a Peppino Impastato e Santo De Luca

giovedì 29 ottobre 2009

DON GNOCCHI


Biografia di don Carlo Gnocchi
L'infanzia Carlo Gnocchi, terzogenito di Enrico Gnocchi, marmista, e Clementina Pasta, sarta, nasce a San Colombano al Lambro, presso Lodi, il 25 ottobre 1902. Rimasto orfano del padre all'età di cinque anni, si trasferisce a Milano con la madre e i due fratelli, Mario e Andrea, che di lì a poco moriranno di tubercolosi. Seminarista alla scuola del cardinale Andrea Ferrari, nel 1925 viene ordinato sacerdote dall'Arcivescovo di Milano, Eugenio Tosi. Celebrerà la sua prima Messa il 6 giugno a Montesiro, il paesino della Brianza dove viveva la zia, dove tornava spesso nei periodi di vacanza e dove, fin da piccolo, aveva trascorso lunghi periodi di convalescenza, lui di salute così cagionevole.
Assistente ed educatore Il primo impegno apostolico del giovane don Carlo è quello di assistente d’oratorio: prima a Cernusco sul Naviglio, poi, dopo solo un anno, nella popolosa parrocchia di San Pietro in Sala, a Milano. Raccoglie stima, consensi e affetto tra la gente tanto che la fama delle sue doti di ottimo educatore giunge fino in Arcivescovado: nel 1936 il Cardinale Ildefonso Schuster lo nomina direttore spirituale di una delle scuole più prestigiose di Milano: l'Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. In questo periodo studia intensamente e scrive brevi saggi di pedagogia.
La guerraSul finire degli anni Trenta, sempre il Cardinale Schuster gli affida l'incarico dell'assistenza spirituale degli universitari della Seconda Legione di Milano, comprendente in buona parte studenti dell'Università Cattolica e molti ex allievi del Gonzaga. Nel 1940 l'Italia entra in guerra e molti giovani studenti vengono chiamati al fronte. Don Carlo, coerente alla tensione educativa che lo vuole sempre presente con i suoi giovani anche nel pericolo, si arruola come cappellano volontario nel battaglione "Val Tagliamento" degli alpini, destinazione il fronte greco albanese.
La campagna di RussiaTerminata la campagna nei Balcani, dopo un breve intervallo a Milano, nel ‘42 don Carlo riparte per il fronte, questa volta in Russia, con gli alpini della Tridentina. Nel gennaio del ‘43 inizia la drammatica ritirata del contingente italiano: don Carlo, caduto stremato ai margini della pista dove passava la fiumana dei soldati, viene miracolosamente raccolto su una slitta e salvato. È proprio in questa tragica esperienza che, assistendo gli alpini feriti e morenti e raccogliendone le ultime volontà, matura in lui l'idea di realizzare una grande opera di carità che troverà compimento, dopo la guerra, nella Fondazione Pro Juventute.Ritornato in Italia nel 1943, don Carlo inizia il suo pietoso pellegrinaggio, attraverso le vallate alpine, alla ricerca dei familiari dei caduti per dare loro un conforto morale e materiale.In questo stesso periodo aiuta molti partigiani e politici a fuggire in Svizzera, rischiando in prima persona la vita: lui stesso viene arrestato dalle SS con la grave accusa di spionaggio e di attività contro il regime.
Gli orfani e i mutilatiniA partire dal 1945 comincia a prendere forma concreta quel progetto di aiuto ai sofferenti appena abbozzato negli anni della guerra: viene nominato direttore dell'Istituto Grandi Invalidi di Arosio e accoglie i primi orfani di guerra e i bambini mutilati. Inizia così l'opera che lo porterà a guadagnare sul campo il titolo più meritorio di "padre dei mutilatini".Ben presto la struttura di Arosio si rivelerà insufficiente ad accogliere i piccoli ospiti le cui richieste di ammissione arrivano da tutta Italia; ma, quando la necessità si fa impellente, ecco intervenire la Provvidenza. Nel 1947, gli viene concessa in affitto, a una cifra simbolica, una grande casa a Cassano Magnago, nel varesotto.
La Pro Infanzia MutilataNel 1949 l'Opera di don Gnocchi ottiene un primo riconoscimento ufficiale: la "Federazione Pro Infanzia Mutilata", da lui fondata l'anno prima per meglio coordinare gli interventi assistenziali nei confronti delle piccole vittime della guerra, viene riconosciuta ufficialmente con Decreto del Presidente della Repubblica.Nello stesso anno, il Capo del Governo, Alcide De Gasperi, promuove don Carlo consulente della Presidenza del Consiglio per il problema dei mutilatini di guerra. Da questo momento uno dopo l'altro, aprono nuovi collegi: Parma (1949), Pessano (1949), Torino (1950), Inverigo (1950), Roma (1950), Salerno (1950), Pozzolatico (1951).
La Fondazione Pro JuventuteNel 1951 la Federazione Pro Infanzia Mutilata viene sciolta e tutti i beni e le attività vengono attribuiti al nuovo soggetto giuridico creato da don Gnocchi: la Fondazione Pro Juventute, riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica l'11 febbraio 1952.Nel 1955 don Carlo lancia la sua ultima grande sfida: si tratta di costruire un moderno Centro che costituisca la sintesi della sua metodologia riabilitativa. Nel settembre dello stesso anno, alla presenza del Capo dello Stato, Giovanni Gronchi, viene posata la prima pietra della nuova struttura, nei pressi dello stadio di San Siro, a Milano.
L’addio a un "santo"Don Carlo, minato da una malattia incurabile, non riuscirà a vedere completata l'opera nella quale aveva investito le maggiori energie: il 28 febbraio 1956, la morte lo raggiungerà prematuramente presso la Columbus, una clinica di Milano dove era da tempo ricoverato per una grave forma di tumore. I funerali furono grandiosi per partecipazione e commozione: quattro alpini a sorreggere la bara, altri a portare sulle spalle i piccoli mutilatini in lacrime.Poi la commozione degli amici e conoscenti, centomila persone a gremire il Duomo e la piazza e l’intera città di Milano listata a lutto. Così il 1° marzo ’56 l’arcivescovo Montini – poi Papa Paolo VI – celebrava i funerali di don Carlo.Tutti i testimoni ricordano che correva per la cattedrale una specie di parola d’ordine: “Era un santo, è morto un santo”. Durante il rito, fu portato al microfono un bambino.Disse: “Prima ti dicevo: ciao don Carlo. Adesso ti dico: ciao, san Carlo”. Ci fu un’ovazione.
L’ultimo donoL'ultimo suo gesto profetico è la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti - Silvio Colagrande e Amabile Battistello - quando in Italia il trapianto di organi non era ancora disciplinato da apposite leggi. Il doppio intervento, eseguito dal prof. Cesare Galeazzi, riuscì perfettamente. La generosità di don Carlo anche in punto di morte e l'enorme impatto che il trapianto ebbe sull'opinione pubblica impressero un'accelerazione decisiva al dibattito. Tant'è che nel giro di poche settimane venne varata una legge ad hoc.
La causa di beatificazioneDon Carlo Gnocchi diventerà ufficialmente beato il 25 ottobre 2009 nel corso di una solenne cerimonia che si terrà in piazza Duomo a Milano, a seguito dell’annuncio con cui il Papa Benedetto XVI ha autorizzato nel gennaio 2009 la pubblicazione del decreto che attribuisce all’intercessione di don Gnocchi il miracolo che ha visto protagonista, il 17 agosto 1979, un alpino elettricista di Villa d’Adda (Bg) incredibilmente sopravvissuto a una mortale scarica elettrica. La cerimonia di beatificazione porterà a compimento il processo di canonizzazione avviato nell’86 dal cardinale Carlo Maria Martini e svoltosi in oltre vent’anni grazie all’impegno della diocesi di Milano, della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi e della Fondazione Don Gnocchi, che ha portato tra l’altro al riconoscimento dell’eroicità delle virtù di don Gnocchi, quando, il 20 dicembre 2002, Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato venerabile.



