a Peppino Impastato e Santo De Luca

mercoledì 31 marzo 2010

NEWS REALE MUTUA

Comunicazione/ Gruppo Reale Mutua. Elisabetta Ruà responsabile della comunicazione istituzionale con il coordinamento e la supervisione di Carlo Enrico de Fernex

Gruppo Reale Mutua rinnova il team alla guida della comunicazione istituzionale: Elisabetta Ruà è il nuovo responsabile della struttura, con il coordinamento e la supervisione di Carlo Enrico de Fernex.
Carlo Enrico de Fernex, 43 anni, torinese, è in Reale Mutua dal 1991. Nel corso della sua carriera è stato per anni nella funzione di revisione interna, acquisendo una conoscenza della società, con particolare riferimento ai sistemi di controllo interno. Nel 2006 entra nella Segreteria Societaria e dal 2007 è responsabile degli uffici Adempimenti Societari e Segreteria di Presidenza e Direzione. Ora de Fernex è stato chiamato dal direttore generale, Luigi Lana, a coordinare e supervisionare l’area Comunicazione Istituzionale di Gruppo.
Elisabetta Ruà, 32 anni, torinese, ha sempre svolto la propria attività professionale nell’ambito della Comunicazione. Pubblicista dal 2001, inizia la carriera presso l’Ufficio Stampa Euphon per poi passare, dal 2003 al 2007, all’Ufficio Marketing/Comunicazione del Gruppo Sintesi di Torino. Nel 2009, dopo una parentesi in New Holland Construction, società del Gruppo Fiat, entra a far parte delle Relazioni Esterne di Reale Mutua, nello staff di Luigi Bellotto, cui è subentrata in questi giorni dopo che a quest’ultimo è stata affidata, nell’ambito della Direzione delle Risorse Umane, la responsabilità della Comunicazione Interna e dell’intranet aziendale.
Le nuove nomine rientrano nella strategia più generale della compagnia torinese che punta a rafforzare le aree della comunicazione sia verso l’esterno, per migliorare e consolidare la propria immagine in Italia e in Europa (attraverso le controllate spagnole), sia verso i soci/assicurati, la rete degli agenti e la struttura interna.

Bollette, da aprile luce giù del 3% Il gas invece sarà più caro del 3,6%

Per l'Authority dell'energia l'asimmetria dei prezzi è dovuta alla differenza tra l'efficienza dei due mercati.
MILANO - Nel secondo trimestre le bollette elettriche scenderanno del 3,1% mentre per il gas è previsto un aumento del 3,6%. Lo ha deciso l'Autorità per l'energia fissando le nuove tariffe in vigore dal mese di aprile per famiglie e piccole aziende che non sono ancora passate al mercato libero. Motivando il differente andamento di luce e gas l'autorità spiega che «oltre alla persistente influenza delle quotazioni petrolifere (circa il 60% in 12 mesi anno), l'asimmetria delle variazioni dei prezzi è sostanzialmente determinata dalla differenza tra l'efficienza dei due mercati: migliorata per l'elettrico, ancora insoddisfacente per il gas».

LA MEDIA PER FAMIGLIA - Per l'energia elettrica, «la spesa media di una famiglia tipo si riduce ora di circa 13 euro su base annua; questa nuova riduzione si somma a quelle di 39 euro del 2009 e di 10 euro del primo trimestre 2010», dice l'Autorità. Quanto al gas, la maggior spesa ammonta a 34 euro su base annua. «Va tuttavia ricordato che le forti riduzioni dei prezzi gas registrate nel corso del 2009 (-16,4,%) consentono di mantenere la spesa annua ancora inferiore, di 32 euro, rispetto a quella del primo aprile 2009», aggiunge l'Autorità. L'Authority annuncia poi l'avvio di un procedimento per nuovi meccanismi di aggiornamento dei prezzi del gas, che dovrebbero andare a vantaggio di famiglie e piccole imprese.
CODACONS - Una brutta notizia per le famiglie italiane. I Codacons commenta il rincaro delle tariffe del gas deciso dall'Autorità per l'energia: «L’andamento del petrolio continua ad avere ripercussioni troppo pesanti nel nostro paese - afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi - e si riflette non solo sul pieno di carburante, ma anche sul fronte dei prezzi e delle tariffe, che cresceranno per tutto il 2010. Proprio sulle tariffe energetiche il Governo può e deve intervenire, alleggerendo la spesa delle famiglie e bloccando qualsiasi rincaro per tutto il 2010». Il Codacons chiede inoltre all'Antitrust di indagare sulla mancanza di concorrenza nel settore del gas in Italia, sottolineata dal Presidente dell`Authority, Alessandro Ortis - prosegue Rienzi - mancanza di concorrenza che si traduce non solo in una minore efficienza, ma anche in prezzi più alti per le famiglie, che pagano bollette più care rispetto a quelle di un mercato basato su una reale concorrenza.

martedì 30 marzo 2010

lunedì 29 marzo 2010

Tanti Auguri Trinità

71 anni per Terence Hill

Venerdì Santo tutti a casa

Come da contratto nazionale il giorno 02/04 Venerdì Santo si starà a casa.

Tariffe, in arrivo stangata da oltre 700 euro all'anno per le famiglie

I principali aumenti riguardano autostrade, benzina, aeroporti, bollette di gas, acqua e rifiuti la stima di Adusbef e Federconsumatori. Ma l'Aiscat smentisce

Tariffe, in arrivo stangata da oltre 700 euro all'anno per le famiglie
I principali aumenti riguardano autostrade, benzina, aeroporti, bollette di gas, acqua e rifiuti

MILANO - Dall'aggiornamento delle tariffe in programma ad aprile si prevede una «stangata» pari a maggiori spese annuali per 761 euro a famiglia. È la stima di Adusbef e Federconsumatori, che prevedono «una ulteriore contrazione dei consumi che influirà negativamente sulle produzioni e sul mercato». Responsabili principali degli aumenti sono «i rincari autostradali, il continuo aumento del prezzo della benzina nonché - indica una nota - l'aumento stimato dal primo di aprile per la bolletta del gas del 3% pari ad un aumento di 34 euro annui dopo quello avvenuto precedentemente di 28 euro». «Dopo i drammatici dati relativi alle ore di Cig, sopra il miliardo, ed il continuo aumento del tasso di disoccupazione all' 8,5 % che, oltre i drammi sociali ed individuali, comporteranno una caduta del potere di acquisto delle famiglie italiane di 565 euro annui, si aggiunge ora una vera e propria stangata alle famiglie», commentano le due organizzazioni presiedute da Elio Lannutti e Rosario Trefiletti.
I RINCARI MAGGIORI - Nel dettaglio, l'assicurazione auto costerà 130 euro in più, le tariffe aeroportuali ben 65 euro (130 milioni di passeggeri-costi diretti ed indiretti) in più mentre quelle autostradali 60 euro in più. Il ricorso per multe e i contenziosi comporterà un esborso di ulteriori 55 euro. Per gas, acqua e rifiuti le famiglie tireranno fuori mediamente 62, 18 e 35 euro in più. L'aumento dei servizi bancari costerà altri 30 euro aggiuntivi e l'aumento delle rate dei mutui circa 80 euro. La spesa per i carburanti comporterà un aggravio di 171 euro e quella per i treni di 65 euro. Un sollievo arriverà solo dalle tariffe elettriche (-10 euro). «Dall'aggiornamento ad aprile - spiegano le due associazioni - ogni famiglia subirà quindi maggiori spese per 761 euro annui, senza contare i costi indiretti che questi aumenti provocheranno sul tasso di inflazione». Trefiletti e Lannutti ricordano che «era stato promesso l'impegno a bloccare le tariffe. Ma - aggiungono - a conti fatti ora abbiamo capito perché questo governo si è voluto definire "del fare". E cioè per permettere di "fare" aumentare le tariffe e la pressione fiscale».
AISCAT, NON PREVISTO AUMENTO - Ma l'Aiscat, l'associazione delle concessionarie autostradali, smentisce all'annuncio di Federconsumatori e Adusbef. Non è previsto alcun aumento delle tariffe autostradali: l'allarme lanciato da alcune associazioni dei consumatori è assolutamente infondato. «Annunci del genere, a meno di 24 ore dalle elezioni» suonano spiacevolmente sospetti». L'Aiscat precisa che«»gli aumenti non sono previsti dalle norme e, tanto meno, dai contratti secondo i quali gli incrementi delle tariffe vengono decisi una sola volta all'anno in concomitanza con l'inizio del nuovo anno».
CONTROREPLICA - La nota di Adusbef e Federconsumatori sui calcoli della stangata di 761 euro «rappresenta un aggiornamento ai rincari scattati, ma non precedentemente conteggiati, come quelli delle tariffe autostradali». Le due associazioni di consumatori rispondono alla replica dell’Aiscat sui rincari di varie tariffe per le famiglie italiane.

venerdì 26 marzo 2010

CHECK UP

STRUTTURA CONVENZIONATA 
COLLEGHI ZONA MILANO E DINTORNI
STRUTTURA CONVENZIONATA
COLLEGHI ZONA BOLOGNA E DINTORNI
STRUTTURA CONVENZIONATA
COLLEGHI ZONA TORINO E DINTORNI

giovedì 25 marzo 2010

LE POMPE BIANCHE

Le pompe bianche sono distributori indipendenti, non correlati alle marche tradizionali delle compagnie petrolifere. Il rifornimento va infatti effettuato nel cosiddetto mercato extrarete.

La diffusione di questi impianti è ancora assai limitata, corrisponde all'incirca al 5% all'intera rete di distribuzione.
Presso questi impianti è possibile ottenere risparmi di almeno 5 - 6 centesimi al litro

LE POMPE BIANCHE IN LOMBARDIA

LE POMPE BIANCHE IN PIEMONTE

REGOLAMENTI COMMISIONE PARITETICA

ITALIANA ASSICURAZIONI S.P.A.

COMMISSIONE PARITETICA
REGOLAMENTI
in applicazione dell'art. 6 Contratto Integrativo Aziendale 18/11/2009
Applicazione
In applicazione dell’ art. 6 del Contratto Integrativo Aziendale del 18 novembre 2009 (nel seguito
C.I.A.) è istituita la Commissione Paritetica Aziendale (nel seguito “Commissione”), così composta:

designati dall’Impresa:
2 membri effettivi
1 membro supplente

designati dalle Rappresentanze Sindacali Aziendali:
2 membri effettivi
1 membro supplente

Competenze
La Commissione, valutando la sussistenza dei requisiti di legge e contrattuali con riguardo alle
specifiche istanze e stabilendo le priorità tra i dipendenti richiedenti, delibera sulle seguenti materie:

I. anticipazioni del TFR (art. 20 del C.I.A.);
II. erogazione di finanziamenti per l’acquisto, l’ampliamento o la ristrutturazione della casa di abitazione
(artt. 21 e 22 del C.I.A.);
III. concessione di prestiti (art. 24 del C.I.A.);
IV. assegnazione in locazione di alloggi di cui all’allegato n. 9 del C.I.A. (art. 25 del C.I.A).

