a Peppino Impastato e Santo De Luca

mercoledì 30 giugno 2010

La terza via

Dalle vie della difesa dei Lavoratori di Vanzetti.

Unità, disattesa. Il patto ha già subito forti lacerazioni. Già dalla nascita della concertazione ha reso molta insoddisfazione nella base.
L'attività istituzionale per colpa dei rapporti con le istituzioni e le controparti, ha modificato la delega in una sorta di passività da accettare, in quanto sono entrati a far parte, se non di fatto, ma almeno nella sostanza degli apparati burocratici dello Stato e delle Società.
La possibilità di agire in modo autonomo dai partiti politici nell'interesse della base, non è stato possibile non è stato mai attuato.
Etereogeneità ed azione diretta si pongono come soluzione valida ed alternativa atta a contrastare le affermazioni convenzionali di cedimento e degenerazione della ideologia delle originarie Leghe.
In questo la teoria della " La terza via" si concretizza e si fa, ora più che mai, percorribile.

martedì 29 giugno 2010

Lo ricordiamo così...

... perché è stato un uomo che ha saputo dire di no, la costrizione di fare spettacolo di "consumo" l'ha sempre rifiutato e noi siamo stati, siamo e saremo con chiunque sa dire di no, come hai fatto tu.
Ciao Pietro.

lunedì 28 giugno 2010

LA PAROLA ALLA VERA SOCIOLOGIA - LA LOTTA DI CLASSE.

Prospettiva del conflitto


Nella sociologia la prospettiva del conflitto è uno dei tre filoni principali di pensiero attorno al quale, nel tempo, si sono agglomerati diversi autori. In altre parole è un modo di approcciarsi ai fenomeni sociali. Le altre due prospettive possibili sono quella funzionalista e interazionista.
I teorici del conflitto assumono che le società si trovino in uno stato costante di cambiamento in cui il conflitto è una caratteristica permanente. Come il funzionalismo, anche le teorie del conflitto propongono un modello complessivo che descrive il funzionamento della società, tuttavia respingono l'accento funzionalista sul consenso per privilegiare l'importanza delle divisioni sociali, concentrandosi sui temi del potere, della disuguaglianza e del conflitto. Secondo questo modello complessivo la società è composta di gruppi distinti, ciascuno dedito al proprio interesse. L'esistenza di interessi distinti comporta la costante presenza di un conflitto: quelli che prevalgono nel conflitto diventano gruppi sociali dominanti, quelli che soccombono diventano gruppi sociali subordinati.
Conflitto non significa necessariamente violenza aperta, ma anche tensione, ostilità, competizione e dissenso sui fini e valori. Esso non è un evento occasionale che interrompe il funzionamento generalmente armonioso della società, una parte costante e necessaria della vita sociale. Le cose che le persone vogliono - potere, ricchezza e prestigio - sono sempre scarse e la loro domanda supera l'offerta. Coloro che controllano queste risorse riescono a proteggere i loro interessi a spese degli altri.
I teorici del conflitto considerano l'immagine funzionalista di un consenso generale sui valori come una pura finzione: ciò che accade in realtà - secondo loro - è che chi ha il potere costringe il resto della popolazione all'acquiescenza e alla conformità. In altre parole l'ordine sociale viene mantenuto non con il consenso popolare, ma con la forza o con la minaccia dell'uso della forza.
I teorici del conflitto non pensano che il conflitto sia una forza necessariamente distruttiva: può avere spesso dei risultati positivi, in quanto può portare a cambiamenti sociali che altrimenti non si sarebbero realizzati. I cambiamenti sociali impediscono che la società ristagni.

Vari filoni
Il filone nasce con Karl Marx, il quale considerava la lotta tra le classi sociali come il "motore" della storia e la fonte principale del cambiamento. Dominante nell'Europa occidentale, la prospettiva del conflitto è stata ignorata dalla sociologia americana fino agli anni '60. A partire dai sommovimenti politici di quegli anni è divenuto più agevole analizzare il cambiamento della società mediante la prospettiva del conflitto piuttosto che con quella funzionalista.
La teoria del conflitto sviluppata da Mills e Coser, non concentra la propria attenzione, come fece Marx, sulla lotta di classe, ma considera come un fatto che troviamo nella vita di ogni società il conflitto tra molti gruppi e interessi (es. i vecchi contro i giovani, i produttori contro i consumatori, abitanti del centro contro quelli della periferia..).
Meno nota delle altre, ma pur sempre importante, è l'idea di lotta di classe proposta dall'economista belga Gustave de Molinari, per il quale, il vero conflitto sociale non sarebbe tra proletari e capitalisti, ma bensì tra produttori e parassiti, ossia contrapposizione fra produttori di ricchezza (dipendenti o imprenditori privati), e pubblici parassiti mantenuti dallo Stato

Lo scopo

Il Sindacato accoglie sia i lavoratori\lavoratrici iscritti e sia quelli non iscritti ai sindacati, rispondendo del suo operato direttamente ai lavoratori. Una volta esaurita la sua funzione, tende a dissolversi o comunque a lasciare l’eredità ad altri militanti che tentano di proseguirne l’attività.

il ruolo dei Sindacati

Il sindacato, organizzazione di massa per eccellenza, è nato storicamente nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro in generale, per soddisfare gli specifici bisogni materiali dei lavoratori\lavoratrici.

Il sindacato deve essere caratterizzato dall’eterogeneità e dall’azione diretta.

L'etereogeneità è necessaria perché i sindacalisti debbono tutelare gli associati, prescindendo dalla loro ideologia, ovvero devono unire non tanto gli iscritti di questo o quel partito, ma tutti i lavoratori.

L’azione diretta è da intendere come partecipazione in prima persona alle lotte e alle rivendicazioni sociali. Il sindacato è quindi uno strumento in mano ai lavoratori\lavoratrici e, pertanto, l’emancipazione non può che essere il risultato finale di una pratica costante di lotta quotidiana.