mercoledì 28 ottobre 2009

Pari opportunità, Italia in discesa

Pesano disuguaglianze nei salari e nella partecipazione al lavoro. Il 52% delle donne nella popolazione attiva
MILANO - Al di là delle classifiche, che hanno una valenza indicativa, sono i numeri che fanno effetto, anche se fotografano una situazione nota. È il caso del rapporto 2009 sulle pari opportunità tra uomini e donne («gender gap») stilato dal World Economic Forum, dove l'Italia scende dalla 67esima al 72esima posizione. Pesa «la persistenza di indici negativi sulla partecipazione delle donne alla vita economica», in primis la disparità di salari e redditi rispetto agli uomini. L'Italia è superata anche da Vietnam, Romania e Paraguay, precede di poco la Tanzania, è terzultima in Europa (il rapporto in pdf, in inglese).
PAESI SCANDINAVI - La classifica stilata dal Wef, istituzione che organizza il forum di Davos, copre il 93% della popolazione mondiale, assegnando ai Paesi scandinavi il podio delle pari opportunità. Al primo posto si piazza l'Islanda (quarta nel 2008), davanti a Finlandia, Norvegia e Svezia. Seguono Nuova Zelanda, Sudafrica, Danimarca e Irlanda. Sorprendente il Lesotho al decimo posto (dal 16esimo), davanti a tutti i big europei: la Germania è 12esima, il Regno Unito 15esimo (entrambi in leggero calo), la Spagna 17esima e la Francia 18esima. Agli ultimi posti nel Vecchio Continente Repubblica Ceca (74esima) e Grecia (86esima). Il rapporto assegna poi il 31esimo posto gli Usa, in discesa di 3 posizioni e il 75esimo al Giappone.
REDDITO E PARTECIPAZIONE - A spingere l'Italia nella retroguardia è soprattutto l'indice su «partecipazione e opportunità nell'economia» (96esimo posto), a causa delle disuguaglianze rispetto agli uomini nei salari (116esimo posto), nel reddito da lavoro (91esimo) e nella partecipazione alla forza lavoro (88esimo). Solo il 52% delle donne fanno parte della popolazione attiva contro il 75% degli uomini e il reddito medio delle donne è la metà rispetto agli uomini, 19.168 dollari l'anno contro 38.878. Vanno molto meglio le aree di «potere politico» (45esimo, grazie alle donne che siedono in Parlamento e al governo) e «scuola e istruzione» (46esimo posto), meno bene di quanto ci si potrebbe aspettare il settore «salute e attesa di vita» (88esimo posto). Tra gli altri dati evidenziati la differenza nella disoccupazione tra donne (7,87%) e uomini (4,88%). Rispetto al 2006, anno del primo rapporto, il voto all'Italia è solo marginalmente migliorato: laddove 1 rappresenta la parità, la Penisola è passata dallo 0,646% allo 0,68%, mentre l'Islanda e i principali Paesi nordici veleggiano sullo 0,82%. All'estremo opposto Pakistan, Chad e, ultimo, lo Yemen (0,46%).

