a Peppino Impastato e Santo De Luca

lunedì 25 gennaio 2010

Nasce la scuola di Gruppo con i soldini del progetto FBA ( IL FONDO DI TUTTI I LAVORATORI)?

Cari lettori,
abbiamo letto della nuova, ma già solennemente annunciata, scuola di formazione del Gruppo - ACADEMY -, e ci corre l'obbligo di fare alcune piccolissime osservazioni.
La prima, quasi scontata ma ovvia, è che il Fondo Banche Assicurazioni, RISULTA GIA' ESISTENTE Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la Formazione Continua nei Settori del Credito e delle Assicurazioni, perfettamente funzionante stranamente già in essere prima di ACADEMY! La domanda nasce spontanea: sono forse usati quei soldini per i Vostri progetti di formazione?
Ossia tramite l'accontanamento di una parte in percentuale dello stipendio di TUTTI, viene confluito in questo Fondo istituzionale paritetico condiviso da le parti sociali, in particolar modo dalle Rappresentanze Sindacali di categoria, pertanto il magnanimo gesto di sabauda concessione, pari alla famigerata legge Coppino del 1877 (*), non riteniamo opportuno enfatizzarla e pubblicizzarla in questa maniera, rendendola una concessione esclusivamente Aziendale. Ricordiamo che sono anni che chiediamo, alla Direzione, l'applicazione del CCNL e del CIA su questa tematica importantissima.
Altresì rimarchiamo che la Formazione Continua è nella vita di tutti gli individui, come sancito dal Parlamento Europeo, un' indispensabile ausilio per le attività lavorative e sociali quotidiane. In ordine di tempo, avrebbe dovuto spingere la Direzione, a praticarla prima e a tutti gli impiegati, non solo ad una falange di prescelti, che in Italiana dall'ultimo progetto Cre-scita vantava un numero di soli 100 impiegati su una popolazione di circa 400!
Invitiamo cosi i ns Lettori a consultare il sito di FBA, ( http://www.fondobancheassicurazioni.it/ ) e prendere così coscienza che è il nostro Fondo, costituito dai ns soldi, e pertanto nulla è regalato.

*Legge Coppino
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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La Legge Coppino venne emanata il 15 luglio 1877 durante il periodo di governo della Sinistra storica, con a capo Agostino Depretis. Essa rendeva gratuita l'istruzione elementare e introduceva le sanzioni per chi disattendeva l'obbligo (le sanzioni non erano previste nella precedente Legge Casati)[1]. Collaborò al testo della legge anche Aristide Gabelli, pedagogista seguace del positivismo[2].
Le spese per il mantenimento delle scuole rimasero, però, a carico dei singoli comuni, i quali, nella maggior parte dei casi, non erano in grado di sostenerle e dunque la legge non fu mai attuata pienamente. Nonostante questo, la Legge Coppino, insieme alla riforma di democratizzazione dello stato con la legge elettorale del 1882, ebbe una rilevante importanza e contribuì in buona misura ad una diminuzione sempre crescente dell'analfabetismo nell'Italia di fine Ottocento.
IL FU MICHELE COPPINO SPONSORIZZATO DALLA PREGIATA CASA SAVOIA


TUTTI A SCUOLA!

Reale Mutua: Nasce Academy, Nuova Scuola Di Formazione Del Gruppo
Torino, 12 gen. - (Adnkronos) - Sviluppare e mettere a disposizione di tutti i dipendenti competenze, valori, saperi e professionalita' che promuovano l'eccellenza nei risultati aziendali, per fare la differenza. E' l'obiettivo di Academy, la nuova Scuola di formazione del Gruppo Reale Mutua destinata a muovere i primi passi la prossima primavera, con l'avvio ufficiale dei primi corsi.
La nuova scuola avra' sede a Torino, sara' riservata ai dipendenti delle varie societa' appartenenti al Gruppo Reale e sara' gestita da una struttura di governance autonoma, guidata da Sergio Finesso (dg di Italiana Assicurazioni) e da Francesco Rapetti (direttore Risorse Umane). A capo della scuola sara' Marcello Bugari. A regime i corsi erogati saranno circa 100 destinati a oltre 2000 persone
Tre i principi fondanti che hanno ispirato l'iniziativa: l'investimento sui dipendenti, una risorsa strategica, l'investimento sulla formazione, vista come leva primaria di sviluppo di competenze e capacita', l'investimento su Torino, citta' cui Reale Mutua e' da sempre legata.