Regolamenti
La Commissione definisce e dà applicazione ai regolamenti attuativi delle materie di propria competenza.
I regolamenti costituiscono a tutti gli effetti parte integrante del C.I.A.; pertanto il non
rispetto della normativa e delle procedure indicate nei regolamenti comporta la decadenza delle
agevolazioni beneficiate e il reintegro delle stesse negli stanziamenti o dotazioni annui disponibili.

Riunioni
La Commissione si riunisce il giorno 10 di ogni mese (ovvero, se festivo, il primo giorno feriale
successivo), oltre che nei casi di urgenza comprovata.
Alle riunioni sono chiamati a partecipare quattro membri, tra effettivi e supplenti (due per ciascuna
delle Parti); le decisioni sono prese a maggioranza.

Richieste alla Commissione
Le richieste devono essere presentate esclusivamente in forma scritta e indirizzate alla Commissione,
presso l’ufficio Amministrazione Personale di sede.

I. Anticipazione del Trattamento di Fine Rapporto
L'anticipazione del Trattamento di Fine Rapporto è erogata in base a quanto previsto dalla legislazione
vigente e dagli artt. 6 e 20 del C.I.A. 18/11/2009.
Aventi titolo
L'anticipazione del TFR può essere richiesta dai dipendenti con almeno otto anni di anzianità di
servizio.
Motivi
Documentazione richiesta
A.1. Spese sanitarie per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche per il Dipendente o per i familiari a carico.
• Preventiva autorizzazione (timbrata e firmata) rilasciata dalle ASL competenti;
• certificazione delle spese con fatture o ricevute fiscali in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda (dello stesso anno solare) oppure preventivi di spesa in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda (dello
stesso anno solare) con successiva consegna-non oltre 6 mesi dall'assegnazione- difatture o ricevute fiscali.

A.2. Acquisto della prima casa di abitazione per sé o per i figli (purché a carico o non ancora in possesso dei requisiti di legge per richiedere analogo beneficio personalmente),documentato con atto notarile.
• Atto notarile di compravendita in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda (dello stesso anno solare) oppure proposta d’acquisto o contratto preliminare di compravendita  in data non antecedente i 3 mesi
dalla domanda (dello stesso anno solare) e successiva consegna del rogito entro 6 mesi dall'assegnazione.
Limiti annuali di concessione per i motivi di cui ai punti A: 10% degli aventi diritto e comunque il  6% del numero totale dei dipendenti.

B.1. Spese sanitarie per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche, per il coniuge non legalmente separato (ovvero il convivente more uxorio) e i parenti in linea retta non a carico.
• Preventiva autorizzazione (timbrata e firmata) rilasciata dalle ASL competenti;
• certificazione delle spese con fatture o ricevute fiscali in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda (dello stesso anno solare) oppure preventivi di spesa in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda (dello
stesso anno solare) con successiva consegna - non oltre 6 mesi dall'assegnazione - di fatture o ricevute fiscali.

B.2. Ristrutturazione (anche parziale) della casa di abitazione (proprietà o residenza) intestata al dipendente o cointestata al dipendente con il coniuge non legalmente separato (ovvero il convivente more uxorio) o con ascendente/discendente in linea retta.
• Dichiarazione che i lavori di ristrutturazione sono relativi alla casa direttamente abitata dal dipendente;
• certificazione delle spese con fatture o ricevute fiscali in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda (dello stesso anno solare) oppure preventivi di spesa in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda (dello
stesso anno solare) con successiva consegna -non oltre 6 mesi dall'assegnazione- di fatture o ricevute fiscali.
Limiti annuali di concessione per i motivi di cui ai punti B: 6% del numero totale dei dipendenti.
L'anticipazione del TFR per i motivi di cui ai punti A e B può essere concessa anche più di una volta, con il limite del 90% dell’importo maturato disponibile all'atto di ciascuna richiesta.5

II.a. Finanziamento per l’acquisto della casa di abitazione

La concessione dei finanziamenti per l'acquisto della casa di abitazione è regolamentata dagli artt. 6 e 21 del C.I.A. 18/11/2009.
NB: il caso di alienazione della casa di proprietà legata all’acquisto di una nuova unità abitativa, da adibire a prima casa di abitazione, è da considerarsi ad ogni effetto equiparato alla fattispecie dell’acquisto della prima casa di abitazione.
Stanziamento dell’Impresa

100.000 euro dal 18/11/2009 al 31/12/2009;
1.000.000 di euro per l’anno 2010;
1.000.000 di euro per l’anno 2011.

Alla dotazione del primo anno di calendario viene aggiunta la disponibilità residua degli anni precedenti ed in essere alla sottoscrizione del C.I.A.
Nel suddetto stanziamento rientrano anche i finanziamenti per ampliamento o ristrutturazione
della casa di abitazione di cui all’art. 22 del C.I.A.

Aventi titolo
Lavoratori che all’atto della richiesta risultino:
• a tempo indeterminato con anzianità di almeno 24 mesi ininterrotti di servizio effettivo;
• di età inferiore a 62 anni compiuti;
• non proprietari, essi stessi o il coniuge non legalmente separato (ovvero il convivente more uxorio), né comproprietari con il coniuge non legalmente separato (ovvero il convivente more uxorio) e/o i figli conviventi, di una casa ad uso abitazione;
• non aver già richiesto all’Impresa ed ottenuto dalla stessa, negli ultimi 5 anni precedenti, un finanziamento per l'acquisto della casa di abitazione.

Importo, durata e tasso del finanziamento
• Importo massimo individuale: 150.000 euro.
• Durata massima del rimborso: 20 anni. La scadenza dell’ultima rata non dovrà comunque oltrepassare il compimento del 75° anno di età del dipendente-contraente.
• Tasso d’interesse: 3,0% annuo, fisso per tutto l’arco di durata del rimborso. Tuttavia, se il saggio legale dovesse essere successivamente stabilito in una misura inferiore all’1,5% o superiore al 6%, tale tasso si modificherebbe in modo automatico, a decorrere dal primo giorno di calendario successivo a tale variazione, divenendo rispettivamente pari al 2,0% e al 5,0%.

Documentazione richiesta per l’assegnazione del finanziamento Per il caso di richiedente non proprietario di casa di abitazione:
• rogito in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda oppure proposta d’acquisto/compromesso in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda e successiva stipulazione del rogito entro 6 mesi dall’assegnazione;
• dichiarazione del richiedente di non essere proprietario, esso stesso o il coniuge non legalmente separato (ovvero il convivente more uxorio), né comproprietario con il coniuge non legalmente separato (ovvero il convivente more uxorio) e/o i figli conviventi, di una casa ad uso abitazione;
• mod. 730 o mod. Unico del richiedente, del coniuge non legalmente separato (o convivente more uxorio) e dei figli conviventi.Per il caso di richiedente proprietario di casa di abitazione (da alienare per accedere al finanziamento):
• rogito d’acquisto in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda oppure proposta d'acquisto/compromesso in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda e successiva stipulazione del rogito entro 6 mesi dalla assegnazione;
• rogito di vendita in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda oppure proposta di vendita/compromesso in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda (il rogito di vendita dovrà essere antecedente/contestuale a quello di acquisto della nuova unità abitativa, ovvero, qualora fosse successivo, comunque entro i tempi indicati dall'atto preliminare di vendita);
• mod. 730 o mod. Unico del richiedente, del coniuge non legalmente separato (o convivente more uxorio) e dei figli conviventi.

Erogazione del finanziamento
Dietro presentazione del rogito, o alla stipulazione dello stesso, e contemporaneamente all’accensione dell’ipoteca di 1° grado. NB: in caso di acquisto di casa in cooperativa è possibile la concessione del mutuo accendendo ipoteca su altro immobile.
Prefinanziamento
Possibilità di ottenere un prefinanziamento dall’Impresa con applicazione di un tasso d’interesse
pari a quello fissato per il mutuo, entro il limite di importo rappresentato dalla sommatoria di quanto
al momento risulti accantonato a titolo di TFR e di Fondo Pensione (purché non gravato da vincoli e da altre forme di esposizione), o mediante prelevamento degli accantonamenti del TFR e del Fondo Pensione (purché non precluso dal norme di legge o disposizioni statutarie vigenti).7

II.b. Finanziamento per l’ampliamento o la ristrutturazione della casa di abitazione

La concessione dei finanziamenti per l'ampliamento o la ristrutturazione della casa di abitazione è regolamentata dagli artt. 6 e 22 del C.I.A. 18/11/2009.
L’ampliamento deve riguardare la prima casa di proprietà e abitazione (principale) del dipendente.
L’ampliamento consiste nella fusione di uno o più locali a quelli già esistenti, con aumento della superficie e del relativo volume e conseguente variazione catastale (con esclusione quindi delle mere opere interne).
L’acquisto di un garage o di un box o di un posto-auto nello stesso edificio nel quale il dipendente
è proprietario di alloggio, ovvero in uno stabile sito nelle immediate vicinanze, rientra nella considerazione
di ampliamento dell’abitazione.
La ristrutturazione deve riguardare la prima casa di proprietà e abitazione (principale) del dipendente.

Aventi titolo
Lavoratori che all’atto della richiesta risultino:
• a tempo indeterminato con anzianità di almeno 24 mesi ininterrotti di servizio effettivo;
• di età inferiore a 62 anni compiuti;
• proprietari o comproprietari della prima casa di abitazione;
• non aver già richiesto all’Impresa ed ottenuto dalla stessa negli ultimi 5 anni precedenti un finanziamento per l’acquisto, l’ampliamento o la ristrutturazione dell’abitazione.

Importo e durata del finanziamento
• Importo massimo individuale: 50.000 euro.
• Durata massima del rimborso: 20 anni. La scadenza dell’ultima rata non dovrà comunque oltrepassare il compimento del 75° anno di età del dipendente-contraente.
• Tasso d’interesse: 3,0% annuo, fisso per tutto l’arco di durata del rimborso. Tuttavia, se il saggio legale dovesse essere successivamente stabilito in una misura inferiore all’1,5% o superiore al 6%, tale tasso si modificherebbe in modo automatico, a decorrere dal primo giorno di calendario successivo a tale variazione, divenendo rispettivamente pari al 2,0% e al 5,0%.