martedì 27 ottobre 2009

GLI INVESTIMENTI DELLA REALE MUTUA A TORINO: L’INTERVENTO PER TORRE LITTORIA

Tra il 1931 e il 1937 a Torino è finalmente realizzato l’imponente rifacimento di via Roma, l’antica via Nuova realizzata tra il Cinque e il Seicento come asse rettore della città barocca in formazione negli stessi anni[i].
L’immagine della “città fascista”, celebrata dalla stampa coeva e fortemente criticata dagli apporti storiografici successivi, è costruita con il contributo di grandi società finanziarie, di assicurazione e gruppi bancari che vedono nell’investimento immobiliare una grande occasione da non lasciarsi scappare.
Il quadro che si viene a delineare è molto complesso e articolato e le ragioni dell’essere vanno ricercate nell’intricato e spesso conflittuale dibattito che si sviluppa nella realizzazione di ogni isolato, nel rapporto tra tali società e l’autorità podestarile, il Ministero dell’Educazione Nazionale, la Soprintendenza.
I discorsi “intorno allo stile” sottendono interessi di carattere finanziario ed economico legati alla rendita immobiliare e all’idea di risanamento soprattutto sociale di un settore importante all’interno della città.
Tra i vari protagonisti della vicenda e degli interventi edilizi tra le due guerre la Società Reale Mutua di Assicurazioni riveste un ruolo di primo piano, non solo nella città di Torino[ii].
In particolare, la Società interviene all’interno del cantiere di via Roma realizzando uno degli isolati più significativi: la torre littoria cittadina, il “grattacielo” che si contrappone all’immagine barocca della piazza del Castello, segno inequivocabile all’interno della città stessa.
La Torre Littoria torinese è stata oggetto di accuse dall’immediato dopoguerra. Interpretata come segno del “piccone demolitore” del regime e come monumento di un periodo storico problematico e difficile, ha legato a sé giudizi poco attenti alla realtà dei fatti.
La possibilità di studiare l’intervento all’interno di un quadro più complesso e lo studio dei disegni originali dell’architetto Armando Melis, progettista dell’edificio, ha consentito di tratteggiare e ricostruire una vicenda articolata, legata a interessi economici più ancora che a istanze di tipo ideologico.
L’edificio, infatti, è il risultato di un faccia a faccia serrato tra volontà del committente, del Comune e interventi della Soprintendenza. Le intenzioni dei protagonisti, non sempre univoche, si rivestono solo in un secondo momento dei significati politici e celebrativi ai quali la torre littoria è oggi legata.
Il legame tra la Società Reale Mutua e il regime fascista è molto forte; essa, infatti, appoggia in modo rilevante la politica di opere pubbliche soprattutto per mezzo «dell’incremento da essa portato all’industria edilizia. Non solo a Torino […] ma anche a Roma, Milano, Bolzano, la Reale contribuisce con l’erezione di imponenti edifici a risolvere importanti problemi edilizi e a fornire lavoro, attraverso l’investimento di diverse decine di milioni, a industrie e operai»[iii].
Il repentino inizio dei lavori di ricostruzione di via Roma Nuova e il valore dati a questa operazione da parte della pubblicistica di regime, convince la dirigenza della Società a partecipare alla ricostruzione di uno degli isolati più degradati dell’antico asse. Il 14 marzo 1932, così, la Società stipula con il comune una convenzione per la ricostruzione dell’Isolato San Emanuele, già di proprietà della Società La Rinascente, immotivatamente estromessa dall’iniziativa[iv].
In tale convenzione la Società si impegna a seguire le restrizioni stabilite dal Rdl del 1930, che imponeva di non modificare lo storico fronte su piazza Castello e di attenersi al regolamento edilizio vigente. Tali accordi saranno prontamente disattesi attraverso abili accordi politici[v].
In seguito alla stipula della convenzione sono incaricati della realizzazione del progetto l’architetto Armando Melis e l’ingegnere Giovanni Bernocco[vi] già progettisti della sede della Società Reale Mutua realizzata negli stessi anni.
Il progetto è redatto in poco tempo; l’inizio dei lavori si contraddistingue immediatamente per il ritmo serrato del cantiere che non è interrotto neppure nelle ore notturne.
Nel 1934, mentre i lavori della torre stanno giungendo a compimento, una visita del Sovrintendente ai monumenti,Giovanni Pacchioni, porta alla repentina chiusura del cantiere stesso. La torre, infatti, minaccia di ergersi a un livello superiore rispetto alle prescrizioni regolamentari turbando così l’equilibrio compositivo dell’insieme. A questo problema si aggiunge la volontà dell’impresa di ricostruire il fronte sulla storica piazza Castello, modificando la scansione delle arcate del porticato seicentesco.
Lo sviluppo della vicenda è uno dei punti cruciali per comprendere le profonde motivazioni i ordine economico che sottendono la grande impresa urbanistica; di fronte alla richiesta del comune di modificare il disegno della pianta a favore della creazione di una piazzetta “spartitraffico” la Società si oppone fortemente in quanto tale modificazione porta come conseguenza una diminuzione della cubatura. Per questo motivo i progettisti si sentono legittimati ad aumentare l’altezza della torre prospettante su piazza Castello.
Il Ministero dell’Educazione Nazionale impone lo studio, anche per quella emergenza, di un progetto «avente come fine di armonizzare la Torre, che si eleva in via Viotti, con l’antico Palazzo prospiciente in via Roma»[vii]. Melis e Bernocco sperimentano diverse soluzioni legate a un linguaggio eclettico. I vari progetti, però, non vengono presi in considerazione dalla Società in quanto non riescono a risolvere il problema della perdita di rendita fondiaria derivata dalla modificazione imposta dal comune. La scelta definitiva, la realizzazione di un edificio che tenta di introdurre un linguaggio architettonico attento alle istanze del moderno, non scaturisce da alcuna considerazione di natura formale.
A seguito di un complicato e poco chiaro scambio di pareri tra autorità podestarile, potere centrale direzione della società, infatti, si addiviene alla soluzione finale: contro quanto stabilito dalla convenzione il fronte sulla piazza Castello è modificato attraverso l’eliminazione di una campata e l’edificio a torre, per il quale solo successivamente si stabilisce il ruolo di torre littoria, è realizzato a 15 piani fuori terra.
Il Ministero dell’Educazione Nazionale approva il «raccordamento del Palazzo settecentesco con la retrostante costruzione moderna, allo scopo di mettere in maggior evidenza, in tutta la sua struttura, sin dal livello stradale, il grattacielo dell’isolato moderno e, per quanto riguarda il corpo intermedio, più alto di due piani, inscritto fra il Palazzo settecentesco e la Torre, esprime il parere che in esso non vengano ripetuti gli ordini dei quattro piani del palazzo prospiciente piazza Castello, ma ne sia invece reso più semplice il carattere adottando un ordine architettonico che risponda a funzioni di trapasso tra l’architettura antica e la nuovissima, con un insieme unitario che giunga sino alla gronda: il complesso edilizio che ne risulterà sarà composto da tre masse distinte ed euritmicamente composte: la fronte monumentale del Palazzo, la quinta semplice e più alta dietro, la torre altissima in fondo»[viii].
L’edificio è realizzato tra il 1933 e il 1935.