giovedì 21 gennaio 2010

ART.24 PRESTITI (AUTO)


Da lunedì vietati i diesel "Euro 2"

Sono ottantamila tra Torino e provincia
Beppe Minello, Alessandro Mondo
LA STAMPA
Torino
Da lunedì i proprietari di 52 mila auto e oltre 24 mila autocarri nel Torinese dovranno decidere cosa fare dei propri mezzi: buttarli o attivarsi per montare il Fap, acronimo di «Filtro anti-particolato».
Dopo una lunga serie di rinvi scatta il divieto, deciso dalla Regione, per i veicoli Euro 2 diesel immatricolati da più di 10 anni a Torino e nei Comuni metropolitanai: Beinasco, Borgaro, Carmagnola, Chieri, Chivasso, Collegno, Grugliasco, Ivrea, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Pinerolo, Rivoli, San Mauro, Settimo, Venaria. Stop per i mezzi privati dalle 8 alle 19. I veicoli merci, invece, saranno off-limits, dalle 8,30 alle 13 e dalle 14,30 alle 19.
Una bella botta, che doveva farsi sentire già l’anno passato ma «fu rinviata - ricorda Domenico Mangone, all’epoca assessore all’Ambiente - a causa dello scoppio della recessione». Ora, coordinati dalla Provincia nella persona dell’assessore all’Ambiente Roberto Ronco, i Comuni non possono più rinviare. Ieri, Roberto Tricarico, il nuovo assessore comunale all’Ambiente, ha portato in giunta il provvedimento che bloccherà 14.972 auto soltanto a Torino (il 2,62% dell’intero parco circolante).
Come premesso, il divieto ha orari e regole diverse per i mezzi fino a 3,5 tonnellate utilizzati per il trasporto merci: a Torino sono 6.185, il 13,69% del totale. Con un’eccezione, fra le tante, che ha fatto litigare Tricarico e Mangone: l’inclusione tra i veicoli per trasporto merci, e quindi con lo stop orario più breve, delle auto utilizzate dagli agenti di commercio che trasportano il campionario. Un’esenzione difesa da Tricarico: «Le eccezioni le abbiamo concordate con le associazioni di categoria, non sono state fatte a capocchia». Derogati anche gli automobilisti con più di 65 anni d’età mentre il divieto è sospeso fino al 31 luglio 2010 per tutti quelli che sono in possesso di documento che attesti di essere in attesa di una nuova autovettura o dell’installazione del Fap. Ancora: sono esentati quanti, documenti dell’azienda alla mano, dimostrano che la distanza tra il proprio luogo di lavoro rispetto alla prima fermata utile del trasporto pubblico è superiore ai 300 metri.
La circolazione in città subirà un’altra rivoluzione subito dopo Pasqua quando entrerà in vigore la nuova Ztl. Vale a dire che l’odierno divieto per tutte le auto a entrare dalle 7,30 alle 10,30 nei confini della Ztl storica (escluse quelle fornite di permesso) verrà esteso ai confini della Ztl Ambientale (corso Vittorio, il lungo Po, corso San Maurizio, Regina, corso Palestro) i cui 40 ingressi saranno tutti sotto l’occhio delle telecamere. Un’area enorme compensata dal fatto che, a differenza di quanto avviene oggi per la Ztl Ambientale e con orario che va dalle 7,30 alle 19, non ci saranno più divieti «speciali» ma gli stessi in vigore in tutta la città: i benzina Euro 0 e i diesel Euro 0, 1 e 2 con oltre 10 anni.