Documentazione richiesta per l’assegnazione del finanziamento  Per il caso di ampliamento della casa di abitazione:
• documenti attestanti la proprietà e abitazione;
• dichiarazione di impegno a non frazionare o alienare parte del bene risultante dall'ampliamento per la durata del mutuo;
• richiesta di autorizzazione comunale del progetto di ampliamento (pratica edilizia di fusione), in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda e successiva consegna, entro 6 mesi, della delibera di autorizzazione comunale;
• richiesta/pratica edilizia di variazione catastale (in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda) e successiva consegna, entro 6 mesi, dell’aggiornamento della variazione catastale.

Per il caso di acquisto di un garage o box o posto auto:
• dichiarazione di non essere proprietario/comproprietario di altro garage, box o posto auto pertinenziale;
• rogito in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda oppure proposta d’acquisto/compromesso in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda e successiva stipulazione del rogito entro 6 mesi dall’assegnazione.

Per il caso di di ristrutturazione della casa di abitazione:
• preventivi o progetto dei lavori in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda e successiva consegna della fattura dei lavori svolti entro 6 mesi dall’assegnazione del finanziamento (o nei tempi indicati nel progetto dei lavori).
Erogazione del finanziamento
All’accensione dell’ipoteca di 1° grado.
Possibilità di estensione delle garanzie relative al mutuo concesso dall’Impresa in caso di acquisto della casa di abitazione. L’eventuale eccedenza non coperta potrà essere garantita anche da un’ipoteca di 2° grado.

Prefinanziamento
Possibilità di ottenere un prefinanziamento dall’Impresa con applicazione di un tasso d’interesse pari a quello fissato per il mutuo, entro il limite di importo rappresentato dalla sommatoria di quanto al momento risulti accantonato a titolo di TFR e di Fondo Pensione (purché non gravato da vincoli e da altre forme di esposizione), o mediante prelevamento degli accantonamenti del TFR e del Fondo Pensione (purché non precluso dal norme di legge o disposizioni statutarie vigenti).9

III. Prestiti

La concessione di prestiti ai Dipendenti è regolamentata dagli art. 6 e 24 del C.I.A. 18/11/2009. I prestiti saranno concessi -nei limiti stabiliti- a seguito di domanda scritta corredata della documentazione richiesta; il piano di ammortamento sarà definito, e consegnato, al momento dell'erogazione del prestito.
Qualora i prestiti siano concessi sulla base di preventivi o impegnative la successiva consegna della documentazione richiesta dovrà avvenire entro i tempi indicati dalla Commissione e comunque non oltre sei mesi dalla data dell'assegnazione del prestito.
Per i prestiti delle tipologie A e B è possibile richiedere un nuovo prestito della stessa tipologia se è scaduta la data originariamente prevista per il versamento dell’ultima rata di rimborso del prestito precedente, anche qualora il prestito sia stato estinto in data antecedente o, per la tipologia B, anche a seguito di comprovato notevole danneggiamento del veicolo.

Aventi titolo
Lavoratori a tempo indeterminato non soggetti al periodo di prova, o che lo abbiano superato.
Non aventi titolo
Per i prestiti di cui alle tipologie A e B i lavoratori che non abbiano maturato un’anzianità di ininterrotto
servizio di almeno 12 mesi, ovvero che abbiano superato il 64° anno di età.

A. Prestiti personali
Stanziamento dell’Impresa
250.000 euro per anno solare.
Importo, durata e tasso del prestito
Importo massimo: 8.000 euro.
Durata massima del rimborso: 5 anni (60 rate mensili).
Tasso d’interesse: 3,5% annuo.

B.1. Prestiti per l’acquisto di autovettura o motociclo per i dipendenti addetti allo svolgimento di attività interne
Stanziamento dell’Impresa
180.000 euro per anno solare.
Importo, durata e tasso del prestito
Importo massimo: 14.000 euro.
Durata massima del rimborso: 5 anni (60 rate mensili).
Tasso d’interesse: 2,5% annuo.

B.2. Prestiti per l’acquisto di autovettura o motociclo per i dipendenti addetti allo svolgimento di attività esterne (personale di cui alla nota a verbale in calce all’art. 101 del vigente C.C.N.L.)
Importo, durata e tasso del prestito
Importo massimo: 22.000 euro.
Durata massima del rimborso: 5 anni (60 rate mensili).
Tasso d’interesse: nessun interesse per il primo prestito richiesto dopo l’adibizione a mansioni esterne, interesse annuo pari al 50% del TUR in vigore al momento della concessione per i prestiti successivi (se rimborsati interamente i precedenti).

B.3. Prestiti per l’acquisto di autovettura o motociclo per i dipendenti inquadrati nell’area professionale A - sezione A del vigente C.C.N.L. (Funzionari)
Importo, durata e tasso del prestito
Importo massimo: 22.000 euro.
Durata massima del rimborso: 5 anni (60 rate mensili).
Tasso d’interesse: nessun interesse per il primo prestito richiesto dopo la nomina a Funzionario, interesse annuo pari al 50% del TUR in vigore al momento della concessione per i prestiti successivi (se rimborsati interamente i precedenti).
Documentazione richiesta per i prestiti delle tipologie B
Per autovetture o motocicli nuovi: fattura in data non antecedente 1 mese dalla domanda oppureordine di acquisto al concessionario in data non antecedente 1 mese dalla domanda e successiva fattura entro 6 mesi dalla data di assegnazione del prestito.
Per autovetture o motocicli usati: dichiarazione del proprietario cedente (ovvero ordine di acquisto al concessionario) in data non antecedente 1 mese dalla domanda e successiva fotocopia del certificato di proprietà (o del libretto di circolazione con annotazione del trasferimento di proprietà) entro 6 mesi dalla data di assegnazione del prestito.
Si precisa che l'autovettura o il motociclo possono essere cointestati con il coniuge non legalmente separato, o con il convivente more uxorio o con un ascendente/discendente (purché convivente e/o a carico del dipendente e risultante dallo stato di famiglia); in questo caso tutta la documentazione richiesta dovrà essere cointestata.

C. Prestiti per (documentati) gravi o straordinari motivi
Rientrano nella fattispecie i motivi sia di ordine personale e/o di famiglia, sia gli eventi di carattere straordinario, documentati ed aventi comunque carattere di necessità o, qualora non rientranti nel nucleo familiare (coniuge non legalmente separato, convivente more uxorio, ascendenti/discendenti in linea retta purché conviventi e/o a carico del dipendente), riguardanti genitori,fratelli, figli.
Rientrano, inoltre, in questa tipologia di prestito le spese mediche straordinarie, sostenute dal dipendente per sé o per i propri familiari come definiti al comma precedente, che non siano state rimborsate o non siano rimborsabili ad altro titolo.
Importo, durata e tasso del prestito
Importo massimo: 15.000 euro.
Durata massima del rimborso: 5 anni (60 rate mensili).
Tasso d’interesse: 2% annuo (nessun interesse in caso di evento luttuoso).
Documentazione richiesta
Preventivi e/o documentazione di spesa in data non antecedente i 3 mesi dalla domanda.
È facoltà della Commissione richiedere ulteriore documentazione (fatture, ricevute fiscali etc.)

IV. Assegnazione in locazione ai dipendenti di alloggi di proprietà dell’Impresa

Il presente regolamento è redatto in applicazione degli artt. 6 e 25 del C.I.A. 18/11/2009
Aventi titolo
Possono concorrere all'assegnazione i Dipendenti con contratto a tempo indeterminato che, non essendo soggetti al periodo di prova, o avendolo superato (al momento dell’esposizione in bacheca del comunicato della disponibilità degli alloggi), si trovino in possesso dei seguenti requisiti:
• risiedano o prestino la loro attività nella provincia sede degli stabili di cui all’allegato n. 9 del C.I.A. 18/11/2009;
• sottoscrivano a loro nome il contratto di locazione e usufruiscano dei locali esclusivamente a titolo di propria abituale dimora;
• non siano proprietari, o abbiano componenti del proprio nucleo familiare proprietari, di alloggi nei comuni e nelle province sedi degli stabili di cui all’allegato n. 9 (salvo quanto previsto nei criteri di assegnazione al punto g);
• non usufruiscano già di alloggio di proprietà della società adeguato alle esigenze del nucleo familiare (salvo quanto previsto nei criteri di assegnazione al punto h);
• non abbiano ottenuto dall’Impresa, o stiano per ottenere, un finanziamento per l’acquisto di una casa di abitazione della quale continuino a disporre.
Si precisa che:
• per nucleo familiare del dipendente si intende il coniuge non legalmente separato, convivente more uxorio, ascendenti e discendenti in linea retta, purché conviventi con esso dipendente e/o a di lui carico;
NB: il nucleo familiare che interessa a questi fini è quello che il Dipendente intende costituire al momento dell’occupazione dell’alloggio assegnato;
• per alloggio adeguato si intende quello che presenta una superficie calpestabile (utile), esclusi servizi e accessori, almeno di:
(1a classe) 45 mq per 2 persone

(2a classe) 60 mq per 3 persone

(3a classe) 75 mq per 4 o più persone

NB: per i nuclei familiari costituiti da una sola persona si intende adeguato un alloggio di superficie inferiore a 45 mq.