Il palazzo presenta notevoli innovazioni tecnologiche, è il primo edificio civile multipiano con struttura metallica elettrosaldata costruito in Italia. Le scelte progettuali e compositive testimoniano un continuo oscillare tra ricerca sperimentale attenta al dibattito europeo e scelte storiciste. Alla scelta di materiali costruttivi e di rivestimento innovativi (vetrocemento, linoleum, klinker…) si accompagna l’utilizzo di tecniche tradizionali.
La torre suscita nei contemporanei un grande entusiasmo; essa diventa nuovo simbolo della Torino moderna e fascista, in contrapposizione alla Mole antonelliana, «specchio del modernismo del basso ottocento»[ix].
«Il grattacielo torinese, infatti, è quanto di più opposto si possa immaginare alla Mole Antonelliana. In esso la meccanica è meccanica, e l’arte riesce a farla dimenticare come tale nella funzione espressiva. L’architetto ha pensato alla struttura che è già forma, ed è diventato ingegnere senza dimenticare di essere architetto. La torre torinese è un’opera d’arte, un’opera d’arte moderna, intendendo l’aggettivo nel suo valore spirituale di cosa spiritualmente nuova, e perciò necessaria ed espressiva»[x].
Le ragioni del regime impongono però di radicare il progetto alla tradizione italiana. La torre littoria, infatti, non può contrapporsi alla tradizione ma la deve esaltare, anche se in un’ottica di rinnovamento. La cronaca cittadina, infatti, sottolinea che la torre «non sarà mai un grattacielo nel senso comune della parola. Saremo sempre a casa nostra, non andremo a chiedere nulla in prestito ai forestieri. Sarà una torre, una torre italiana»[xi]. «La Torre Littoria accomunerà simbolicamente l’antico e il nuovo, la tradizione veneranda e la modernità che crea altre immagini e segna novelle audaci, la storia di ieri e quella ancora non scritta»[xii].
In tale “comunione” tra antico e nuovo affonda le sue radici il controverso dibattito sulla definizione di uno stile nazionale moderno ma, nello stesso tempo interprete di una antica tradizione.
Maria Sandra Poletto
[i] Si citano L. Re, G. Sessa, La formazione e l’uso di via Roma Nuova a Torino, in Torino tra le due guerre, Torino, Città di Torino, 1978 (riedito in A. Mioni (a cura di), Urbanistica fascista, Milano, Franco Angeli, 1980); Via Roma. Cinquant’anni di storia e immagini, testi di L. Re e G. Sessa, fotografie di D. Vicario, Torino 1987; G. Sessa, Via Roma Nuova a Torino, in A. Magnaghi, M. Monge, L. Re (a cura di), Torino, Lindau, 1995, pp. 507-517; M. Rosso, La crescita della città, in Storia di Torino, vol. VIII, Dalla grande guerra alla liberazione, Torino, Einaudi, 1998, pp. 427-473; M. S. Poletto, Via Roma 1861-1937: dai progetti di abbellimento al piano di ricostruzione urbanistica, tesi di Dottorato di Ricerca in Storia e Critica dei Beni architettonici e ambientali (XII ciclo) tutors prof. V. Comoli e prof. R. Tamborrino, Torino 2000; M. S. Poletto, Le altre via Roma, in V. Comoli, R. Roccia (a cura di), Progettare la città, Torino, Archivio Storico della Città di Torino, 2001, pp. 355-370; M. S. Poletto, La torre Littoria di Torino, in Politecnico di Torino, Dipartimento Casa – Città, De Venustate et Firmitate. Scritti in onore per Mario Dalla Costa, Torino, Celid, 2002, pp. 544-552.
[ii] La Società Reale Mutua di Assicurazioni si fa promotrice di molti interventi edilizi, soprattutto in nord Italia, negli anni tra le due guerre, anche in occasione dei notevoli investimenti per la celebrazione del centenario della fondazione della Società stessa.
[iii] federazione dei fasci di combattimento, Torino e l’autarchia, Torino, ottobre XVI (1939), p. 108.
[iv] ASCT, Deliberazioni del Podestà, seduta del 14 marzo 1932.
[v] Tutto l’iter realizzativi della vicenda sarà accompagnato da un fitto carteggio tra Podestà e Presidente dalla Società Reale Mutua. Molte di queste lettere non sono a oggi ancora pervenute ma a esse si fa esplicito richiamo nei documenti conservati all’interno del Fondo Affari Lavori Pubblici, via Roma e adiacenze dell’Archivio Storico della Città di Torino.
[vi] Sia l’architetto Melis che l’ingegner Bernocco fanno parte della Commissione igienico edilizia del Comune; tale ruolo facilita la loro opera. Su Melis cfr. M. S. Poletto, Armando Melis de Villa architetto e urbanista: la figura professionale attraverso l’archivio, tesi di laurea, rel. V. Comoli, correl. V. Fasoli, Facoltà di Architettura, Politecnico di Torino, a.a. 1995-1996.
[vii] ASCT, Affari Lavori Pubblici, via Roma e adiacenze, Lettera della Società reale Mutua di Assicurazioni al Podestà, 10 agosto 1933.
[viii] ASCT, Affari Lavori Pubblici, via Roma e adiacenze, Lettera della R. Sovrintendenza all’arte medievale e moderna all’On, Signor Podestà di Torino, 3 febbraio 1934.
[ix] A. Melis, Scritti vari, Torino, Lattes, 1938, p. 149.
[x] M. Guerrisi, Architetture di Armando Melis, Milano 1936
[xi] La Torre Littoria, «La Stampa», 6 settembre 1932.
[xii] La Torre Littoria i piazza Castello, «La Stampa», 26 marzo 1934.