«L'organizzazione sindacale deve avere uno scopo ultimo ed uno immediato. Lo scopo ultimo deve essere l'espropriazione del capitale da parte del lavoratori associati, la restituzione cioè ai produttori, e per essi alle loro associazioni, di tutto ciò che il loro lavoro ha prodotto, di tutto ciò che ha prodotto il lavoro della classe operaia attraverso i secoli, di tutto ciò che senza l'opera del lavoratori non avrebbe alcun valore. Lo scopo immediato è sviluppare sempre più lo spirito di solidarietà tra gli oppressi e di resistenza contro gli oppressori, tenere esercitato il proletariato con la ginnastica continua della lotta operaia nelle sue forme più diverse, conquistare oggi stesso tutto ciò che è possibile strappare, per quanto poco possa essere, al capitalismo in benessere e libertà». (Luigi Fabbri, L'organizzazione operaia e l'anarchia).

Breve storia del Sindacato

Sciopero in Indiana, USA (1919)Le prime forme associative dei lavoratori nacquero essenzialmente nel Regno Unito (fine del XVIII secolo). In una fase successiva si diffusero, assai rapidamente, anche in Francia e Germania, dove furono duramente avversati dalle classi privilegiate. In Italia le associazioni operaie, con caratteristiche simili ai sindacati, chiamate Leghe di resistenza, si svilupparono solamente nel 1870 in seguito allo sviluppo del sistema industriale.

Nel 1906, sempre in Italia, si costituì la CGL e da una sua scissione, tra il 1918 e il 1926, prese forma la CISL (la UIL nacque invece nel 1950). Nel 1912 nacque a Modena il sindacato rivoluzionario dell' U.S.I. per opera di lavoratori precedentemente iscritti alla C.G.L..
Con l’avvento del fascismo e del sistema corporativistico, i sindacati furono messi fuorilegge e bisognò attendere la fine della guerra perché potessero riorganizzarsi.

Sindacalismo

Il sindacalismo è l’azione militante dei sindacati volta all’ottenimento degli scopi dei lavoratori\lavoratrici e che mira, o dovrebbe mirare, all’unificazione degli stessi nell’ambito di un’organizzazione sindacale, in maniera da difendere i loro interessi comuni (aumenti salariali, miglioramenti delle condizioni di lavoro, lotta ai licenziamenti ecc. ).
Nel senso corrente del termine il sindacalismo è riferito ai sindacati professionali e, in misura minore, a quelli studenteschi, liceali o universitari.

RASSEGNA GABER

Il comportamento

Mio nonno è sempre mio nonno

è sempre Ambrogio in ogni momento
voglio dire che non ha problemi di comportamento.

Ma io non assomiglio ad Ambrogio
l'interezza non è il mio forte
per essere a mio agio
ho bisogno di una parte.

Per esempio, quando sto in campagna
ed accendo il fuoco nel camino
lentamente raccolgo la legna
e mi muovo come un contadino

E se in treno incontro una donna
io mi invento serio e riservato
faccio quello che parla poco
ma c'ha dietro tutto un passato.

E se mi viene bene
se la parte mi funziona
allora mi sembra di essere una persona.

Qualche volta metto il mio giaccone
grigio verde tipo guerrigliero
me lo metto e ci aggiusto il mio corpo
e già che ci sono anche il mio pensiero

E se invece sto leggendo Hegel
mi concentro, sono tutto preso
non da Hegel, naturalmente
ma dal mio fascino di studioso.

E se mi viene bene
se la parte mi funziona
allora mi sembra di essere una persona.

Mio nonno si è scelto una parte
che non cambia in ogni momento
voglio dire che c'ha un solo comportamento.

Io invece ho sempre bisogno
di una nuova definizione
del resto lo fanno tutti
è una tacita convenzione.

Ma da oggi ho voglia di gridare
che non sono stato mai me stesso
e dichiaro senza pudore
che io recito come un fesso.

E se mi viene bene
se la parte mi funziona
allora mi sembra di essere una persona.

Se un giorno noi cercassimo
chi siamo veramente
ho il sospetto
che non troveremmo niente.

martedì 22 giugno 2010

Gramsci: La città futura

L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.

lunedì 21 giugno 2010

IL GRANDE CINEMA

IL GLADIATORE

QUANDO LA FISICA CI VIENE IN AIUTO ...

LA TERZA LEGGE DI NEWTON
"Il principio di azione e reazione", talvolta viene espresso come: "Per ogni azione esiste una reazione uguale e contraria". In modo più esplicito:


Le forze sono sempre prodotte a coppie, con uguale grandezza e verso opposto. Se il corpo n.1 esercita una forza F sul corpo n.2, allora il corpo n.2 eserciterà sul corpo n.1 una forza di uguale grandezza e di verso opposto.

sabato 19 giugno 2010

QUANTO TUTTI GLI STRATI SOCIALI DEMOCRATICI ERANO NEL MIRINO DELLA SOVVERSIONE ARMATA

Omicidio di Renato Briano
La mattina del 12 novembre 1980 Renato Briano, direttore del personale della società Ercole Marelli di Sesto San Giovanni (nell'hinterland nord di Milano), venne ucciso da due terroristi appartenenti a un commando della colonna milanese delle Brigate Rosse, mentre si recava al lavoro.
Briano venne pedinato nella metropolitana milanese e mentre si trovava dentro una carrozza della linea uno della metropolitana in movimento verso la stazione Gorla, viene raggiunto alle ore 8,20 da due colpi di pistola (calibro 7.65) sparatigli a bruciapelo alla testa e morì sul colpo tra i passeggeri del convoglio. Gli assassini, dopo aver dichiarato di appartenere alle Brigate Rosse, e tenuti a bada i passeggeri con le armi, scesero alla fermata di Gorla dileguandosi facilmente.

Il contesto storico
Nel periodo fra la fine del 1979 e l'inizio del 1980 l' organizzazione delle Brigate rosse aveva subito duri colpi per arresti di suoi componenti, in parte dovuti a confessioni di terroristi pentiti, e dissidi interni che provocarono scissioni far i gruppi. La colonna milanese Walter Alasia si era resa indipendente e tendeva a proseguire la sua campagna di lotta violenta con omicidi mirati, spesso aventi come obiettivo dirigenti di società in cui era forte la lotta operaia. Nell'estate del 1979 la "marcia dei 40000" a Torino aveva segnato una sconfitta per le tre maggiori confederazioni sindacali, generando sentimenti di frustrazione e rivalsa in alcune delle frange estremiste legate alle lotte operaie.