Criteri di assegnazione
Per la formazione della graduatoria di assegnazione saranno attribuiti i seguenti punteggi.
a. Dipendenti il cui nucleo familiare sia composto da:
1 persona Punti 0,5

2 persone “ 1

3 persone “ 2

4 persone “ 3

5 persone “ 4

6 persone “ 5

7 o più persone “ 6

b. Dipendenti che abitino in alloggi con superficie calpestabile, esclusi gli accessori, non adeguata, per difetto, ai componenti il nucleo familiare:

2 persone superficie < 45 mq Punti 2

3 persone superficie < 60 mq “ 2

4 persone o più superficie < 75 mq “ 2

c. Dipendenti la cui fascia di reddito familiare annuo lordo sia compreso in:

Fascia 1 Fino a 28.000 euro Punti 2

Fascia 2 Oltre 28.000 euro fino a 35.500 euro “ 1

Fascia 3 Oltre 35.000 euro “ 0

cifre valide alla data di emanazione del regolamento e indicizzate annualmente in base all'ISTAT (dal 1.01.2011)
d. Dipendenti che abbiano l'abitazione in altro Comune rispetto alla sede di lavoro, distante (da Comune a Comune):

Fino a 50 km Punti 2

Oltre 50 km “ 4

e. Dipendenti che per ragioni di servizio siano stati trasferiti e non dispongano, nel nuovo Comune

sede di lavoro, di alloggio adeguato al loro nucleo familiare:

Punti 5

f. Dipendenti che abitino in alloggio che debba essere abbandonato a seguito di ordinanza o sentenza esecutiva di sfratto:
g. Dipendenti che siano comproprietari di alloggi nel Comune e/o Provincia sede degli stabili di cui all’allegato n. 9 non a loro disposizione perché utilizzata da componenti del nucleo familiare (o ascendenti, discendenti e collaterali):
h. Dipendenti già inquilini di alloggio della Società adeguato al nucleo familiare:
i. Attribuzione da parte della D.G. di punteggi supplementari (nel numero di 2 ricorrenze per anno), per dipendenti abitanti in comuni distanti da quello della sede di lavoro:

Fino a 50 km Punti 2

Oltre 50 km “ 3

l. Dipendenti con anzianità di graduatoria superiore a un anno, nel caso abbiano richiesto un

alloggio non assegnato per minor punteggio:

m. Dipendenti che chiedano un alloggio con una superficie convenzionale complessiva superiore

a quella definita come adeguata al nucleo familiare:

1 classe in più Punti -2

2 classi in più “ -3

3 classi in più “ -5

Punti 10

Punti -3

Punti -5

Punti 2

n. Per ogni anno intero di servizio

Procedura di assegnazione
1) La Società di gestione del patrimonio immobiliare (nel seguito “Immobiliare”) trasmette alla Commissione i comunicati relativi agli alloggi disdettati, con l’indicazione delle loro caratteristiche, del termine per la presentazione delle richieste scritte (circa 20 giorni) e della data prevista di disponibilità dell'alloggio.
2) La Commissione provvede ad affiggere i comunicati in bacheca.
3) Le persone interessate presentano alla Commissione domanda scritta mediante compilazione del modulo allegato al presente regolamento.
4) Alla scadenza del termine per la presentazione delle domande, la Commissione verifica il diritto dei richiedenti e, in caso di più candidati per il medesimo alloggio, richiede agli interessati la produzione di documentazione a sostegno al fine di definire la graduatoria.
5) La Commissione esamina, e valuta di volta in volta, le domande dei Dipendenti per alloggi di superficie inferiore a quella indicata come adeguata, le domande dei Dipendenti già inquilini che richiedano di scambiarsi gli appartamenti, nonché le domande dei Dipendenti che siano proprietari di alloggi nel Comune e/o Provincia sede degli stabili di cui all’allegato n. 9 non adeguati alle esigenze del nucleo familiare e/o non a loro disposizione perché utilizzati da  componenti del nucleo familiare (o ascendenti, discendenti o collaterali).
6) A parità di punteggio viene data priorità alle richieste in ordine cronologico di presentazione.
7) La Commissione trasmette all’Immobiliare i nominativi, in ordine di graduatoria, delle persone
interessate.
8) L’Immobiliare contatta gli interessati per la visita all'appartamento; gli stessi, entro una settimana,
dovranno comunicare la propria decisione in merito. Successivamente l’Immobiliare comunica per iscritto alla Commissione il nominativo dell'assegnatario dell'alloggio e la data di decorrenza del contratto.
9) L'assegnatario comunicherà alla Direzione del Personale il nuovo indirizzo di abitazione, o, in caso di mancata occupazione entro sei mesi, ne comunicherà i motivi alla Commissione.
Decadenze
Il contratto di locazione si intenderà automaticamente risolto nei seguenti casi.
• Mancato utilizzo dell’alloggio per un periodo superiore ai sei mesi dalla data di disponibilità prevista.
• Infrazione del divieto di subaffitto a terzi anche di parte dell'alloggio e di cessione in uso (sia a titolo oneroso sia a titolo gratuito) anche di parte dell'alloggio stesso a persone estranee al proprio nucleo familiare.
• Impiego anche parziale/temporaneo, dei locali affittati per uso diverso dall'abitazione.

DOMANI IN BUSTA PAGA (PAP)

AUGURI MINA X I TUOI 70 ANNI

LA GRANDE MUSICA DI UNA VOCE STRAORDINARIA

La crisi fa ripartire la disoccupazione L'stat nel 2009 persi 380mila posti.

E' il primo calo dal 1995. Il governo: dato al 7,8%, inferiore all'Eurozona
Dopo 14 anni di crescita continua l’occupazione in Italia inverte la rotta: nella media del 2009 - secondo i dati diffusi oggi dall’Istat - gli occupati sono diminuiti di 380.000 unità (-1,6%) con un calo concentrato per nel Mezzogiorno (-3% pari a 194.000 posti in meno) arrivando nel complesso a quota 23.025.000.
Il tasso di disoccupazione nella media annua ha raggiunto il 7,8% (1.945.000 i senza lavoro con un aumento di 253.000 unità) a fronte del 6,7% del 2008. Nel quarto trimestre in media il dato è ancora peggiore con un calo di 428.000 occupati rispetto al quarto trimestre 2008 (-1,8% ) e un tasso di disoccupazione grezzo dell’8,6% (2.145.000 in media i senza lavoro nel trimestre), superiore di 1,5 punti sullo stesso periodo del 2008. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e quello del Lavoro, Maurizio Sacconi hanno commentato i dati sottolineando come la situazione italiana sul fronte occupazionale sia comunque migliore di quella dell’Eurozona con un tasso di disoccupazione al 7,8% a fronte del 9,4% medio dei paesi dell’area euro.
Ecco in sintesi la fotografia sull’occupazione nell’anno
I MIGRANTI FRENANO IL CROLLO
la riduzione di 380.000 posti è il saldo tra il calo di 527.000 occupati tra gli italiani e l’aumento di 147.000 unità tra gli stranieri, incremento comunque meno consistente che in passato.
EMERGENZA SUD E INDUSTRIA
Oltre la metà dei posti persi si concentra nel Mezzogiorno con 194.000 unità in meno (-3% a fronte del -1,6% su base nazionale) mentre il Nord perde 161.000 unità (-1,3%) e il Centro appena 25.000 (-0,5%). Le persone in cerca di occupazione nel Sud tuttavia aumentano di appena 12.000 unità soprattutto a causa dell’effetto scoraggiamento sulla possibilità di trovare un lavoro dell’aumento dell’inattività. Il settore che ha subito la maggiore contrazione è l’industria in senso stretto (-4,3 pari a 214.000 posti) seguita dall’agricoltura (-2,3% pari a 21.000 posti) e dalle costruzioni (-1,3% pari a 26.000 unità). I servizi segnano una flessione dello 0,8% (-119.000 unità).
GIÙ INDIPENDENTI E CONTRATTI TERMINE
Sono stati i precari, i collaboratori e i cosiddetti «indipendenti» i lavoratori più colpiti dalla crisi economica. Su 380.000 posti persi infatti 211.000 sono posizioni lavorative indipendenti (collaboratori, piccoli imprenditori ecc) mentre 169.000 sono dipendenti (171.000 in meno gli occupati a termine a fronte di un lievissimo aumento tra i rapporti a tempo indeterminato).
SCENDE SOPRATTUTTO L'OCCUPAZIONE MASCHILE
Oltre due terzi del calo occupazionale è da imputarsi alla componente maschile con 274.000 unità in meno (-2% a fronte dell’1,6% complessivo) mentre le donne sono diminuite di 105.000 unità (-1,1%). A fronte di un tasso di occupazione medio del 57,5% (dal 58,7% del 2008) nella fascia 15-64 anni le donne segnano un calo dal 47,2 al 46,4% mentre gli uomini scendono dal 70,3% al 68,6%. Nella fascia considerata al Sud lavora però meno di una donna su tre (il 30,6%) a fronte del 56,5% del Nord. Al Sud cresce il tasso di inattività (coloro che non lavorano e non cercano impiego) toccando il 48,9% complessivo (+1,4 punti percentuali sul 2008).
SUI DATI BATTAGLIA PD-GOVERNO
Se il ministro del Lavoro Sacconi sottolinea come la disoccupazione in Italia abbia tenuto a fronte della «violenta frenata dell’economia mondiale» restando 1,6 punti al di sotto del tasso dei senza lavoro nell’Eurozona dal Pd con il senatore Tiziano Treu arriva l’accusa di «sbagliare i conti» sottolineando come nel nostro Paese sia basso il tasso di occupazione e altissimo il livello di inattività.

mercoledì 24 marzo 2010

Cgil, il commercio supera le tute blu

I numeri del sindacato: 5,7 milioni di iscritti. Storico sorpasso su operai,
Ma la Cisl protesta: «Cifre gonfiate»