giovedì 22 ottobre 2009

Da gennaio la moratoria dei mutui

Piano famiglie dell'associazione bancaria: i destinatari sono le persone che hanno perso il lavoro o in cassa integrazione.
MILANO - Per le famiglie che hanno difficoltà a far quadrare i bilanci mensili arriva una moratoria dei mutui, ovvero la possibilità di sospendere le rate fino a un massimo di un anno. L'opzione, deliberata dall'esecutivo dell'Abi (associazione bancaria italiana), partirà dal 1° gennaio 2010.
PIANO FAMIGLIE - «Il comitato esecutivo ha deliberato di realizzare un progetto relativo a un piano di sostegno alle famiglie che tende a rendere più generali e omogenei i diversi interventi sul territorio delle associate» ha annunciato il presidente Corrado Faissola, sottolineando che il progetto prevederà la dilazione delle rate del mutuo e che la sospensione varrà per un anno. Dopo il piano per le imprese varato a inizio agosto con il governo e le associazioni imprenditoriali, l'Abi lancia quindi un piano famiglie che, spiega Faissola, partirà da gennaio.
SENZA LAVORO - Destinatari dell'iniziativa sono quelli già indicati per gli altri accordi varati dalle singole banche e quindi chi ha perso il posto di lavoro o chi è entrato in cassa integrazione, chi ha visto la cessazione dell'attività di lavoro autonomo e chi ha avuto la morte di uno dei componenti del nucleo familiare percettore del reddito di sostegno della famiglia. L'Abi ha dunque incaricato il presidente Faissola e il direttore generale Giovanni Sabatini di seguire la fase di messa a punto e di approfondimento delle caratteristiche tecniche del piano. Inoltre è in arrivo, ha aggiunto Faissola, «un'interlocuzione con le altre realtà coinvolte, tra cui la presidenza del Consiglio dei ministri e le associazioni dei consumatori che avevano sollecitato l'iniziativa».
110MILA NUCLEI - Su un totale di 1,1 milioni di famiglie povere e indigenti presenti in Italia, secondo le ultime rilevazioni dell'Istat (diffuse a luglio e relative al 2008), quelle interessate dalla sospensione delle rate dei mutui per l'acquisto di casa potrebbero essere - secondo primissime stime bancarie - 110mila, per un valore complessivo di 8 miliardi di mutui erogati.
CONSUMATORI - La decisione dell'Abi è stata accolta positivamente dalle associazioni dei consumatori, pur con qualche distinguo. Federconsumatori e Adusbef rilevano che «una sospensione del pagamento del mutuo dai 12 ai 18 mesi è una misura che può veramente far tirare un respiro di sollievo nel contesto della crisi» e invitano le banche ad «affrontare tali situazioni estremamente delicate, negoziando condizioni più favorevoli per quanto riguarda interessi e durata dei mutui». Il Codacons considera positiva l'iniziativa «solo ed esclusivamente a condizione che si consenta di sospendere le rate fino a 18 mesi, non 12, e che la sospensione valga per chiunque dimostri semplicemente di non essere in grado di provvedere al pagamento delle rate del mutuo, indipendentemente, quindi, dal fatto di essere disoccupato, cassaintegrato o che sia morto un componente della famiglia». L'Adiconsum, pur sottolineando che nelle proposte formulate all'Abi la richiesta era per un periodo più lungo, rileva che l'importante è iniziare a rispondere con un provvedimento concreto e che alla moratoria sui mutui è interessata una famiglia su 5.

martedì 20 ottobre 2009

IPOTESI SULLA NUOVA SEDE


PREVISIONI DI CRESCITA PER REALE MUTUA

TORINO 19/10/2009
Si e riunita oggi a Torino l'Assemblea dei Delegati di Reale Mutua, in rappresentanza di piu di 1.400.000 soci assicurati. All'ordine del giorno, l'approvazione del Conto economico preventivo 2009 e la delibera dell'entita dei benefici di mutualita a favore dei soci/assicurati per il prossimo anno. Le previsioni sono state illustrate dal Presidente Iti Mihalich e dal Direttore Generale Luigi Lana.Alla luce di quanto si sta verificando in questi giorni, il 2009 appare un anno di difficile interpretazione, cosi come lo scenario che si presentera nei prossimi mesi. Il quadro viene affrontato con un piano strutturato, composto da una serie di attivita volte ad assicurare una crescita sia quantitativa che qualitativa. Al netto di componenti finanziarie di carattere straordinario, il risultato dell'esercizio 2009 e in linea con i piani triennali del Gruppo presentati nelle passate Assemble.Nel corso dell'incontro, e stata deliberata l'erogazione di benefici di mutualita pari a 8,4 milioni di euro per il 2009; una particolarita questa che distingue Reale Mutua sul mercato, tanto piu importante in un momento nel quale molte societa hanno annunciato la possibile assenza di dividendi da distribuire.A questo, si aggiunge la conferma di iniziative del Gruppo riguardanti le esposizioni degli assicurati titolari di polizze index con sottostante Glitnir Banki (Islanda) per le quali il Gruppo si era premurato di acquistare coperture gia nel 2006. Le Societa del Gruppo stanno provvedendo a comunicare agli assicurati la ristrutturazione dei contratti permettendo cosi, non solo la restituzione dell'intero capitale investito, ma anche, nei limiti permessi dalla volatilita dei mercati, di ottenere interessi nel periodo rimanente alla scadenza delle polizze.Per cio che riguarda il "caso" Lehman Brothers, le societa del Gruppo hanno gia sostituito i titoli presenti nelle gestioni separate "vita" evitando cosi ogni ripercussione sugli assicurati di riduzione degli interessi maturati.Con il Preventivo 2009 e i relativi interventi a favore dei soci/assicurati sopra citati, nel corso dell'Assemblea e stato illustrato anche il Preconsuntivo 2008.La raccolta premi lavoro diretto del Gruppo Reale Mutua vede una crescita del 3% nel 2008, e supera cosi le previsioni del comparto assicurativo nei mercati in cui il Gruppo opera.Anche la Capogruppo migliorera il risultato, con un progresso del 3% rispetto all'esercizio precedente.Il margine di solvibilita - indice che misura la solidita patrimoniale - si mantiene su un valore pari a 2,3 volte il limite minimo richiesto dalla normativa ed e pari a 1.390 milioni di euro a livello di Gruppo; per la Capogruppo si situa a 5,2 volte il valore richiesto.Va poi citato il cover ratio - indicatore che quantifica il rapporto tra riserve tecniche e premi - che per Reale Mutua si attesta a quota 178%. Tale livello rimane invariato rispetto all'esercizio precedente.L'utile consolidato di Gruppo e valutato in 36 milioni di euro ed ha subito una netta contrazione rispetto al passato, in quanto risente di significative svalutazioni su alcune partecipazioni di rilievo; il dato comunque non tiene conto di possibili vantaggi derivanti dall'evoluzione della normativa contabile attualmente all'esame della Commissione Europea.Il combined ratio danni del Gruppo Reale Mutua si attesta su un valore del 98,9%, mantenendosi sotto il 100%, malgrado l'eccezionalita dei fenomeni atmosferici che hanno colpito l'intera penisola ed in particolare il Piemonte.Riveste una grande importanza, tra gli asset 2008 del Gruppo, il patrimonio immobiliare: una risorsa che si e dimostrata, per l'esercizio in corso, garanzia di solidita per gli investimenti. E' importante sottolineare che, grazie alle opere di valorizzazione effettuate nel corso degli ultimi anni, gli immobili di proprieta mantengono un elevato valore di mercato.Inoltre, il Gruppo ha portato a termine alcune iniziative che vanno nella direzione di uno sviluppo equilibrato e dell'espansione sui mercati.Tra queste, l'accordo con una banca di prestigio come Credem, per lo sviluppo della bancassicurazione; un secondo tassello e l'acquisizione del 50% di Caixa Terrassa de Previsio, ultima mossa in ordine di tempo di una strategia che punta a crescere sul mercato spagnolo.Sul versante del business si segnala il Fondo Teseo, nato come novita assoluta nel panorama della previdenza complementare italiana in quanto unico prodotto completamente "etico", che investe in settori attenti alle ricadute sociali e non soltanto ai risultati; nel corso del 2008 e stato scelto come uno dei fondi di riferimento per i dipendenti delle agenzie dell'intero comparto assicurativo nazionale.Durante l'Assemblea, il Direttore Generale Luigi Lana ha cosi commentato l'andamento della Societa e del Gruppo: "abbiamo deciso di impostare il nostro lavoro di ogni giorno su alcuni concetti fondamentali, specialmente oggi: parlo della solidita, della vicinanza e della sicurezza. La solidita e quella che proviene da una lunga esperienza - la nostra Capogruppo nasce centottant'anni fa - ma anche dalla capacita di fare programmi che vadano al di la delle contingenze del momento, come il nostro Piano Triennale testimonia. La vicinanza e quella che sentiamo nei confronti dei nostri soci/assicurati, i quali possono sempre contare sul nostro ascolto e sulla nostra attenzione, anche di fronte ad eventi esterni imprevedibili: e anche cosi che garantiamo sicurezza. La sicurezza e proprio cio che i soci/assicurati cercano ed e cio che noi vogliamo offrire loro, soprattutto in un momento nel quale molte certezze sembrano vacillare. Sono tre capisaldi cui ci siamo sempre ispirati e che fanno parte del nostroessere mutua; oggi, vogliamo declinarli in un modo nuovo, attenti alla situazione internazionale e proiettati verso il futuro".