L'Ercole Marelli, una storica e importante fabbrica della cintura industriale via Adriano - Crescenzago Sesto - Milano si trovava vicino alla sua chiusura e messa in liquidazione, quindi con una situazione di rapporti interni estremamente tesi e con il responsabile del personale impegnato personalmente nelle discussioni sindacali. Nella fabbrica era stato appena raggiunto un accordo fra direzione aziendale e sindacato, accordo contestato dalle posizioni più estremiste. Il delitto venne rivendicato dalle Brigate Rosse, con una telefonata fatta alle ore 10 nella stessa mattinata alla ANSA e quindi a Radio Popolare.

La sua uccisione ebbe ripercussioni immediate ed interrogazioni parlamentari causate anche dalla particolare audacia dell'omicidio, compiuto non seguendo le usate tecniche dell'agguato in luogo appartato o poco frequentato ma bensì nel mezzo della folla di lavoratori pendolari che si recavano al lavoro; i killer, due giovani dall'apparente età di 25 ani agirono spavaldamente a viso scoperto [1].

venerdì 18 giugno 2010

TANTI AUGURI RAFFAELLA CARRA'

Raffaella Carrà, nome d'arte di Raffaella Maria Roberta Pelloni (Bologna, 18 giugno 1943), è una conduttrice televisiva, showgirl, attrice e cantante italiana.

A Torino le polizze auto sono aumentate del 2,9% in un anno

In 12 mesi il costo medio è passato da 566 a 670 euro
Una polizza Rc auto a Torino costa in media 670 euro, in aumento del 2,9% rispetto all’anno precedente. Il dato emerge dall’Osservatorio auto realizzato da Aiba (Associazione italiana brokers di assicurazioni e riassicurazioni) in collaborazione con Iama Consulting sulla base dei listini applicati dalle compagnie.
In un anno il costo medio della polizza a Torino è passato da 566 a 670 euro.
A livello nazionale il premio pagato per la copertura Rc auto è di 766 euro. Dopo un periodo di calo delle tariffe che ha caratterizzato il 2008 e i primi tre mesi del 2009 i prezzi hanno ripreso a salire: da marzo 2009, quando il prezzo medio era di 643 euro, a marzo 2010 l’incremento medio delle polizze nel nostro Paese è stato del 19,1%.

giovedì 17 giugno 2010

MONDO GIOVANI:STOP ALLA LOBOTOMIA PSICOLOGICA

La lobotomia psicologica è un intervento psicologico conosciuto anche come svuotamento della personalità. Consiste nella creazione in serie di automi aziendali , più comunemente chiamati yes-man.
L'esito più riscontrato è il radicale cambiamento della personalità, o la fuga verso altri luoghi e solo in rari casi, è stata evidenziata in alcuni soggetti una naturale e miracolosa immunità dai suoi effetti.

Donne in pensione a 65 anni: la riforma interessa 25 mila dipendenti pubblici

La pacchia è finita. Prima o poi doveva accadere, dopo i numerosi diktat da Bruxelles. Non siamo più la felice eccezione del Vecchio Continente: anche in Italia, infatti, le impiegate pubbliche dovranno andare in pensione a 65 anni, come i colleghi uomini e come avviene nella maggior parte degli altri paesi europei.

Una riforma pretesa dalla Ue, che ha ritenuto inammissibile che l’equiparazione fosse raggiunta nel 2018 e che ha continuato a inviare avvertimenti al governo. L’ultimo, di pochi giorni fa. Un richiamo durissimo: niente scalini per l’Italia che rischierebbe pesanti sanzioni nel caso non si adeguasse.
E visto il momento delicato per le finanze pubbliche, con il rischio di fare la fine della Grecia, il governo ha voluto dare un forte segnale ai mercati. Così il Consiglio dei ministri giovedì ha dato il via libera all’equiparazione delle pensioni di vecchiaia tra uomini e donne nel pubblico impiego.
Si tratta di uno “scalone” unico a partire dal primo gennaio 2012 che riguarderà, secondo le stime del ministero, circa 25.000 dipendenti pubbliche da qui al 2019. Quelle che non lavorano per lo Stato possono dormire sonni tranquilli, anche in futuro: “La monovra non riguarda in alcun modo il settore privato e non ne è neanche la premessa”, ha specificato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi.
Una riforma, secondo fonti citate dalle agenzie, che permetterebbe di risparmiare in sette anni una somma pari a 1,45 miliardi di euro. E se la Cgil, il sindacato che ha sempre puntato i piedi contro qualsiasi ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile, definisce la decisione del governo “aberrante”, mentre il segretario dei Democrats Pierluigi Bersani parla di una manovra “inaccettabile”, dalle parti dell’opposizione c’è pure chi invita a cogliere l’occasione per dare vita a una nuova previdenza.
Coma ha spiegato a Panorama.it il giuslavorista Pietro Ichino, che è anche senatore del Pd, ricordando che ogni anno lo Stato spende circa “70 miliardi di euro per ripianare il bilancio pensionistico dell’Inps”, ossia per mandare in pensione i lavoratori a 60 anni.

Istat: lavoro, retribuzioni in aumento

Nel primo trimestre +3,6%, rispetto a 12 mesi fa crescono più dell'inflazione. Ocse: disoccupazione in aumento