ART.29 ALLEGATI 7-8 SPESE ODONTOIATRICHE

ALLEGATO 7
ALLEGATO 8


Crisi, un milanese su 5 rinuncia a curare i denti: «40 milioni in meno»

Con il portafoglio vuoto, niente dentista, per lo meno a pagamento. Primi licenziamenti negli studi

MILANO - Con il portafoglio vuoto, niente dentista. Per lo meno a pagamento. Tutt’al più si ritorna a rivolgersi alla vecchia, cara mutua. Claudio Pagliani, alla guida dell’Associazione nazionale dei dentisti italiani (Andi) di Milano e Lodi, sfoglia il questionario arrivato ieri mattina sulla scrivania: i suoi colleghi gli chiedono di fotografare la riduzione degli affari nel 2009. Anno nero pure per le cure ai denti. Sulla questione lo scorso fine settimana c’è stato un incontro in città tra i vertici nazionali dell’Andi. Dalla prima stima su Milano emerge un dato choc: un milanese su cinque oggi rinuncia al dentista o lo rinvia il più possibile per problemi economici. «Nell’ultimo anno c’è stato un calo delle visite dal 12 al 18%—dice Claudio Pagliani —. Anche se le statistiche sono ancora provvisorie, la scelta delle famiglie di dare un taglio netto alle spese per il dentista è inconfutabile». Da una proiezione dello studio del Cergas Bocconi Dental Healthcare risulta che a Milano nel 2009 i cittadini hanno speso quasi 40 milioni di euro in meno — sui 200 sborsati nel 2008 — per curarsi i denti.
«I pazienti ormai chiedono il doppio preventivo — sottolinea Pagliani —. Quando si rompe un dente, spesso viene scelta la soluzione meno costosa: al posto della corona in ceramica da mille euro, c’è chi si accontenta di quella in resina da 500. E poco importa se il risultato estetico sarà meno brillante, con il dente un po’ meno bianco». E ora tra i tremila studi dentistici della città c’è chi comincia a lasciare a casa le prime assistenti alla poltrona. Non finisce qui.
Con la crisi, i milanesi in difficoltà sono tornati a scoprire le cure odontoiatriche del servizio sanitario. Almeno quelli che ne hanno diritto. Con la delibera VIII/3111 del 1˚ agosto 2006 il Pirellone, infatti, ha dato un pesante giro di vite alle cure odontoiatriche gratuite. Il provvedimento era stato duramente condannato da Cgil, Cisl e Uil per l’esclusione delle otturazioni e della pulizia dei denti dai prontuari dei livelli essenziali di assistenza, con l’effetto di «far perdere il diritto di curarsi senza spendere nulla soprattutto agli anziani over 65 e alla gran parte dei malati cronici». Ma, anche dopo il provvedimento dell’assessorato alla Sanità, continuano a essere a carico del servizio sanitario le visite odontoiatriche per disoccupati, lavoratori in mobilità (e familiari a carico), lavoratori in cassa integrazione straordinaria.
È verosimilmente questo il motivo che spiega l’incremento del 17% di prestazioni odontoiatriche gratuite tra i primi 9 mesi del 2008 e i primi 9 mesi del 2009: diecimila quelle in più (da 57.955 sono passate a 67.988). Soprattutto per otturazioni, pulizia dei denti e ponti chi può è tornato a rivolgersi, insomma, alla mutua. Chi non rientra nelle categorie previste dal provvedimento, invece, spesso rinuncia a curarsi. Almeno finché ci riesce. Con buona pace di William Shakespeare, che scriveva: non c’è filosofo che sappia resistere al mal di denti. Scherzi della crisi.
Simona Ravizza
Corriere della Sera
20 gennaio 2010