ROMA
Oltre 5,7 milioni di iscritti in lievissimo aumento nonostante la crisi economica: alla vigilia del sedicesimo congresso, la Cgil registra un aumento delle tessere complessive dello 0,20% rispetto al 2008 ma, soprattutto, un cambiamento nella sua composizione interna con il «sorpasso» dei lavoratori del commercio su quelli dell’edilizia e sui metalmeccanici.
Le tute blu, storicamente primo sindacato dell’organizzazione, quindi, dopo aver subito nel 2002 il sorpasso dei lavoratori pubblici e l’anno scorso quello degli edili, perdono quota anche rispetto al commercio e diventano, con 363.507 iscritti, la quarta categoria tra gli attivi per numero di tessere. Il primo resta saldamente la funzione pubblica con 407.716 iscritti. I dati sul tesseramento presentati oggi in una conferenza stampa segnalano come nel 2009 ci sia un avanzamento tra gli attivi di oltre 22.000 unità (+0,84%) ma anche come l’incremento negli ultimi quattro anni sia stato ben più consistente, con un saldo positivo per gli attivi di 207.000 tessere (+8,25%).
«Siamo la più grande forza sociale del Paese - ha detto il segretario generale Guglielmo Epifani - quando si pensa di escluderla da confronti e accordi, si fa contro la maggior parte dei lavoratori e dei pensionati». Epifani si è detto «soddisfatto» per l’andamento delle iscrizioni e «non sorpreso» che la Filcams (la federazione dei lavoratori del commercio) sia diventata il primo sindacato del settore privato, in linea con il cambiamento della struttura dell’occupazione sempre più concentrata sui servizi. «La Fiom comunque, nonostante la crisi - sottolinea - registra un aumento degli iscritti (l’1,29% con 4.618 tessere, ndr)». Rispetto al tesseramento 2002, anno del primo sorpasso, la Fiom ha perso circa 5.000 tessere mentre la Filcams ne ha guadagnate quasi 94.000. I pensionati dello Spi sono fermi nel 2009 a 2.994,203 tessere (-0,02%). in lievissimo aumento rispetto ai 2.962.000 del 2002.
Rispetto a otto anni fa l’aumento di oltre 300.000 tessere si è concentrato tra gli attivi. La Cgil sottolinea gli aumenti degli iscritti tra gli immigrati, che ora rappresentano il 14% del totale e circa 380.000 persone (ma il 91,7% è nato in Italia), tra le donne (+5%) e tra i giovani (+10% tra chi ha meno di 35 anni). La regione con più tessere si conferma la Lombardia (915.875), seguita dall’Emilia Romagna (819.955) e dalla Toscana (510.151) in lievissimo avanzamento. «Sono soddisfatto dell’andamento delle iscrizioni - ha concluso Epifani - chiediamo una verifica trasparente per tutti sulle iscrizioni, che ci siano formule per certificare ciò che si dice. Non lo chiediamo solo per gli altri, lo vogliamo anche per noi».
Ma sui dati della Cgil si accende la polemica tra i sindacati. La Cisl considera «davvero sorprendente che la Cgil dichiari oggi di avere 380 mila iscritti tra i lavoratori immigrati, quando appena otto mesi fa, aveva comunicato ufficialmente di averne 297 mila». Lo afferma la segretaria confederale Cisl Liliana Ocmin. «Senza offesa per una grande organizzazione come la Cgil - sottolinea - questo significa davvero dare i numeri al lotto». «Ci dispiace molto polemizzare sui dati di un altro sindacato - afferma - tuttavia, visto che proprio oggi il segretario generale della Cgil, Epifani ha chiesto una legge per una certificazione trasparente degli iscritti, allora bisogna essere più coerenti e realisti. Non è possibile che in soli otto mesi la Cgil abbia fatto 80.000 iscritti in pi— tra gli immigrati. Infatti, delle due l’una: o tutto il tesseramento della Cgil non è verosimile, oppure sugli immigrati ci troviamo di fronte ad un bluff solo per giustificare un sorpasso per niente credibile ai danni della Cisl che nel 2009 ha raggiunto 375 mila iscritti tra i lavoratori immigrati».

martedì 23 marzo 2010

LA STORIA DELLA CANZONE POPOLARE ITALIANA DELLE RIVENDICAZIONI SOCIALI

Figli dell'officina o figli della terra,già l'ora s'avvicina della più giusta guerra, la guerra proletaria, guerra senza frontiere,innalzeremo al ventobandiere rosse e nere, Avanti, siam ribelli,fiori vendicator un mondo di fratelli di pace e di lavor. Dai monti e dalle valli giù giù scendiamo in fretta, con queste man dai calli noi la farem vendetta; del popolo gli arditi,noi siamo i fior più puri,fiori non appassiti dal lezzo dei tuguri. Avanti, siam ribelli...Noi salutiam la morte, bella vendicatrice, noi schiuderem le porte a un'era più felice;ai morti ci stringiamo e senza impallidire per l'anarchia pugnamo; o vincere o morire, Avanti, siam ribelli..,

"Figli dell’officina" è un inno divenuto tradizionale del movimento anarchico. Il testo originale fu scritto da Giuseppe Raffaelli e Giuseppe De Feo, anarchici carraresi, nel 1921, mentre si preparavano ad affrontare le squadracce fasciste con gli "Arditi Del Popolo"(*). La musica deriva da un canto popolare. Nel periodo della resistenza, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu ripreso dai partigiani "rossi" del nord Italia. Nel 1999 è stato ripreso (con modifiche) dalla band italiana Modena City Ramblers, all’interno dell’album "Fuori campo". Il documento sonoro allegato proviene da Carrara, 1946.

(*)Gli Arditi del Popolo furono un'organizzazione antifascista nata nell'estate del 1921 da una scissione della sezione romana degli Arditi d'Italia per iniziativa di un gruppo di iscritti guidati dal simpatizzante anarchico Argo Secondari ed appoggiati dal futurista Mario Carli: l'obiettivo della scissione fu quello di opporsi alla violenza delle Camicie Nere.
Questo movimento si proponeva di opporsi alle spedizioni punitive fasciste creando vere e proprie milizie per la protezione dei quartieri e dei centri oggetto di attacchi armati da parte dalle "squadre d'azione" fasciste. In sintesi gli Arditi del Popolo furono l'organizzazione militare antifascista di fronte unito, a forte componente anarchica, Socialista ed in parte comunista, in cui si coagularono le formazioni di difesa proletaria.

I MARTIRI DELLA RESISTENZA DEMOCRATICA, DALLE LOTTE SINDACALE DELL'INIZIO DEL 1900 AI GIORNI D'OGGI.

Monumento a Guido Galli in piazzale Susa a Milano

Guido Galli (Bergamo, 28 giugno 1932Milano, 19 marzo 1980) è stato un magistrato e docente di criminologia italiano.
Originario di Piazzolo (BG), fu assassinato il 19 marzo 1980 a Milano, da un commando di Prima Linea (noto gruppo armato, operante nel contesto degli anni di piombo), a causa della sua azione da magistrato contro di essi. Fu lui infatti a concludere la prima maxi-inchiesta sul terrorismo partita nel settembre del 1978 dopo l'arresto di Corrado Alunni e il ritrovamento del covo di via Negroli, a Milano.
Fu colpito inizialmente alla schiena e dopo che fu caduto, i terroristi lo finirono sparandogli due colpi alla nuca. Del commando faceva parte anche una donna.
Fu amico di Piero Pajardi. Quest'ultimo gli dedicò parte del libro Operazione Giustizia (Cedam, Padova 1991).
Il figlio del giudice ucciso ed il rispetto della memoria.
Giuseppe Galli protesta contro il patrocinio del Comune al film «La Prima linea», ispirato al libro di Sergio Segio

Caro Schiavi, il Comune di Milano intende patrocinare il film «La Prima linea», ispirato al libro di Sergio Segio, ex terrorista e assassino. Non permettendomi assolutamente di entrare nel merito della scelta dell'assessorato al Tempo libero del Comune di Milano, mi pongo solo due interrogativi: 1) qual è la motivazione che spinge il Comune in cui vivo a prendere una simile decisione? 2) Non sarebbe opportuno, in questi casi, informare prima i familiari delle vittime e sentire, perlomeno, cosa ne pensano? Sono il figlio di Guido Galli, magistrato vigliaccamente ucciso a Milano da Segio quasi trent'anni fa; oltre a me, mia mamma, le mie sorelle e i miei fratelli vivono a Milano. A Milano lavoriamo e cresciamo i nostri figli, a Milano otto mesi fa è nato mio figlio Guido: ci piacerebbe che Milano non tradisse la memoria di vittime di un periodo ormai passato, ma che ha lasciato un segno indelebile, non solo in chi è stato direttamente colpito, ma nella società tutta. Credo che il Comune di Milano possa fare di meglio che patrocinare un film ispirato al libro di una persona che, un giorno, ha deciso di distruggere cinicamente una vita e che oggi pretende di spiegarci le ragioni della sua «impresa».Giuseppe Galli
Caro Galli, considero il patrocinio del Comune di Milano al film sull'ex terrorista Segio un incidente di percorso: nel senso che, come ha scritto Andrea Senesi sul «Corriere», queste delibere vengono passate in automatico dalla giunta, sulla fiducia. È una prassi che può fare dei danni: Vittorio Sgarbi fece approvare così una delibera e quando la Moratti lo scoprì ci lasciò le penne. Anche in questo caso la giunta non ne sapeva nulla. Nel mirino è finito l'assessore Terzi, che aveva dato l'ok. «Nei sistemi democratici il patrocinio si concede anche ai film che non ci convincono, ma suscitano un dibattito culturale», è stata la sua difesa. Quando è montata la polemica e l'Associazione vittime del terrorismo ha chiesto il ritiro del patrocinio, l'assessore si è detto «pronto a fare un passo indietro». Più che giusto, è doveroso. Il cinema può ricostruire la storia degli ex terroristi anche senza l'avallo del Comune: meglio tenersi alla larga da operazioni più commerciali che storiche, che rischiano di essere un'inutile offesa alla memoria delle vittime. L'immagine del terrorista Robin Hood, un po' mito e un po' figo, come ci ha ricordato anche Benedetta Tobagi, non è un'operazione culturale: è un marketing sbagliato. Il Comune si chiami fuori: per non tradire la memoria meglio puntare sull'educazione alla legalità e alla convivenza.
Giangiacomo Schiavi

AUGURI FRANCO BATTIATO

23/03/1945

Lavoro e italiani: meglio un buon rapporto coi colleghi che uno stipendio alto

Forse non ci voleva un’indagine per capirlo: un clima rilassato e una buona relazione con i colleghi sul lavoro sono più importanti, per i lavoratori, dello stipendio. O delle possibilità di carriera. Sicuramente non sarà una considerazione generalizzabile a tutti i lavoratori italiani, ma il risultato di un’indagine condotta su 3000 interviste dal portale Monster.it, leader in Italia per il recruiting on line, parla chiaro: l’ambiente di lavoro e il rapporto con i capi sono decisivi nella qualità della vita lavorativa.

Agli intervistati è stato chiesto quale fosse l’elemento che li lega di più al loro posto di lavoro. A sorpresa lo stipendio e i benefits solo al terzo posto in classifica, dietro all’ambiente lavorativo e al riconoscimento del proprio operato, nel podio degli elementi che legano all’azienda. Meno ancora viene considerata la possibilità di fare carriera, fattore determinante solo per il 12% degli intervistati.
Insomma riconoscimento del lavoro e rapporto con capi e colleghi non saranno fondamentali al momento di attrarre lavoratori - lo stipendio e le prospettive restano comunque centrali - ma lo diventano al momento di trattenerli in un’azienda.
L’era del taylorismo è finita da un pezzo, ma non lo stress lavorativo e per questo un clima disteso o addirittura un’area relax sul luogo di lavoro possono arrivare ad aumentare la produttività, più di quanto non lo facciano le strigliate del capoufficio.
PANORAMA
22/03/2010

venerdì 19 marzo 2010

AUGURI A TUTTI I PAPA'

La gioia di esserlo,grazie a quello che mi hai dato.
Grazie Papà



giovedì 18 marzo 2010

Cinque giornate, rivivono i patrioti

Attori nei panni degli eroi del 1848: incontri, concerti, letture itineranti celebrano il Risorgimento

Dal 18 al 22 marzo numerosi eventi ricordano le Cinque Giornate di Milano che, nel 1848, costrinsero Radetzky a ritirarsi dalla città. Da citare i tre appuntamenti al Museo Martinitt e Stelline (c.so Magenta 57, tutti a ingr. libero su prenotazione, tel. 02.43.00.65.24/02.43.00.65.22): sabato 20, la lettura itinerante «I Ragazzi delle barricate» con attori nei panni degli eroi del '48 (repliche ogni 30 minuti, ore 16.30-18.30) e la tavola rotonda «Voci dall'archivio» con gli interventi di Marta Boneschi e Francesca Serafini (ore 17.30), e domenica 21 l'incontro «La storia fatta dai ragazzi e raccontata ai ragazzi» con Giulio Giorello (ore 17.30).