eurostat: ad aprile in italia produzione industriale a +1%


Nel primo trimestre +3,6%, rispetto a 12 mesi fa crescono più dell'inflazione. Ocse: disoccupazione in aumento
ROMA - Le retribuzioni di fatto sono cresciute nel primo trimestre del 2010 del 3,6% sul primo trimestre del 2009 e dello 0,7% sul trimestre precedente. Lo comunica l'Istat ricordando che nel primo trimestre di quest'anno il tasso di inflazione Nic è stato pari all'1,3%.
INDICI SETTORIALI - L'Istat afferma che l'indicatore sulle retribuzioni di fatto si riferisce a unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (Ula) e al netto della Cig. E riguarda gran parte del settore privato, ad eccezione dell'agricoltura e del comparto pubblico. L'aumento su base annua delle retribuzioni di fatto è dovuto - spiega l'Istat - al +4,1% registrato nell'industria e al 3,2% segnato nei servizi. All'interno del settore industriale le retribuzioni hanno registrato un incremento tendenziale particolarmente marcato nel comparto delle estrazioni di minerali da cave e miniere (+15%) a causa, principalmente dell'erogazione di consistenti incentivi all'esodo in alcune grandi aziende. All'opposto, la variazione tendenziale negativa registrata nel settore della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (-2,5%) è dovuta alla riduzione, rispetto a un anno prima, della stessa componente degli incentivi all'esodo. Per quanto riguarda il terziario, la crescita su base annua più elevata si è verificata nel comparto delle attività finanziarie e assicurative (+5,8%). Inoltre, fa sapere sempre l'Istat, gli oneri sociali per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno hanno registrato un aumento tendenziale nel primo trimestre 2010 pari al 3,4%, mentre su base mensile la crescita è stata dello 0,5%. Quanto ai costi del lavoro, per Ula, il rialzo è stato del 3,6% sul primo trimestre 2009 e dello 0,7% sul trimestre precedente.
PRODUZIONE INDUSTRIALE - Intanto l'Eurostat informa che in aprile la produzione industriale è aumentata dello 0,8% nell'Eurozona e dello 0,5% nella Ue dopo +1,5% e 1,4% in marzo; rispetto ad aprile 2009 +9,5% e +7,8%. In Italia il dato migliore tra i grandi paesi, +1% dopo il +0,2% in marzo, Germania +0,8% dopo +3,1%, Francia -0,4% dopo +1,4%; Spagna -0,3% dopo +2,3%.
DISOCCUPAZIONE IN AUMENTO - La crescita della produttività non sembra però avere effetti sulla disoccupazione. Ad aprile nell'area Ocse si contavano 46,5 milioni di disoccupati, 3,3 milioni in più rispetto ad aprile 2009. Il tasso di disoccupazione nell'area Ocse ad aprile rispetto al mese precedente, è però rimasto stabile all'8,7%. Lo comunica l'organizzazione di Parigi aggiungendo che per l'Italia la disoccupazione è invece all'8,9%, in crescita rispetto dall'8,8% di marzo. I Paesi del G7 registrano complessivamente, sempre ad aprile, una disoccupazione all'8,4%, mentre più alto è il tasso di disoccupazione in Europa: 9,7% per l'Unione europea e 10,1% per Eurolandia.

mercoledì 16 giugno 2010

IL MALCOSTUME ITALICO.

Stop ai falsi invalidi


che usano i permessi

Ecco il piano di battaglia

È una delle furbate più odiose. Una vera e propria bestialità. E allora, per impedire l'uso del permesso per la sosta riservato ai disabili a chi non ne ha diritto, la polizia municipale ha deciso di fare una bella verifica
di Matteo Tuccini
VIAREGGIO. È una delle furbate più odiose. Una vera e propria bestialità. E allora, per impedire l'uso del permesso per la sosta riservato ai disabili a chi non ne ha diritto, la polizia municipale ha deciso di fare una bella verifica.
Sono già partiti i controlli sui circa 1.300 permessi oggi in vigore nel Comune: quelli intestati a persone decedute o emigrate in altri Comuni verranno revocati. Chi non lo restituisce di sua spontanea volontà si vedrà arrivare un funzionario pubblico a casa.
I controlli riguarderanno anche i circa 100 parcheggi assegnati alla persone che hanno difficoltà di deambulazione più marcate, e che hanno bisogno di lasciare l'auto sotto casa.
Non è tutto. Sui pass verrà applicato un sistema anticontraffazione. Un ologramma, sullo stile di quello della Siae, per impedire la scannerizzazione e la fotocopiatura.
In qualche novità, promettono dall'ufficio polizia municipale, dovrebbe esserci anche per nuovi stalli.
«Abbiate rispetto». Un'altra pessima abitudine, a Viareggio come in altre città, è quella di usare il cartellino arancione per andare a fare i propri comodi, e non per trasportare una persona in carrozzina.
«L'aspetto più criticabile - afferma il tenente Salvatore Broccoli, responsabile dell'Ufficio che rilascia i permessi - è che spesso sono gli stessi parenti della persona che ha l'handicap a comportarsi così. Ora, è chiaro che un atteggiamento del genere è più difficilmente sanzionabile, perché l'agente deve aspettare che il cittadino torni all'auto parcheggiata, e controllare se accompagna un disabile oppure no». Vero. Però capita troppo spesso.
Qualcuno è stato persino beccato all'uscita dal supermercato, lasciata tranquillamente nello stallo arancione col permesso in bella vista, pur non avendo un handicap.
«A loro, che commettono un'infrazione - dice Broccoli - non ricordiamo solo che possiamo multarli. Ma che devono pure avere rispetto».
Contro i falsi. Prima dell'estate la polizia municipale inizierà il programma antifalsificazione dei cartellini. «Oggi c'è solo un timbro del Comune - afferma il tenente - stiamo valutando se usare un ologramma, che ha un costo più ridotto (circa 70 centesimi per stemmino) ed è controllabile ad occhio nudo, oppure una striscia adesiva trasparente. In questo caso, però, gli agenti sarebbero costretti a usare un lettore ottico».
La polizia municipale sostiene che in città non esiste un allarme contraffazione in questo settore. «Non abbiamo dati che lo giustifichino - continua Broccoli - ma è comunque un rischio che non vogliamo correre».
Gli stalli. I controlli, come detto, saranno anche sui 100 posti auto riservati.
«Si tratta di casi eccezionali - dice la polizia municipale - e come tali vanno trattati. Chi non ne ha diritto lo perderà».
Per quanto riguarda il numero di parcheggi arancioni, i vigili urbani ammettono che qualche stallo in più potrebbe esserci, soprattutto nei viali a mare e in Darsena. Ma col nuovo piano della sosta potrebbero

martedì 15 giugno 2010

R28A rete 28 aprile CHI SONO. http://www.rete28aprile.it/

Il 28 aprile del 2005 alcune decine di sindacalisti e sindacaliste della Cgil si sono incontrati per discutere della necessità di far cambiare linea alla Cgil e a tutto il sindacalismo confederale.