Reale Mutua conferma T-Systems Italia per i servizi di disaster recovery

La compagnia di assicurazioni torinese ha esteso fino al 2012 il contratto. Prevista l'implementazione di una nuova piattaforma
Mercoledì 7 Ottobre 2009
T-Systems Italia ha annunciato di aver rinnovato fino al 2012 l'accordo di fornitura di servizi di Disaster Recovery a Reale Mutua Assicurazioni. L'accordo prevede l'implementazione di una nuova piattaforma architetturale per ottimizzare i costi dell'infrastruttura IT attraverso la razionalizzazione dei processi di gestione. L'architettura utilizzerà reti WAN ultraveloci per collegare i centri dati di T-Systems e Reale Mutua, e permetterà, spiega una nota di T-Systems Italia, di non lasciare inutilizzate enormi quantità di spazio informatico, mettendolo a disposizione di Reale Mutua sul sito di recovery per ospitare ambienti dipartimentali di test e sviluppo.“In tal modo – spiega la nota - vengono liberate preziose risorse nel data center di Reale Mutua senza pregiudicare la garanzia di immediata disponibilità di tutte le risorse destinate alle attività di Disaster Recovery in caso di reale necessità.” "La congiuntura economica – dichiara nella nota Marco Terragno, Responsabile Sistemi Informativi di Reale Mutua Assicurazioni - ha portato una rivisitazione degli asset tecnologici e dei processi interni del nostro Gruppo con l'obiettivo di diminuire i costi aziendali, fermo restando invariata l'esigenza di tutelare la sicurezza del business". La soluzione di Disaster Recovery che T-Systems ha implementato in Reale Mutua, di tipo 'asincrona warm start' e basata su architettura Mainframe e Open (Unix e Wintel), “sfrutta le più evolute tecniche di allineamento remoto dei dati a diversi livelli (data base, backup, etc)”.I volumi oggetto del servizio comprendono un ambiente mainframe di circa 3.000 Mips, una base dati di circa 40 Terabyte e una server farm con 50 server attivi (che all'occorrenza può ospitare un ambiente virtualizzato di circa 300 server). Nella fase iniziale, il progetto ha previsto interventi di server e storage consolidation e di soluzioni di virtualizzazione. I team di T-Systems e di Reale Mutua, spiega la nota, hanno individuato e implementato, in alternativa al tradizionale processo di produzione e trasporto nastri, anche una soluzione di 'remote electronic vaulting' che sfrutta una tecnologia basata sulla deduplicazione dei dati.“La più efficiente distribuzione delle risorse – conclude la nota - ha quindi permesso di coniugare l'evoluzione dei sistemi e la sostenibilità della soluzione complessiva, in ragione dei costi e dell'ambiente tecnologico e organizzativo di Reale Mutua, e di ridefinire e affinare alcuni processi organizzativi e di change management”.