Cenni storici.
Cinque giornate di Milano è la locuzione con cui si indica uno dei maggiori episodi della storia risorgimentale italiana del XIX secolo.
Quasi contemporaneamente ai moti popolari del 1848 che si sollevarono nel Regno Lombardo-Veneto, insorgeva, il 18 marzo di quell'anno la città di Milano: fu, questo, il primo episodio a testimonianza dell'efficacia dell'iniziativa popolare che, guidata da uomini consapevoli degli obiettivi della lotta, poteva rivelarsi in grado di influenzare le decisioni dello stesso Re di Sardegna.
Il presidio dell'Impero austriaco a Milano era munitissimo e comandato da un generale di lungo corso, Josef Radetzky. Sebbene più che ottantenne, Radetzky era energico e rigido: la vera espressione della severa mentalità militare austriaca che non aveva alcuna intenzione di cedere.

La città allora era capitale del Regno Lombardo-Veneto, parte dell'Impero Austriaco. La dominazione austriaca era dura, e finalizzata soprattutto a spremere il più possibile finanziariamente quella che era la parte più prospera e sviluppata dell'Impero. Da qui il malcontento della popolazione, ed il desiderio di liberarsi dal giogo per partecipare alla costruzione di una nazione italiana libera ed indipendente.
A scatenare la rivolta fu un episodio apparentemente insignificante. L'Amministrazione austriaca aveva imposto una ennesima tassa, questa volta sul tabacco ed i sigari. I milanesi allora per protesta decisero di non fumare più.

Il generale Radetzky mandò in giro dei soldati austriaci a fumare ostentatamente sigari per le strade. Successe che un popolano, sentendosi provocato da un austriaco che gli sbuffava il fumo in faccia, e probabilmente esasperato dall'astinenza, gli strappò il sigaro dalla bocca e lo gettò per terra. Al tentativo del soldato di arrestarlo, i presenti ne presero le difese, mettendo in fuga gli altri austriaci che nel frattempo erano accorsi. La rivolta dilagò per tutta la città.
L'intera popolazione combatteva per le vie innalzando barricate, sparando dalle finestre e dai tetti, inviando messaggi per mezzo di palloni agli abitanti delle campagne per esortarle a prendere parte alla lotta. Si formarono un Governo provvisorio di Milano presieduto dal podestà, Gabrio Casati, e un Consiglio di guerra, di cui era anima Carlo Cattaneo. La resistenza fu organizzata con intelligenza e decisione; eroici furono i Martinitt, i fanciulli dell'orfanotrofio, che si offrirono come portaordini per collegare i vari punti della città col consiglio di guerra.
Radetzky, considerata la difficoltà di resistere nel centro della città, l'assediò con le forze di cui disponeva, ma timoroso d'essere attaccato alle spalle dall'esercito piemontese e dai contadini provenienti dalla campagna, preferì ritirarsi.
La sera del 22 marzo 1848, gli Austriaci si ritiravano verso il "Quadrilatero" (la zona fortificata compresa fra le quattro città di Verona, Legnago, Mantova e Peschiera del Garda, trascinando con sé numerosi ostaggi arrestati all'inizio della sommossa. Frattanto, il resto del territorio della Lombardia e del Veneto era ormai libero.
A conclusione dell'insurrezione, il Conte e Senatore Luigi Torelli salì sul Duomo di Milano a porre simbolicamente la bandiera italiana sulla guglia della Madonnina. Nacque infine l'organo ufficiale del governo provvisorio milanese che, in ricordo di quel giorno, ebbe come nome Il 22 marzo. Il giornale iniziò le sue pubblicazioni il 26 marzo 1848, dalla sede di Palazzo Marino, sotto la direzione di Carlo Tenca.
A ricordo delle giornate dell'insurrezione milanese fu eretto il monumento opera dello scultore Giuseppe Grandi nell'attuale Porta Vittoria.

mercoledì 17 marzo 2010

La crisi colpisce la salute degli italiani: due su tre «evitano» il dentista

Al nord più soddisfazione per il servizio sanitario rispetto al sud, dove costa di più. Aumenta il consumo di antidepressivi. Solo una persona su cinque fa sport

IL RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009
Al nord più soddisfazione per il servizio sanitario rispetto al sud, dove costa di più. Aumenta il consumo di antidepressivi. Solo una persona su cinque fa sport
ROMA - La crisi economica colpisce soprattutto la bocca degli italiani, sia nel senso che vanno molto meno dal dentista sia per ciò che mangiano, sempre più lontano dalla dieta mediterranea e sempre più causa di problemi di salute come l'obesità soprattutto al sud. La fotografia è scattata dal rapporto Osservasalute, giunto alla settima edizione, presentato a Roma al policlinico Gemelli.
SI RISPARMIA SU DENTISTA E ALIMENTI - A trascurare la salute della bocca sarebbero quasi i due terzi degli italiani, si legge nel documento, mentre solo il 39,7% si è potuto permettere di sedersi dal dentista. Sul fronte della dieta gli italiani sembrano costretti a dover fare economia, e consumano poca frutta e verdura: solo il 5,6% mangia le cinque porzioni raccomandate al giorno.
MENO SPORT PIÙ ANTIDEPRESSIVI - Questo dato, unito al fatto che solo un italiano su cinque pratica uno sport regolarmente, rende i cittadini del bel Paese sempre più grassi: oltre uno su tre è in sovrappeso. In forte aumento invece è il consumo di farmaci antidepressivi, che è salito del 310% dal 2000 al 2008. Diverse sono le conferme del divario tra nord e sud che emergono dal rapporto: gli abitanti delle regioni settentrionali sono ad esempio più attenti alla salute, meno grassi e sedentari.
CRESCONO I TUMORI AL SUD - Il Sud, invece, presenta crescenti fattori di rischio per malattie cardiovascolari e tumori, che infatti, proprio nelle regioni meridionali registrano un aumento di incidenza. Il divario è confermato anche dai giudizi sulla sanità da parte dei cittadini, molto migliori al nord. Il documento, che fa un check up della sanità italiana e dello stato di salute dei cittadini è frutto del lavoro di 176 ricercatori distribuiti su tutto il territorio che collaborano con l'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma.
SANITÀ: SUD SPENDE DI PIÙ, MA CITTADINI INSODDISFATTI- Il divario Nord-Sud sul fronte della sanità si sta allargando, ed è testimoniato dal gradimento dei cittadini, sempre più basso nelle regioni meridionali. Secondo il rapporto Osservaslute 2009 se in Trentino Alto Adige si arriva quasi al 70% di soddisfatti, in Calabria la percentuale è del 14%. A riportare un giudizio maggiormente positivo sono infatti le Province Autonome di Bolzano e Trento e la Valle d'Aosta con la quota di coloro che esprimono un punteggio elevato (voto da 7 a 10) pari rispettivamente al 68,5%, 60,2% e 59,8% per gli uomini e 68,5%, 57,7% e 59,1% per le donne. Decisamente inferiore è la quota di cittadini soddisfatti di Calabria, Sicilia e Campania: rispettivamente 14,6%, 21,2% e 22,8% per gli uomini residenti in queste regioni e 15,9%, 21,6% e 23,0% per le donne. Secondo i dati del rapporto, stilato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, alla maggiore soddisfazione non corrisponde una maggiore spesa. Per quanto riguarda la spesa sanitaria pubblica rispetto al PIL, si osserva un marcato gradiente Nord-Sud, con un minimo di 4,97% della Lombardia ad un massimo di 10,58% della Sicilia. Il Nord denuncia una percentuale della spesa sanitaria pubblica corrente media rispetto al PIL pari al 5,56%, il Centro pari al 6,61% e il Mezzogiorno (Sud ed Isole) pari al 9,73%. «Il Rapporto anche quest'anno conferma una progressiva divaricazione tra le diverse aree del Paese, con le regioni del Centro-Sud che appaiono sempre più in difficoltà - osserva Walter Ricciardi, direttore dell'Osservatorio - E le premesse per il futuro non sono rosee, perchè all'aggravarsi dei fattori di rischio non fa fronte nè un'adeguata strategia preventiva, nè una di diagnosi precoce e pronta risposta terapeutica da parte delle Regioni più in difficoltà».
ANZIANI SEMPRE PIÙ SOLI, LO È UNO SU QUATTRO - Oltre un anziano su quattro in Italia vive da solo, ma non sempre ha l'adeguata assistenza per la sua condizione, soprattutto al Sud. È la provincia di Trento ad avere il primato (33,4%) mentre fanalino di coda è la Basilicata (22,9%). Il rapporto Osservasalute 2009, in cui sono stati elaborati dati Istat, afferma che il 27,1% degli over 65 vive in un nucleo monofamiliare, con una schiacciante maggioranza per le donne: 36,9% contro il 13,6%, soprattutto per la più alta speranza di vita. A questo fenomeno non sempre corrisponde però un adeguato aiuto: il dato nazionale dell'Assistenza domiciliare integrata, pari a 34,3 casi trattati, è in aumento rispetto al 2006 (31,9 per 1.000), ma la probabilità per un anziano del Sud di essere assistito è pari a meno della metà rispetto a un anziano del Nord (19,3 per 1.000 abitanti contro 43,8). Anche per la presenza di strutture ltc (long term care) si nota un netto gradiente Nord-Sud. Il tasso complessivo è pari a 11,2 strutture ogni 100 mila abitanti. In tutto sono 223 mila gli anziani ospiti nei presidi residenziali di ltc. Particolarmente elevato appare il tasso di strutture nella Provincia Autonoma di Trento ed in Valle d'Aosta. Tra le regioni del Centro e del Sud, solo Toscana, Marche e Molise presentano un valore superiore alla media nazionale. La differenza è evidente considerando l'offerta di posti letto: tutte le regioni del Nord presentano un tasso di posti letto per 100.000 abitanti più elevato della media nazionale (511,5), mentre al Centro-Sud solo Marche e Molise superano tale valore. «Sebbene vi siano disomogeneit… geografiche l'assistenza agli anziani sembra supportata da una rete di servizi socio-sanitari territoriali, sia domiciliari che residenziali in continuo sviluppo - ha dichiarato Antonio de Belvis, ricercatore dell'Istituto di Igiene dell'Universit… Cattolica del Sacro Cuore di Roma - Non sappiamo però quanto questo sviluppo sia realmente corrispondente ai bisogni socio-assistenziali degli anziani e in che misura l'assistenza risponda a criteri di appropriatezza ed efficienza». (Fonte Agenzia Ansa)