Questa prima riunione ha dato il via all’attività del gruppo di compagne e compagni che, per questa semplice ragione, si sono chiamati “Rete28Aprile per l’indipendenza e la democrazia sindacale”.
Il termine rete sta ad indicare la necessità di costruire nuovi legami tra tutte e tutti coloro che intendono battersi perché il sindacato fronteggi ovunque l’attacco continuo ai diritti, al salario, alle condizioni di lavoro. L’indipendenza sta ad affermare la necessità che il sindacato sia libero, non solo dall’egemonia delle imprese e del mercato, ma anche da ogni collateralismo con gli schieramenti politici e, soprattutto, da ogni subalternità verso i governi. Abbiamo articolato il significato da noi dato all’indipendenza sindacale nella frase: “il sindacato può avere governi nemici, ma non deve avere governi amici”.
La democrazia sindacale, infine, è la ragione stessa della lotta politica che abbiamo intrapreso nella Cgil. Gli anni della concertazione, degli accordi centralizzati, della moderazione salariale, dell’accettazione della flessibilità, hanno prodotto una pratica sindacale nella quale il protagonismo e il potere decisionale delle lavoratrici e dei lavoratori si è sempre più ridotto. A volte sono stati gli accordi separati a rendere drammatica questa caduta della democrazia sindacale, ma altre volte anche la pratica unitaria tra Cgil, Cisl e Uil ha prodotto piattaforme, accordi, scelte che non sono maturate con la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori interessati e a volte non sono state neppure sottoposte a una reale e rigorosa consultazione democratica.
In questi anni la Rete28Aprile si è progressivamente estesa nella Cgil proponendo rigorosamente un punto di vista critico sulle scelte sindacali che ruotavano attorno alla politica della concertazione. Quando ci siamo riuniti la prima volta, nel 2005, era al governo Silvio Berlusconi. Allora si presagiva la crisi della destra e la possibilità di un governo di centro-sinistra. Il nostro impegno allora fu quello di sostenere che la Cgil non poteva farsi assorbire dalle logiche del “governo amico”, ove fosse tornato il centro-sinistra alla guida del paese. Nei due anni, assai critici, del governo Prodi la nostra voce, assieme ad altre voci e critiche della Cgil, in particolare nella Fiom, ha con forza rivendicato la necessità di contrastare la politica economica moderata del governo e il logoramento dei diritti sindacali che, anche con il governo di centro-sinistra continuava.
Abbiamo giudicato criticamente il Protocollo del Welfare del 2007 e ci siamo battuti per il no nella successiva consultazione. Sono stati momenti difficili ed anche aspri nella vita interna del principale sindacato italiano, nei quali a volte è sembrato che la nostra presenza non fosse più accettata. Abbiamo retto e, purtroppo, i fatti ci hanno dato ragione. Gli errori e le contraddizioni e le politiche del centro-sinistra, la debolezza dell’iniziativa sindacale durante i due anni del governo Prodi, hanno portato alla crisi drammatica di speranze e di fiducia nel mondo del lavoro, nella quale è riemersa, ancora più aggressivo e arrogante di prima, la destra di Berlusconi.
La nuova situazione, l’attacco brutale ai diritti e alla contrattazione, il riemergere della politica degli accordi separati, la rottura dell’unità con Cisl e Uil, hanno portato la Cgil su un terreno di conflitto diverso dal recente passato. Noi abbiamo sostenuto questa scelta, ma siamo sempre più consapevoli che essa non sia sufficiente. La crisi economica mondiale, l’attacco ai diritti, l’attacco al salario, l’autoritarismo crescente, sia nei rapporti di lavoro sia in tutta la società, le spinte razziste e xenofobe che vengono usate da chi governa per alimentare la guerra tra i poveri, ci fanno dire che senza una piattaforma e una pratica di conflitto radicale il movimento sindacale può solo essere assorbito nelle pratiche e nelle logiche del potere economico e politico. Per questo ci prepariamo a un forte impegno nel prossimo congresso della Cgil perché gli iscritti siano posti di fronte a precise e reali alternative di linea. Per noi la fase della concertazione, del sindacalismo di vertice e istituzionale, del moderatismo è definitivamente conclusa. Gli accordi separati e la rottura con Cisl e Uil non possono essere intesi come una parentesi dalla quale uscire alla bell’e meglio, per ritornare alle politiche precedenti. O si sceglie una linea di aziendalismo, collaborazione con l’impresa, accettazione del mercato e flessibilità fino alle estreme conseguenze, oppure si combatte tutto questo con la ricostruzione del sindacalismo antagonista e democratico che abbia al proprio centro la solidarietà e la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori.
Per tutte queste ragioni, l’impegno della Rete28Aprile è ancora più necessario oggi. Di fronte al bivio che si presenta per la Cgil, noi ci stiamo organizzando per far sì che il più grande e il più antico sindacato italiano scelga la strada giusta per ricostruire nella crisi il potere e i diritti del lavoro.
Giovedì 04 Febbraio 2010 17:22