lunedì 18 gennaio 2010

ART.25 LOCAZIONE ALLOGGI AI DIPENDENTI


Nasce la "Casa per i papà" in difficoltà: a Milano sono 50 mila

Separati e divorziati sono i nuovi poveri. E' emergenza a Milano e il Comune progettano la prima "Casa del padre separato"
E' stata l'Associazione matrimonialisti italiani a lanciare l'allarme. Negli ultimi dieci anni nel nostro Paese si è sviluppata una nuova ed irresistibile piaga sociale causata dall'aumento esponenziale di separati e divorziati alcuni dei quali finiscono con il ridursi in miseria.
Ogni anno, in Italia si separano circa 160 mila persone. E' un fenomeno che riguarda per lo più operai, impiegati ed insegnanti. Le separazioni e i divorzi, dati gli obblighi economici e le spese che determinano trasformano questi lavoratori in veri e propri 'clochard'. Il 25% degli ospiti delle mense dei poveri sono separati e divorziati. E nell'80% dei casi si tratta di padri separati, che devono mantenere moglie e figli senza avere più risorse per sopravvivere. Molti di questi dormono in auto e i più fortunati (circa 500 mila) sono tornati ad essere ospiti delle loro famiglie d'origine.
E' sempre l'Associazione matrimonialisti italiani a calcolare che a Milano, tra città e provincia, gli uomini che vivono questo tipo di difficoltà sono quasi 50 mila. Il grande problema di queste persone è la casa: è già difficile mantenerne una, quasi impossibile due. Una casa pubblica per i papà separati, allora. Un posto dove aiutare i papà che spesso vivono momenti di disagio dovuti alla separazione, ma anche un posto dove potere recuperare la loro identità e, se disoccupati, cercare di trovare un lavoro per offrire un futuro migliore a se stessi e ai propri figli.
La Casa del padre separato pare che a Milano si farà, grazie all'impegno della Provincia e del consigliere comunale Matteo Salvini: in via Calvino, zona Mac Mahon, un centro da 160 posti letto, con camere singole e doppie, con la mensa, un piccolo giardino e una biblioteca. L'affitto si aggirerà intorno ai 100-150 euro al mese, un affitto sociale per una categoria di nuovi poveri.
Il Comune qualcosa aveva già provato a fare. Alcuni degli appartamenti requisiti in città alla mafia, andranno proprio alle associazioni che tutelano i papà separati.
Anche a Roma intorno a metà dicembre è stata portata avanti la medesima iniziativa. E' nata la "Casa dei papà", 20 appartamenti messi a disposizione di papà separati in difficili condizioni economiche. I papà separati potranno usufruire degli appartamenti per un anno pagando 200 euro al mese. Gli appartamenti dotati di camera da letto, angolo cottura, saloncino e bagno. Sono stati messi a disposizione dei papà e dei loro figli spazi dove potersi dedicare alle attività ludiche. Assistenti sociali e psicologi danno il supporto necessario per il loro inserimento nella società.

UILCA ITALIANA TORINO

Prenotare le analisi via internet? Da oggi si può.
Sul sito, disponibile la mudulistica e un servizio di contatto: «Così si riducono i tempi nelle sale d'attesa»
Il sito Internet dell’Asl To1 offre più servizi on line. Il Sovracup (il centro unificato di prenotazione regionale) è stato arricchito, infatti, di nuove procedure telematiche.
Andando sul sito www.aslto1.it, e in futuro su altri siti regionali sanitari, è possibile, non soltanto effettuare una richiesta di contatto telefonico per concordare la prenotazione della prestazione, ma da oggi anche consultare e scaricare la modulistica necessaria per l’accesso alle prestazioni, ricercare on line le strutture sanitarie ospedaliere e territoriali dell’intera provincia di Torino. È anche possibile inviare messaggi inerenti alla richiesta di informazioni rispetto a prenotazioni e a prestazioni sanitarie.
«Con queste nuove procedure - spiega il direttore generale dell’Asl To1, Ferruccio Massa - per esempio, molti cittadini potranno arrivare in ambulatorio avendo già compilato a casa propria i moduli richiesti per ricevere la prestazione, senza perdere ulteriore tempo e sicuramente riducendo i tempi nelle sale d’attesa».