martedì 16 marzo 2010

16 Marzo 1978 "in ricordo dei caduti della scorta della strage di Via Fani.

GLI INSEGNAMENTI DEI CATTIVI MAESTRI
L'uomo si alzò all'alba,come ogni giorno. Di mestiere faceva il venditore ambulante di fiori, e stazionava giornalmente all'angolo tra via Fani e via Stresa. Ma quella mattina del 16 marzo 1978 perse il suo appuntamento con la storia. Perché qualcuno, la sera prima, tagliò i quattro copertoni del furgoncino con il quale si recava al lavoro. E così, sacramentando,dovette restare a casa. Forse,se avesse potuto recarsi con un altro mezzo al lavoro, avrebbe avuto l'occasione di vedere da vicino la scena di uno dei crimini più gravi della storia dell'Italia repubblicana, quella che è conosciuta come l'eccidio di via Fani.
Ma erano tante le case della capitale dove alcuni uomini avevano un appuntamento con il destino.
Uno di questi era il maresciallo Oreste Leonardi. 52 anni, torinese, istruttore alla Scuola Sabotatori del Centro Militare di Paracadutismo di Viterbo, da quindici anni guardia del corpo dell'onorevole Aldo Moro. Come ogni giorno si alzò presto,prese il caffè e lo portò alla moglie.
Andò nell'armadio e prese alcune pallottole, dopodiché si recò all'appuntamento con l'uomo che doveva scortare,come ogni giorno. Quell'uomo era Aldo Moro, di cui era un amico personale.
Nel frattempo, in via Montalcini 8,interno 1, una donna,Laura Braghetti, salutò degli uomini, che uscirono furtivamente, e si preparò ad ascoltare, nervosamente, la radio. Se l'operazione a cui partecipava avesse avuto un esito postivo, lei sarebbe stata tra le prime a saperlo. Perché è nell'appartamento in cui abita che verrà portato il sequestrato. L'appartamento ha un'intercapedine,piccola,nella quale con ingegnose modifiche, è stata costruita una piccola cella, nel cui interno sono stati posti un lettino, un tavolino, un wc chimico. Sulla parete campeggia una stella a cinque punte, che diventerà tristemente famosa.
Un altro uomo si preparò per recarsi in via Fani. Era uno dei dirigenti, uno di quelli che aveva meticolosamente preparato,assieme alla direzione strategica, il piano dell'agguato. Il suo nome Franco Bonisoli, l'uomo che aveva scoperto, fuori dalla chiesa di santa Chiara, nella quale Moro si recava quotidianamente ad ascoltare Messa, che la Fiat 130 nella quale viaggiava non era blindata.
Non era un esperto d'armi, e controllò per l'ennesima volta che la pistola con cui avrebbe sparato quel giorno fosse carica. Si era esercitato in campagna, in alcune grotte, per mesi. Ma nonostante ciò non si sentiva materialmente pronto.
Altre 11 persone nel frattempo si sono messe in moto.Ognuna ha un compito ben definito, non c'è spazio per l'improvvisazione. Anche se le icognite che pesano sull'obiettivo sono tante.
Via Mario Fani, qualche minuto dopo le 8,30.
All'angolo con via Stresa, di fronte al bar Olivetti, alla fermata del bus, ci sono due figure: portano divise dell'Alitalia; contemporaneamente,dietro la siepe, quattro persone sono nascoste con le armi in pugno, e aspettano nervosamente il momento per entrare in azione.
Su un lato della strada è parcheggiata una 128 bianca, targata CD19707.A bordo c'è Mario Moretti, massimo dirigente e responsabile delle Br.
L'attesa del gruppo è spasmodica:qualcuno,prima di entrare in azione "ha dovuto bersi un cognacchino",come diranno i brigatisti in uno dei processi sul caso Moro.
Proviamo ad immaginare una scena altenativa: posizioniamoci all'interno della 130 che viaggia verso via Fani,scendendo da Via Trionfale. Alla guida c'è l'appuntato Domenico Ricci, al suo fianco Oreste Leonardi, con la sua pistola d'ordinanza chiusa in un borsello di plastica. Dietro c'è Aldo Moro,immerso nella lettura dei suoi appunti: quel giorno deve presentare una bozza di governo, il primo con l'appoggio,anche se solo esterno,del Partito Comunista Italiano. Al suo fianco le inseparabili borse: quelle dalle quali è difficile che si stacchi, che avrebbero in seguito alimentato polemiche a non finire con la loro misteriosa scomparsa.
Ricci guarda nello specchietto: lo fà per abitudine, segue sempre con lo sguardo l'Alfetta guidata dalla guardia di PS.Giulio Rivera, coadiuvato dal brigadiere di PS Francesco Zizzi e dalla guardia di PS Raffaele Iozzino. Segue come un'ombra la 130,lungo la discesa di Via Fani. Quello che segue avviene in un attimo, ed è stato ricostruito con un lavoro paziente, nonostante il quale ancor'oggi si nutrono forti perplessità: da via Stresa una 128 bianca fa retromarcia,mentre dal lato di Via Fani la 130 con a bordo Aldo Moro frena di colpo. E' solo un attimo,ma Ricci non fa in tempo a frenare di scatto. La sorpresa è stata totale, i tempi dell'agguato sono scanditi in maniera a dir poco eccezionale. La 130 è bloccata,per qualche istante sembra che il tempo si fermi: da dietro le siepi del bar Olivetti sbucano quattro persone armate, una parte del commando è già in azione per bloccare il traffico in ogni direzione; disperatamente Ricci cerca di uscire dal budello in cui è bloccato.Troppo tardi: una tempesta di piombo si abbatte sulle auto. Nella 128, Moretti innesta la retromarcia,rendendo impossibile qualsiasi spazio di manovra. Quasi simultaneamente cadono sotto la tempesta di piombo Leonardi, Ricci.
Iozzino no: tenta una disperata reazione,esce pistola in pugno, ma è abbattuto a tradimento:qualcuno lo colpisce alle spalle. Zizzi non è morto, ma è fuori combattimento.
Pochi minuti, e tutto è compiuto. Aldo Moro viene scaraventato giù dall'auto,mentre due brigatisti lo sorreggono; non è ferito, ma questo lo si saprà solo in seguito. Qualcuno afferra anche le preziose borse di Moro. La scena della strage non è però occupata solo dai brigatisti: poco più giù,stà arrivando con il suo motorino, l'ingegner Marini, che ha il tempo di guardare la scena:ma solo per pochi secondi. Una Honda, su cui viaggiano due persone,esplode una raffica di mitra verso di lui, colpendo il parabrezza del motorino. E' così profondo lo choc, che Marini non riuscirà a dare un quadro personale della dinamica dei fatti. Qualcuno, intorno,si è reso conto che qualcosa di grave è avvenuto:sono da poco passate le 9,00. Un giornalaio, che ha la sua edicola a pochi metri dal luogo dell'agguato, racconterà che suo figlio, attratto dal rumore degli spari, è accorso sul posto dell'eccidio, giusto in tempo per vedersi puntare in faccia una pistola. Giuseppe Marrazzo,inviato del Tg2, intervistò una signora, che aveva seguito le fasi finali dell'agguato: la donna dichiarò che Moro camminava al fianco di un giovane, ma tranquillamente,non in modo concitato; che aveva ascoltato nitidamente la voce di una donna; che aveva ascoltato una voce gridare " lasciatemi ";
che Moro era stato caricato in una 128 blu scuro, che scomparve verso via Trionfale.
Torniamo per un attimo sulla scena dell'agguato: fermiamo con una macchina fotografica ideale le varie scene che si succedono agli occhi di ipotetici spettatori.
Riverso al suolo giace Raffaele Iozzino, con la pistola a due passi.
Ha il volto esanime, guarda verso il cielo, con le braccia spalancate. Ha solo 25 anni, era nato in provincia di Napoli, a Casola, nel 1953.
Domenico Ricci è riverso, quasi adagiato sul corpo di Leonardi. Aveva 42 anni, da 20 anni era l'autista di fiducia di Moro. Era nato a San Paolo di Jesi,nel 1934. Lascia la moglie e due bambini. Al suo fianco giace Oreste Leonardi, il volto coperto di sangue. Era nato nel 1926, a Torino. Lascia la moglie e due figli.
Gli altri due uomini della scorta hanno destini diversi : Francesco Zizzi, nato a Fasano nel 1948, capo equipaggio, muore durante il trasporto all'ospedale Gemelli di Roma.
Giulio Rivera, 24 anni, nato nel 1954 a Guglionesi, in provincia di Campobasso, muore all'istante, crivellato da otto pallottole.
Cinque vite annientate in pochi secondi,da quella che i giornali chiameranno "geometrica potenza di fuoco".
Che ha prodotto almeno 93 colpi, i cui bossoli furono materialmente trovati sul luogo della strage. Ma che potevano essere di sicuro di più. Infatti poco dopo arriva Paolo Frajese, inviato del Tg1, per documentare l'accaduto. Lasciamo alle sue parole drammatiche il resoconto immediato di quello che vide, con voce che tutti ricorderanno spezzata in più punti. Una voce attribuita alla forte emozione, ma che in realtà era dovuta alla corse fatta dal giornalista per recarsi sul luogo dell'agguato:
"Ecco la macchina con i corpi degli agenti che facevano parte della scorta dell'on. Moro, coperti da un telo... Vi sono due uomini sulla 130, un altro corpo è sulla macchina che seguiva. I carabinieri stanno facendo i rilievi. Sono quattro morti più un ferito, mi dice un collega, e l'on. Moro è stato rapito. Sembra, mi dice ancora questo collega, che ringrazio, .. .sembra che sia stato anche ferito... guardate i colpi... puoi andare sulla portiera per piacere? ... guardate i colpi sparati evidentemente con mitra, con mitragliatori, il corpo di un altro di questi... di questi agenti. Ecco per terra ancora... andiamo qui a destra per piacere... i bossoli... vedete, e poi... ancora a destra... vediamo la borsa, evidentemente la borsa di Moro e il berretto di un... di un... non si capisce che cosa sia, sembra di un pilota... sembrerebbe, no, un berretto probabilmente di un metronotte, sembra forse un berretto dell'Alitalia, ma no, l'Alitalia non ha quei gradi... e il caricatore di un mitra. Forse gli attentatori erano mascherati... può darsi... con una strana divisa! Questa è la scena. Ancora un altro corpo qui a destra... per piacere vieni di qua... stavo pestando inavvertitamente i bossoli... ecco il corpo di un altro, probabilmente uno dei componenti la scorta o forse un passante, non sappiamo ancora, le notizie evidentemente potranno essere raccolte solo in un secondo momento. Il sangue... il sangue per terra, una pistola automatica, ecco... quattro corpi, quattro corpi... qui, alle dieci del mattino a via Fani. Quattro... per terra.Ecco il documento di questa mattinata.Non sappiamo se ci sono testimoni oculari…Proviamo a cercare."
All'agguato hanno partecipato almeno 11 persone, più i due sulla Honda. Le cui posizioni non saranno mai chiarite completamente,ma che saranno considerate a tutti gli effetti partecipanti all'agguato. Ci sono Mario Moretti, Franco Bonisoli, Valerio Morucci, Barbara Balzerani, Raimondo Etro, Raffaele Fiore, Prospero Gallinari, Bruno Seghetti, Alvaro Lojacono, Alessio Casimirri, Rita Al granati. Quest'ultima all'epoca dei fatti era la moglie di Casimirri, l'unico scampato all'arresto.
I due sulla moto Honda non sono mai stati individuati,anche perché per anni la loro posizione non è mai stata molto chiara.Oggi sappiamo che i loro nomi di battaglia erano Peppe e Peppa.
La Digos è sulle loro tracce.
La battaglia è terminata.Come già detto prima,restano cinque corpi senza vita,dell'onorevole Moro si perdono le tracce. E un mucchio di bossoli. Sparati da molte armi,una delle quali spara 49 colpi,con un contributo evidentemente determinante. Uno specialista. Che contraddice fortemente la versione dei brigatisti, tesa a sminuire la capacità militare del gruppo brigatista. Nelle varie fasi processuali si ipotizzerà più volte la presenza di un killer professionista,colui che poi,in definitiva,avrebbe sparato il più alto numero di colpi. Personaggio emblematico,il cui ruolo varia a seconda delle prospettive in cui ci si pone: un uomo della mafia, forse? Ma mancherà sempre un riscontro di assoluta certezza.
Le armi usate sono disparate: una Smith & Wesson calibro 9 parabellum (8 colpi), una Beretta 52 calibro 7,65 (4 colpi), una pistola mitragliatrice calibro 9 parabellum, una Tz 45 (5 colpi),una Beretta M12 (3 colpi), un Fna o uno Stern (49 colpi). Sono ben 45 i colpi che investono gli uomini della scorta; Ricci, Rivera e Iozzino hanno ricevuto il colpo di grazia. Perché quel giorno,in via Fani, non doveva esserci scampo: era prevista solo l'eliminazione fisica, senza pietà.
Anni dopo Sergio Zavoli, nella sua splendida ricostruzione degli anni di piombo,interrogò diverse persone legate agli avvenimenti di Via Fani,ricostruendone dinamiche e personalità, che appaiono drammaticamente in simbiosi con i giorni che lui chiamò con un'immagine efficace e tagliente "La notte della repubblica"
Ecco qualche passo.
Sergio Zavoli:
"Ha mai pensato di potersi trovare di fronte, e magari per sua stessa scelta, al familiare di una vittima? "
Franco Bonisoli:
"Sì, ho pensato.. ecco, questo è ancora un mio grosso problema e penso
che mi rimarrà… Non è solo per quella persona, è un po' per tutte che,
direttamente o indirettamente, mi sento responsabile. Perché, bene o male, è stata una esperienza così forte, così totalizzante, che anche quando magari non c'ero, non mi sento meno responsabile della persona che c'era... Questo è un grosso problema, che rimane, e che ovviamente ognuno riesce ad affrontare con sé, con gli altri, in modo molto personale... ed è sicura- mente, per me, più difficile. Credo che qui non servano le frasi fatte, le dichiarazioni. .. non so, di principio. .. Si può sospendere un attimo, per favore. . . "
Sergio Zavoli:
"Ma lei che cosa accetterebbe di farsi dire da Eleonora Moro in un ipotetico incontro?
Mario Moretti:
"Tutto, tutto ciò che lei avesse eventualmente da dire. .. Per me può essere anche importante, mi va bene che venga ucciso il personaggio Moretti. È un personaggio dei media, al quale io non tengo minimamente perché la persona Moretti, chi mi conosce, sa che è diversa. Siccome non ho mire personalistiche né politiche, al momento, credo di essere come molti Compagni in una posizione di riflessione, di ascolto e di osservazione attenta della realtà, più che nella posizione di chi ha qualcosa da dire sull'andamento del mondo. Quindi, con animo molto sereno, potrei parlare anche a chiunque abbia sofferto un dolore così forte come la perdita di una persona con cui ha vissuto per tanti anni con emozioni intense. . .
Queste due testimonianze stridono in maniera rilevante con il quadro d'insieme dell'accaduto.
Bonisoli che si emoziona, Moretti che sembra quasi propenso al dialogo.
Due persone scollate dalla realtà. Quella realtà che precipitò un paese in 55 giorni di profondo travaglio, di laceranti divisioni. Giorni che sarebbero culminati con l'ultima fase: quella che portò al sacrificio dell'Onorevole Moro.I giorni più bui del dopoguerra,in cui l'Italia tremò. Ma non caddero le sue istituzioni,la democrazia. Il paese seppe riemergere, il terrorismo si avviluppò su se stesso.
Di via Fani restò solo il ricordo dei caduti, immolati ad una logica oggi completamente incomprensibile, agli occhi di chi non ha vissuto quelli che con un'immagine molto forte, furono definiti i giorni dell'ira.