InformaCongresso N. 9 - Si è svolta oggi, 4 febbraio, la conferenza stampa della mozione “La Cgil che vogliamo”.
La conferenza ha affrontato due temi, il primo è la questione delle regole e dell’applicazione del principio proporzionale puro tra voti e delegati. Come si sa la decisione, presa a maggioranza dalla Commissione di garanzia, di cambiare le regole tradizionali nell’attribuzione della quota di solidarietà per il sindacato dei pensionati, hanno modificato la platea congressuale. Il rischio concreto è che, a livello confederale, il numero dei delegati non corrisponda a quello dei voti. Nel direttivo del 2 febbraio il Segretario generale della Cgil ha garantito che se una mozione prende il 49% dei voti dovrà avere il 49% dei delegati. Ma questo non è ancora stato confermato dalla Commissione di garanzia, e pertanto i rappresentanti della mozione “La Cgil che vogliamo” si sono autosospesi dai lavori della Commissione.
In ogni caso la conferma formale di quanto detto dal segretario generale della Cgil comporterà un cambiamento della platea congressuale. Infatti per mantenere il rapporto proporzionale tra voti e delegati si dovrà aumentare il numero dei partecipanti al congresso fino a garantire la piena proporzionalità. Questo in alcuni casi può portare ad aggiungere alla platea congressuale eletta un numero rilevante di delegati non eletti ma cooptati. Questo è un dato politico comunque negativo. (...)
In secondo luogo nella conferenza stampa si è reso pubblico un fatto che la mozione chiede che sia chiarito e spiegato. Dai primi dati dei congressi emerge che là ove sono presenti tutte e due le mozioni c’è un certo livello di partecipazione, sostanzialmente simile a quello dei congressi precedenti. Là invece, ove i congressi si svolgono con una sola mozione, la partecipazione al voto schizza verso l’alto, raggiungendo percentuali sorprendenti. Sono stati forniti dati esemplari di alcuni congressi al Nord, al Centro e al Sud, che presentano questa anomalia.
La richiesta della mozione “La Cgil che vogliamo” è che vengano forniti i dati dei congressi suddividendo i dati complessivi dei voti tra quelli ove sono presenti entrambe le mozioni e quelli dove è presente solo una.
Se il dato dovesse confermare queste prime tendenze, e cioè quelle di un doppio livello di partecipazione al voto, molto diverso tra congressi con la presenza di entrambe le mozioni e congressi di una sola mozione, è evidente che sarebbe necessaria prima di tutto una spiegazione politica. Anche perché spesso queste anomalie coinvolgono situazioni che nel passato hanno lamentato una forte difficoltà nella sindacalizzazione. Questa richiesta vale a prescindere dai risultati e dalle mozioni.
Nel corso della conferenza stampa i rappresentanti della mozione hanno sottolineato che comunque il congresso della Cgil è un grande fatto di partecipazione democratica e quindi, a maggior ragione, queste anomalie vanno contabilizzate e spiegate. Là ove si riscontrassero vere e proprie irregolarità è chiaro che si dovrà procedere all’annullamento dei congressi

lunedì 14 giugno 2010

amena storiella della legge bavaglio nelle cose grandi e nelle cose piccole!

padrone: Ciao Cipputi, come va?
Cipputi: insomma Sig. padrone, costo della vita sempre più alle stelle al governo non si sa e noi sempre più sfaldati nella lotta!
padrone: certo per voi è tutto così cambiato ed sempre più difficile e l'unità è sempre meno!
Cipputi: e poi questa legge "bavaglio" non si potrà sapere più nulla di nessuno di quelli che si arricchiscono sulle spalle di noi lavoratori.
padrone: mah... una legge così può anche essere fatta per la grande politica ma anche nella piccola, e li un po' siete dentro anche voi!
Cipputi: mmmmmmmmm..........pensa per un momento lunghissimo e poi dice: dalle giunte ai consigli di fabbrica effettivamente ci siamo e quindi cosa vorrebbe dire?
padrone: appunto e in quelle poltrone dove avete potere non usate anche voi la legge del bavaglio a chi non la pensa come voi appunto!
Cipputi: basta padrone sempre le solite provocazioni! ed anche voi Lavoratori che non siete schierati state zitti azz!




giovedì 10 giugno 2010

L'INIZIO DI TUTTO: IL BARBARO OMICIDIO DI PAOLO ROSSI COMPAGNO SOCIALISTA.

1966 : Paolo Rossi


(...) Il 27 aprile 1966, durante gli scontri violentissimi provocati dai picchiatori di Delle Chiaie davanti alla facoltà di Lettere, muore lo studente socialista Paolo Rossi.

Un incidente, dirà la polizia: il ragazzo si è sentito male ed è precipitato dalla scalinata. Invece ci sono molti testimoni a dichiarare che Paolo Rossi è stato picchiato e per questo è caduto sul piazzale (nota 1).

Anche le foto parlano chiaro, dimostrando le violenze dei fascisti che si accaniscono su studenti isolati, mentre i poliziotti stanno a guardare. Riconoscibilissimi sono Serafino Di Luia, Flavio Campo, Saverio Ghiacci, Adriano Mulas-Palomba, Alberto Questa, Loris Facchinetti e Mario Merlino. La morte di Paolo Rossi risveglia le coscienze, mobilita i giovani della nuova sinistra. Alcune facoltà vengono occupate. La notte tra il 28 e il 29 gli squadristi di Delle Chiaie aggrediscono nuovamente alcuni studenti isolati, bloccano l'auto su cui viaggia la figlia del deputato comunista Pietro Ingrao assieme a due amici assistenti universitari, a uno dei quali un colpo di coltello asporta la falange di un dito. Tra i denunciati per il vile episodio c'è Serafino Di Luia ed un certo Angrillo, un militare dell'Aeronautica. Il 2 maggio tutta l'universitàˆ romana è occupata. Tremila studenti riuniti in assemblea e 51 docenti titolari di cattedra denunciano in una lettera inviata al presidente della Repubblica "la situazione di violenza e illegalità che regna nella città universitaria dove un'infima minoranza di teppisti che hanno fatto propri i simboli del nazismo, del fascismo, delle SS e dei campi di sterminio possono impunemente aggredire studenti e professori che non condividono metodi e idee appartenenti al più vergognoso passato e condannati dalle leggi di tutti i paesi civili". E concludono: "Di fronte a questo stato di cose, anche noi ci sentiamo responsabili della morte di Paolo Rossi perché abbiamo tollerato tutto ciò sino ad oggi". Il giorno precedente un corteo di centinaia di operai si era recato alla Città Universitaria per portare la propria solidarietà agli studenti occupanti. Il ministro della pubblica Istruzione, a scanso di guai ulteriori, costringe alle dimissioni chi, più degli studenti e dei professori democratici, è stato responsabile per anni della situazione che ha portato alla morte di Paolo Rossi: il rettore Ugo Papi. In una intervista rilasciata al giornale Rome Daily American l'ex fascista Papi dichiara: "L'unico mio torto è stato quello quello di aver sempre cercato di ostacolare i professori di sinistra". Eppure i fascisti attaccano ancora. Il 2 maggio 300 squadristi guidati da Caradonna e Delfino danno l'assalto alla facoltà di Legge: ma ormai gli studenti sono in grado di reagire e di battersi e anche la polizia interviene (nota 2).