ROSA UILCA

"La depressione ha ucciso il mio sogno di madre"
La Stampa
Marco Accossato
Cercano la perfezione, esternano poco le loro emozioni preoccupandosi soltanto dei problemi concreti quotidiani, tendono a delegare pochissimo al marito o al compagno la cura del neonato, salvo poi accusare il partner di essere troppo assente.
Ecco - secondo uno studio compiuto dall’Asl To1 - il profilo della neomamma candidata alla depressione post partum. Per due anni, da inizio 2008 a oggi, sono state seguite nei distretti di Mirafiori Sud 102 coppie subito dopo la nascita di un figlio. Un progetto - ed è questo l’aspetto più innovativo - «che non si è limitato a indagare sullo stato emotivo delle neomamme - spiega la dottoressa Luisella Gioppato, coordinatrice dello studio insieme al dottor Giampiero De Marzi, responsabile del Centro di salute mentale di via Negarville - ma ha coinvolto attivamente anche i neopapà».
Risultato: sedici coppie su cento sono a rischio. Poco più della media nazionale, che supera di poco il 10 per cento.
Studentesse e professioniste, colf e casalinghe, insegnanti, impiegate e operaie. Donne italiane e donne straniere. La ricerca ha preso in considerazione un campione molto ampio di neomamme. Tutte le situazioni a rischio sono state affrontate, alcune mamme sono ancora in terapia. In alcuni casi si è addirittura temuto che la madre potesse fare del male al neonato, e il bimbo nella stanza da letto dei genitori è stato - ad esempio - allontanato dalla mamma e spostato accanto al padre.
C’è un campanello d’allarme, forse il primo fra tutti: «Le madri che sono state educate ad aderire alle aspettative della “madre ideale” sono quelle che sviluppano più facilmente sentimenti di inadeguatezza e incapacità a soddisfare i bisogni del lattante», spiega la dottoressa Gioppato. Sentimenti che - paradossalmente - sfociano in un distacco fisico ed emotivo dal bimbo. «Fino a vivere l’essere madre come un lavoro sfinente e insopportabile». Un incubo, più che una gioia.
Ogni storia è una storia a sé. Pianto, sbalzi d’umore, irritabilità, fino al digiuno e all’insonnia. I racconti di madri in preda a depressione post-partum sono spesso terribili.
«Molte delle neomamme in preda a depressione lamentano l’assenza del partner - è un’altra costante -: ma spesso sono loro a tenere lontani i mariti o i compagni dal bambino, come se la cura del neonato fosse un ambito esclusivamente loro, un compito della madre», rilevano gli psichiatri dell’Asl To1. L’origine del sentirsi inadeguate e incapaci può anche essere nell’assillo di amici e parenti che pretendono di insegnarti tutto su tuo figlio appena nato. «Un altro possibile fattore scatenante - sottolineano all Asl To1 - è il rapporto della madre con sua madre: madri delle neo-mamme distaccate o in conflitto non aiutano, anzi». Al contrario, «un buon rapporto di coppia favorisce la serenità, ma spesso marito e moglie esternano poco le loro emozioni, preoccupandosi soprattutto delle questioni pratiche: il biberon, la pappa, il cambio del bambino».
Emerge, nelle mamme professioniste piuttosto che nelle casalinghe, maggior tendenza al dialogo. I sintomi evidenziati nelle puerpere sono i disturbi del sonno, la mancanza di energia, le alterazioni anche improvvise dell’umore. Nei papà (36 si sono rifiutati di partecipare allo studio) sono i cambiamenti fisici della partner - prima e dopo il parto - a provocare cali d’umore e a minare la situazione. A volte questo è causa di tradimento, altra fonte inevitabile di depressione.
Ferruccio Massa, direttore generale dell’Asl To1, ha sostenuto il progetto, che ora sarà un servizio in più dei consultori alle coppie: «Lo studio ci aiuterà a prevenire e a intercettare situazioni a rischio, indirizzandole da subito verso un percorso di cura o a una rete di sostegno della coppia». Quando non è già troppo tardi.