Lavoro, la svolta di Tremonti "Il posto fisso base della società"

Milano - I tempi dell'elogio della mobilità e dell'esempio americano sono passati. Anche il ministro Tremonti torna a elogiare il posto fisso, al punto da individuarlo come "la base della stabilità sociale". Il ministro dell'Economia ha espresso la sua tesi a Milano, al convegno promosso dalla Bpm sulla partecipazione dei lavoratori all'azionariato delle imprese. Al convegno erano presenti anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. "Non credo - ha detto il ministro - che la mobilità sia di per sè un valore. Per una struttura sociale come la nostra, il posto fisso è la base su cui costruire una famiglia. La stabilità del lavoro è alla base della stabilità sociale". A imporre forme di lavoro più flessibili, secondo Tremonti, è stata la globalizzaziopne che "non ha trasformato il quantum di lavoro ma la qualità di lavoro, passato da fisso a mobile. Era inevitabile fare diversamente". Tremonti ha poi analizzato le diverse strutture di welfare elencando le criticità del modello statunitense: "Un conto è avere un posto di lavoro fisso o variabile in un contesto di welfare come quello europeo, un conto è avere uno stipendio senza sanità e servizi. Negli Stati Uniti i fondi pensione dipendono da Wall Street, e se le cose vanno male ti ritrovi a mangiare kit kat in una roulotte e neghi la scuola ai tuoi figli". Caustico, sulle dichiarazioni di Tremonti, il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani: "Le farei commentare a confindustria", ha detto Epifani. Positivamente sorpresa la reazione di Luigi Angeletti, leader della Uil: "Dalle cose che ha detto, è come se fosse un nostro iscritto - ha commentatio Angeletti -: so se gli farà piacere ma è così".
"Le parole di Tremonti sull'esigenza di avere posti di lavoro stabili - ha detto invece il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - sono sicuramente condivisibili. E' un obiettivo che inseguiamo anche noi. Oggi il problema è quello di superare l'idea distorta di flessibilità. Chi è precario o flessibile deve essere pagato di più e avere più tutele e garanzie degli altri. Questo è un punto su cui la Cisl insiste da tempo". Il ministro Tremonti ha parlato anche della Costituzione repubblicana, giudicandola "ancora valida", ma "non del tutto applicata". Secondo Tremonti, nella nascita della Costituzione c'era "il confronto fra le tre diverse culture chiave che animavano lo spirito di quel tempo: quella cattolica, quella comunista e quella liberale e la sintesi di queste diverse visioni sta nell'articolo sulla proprietà industriale. Quel passaggio - ha aggiunto il ministro - dove si dice che la Repubblica tutela, regola e disciplina il risparmio, identificando nell'industria del credito una realtà che favorisce l'accesso alla proprietà, all'azionariato popolare, ai grandi complessi produttivi del Paese, è fondamentale". "La Costituzione però - ha aggiunto Tremonti - non è stata pienamente applicata, perché se uno la legge si rende conto che c'è un grande favore per la proprietà, per l'azionariato popolare, per i titoli di proprietà industriale e questa è un po' la sintesi del compromesso fra le varie ideologie. Quello che è successo nella sua applicazione - ha proseguito Tremonti - è stata un po' una rotazione rispetto a quei principi. Se la Costituzione diceva questo, la sua applicazione e la legislazione hanno detto l'opposto. Si è organizzato per un decennio un sistema che in qualche modo ha sfavorito i titoli di proprietà e favorito quelli di debito. Giusto criterio per cui la grande proprietà industriale doveva essere in qualche modo controllata dal sistema bancario. Credo che un ritorno alla Costituzione - ha concluso - possa portare a concrete e non poche remote riflessioni".
La Repubblica (19 ottobre 2009)
Se poi al posto fisso, aggiungiamo anche l'attenzione delle aziende al dipendente come "persona" , forse parlare di utili e obbiettivi sarebbe molto più facile...

giovedì 15 ottobre 2009

SIRACIDE 12,8-18

8 L'amico non si può riconoscere nella prosperità,
ma nell'avversità il nemico non si nasconderà.
9 Quando uno prospera, i suoi nemici sono nel dolore;
ma quando uno è infelice, anche l'amico se ne separa.
10 Non fidarti mai del tuo nemico,
poiché, come il metallo s'arrugginisce, così la sua
malvagità.
11 Anche se si abbassa e cammina curvo,
sta' attento e guardati da lui;
compòrtati con lui come chi pulisce uno specchio
e ti accorgerai che la sua ruggine non resiste a lungo.
12 Non metterlo al tuo fianco,
perché non ti rovesci e si ponga al tuo posto,
non farlo sedere alla tua destra,
perché non ricerchi la tua sedia,
e alla fine tu conosca la verità delle mie parole
e senta rimorso per i miei detti.
13 Chi avrà pietà di un incantatore morso da un serpente
e di quanti si avvicinano alle belve?
14 Così capita a chi si associa a un peccatore
e s'imbratta dei suoi misfatti.
15 Per un momento rimarrà con te,
ma se cadi, egli non reggerà più.
16 Il nemico ha il dolce sulle labbra,
ma in cuore medita di gettarti in una fossa.
Il nemico avrà lacrime agli occhi,
ma se troverà l'occasione, non si sazierà del tuo sangue.
17 Se ti capiterà il male, egli sarà là per il primo
e, con il pretesto di aiutarti, ti prenderà per il
tallone.
18 Scuoterà il capo e batterà le mani,
poi bisbigliando a lungo cambierà faccia.

mercoledì 14 ottobre 2009

LA RICONOSCETE?

UNICO INDIZIO:
QUALCHE VOLTA E' PRESENTE, MA POCHE..

La costituzione

La costituzione:
"Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

Trasformismo

Trasformismo (politica) - "Il trasformismo è una pratica politica che consiste nell'abbandono e nell'annullamento della tradizionale dialettica e differenza ideologica fra le varie parti politiche all'interno del Parlamento; si fa del trasformismo quando le parti più estreme degli schieramenti politici perdono d'incisività nello scontro politico, mentre vengono integrati in un unico partito gli elementi della parte opposta. Il trasformismo è quindi anche la capacità di repentini cambiamenti di linea. Tali cambiamenti sono generalmente dettati anche dalla necessità di catturare il consenso di alcune componenti influenti della finanza e dell'industria, conciliandole a prescindere dalle eventuali diffidenze politiche."

AMOS 6,1-7

6:1 Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria! Questi notabili della prima tra le nazioni, ai quali si recano gli Israeliti!

6:2 Passate a Calnè e guardate, andate di lì ad Amat la grande e scendete a Gat dei Filistei: siete voi forse migliori di quei regni o è più grande il vostro territorio del loro?

6:3 Voi credete di ritardare il giorno fatale e affrettate il sopravvento della violenza.

6:4 Essi su letti d'avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla.

6:5 Canterellano al suono dell'arpa, si pareggiano a David negli strumenti musicali;

6:6 bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.

6:7 Perciò andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l'orgia dei buontemponi.