In realtà, la presenza dei fascisti si era rivelata utilissima per la creazione nell'Università di quel clima di terrorismo e di rissa latente su cui il vecchio corpo accademico, incolto e clientelare, fonda le sue tradizionali fortune. Impossibilitati a sviluppare la dialettica delle idee, gli studenti di sinistra stentavano a mettere a fuoco gli obiettivi di lotta avanzati e restavano prigionieri della logica anacronistica - anche se legittimata da esigenze di conservazione fisica - della battaglia antifascista. Dall'esperienza di quegli anni il corpo accademico e, più in generale, le forze interne all'apparato statale. trarranno utili indicazioni per il futuro: in quel momento, l'applicazione di alcuni elementari principi costituzionali nell'ambito universitario nasce più dalla paura della reazione studentesca che da una, sia pur tardiva, resipiscenza democratica delle autorità.
tratto da: http://www.strano.net/stragi/tstragi/pfontana/cap3.htm

Questo scritto può essere copiato e citato integralmente
(nota presente nel sito da cui è stato estratto)

nota 1 : II quotidiano "Il Tempo", tradizionale sostenitore - in alcuni casi - "ispiratore" dell'Avanguardia Nazionale, scrisse che Paolo Rossi "era precipitato per un attacco di vertigini, causato da una crisi epilettica". I genitori del ragazzo - provetto rocciatore - querelarono il giornale. La Magistratura, in base alle risultanze dell'autopsia, aprì un'inchiesta che si concluse, un anno più tardi, con una archiviazione motivata dalla formula "omicidio ad opera di ignoti".
nota 2 : Emersa drammaticamente la sua connivenza con i fascisti, il commissario l)'Alessandro - responsabile dell'ordine pubblico nella città universitaria - fu rimosso dall'incarico e trasferito torna su
tratto da : http://www.strano.net/stragi/ clicca sul link per approfondire sulle Stragi di Stato

INGHILTERRA’66
ANTONELLO VENDITTI NOTTE PRIMA DEI MONDIALI.
Articolo tratto da “La gazzetta del mezzogiorno” del 15-06-1998.
di Antonello Venditti

(...) Togliamoci il pensiero : ”Era l’anno dei mondiali ,quelli del ’66, la regina d’Inghilterra era Pelè…”. Io questa canzone, ”Giulio Cesare”, l’ho scritta vent’anni dopo, nel 1986, un altro anno di Mondiali, quelli della “mano di Dio” di Maradona in Messico. “Paolo Rossi era un ragazzo come noi”, che a tutti sembrò il Pablito del Mundial di Spagna, era invece un omonimo, il primo morto negli scontri tra studenti e polizia a Roma, sulla scalinata della facoltà di Legge (di Lettere, ndr), che appunto nel ’66 era un ragazzo come me. Un nome banalissimo, buono per un eroe immortale come Pablito e per uno studente morto quando e come non doveva morire. (...)

"Giulio Cesare" (Antonello Venditti, 1986)

Eravamo 34 quelli della terza E

tutti belli ed eleganti tranne me.

Era l’anno dei mondiali quelli del '66

la regina d'Inghilterra era Pelè.

Sta crescendo, come il vento questa vita mia

sta crescendo, questa smania che mi porta via

sta crescendo oh… come me.

Eravamo 34 quelli della terza E

sconosciuto il mio futuro dentro me,

e mio padre una montagna troppo alta da scalare

nel paese una coscienza popolare.

Sta crescendo, come il vento questa vita mia

sta crescendo, questa rabbia che mi porta via

sta crescendo come me, si come me.

La Giovane Italia* cantava…iaaa

Davanti alla scuola pensavo viva la libertà,

tu dove sei, coraggio di quei giorni miei

coscienza, voglia e malattia di un canzone ancora mia,

yeah…ancora mia, ancora mia yeah.

Nasce qui da te, qui davanti a te, Giulio Cesare.

Eravamo 34 adesso non ci siamo più

e seduto in questo banco ci sei tu,

era l'anno dei mondiali quelli dell'86

Paolo Rossi era un ragazzo come noi.

Sta crescendo, come il vento questa vita tua

sta crescendo, questa rabbia che ti porta via

sta crescendo come me, si come me.

L’estate è nell’aria brindiamo alla maturità

L’Europa è lontana partiamo, viva la libertà

Tu come stai ragazzo dell'86

coraggio di quei giorni miei

coscienza, voglia e malattia di un canzone ancora mia,

ancora mia, ancora mia.

Nasce qui da te, qui davanti a te, Giulio Cesare.

*Una delle organizzazioni reazionarie parafasciste fondata nel 1947

mercoledì 9 giugno 2010

TANTE PAROLE E POI QUESTI SONO I FATTI CONCRETI.

8 giugno 2010

Allarme Isvap: «In Italia assicurare l'auto costa il doppio che in Francia e Germania»


ILSOLE24ORE

In Italia il premio medio della Rc auto "è praticamente doppio che in Germania, Francia e Spagna (407 euro contro rispettivamente 222, 172 e 229 euro). È quanto ha sottolineato il presidente dell'Isvap, Giancarlo Giannini, nella relazione annuale. "L'andamento degli indici dei prezzi delle assicurazioni dei mezzi di trasporto per il periodo 2002-2009 - aggiunge - mostra per l'Italia un incremento cumulato del 17,9% contro il 7,1% della media europea".n In pratica in italia asicurare l'auto costa fino a tre volte di più

L'Isvap, Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, lancia anche l'allarme evasione nel settore della Rc auto, con una crescente diffusione dei falsi contrassegni e la proliferazione delle compagnie fantasma. "Si moltiplicano i segnali - ha detto il presidente dell'Isvap, Giancarlo Giannini, nella relazione annuale per il 2009 - che inducono a ritenere in aumento il fenomeno dell'evasione assicurativa nel campo della Rc auto".

È in crescita, ha sottolineato Giannini, il ricorso al fondo vittime della strada da parte di cittadini che hanno avuto incidenti con veicoli non assicurati (nel 2009 oltre 21mila, mentre nel 2002 erano circa 11.500) o con terzi fuggiti dopo l'incidente. Cominciano poi a diventare "di una certa significatività le cifre sui falsi contrassegni in circolazione".