venerdì 15 gennaio 2010

In Italia lavora la metà delle donne.E il 47% degli adulti ha solo il diploma

Le occupate sono il 47,2% della popolazione, per i maschi
il valore sale al 70,3%. Imprese: 66 ogni mille abitanti
MILANO - 47,2 contro 70,3. Non la metà, ma quasi. Sono le percentuali di donne e uomini italiani che hanno un lavoro secondo l'Istat. Nel rapporto «Noi Italia. Cento statistiche per capire il Paese in cui viviamo» viene indicato come nel mercato del lavoro ci siano ancora molte differenze di genere: le donne occupate sono appunto il 47,2% della popolazione di riferimento (impressionante il gap con la media Ue dello stesso anno: 57,2%), gli uomini il 70,3%. Ovviamente sono escluse da questa statistica le casalinghe, lavoro a tutt'oggi non riconosciuto come tale. I dati sono del 2008, anno in cui è cominciata la crisi nel nostro Paese: dunque il tasso di occupazione ha segnato una battuta d'arresto dopo un lungo periodo di crescita (era occupato il 58,7% della popolazione nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni), mentre per la prima volta dopo oltre un decennio la disoccupazione è tornata ad aumentare (6,7% rispetto al 6,1 del 2007).
LICENZA MEDIA - Un altro dato impressionante riguarda il titolo di studio: due anni fa metà della popolazione adulta italiana (il 47,2% della popolazione tra i 25 e i 64 anni) non andava oltre il diploma di scuola media. La percentuale italiana, ben al di sopra della media Ue27 (28,5%), colloca il nostro Paese in fondo alla graduatoria insieme a Spagna, Portogallo e Malta.
SETTORE PUBBLICO - Nel rapporto si parla di pubblica amministrazione e anche di lavoro nero. Con un altro dato inquietante: nel sud Italia, viene spiegato, «quasi un lavoratore su cinque può essere considerato irregolare». Per quanto riguarda il settore pubblico, nel 2008 rappresentava il 14,4% della forza lavoro, un punto percentuale in meno rispetto al 2000. Un valore, scrive l'Istat, che colloca il nostro Paese nella parte bassa della graduatoria europea, al 23° posto.
PICCOLE IMPRESE - Sul fronte privato, la dimensione media delle imprese italiane resta molto piccola: circa 4 addetti per impresa. In Europa è superiore soltanto a quella di Portogallo e Grecia (dati 2007). Al contrario, in Italia ci sono 66 imprese ogni mille abitanti, valore tra i più elevati in Europa, e il tasso di imprenditorialità è pari al 32,2%, valore quasi triplo rispetto alla media europea. Dunque piccole imprese ma diffuse in modo capillare. Ma anche qui si registra una grossa differenza tra nord e sud: tra le imprese del sud la solvibilità di quelle che ricorrono a finanziamenti bancari risulta «sistematicamente inferiore rispetto al centro-nord». Questo si riflette sui livelli dei tassi d'interesse, mediamente superiori di circa un punto percentuale indipendentemente dalla durata del prestito.
MEZZOGIORNO - Il divario tra sud e centro-nord è evidente anche nella produzione di ricchezza: qui emerge «l'insufficienza della produzione del Mezzogiorno, dove tutte le regioni sono costrette a importare beni e servizi a sostegno di consumi e investimenti per una quota del Pil spesso superiore a 20 punti percentuali», evidenzia l'Istat. In generale, l'indice di ricambio nel mondo del lavoro ha sfiorato, nel 2008, quota 120%: in altri termini, le persone potenzialmente in uscita dal mercato del lavoro sono il 20% in più di quelle potenzialmente in entrata. Questo squilibrio pone il nostro Paese al primo posto in Europa, a molta distanza dalla media comunitaria. I paesi Ue che insieme all'Italia presentano indici di ricambio superiori a 100 sono sei: Danimarca, Grecia, Repubblica Ceca, Finlandia, Spagna, Bulgaria. In Italia, inoltre, il Mezzogiorno si colloca su posizioni molto distanti rispetto al resto del Paese: l'indice di ricambio, al 1° gennaio 2009, è pari al 91,9% contro il 140,2% del centro-nord.
ANZIANI LONGEVI - Infine l'anagrafe. Come si sa il nostro è un Paese di vecchi e questo dato viene riconfermato: abbiamo 143 anziani ogni 100 giovani. Un dato (aggiornato al gennaio 2009) che ci colloca al secondo posto in Europa, dopo la Germania. La regione più anziana è la Liguria, la più giovane la Campania. E se siamo agli ultimi posti in Europa per la natalità, svettiamo invece per la longevità. Nel 2008, il tasso di natalità, 9,6 nati per mille abitanti, era tra i più bassi a livello comunitario mentre il tasso di mortalità 9,8 per mille, è prossimo a quello medio europeo. Con una vita media di 84 anni per le donne e di 79 anni per gli uomini. L'Italia si colloca tra i paesi a bassa fecondità, con 1,41 figli per donna nel 2008: si tratta comunque del livello più alto registrato negli ultimi dieci anni e va attribuito soprattutto alla componente straniera.
NUOVI ITALIANI - E per quanto riguarda gli immigrati, nel 2008 le concessioni di cittadinanza italiana sono state poco meno di 40mila. Un dato in crescita contenuta rispetto al 2007, dopo un forte incremento registrato nel 2006. I cittadini stranieri in possesso di un valido permesso di soggiorno erano nel 2007 poco più di due milioni, mentre al 1° gennaio 2009 la popolazione residente straniera era di quattro milioni di persone, il 6,5% della popolazione residente in Italia. Quasi il doppio rispetto al 2001. Circa il 51% degli stranieri possiede un titolo di studio fino alla licenza media, il 38,4% ha un diploma di scuola superiore e il 10,5% una laurea.

