantaggi, i privilegi che autorizzano l'autore a usare il termine ormai negativamente iconico di «casta». Ma soprattutto, questo è forse l'aspetto più controverso, ne mette in luce la perdita di identità, le debolezze e i limiti nel recitare il ruolo importante che dovrebbero avere nel Paese. Nel mare di cifre, storie e statistiche forniti da Livadiotti, è questa accusa, la più empirica, che ferirà i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil. L'autore enuncia la tesi con una certa ruvidezza: «L'immagine del sindacato come di un soggetto responsabile, capace di farsi carico degli interessi generali del Paese, agli occhi degli italiani si è dissolta ormai da tempo». Sempre più autoreferenziali, le confederazioni hanno perso il contatto con la vita vera, per diventare un soggetto autistico, abiurando alla loro storia, alla loro vera missione. «Un apparato che, presentandosi come legittimo rappresentante di tutti i lavoratori, in nome di una concertazione degenerata in diritto di veto, pretende di mettere becco in qualunque decisone di valenza generale, ma in realtà fa gli interessi dei suoi soli iscritti, ai quali sacrifica il bene collettivo, mettendosi ostinatamente di traverso a qualunque riforma rischi di intaccarne uno statu quo fatto di privilegi ». L'altra casta, è bene dirlo, è un'opera brutale, una specie di libro nero del sindacalismo, e in quanto tale destinato a dividere, a far discutere. Ma le frasi citate qui sopra non vanno controvento, perché rappresentano davvero un sentimento di insofferenza verso il sindacato, questo sindacato, che nell'Italia del 2008 si respira a pieni polmoni, e negarlo sarebbe stupido, persino autolesionistico. Nel cittadino medio, la percezione diffusa del sindacato è questa, piaccia o no. E una vicenda più di ogni altra contribuisce a cementarla. «Dove comandano loro», è il titolo programmatico del capitolo dedicato ad Alitalia, azienda che ha un tasso di sindacalizzazione bulgaro, il 77,9% tra gli assistenti di volo e l'87,1% tra i piloti. Le scoperte sono varie, indubbiamente sconfortanti, sempre istruttive. Si apprende ad esempio che grazie al Regolamento sui limiti di tempo di volo e di servizio e requisiti di riposo per il personale navigante, il giorno di riposo, «singolo libero dal servizio», per i piloti Alitalia comprende due notti e non deve essere mai inferiore alle 33 ore, Keplero e Copernico se ne facciano una ragione. Si viene a sapere inoltre dell'esistenza di un Comitato nomi, invenzione che sarebbe piaciuta tanto al compianto Beppe Viola, fondatore con Enzo Jannacci dell'Ufficio facce. Trentasei dipendenti per suggerire come battezzare i nuovi aerei, finché ci sono stati soldi per comprarli. Più seriamente, nel 2007, mentre il governo cercava col lanternino un compratore disposto a salvare la nostra compagnia di bandiera dal fallimento — ha perso 364 milioni di Euro in 365 giorni, di ventiquattro ore — piloti e hostess si sono fatti un giro di valzer sul Titanic sommando scioperi che hanno causato mancati introiti per un totale di 111 milioni di Euro. E gli ultimi eventi, il cestinamento dell'offerta di Air France, la penosa rincorsa ai suoi dirigenti per riportarli al tavolo delle trattative, portano acqua alla tesi di chi, Livadiotti è tra questi, vede in Alitalia il punto critico che fissa l'incapacità conclamata di conciliare gli interessi dei propri iscritti con quello generale. Che brutta questa immagine di un sindacato privo di autorevolezza ma sempre pronto ad esternare su qualunque aspetto dello scibile umano. Nell'ultimo anno solare il capo della Cisl ha collezionato 607 titoli sul notiziario Ansa, una media di 1.7 esternazioni al giorno, compresi Natale, Capodanno e Ferragosto. Leggermente attardato Epifani (539), segue a ruota Angeletti (339). Nello stesso arco di tempo, annota Livadiotti, la percentuale di coloro che vedono i sindacati come il fumo negli occhi è volata dal 67,9% al 78,3%, dati Eurispes, mentre lo zoccolo duro che ancora si dichiara molto fiducioso nel loro operato è passato dal 10,1 al 4,1%. Ecco, ne L'altra casta c'è quasi tutto per chi cerca conferme alla propria disistima verso i sindacati, compresi certi toni davvero duri. Per gli altri, mancherà sicuramente un capitolo dove si dia conto dei meriti storici del sindacato italiano, anche senza prenderla troppo da lontano, Portella della Ginestra, le lotte del dopoguerra, cose che stanno nei libri di storia, o della sua capacità — intermittente — di essere una delle ultime istituzioni che porta i propri iscritti a ragionare anche di temi elevati, di ideali. Manca l'onore delle armi all'avversario. Ma forse, come le pipe di Magritte, un pamphlet è un pamphlet, null'altro che questo.
Marco Imarisio (Corriere della Sera)
05 aprile 2008

giovedì 3 aprile 2008

I FALSI PENSIONATI DELL'AMIANTO

Da Genova è partita l'indagine, la Procura del capoluogo di Provincia della regione Liguria, scopre una megatruffa ai danni dello Stato. Migliaia le pratiche sospette. Amianto la carica dei finti pensionati. Sotto inchiesta, non hanno mai lavorato a contatto con il pericoloso metallo. Ma, grazie a complicità politiche e sindacali, hanno ottenuto bonus previdenziali. Migliaia di ex operai, impiegati e dirigenti nel mirino dei magistrati di Genova. L'inchiesta fa tremare l'Italia.

ALITALIA RISCHIO OCCUPAZIONE




Mutui un problema sociale - Banche o strozzini?








Diritto al lavoro


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