L'Isvap ritiene che queste cifre "siano la punta dell'iceberg e che la dimensione della non assicurazione sia ben più importante". Per questo, l'Autorità sta collaborando con le istituzioni competenti "per arrivare alla produzione di contrassegni la cui difficoltà di falsificazione sia pari a quella della carta moneta. Il progetto è in fase avanzata".

Cresce anche il fenomeno delle imprese che operano senza autorizzazione, "compagnie fantasma dedite al raggiro dei cittadini con l'offerta di premi esigui dietro i quali non ci sono nè strutture nè riserve nè, ovviamente, risarcimenti". Dal 2002, in totale ne sono state individuate 48. "Imprese, operatori della distribuzione e autorità - ha evidenziato Giannini - non possono non tenere in debita considerazione il diffondersi di un fenomeno, quale quello della evasione assicurativa, sintomo pericoloso in un segmento di mercato come la Rc auto

giovedì 3 giugno 2010

LA STORIA MAESTRA DI VITA, PER OGNI UOMO!

COMMENTO02/06/2010


Giampaolo Calchi Novati

Siamo tutti responsabili

Questa volta non si può dire che il solo colpevole sia Israele. Il fatto è troppo enorme. Grandi responsabilità ricadono su tutti quelli che - gli Stati Uniti anzitutto, la comunità internazionale nel suo insieme e ancora più in generale un «discorso» che ha mistificato e mistifica la verità al di là di ogni ragionevolezza - hanno permesso a Israele un'impunità che l'ha convinto della bontà assoluta di una strategia che si fonda sull'intransigenza senza il minimo spiraglio e sulla forza preventiva come sola politica (in realtà una non-politica). Il leit-motiv era che Israele non poteva perdere nessuna battaglia perché ciò avrebbe comportato perdere la guerra.

Israele sapeva che Gaza era una breccia nella sua costruzione reale e immaginata. La «rinuncia» alla Striscia, agli insediamenti con i coloni, alle sinagoghe e alle serre, non doveva essere scambiata in nessun modo per un cedimento o una concessione.

Quel monito valeva soprattutto per l'opinione interna, contraria a ogni ritiro. D'altra parte, Sharon non si fece scrupolo di abbandonare a se stesso un territorio già disgraziato, ignorando scientemente quell'autorità palestinese (allora a Gaza non c'era Hamas al potere) con cui in teoria era in rapporto (il famoso processo di pace che non esiste ma che consola i professionisti della diplomazia). Il mondo doveva prendere atto che il trasferimento di sovranità era fittizio.

Scattano qui le colpe parallele di chi ha subìto e accettato l'embargo, la chiusura di tutti gli accessi, un confine che è fortificato a giudizio esclusivo di una sola delle due parti. Anche i check-points attraverso il muro che divide Israele dai territori occupati sono gestiti da soldati israeliani su entrambi i lati. Fin quando può reggere l'assurdo fuori del teatro?

Il sistema internazionale conosce tante asimmetrie ma la compiacenza con cui si è avallato questo sopruso non solo denunciava un totale disprezzo per i palestinesi come «soggetti di diritto» (alla lunga anche Abu Mazen finisce per subirne conseguenze irreparabili) ma contribuiva a rendere sempre più pericoloso il gioco in cui si stava invischiando Israele.

A Gaza non si doveva dare la possibilità di vivere e tanto più, anatema, di sviluppare un'economia o una società. Nessuno si chiedeva con che diritti e con che logica. Nel copione che seguono i politici e militari israeliani, qualsiasi brandello di Palestina deve essere per principio un covo di terroristi e una base per preparare la soluzione finale. Un allarme che doveva essere colto da tutti fu l'operazione Piombo Fuso scatenata dalle forze armate israeliane alla fine del 2008 come ritorsione per i razzi sparati dalla Striscia. All'epoca le giustificazioni sembravano avere un minimo di corrispondenza nella realtà. Si può meglio apprezzarne la futilità oggi quando si osa far riferimento alla «sicurezza» anche per l'attacco alla nave dei «turchi».

Anni fa Israele mise in scena un'operazione simile contro il Libano (i missili, i prigionieri, i bombardamenti) ma a Beirut malgrado Hezbollah si riconosce una personalità: il ministro D'Alema tentò di far rientrare Israele nella legalità internazionale e passò per un eversore.

La battaglia simulata eppure cruenta contro la flotta arcobaleno impegnata in un'interposizione di pace, in mezzo al mare, lontano dai luoghi deputati che connotano la «terra» (promessa o negata), è un ultimo atto che ha in sé tutti i segni della disperazione ma che potrebbe rivelare finalmente una luce. A saperlo leggere nel suo significato più profondo, lo scandalo di Gaza ha la forza per rilanciare la politica come alternativa alla guerra.

MONDO LAVORO

martedì 1 giugno 2010

UN RICONOSCIMENTO PER "TUTTI"

Una particolare dedica ad un nostro collega con questo adagio del Nord-Est:
"Barca neta no guadagna"

Istat, disoccupazione all'8,9%

E' il dato peggiore dal 2001


Il tasso di disoccupazione ad aprile è fissato all’8,9%, dall’8,8% di marzo. Lo rileva l’Istat, precisando che si tratta del dato peggiore dal quarto trimestre del 2001. Calano di 307mila unità gli occupati nel mese di aprile rispetto allo stesso mese del 2009.
Il numero di occupati risulta pari a 22 milioni 831mila unità, in aumento dello 0,2% rispetto a marzo e inferiore dell’1,3% rispetto ad aprile 2009. Lo rende noto l’Istat nella sua stima provvisoria su ’Occupati e disoccupati nel 2010’. L’Istituto sottolinea il «moderato recupero del numero di occupati» a livello congiunturale che è «dovuto alla componente femminile» grazie ai «primi effetti dei processi di regolarizzazione» delle colf e delle badanti.
Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in aumento, rispetto a marzo, di 0,1 punti percentuali, ma ancora inferiore di 0,9 punti percentuali rispetto all’aprile dell’anno precedente. Non si arresta la crescita del tasso di disoccupazione giovanile. Ad aprile è pari al 29,5%, con un aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,5 punti percentuali rispetto ad aprile 2009. Lo rende noto l’Istat nella sua stima provvisoria su ’Occupati e disoccupati nel 2010’.

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