giovedì 14 gennaio 2010

mercoledì 13 gennaio 2010

COMUNICAZIONE O INCOMUNICAZIONE


Tra "format" "online" ,Progetti Reward" , "mission", "focus group", "opinion maker","mission" e "vision", ora saremo più vicini  al "top managament", grazie anche al "kit" "top down".
Pertanto permettetemi di dire, che ora siamo "realmente" sollevati nel sapere tutto cio...anche se nella realtà quotidiana di molti ,esiste un cratere comunicazionale difficile da superare, per delle croniche incapacità di ascolto.
Quindi : "parlaci di te".

MAMMA LI TURCHI!

NOI, PRESENTI!
LA STORIA DEI MANIFESTI.
MANIFESTO DEL 1948

martedì 12 gennaio 2010

DI NUOVO IN MARE:LA NAVE DEI BUCANIERI SALPA PER NUOVE AVVENTURE

La cambusa piena di provviste , lo spirito battagliero nell'anima e il motto dei bucanieri sempre alto:

Ognuno ha il diritto di voto, a provviste fresche e alla razione di liquore
Nessuno deve giocare a carte o a dadi per denaro
Tenere sempre le proprie armi pronte e pulite
Ognuno deve lavare la propria biancheria
Chi diserta in battaglia viene punito con la morte o con l'abbandono in mare aperto.

PRONTI AD UN NUOVO ANNO INSIEME!

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