HA VISTO LA LUCE - SIAMO IN MISSIONE PER CONTO DI DIO

E SEMPRE PIU' EUPILIO, DALLA CITTA' DEL SEGRINO, SEMPRE PIU' SOLIDARIETA'

DAL MORALIZZATORE " HA VISTO LA LUCE!" MA NOI VEDIAMO SOLO QUELLA FIOCA DEL BAGNO!!!

TELECRONACA DIRETTA DELL'INCONTRO DI OGGI 14 OTTOBRE PER IL RINNOVO CIA


Milano, dai Vs inviati speciali: Martin Mystero & Dylan Dog.
Sono le 10,18 e siamo, come sempre in prima linea, gli scontri non sono ancora iniziati per mancanza della ctp. Per ora è tutto, Vi aggiornemo in DIRETTA e come sempre sul pezzo!

lunedì 12 ottobre 2009

SANZIONI ISVAP E NOI SEMPRE DENTRO!

Care Colleghe e Cari Colleghi,
Vi inviamo i dati delle sanzioni inflitte, ad agosto 2009, dall'Istituto Governativo di Controllo e Vigilanza attività delle Compagnie d'Assicurazione ed evidenziamo:
REALE MUTUA - N.RO SANZIONI 7 (PARI AD ALLIANZ) IN PERCENTUALE SUL TOTALE 1,35%;
ITALIANA ASS. - N.RO SANZIONI 4 (UNA MENO DELLA ZURITEL SPA) IN PERCENTUALE SUL TOTALE 0,77%;
LA PIEMONTESE (EX) N.RO SANZIONI 2 (PARI A DIALOGO ASS.)IN PERCENTUALE SUL TOTALE 0,38%.

Insomma un'incidenza cospicua di sanzioni, inflitte al Gruppo, ma non ci distinguavamo per la prontezza e l'efficacia delle liquidazioni, é forse cambiato qualcosa??? Ci ricordiamo della Compagnia Universo!!!??? Allora é proprio vero che siamo appesi ad un filo di lana!

dati WWW.ASSINEWS.IT ISVAP, ad agosto sanzioni per 5.222.982 €.
I numeri chiave del bilancio delle sanzioni inflitte dall'ISVAP nel mese di agosto:
  • soggetti sanzionati: 45
  • n.ro delle sanzioni inflitte: 520
  • ammontare complessivo delle sanzioni: € 5.222.982,02
  • importo medio delle sanzioni: € 10.044,00.

Come si può riscontrare nella classfica che segue (basata sul n.ro delle sanzioni) e in quella (sull'ammontare delle sanzioni) che verrà pubblicata lunedì, UGF Assicurazioni si conferma in prima posizione di entrambe le classifiche, con un numero di sanzioni pari a 140 ed un importo di € 1.298.772,99, in crescita quanto a numero, ma in calo quanto ad importo totale.

venerdì 9 ottobre 2009

09 ottobre 1963

Un ricordo alle vittime del Vajont

giovedì 8 ottobre 2009

mercoledì 7 ottobre 2009

NON SI SA MAI...

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NO A MAGHI E FATUCCHIERI!

Grande rilancio del ns Gruppo, finalmente stiamo vedendo la luce della "concretezza", al bando maghi e fatucchieri, queste sono le parole dell'uomo che ci sta conducendo. A te caro Dirigente, ciao ciao, anche se è stato bello conoscerti, ricordati che non sempre l'ovvio, sia la cosa più oppurtuna!
Con affetto noi della UILCA di Italiana.


martedì 6 ottobre 2009

A Gino Giugni il commosso saluto e ringraziamento della Uilca


E' con profonda commozione e partecipazione che tutta la UILCA ha appreso la scomparsa di Gino Giugni, il cui nome rimarrà per sempre legato allo Statuto dei Lavoratori, di cui è stato autore.


Gino Giugni è stato uno studioso competente, un politico capace ed un riformista appasionato, la cui opera è sempre stata indirizzata a ribadire e valorizzare principi fondamentali, come la dignità dei Lavoratori e la tutela della loro Libertà.


Gino Giugni rimarrà sempre un punto di riferimento di tutti quanti operano per rivendicare e consolidare i diritti dei Lavoratori ed al suo impegno va quindi il riconoscimento di tutte le donne e gli uomini della UILCA, consapevoli della responsabilità di dover ogni giorno essere all'altezza del suo esempio.


DOPO LA TESSERA DEL TIFOSO LA TESSERA DELL'IMPIEGATO

Presso il tornello del Hotel Melià sarà effettuato un rigoroso controllo, chi non fosse provvisto dell'innovativa tessera dell'Impiegato non potrà partecipare all'incontro di comunicazione.
Il programma “tessera dell'impiegato prevede una serie di agevolazioni per gli iscritti che potranno concretizzarsi in vari benefit tra i quali, ad esempio, biglietti premio per viaggi all'estero, varchi di ingresso privilegiati nell'azienda e, non ultimo, l’esclusione da molte limitazioni che oggi riguardano in maniera indifferenziata molte persone.


venerdì 2 ottobre 2009

PENSANO VERAMENTE DI FARCI DIVENTARE COSI'?

Entra un fulmine o una tromba d'aria dentro una stanza e si pensa al disordine?!?!
Se questa e la scala di valori di questo gruppo è meglio che il fulmine colpisca noi...
Verrà un giorno che...

VA BENE ANCHE COSI'...




giovedì 1 ottobre 2009

ATTENZIONE ANCHE NELLA PENISOLA ITALIANA RISCHIO URANIO IMPOVERITO

Non è visibile ma ti accorgi che c'è ,quando incominci a riscontrare una serie di fastidi fisici e psicologici.
Dietro la preoccupazione per gli eventuali effetti, la cosa,che a molti scaturisce nel percepire la sua presenza, è la rabbia!
Rabbia verso chi usa questo tipo di arma subdola e silenziosa, che colpisce soprattutto i deboli e gli indifesi.
Unitisci al nostro coro per dire Basta!!!Siamo Stufi!
Non riuscirete a farci diventare tristi e rassegnati, allegramente vi diciamo che siamo sempre più incazzati.
Al bando l'uranio impoverito.


UILCA DONNE:OTTOBRE MESE DELLA PREVENZIONE DEL TUMORE AL SENO


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