Quotazioni sostanzialmente stabili per il mercato del mattone torinese

Centro e Crocetta le zone più richieste. Diminuiscono i prezzi a Barriera di Milano

Quotazioni sostanzialmente stabili per gli immobili a Torino nel secondo semestre del 2009 (-0,2%) dopo la contrazione dello scorso anno. Lo sconto in sede di chiusura delle trattative è nell’ordine del 12-13%. È quanto rileva l’Ufficio Studi Gabetti.
In generale leggere diminuzioni dei prezzi a Barriera di Milano e nelle zone molto dipendenti dall’accesso al credito, come Aereonautica (-5%) e Santa Rita (-2,2%). Hanno tenuto meglio il valore gli immobili nel precollina e alla Crocetta e in molti quartieri semicentrali come Cit Turin, Parco Dora, San Donato e Parella.
Le zone più richieste sono la Crocetta, Pozzo Strada e San Paolo, poche domande invece per la periferia settentrionale del capoluogo. Il Centro e la Crocetta hanno beneficiato peraltro di acquisti di piccoli tagli per investimento, con una disponibilità di 150-200 mila euro. Ricercatissime le soluzioni già occupate da conduttori affidabili, i negozi occupati o in posizioni di grande transito.
Le vie centrali più richieste sono corso Duca d’Aosta, corso Galileo Ferraris e limitrofi, corso Vittorio Emanuele II, perchè ricche di palazzi d’epoca di prestigio, con il prezzo per un ristrutturato medio di 3.500-4.000 euro al mq.
15/03/2010 La Stampa

Lavoro, il no di Napolitano alla legge anti articolo 18

"PERTINI non avrebbe firmato", c'era scritto su una decina di magliette fuori ordinanza, esibite sabato scorso, alla manifestazione viola sulle regole. Di fronte a questi sia pure isolati episodi di "fuoco amico", si può immaginare lo stato d'animo di Giorgio Napolitano. Non solo irritazione, ma anche indignazione. Proprio nelle stesse ore, infatti, il presidente della Repubblica sta meditando seriamente di rinviare alle Camere una delle ultime leggi volute dal governo. Si tratta del famigerato ddl 1167-B, quello che introduce la possibilità preventiva di ricorrere all'arbitro, invece che al giudice, in caso di controversie di lavoro.

In quel testo, approvato definitivamente dal Senato la scorsa settimana, c'è una norma che rischia di cambiare radicalmente il profilo del nostro diritto del lavoro, e il suo sistema di garanzie. Dall'articolo 31 in poi c'è scritto che le controversie tra il datore di lavoro e il suo dipendente potranno essere risolte anche da un arbitro, in alternativa al giudice. In sostanza, modificando l'articolo 412 del codice di procedura civile, si prevedono due possibilità alternative per la risoluzione dei conflitti: o la via giudiziale oppure quella arbitrale. L'innovazione principale è che già al momento della firma del contratto di assunzione, anche in deroga ai contratti collettivi, al lavoratore potrebbe essere proposto (con la cosiddetta clausola compromissoria) che in caso di contrasto futuro con l'azienda le parti si affideranno a un arbitro, e non a un giudice. Ebbene questa legge, che il Capo dello Stato ha già visionato sommariamente, suscita in lui forti perplessità. La sta esaminando insieme al "nucleo di valutazione" del Colle, formato da Salvatore Sechi, Donato Marra e Loris D'Ambrosio. Non ha ancora preso una decisione definitiva. Ma, allo stato attuale, sembra intenzionato a non firmare la legge. E a rinviarla al Parlamento con messaggio motivato, per una nuova deliberazione. Secondo i poteri che gli assegna l'articolo 74 della Costituzione e che può attivare anche per provvedimenti non necessariamente inficiati da "vizi palesi" di legittimità costituzionale.
La norma è stata già contestata dalla Cgil. Guglielmo Epifani la considera uno strumento che aggira le tutele previste dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. "Quel testo - osserva - viola chiaramente la Costituzione, e noi siamo pronti a fare ricorso alla Consulta". Non a caso la Cgil ha posto anche questa "aggressione ai diritti dei lavoratori" al centro del suo sciopero di venerdì scorso. Il ragionamento di Epifani è semplice: l'arbitrato è un istituto assai meno garantista per il lavoratore, rispetto alla tutela giurisdizionale assicurata da un magistrato della Repubblica. Oltretutto, se l'opzione per la via arbitrale gli viene prospettata all'atto dell'assunzione, tanto più in una fase di drammatica crisi occupazionale, il lavoratore rischia di essere esposto ad un "ricatto" implicito, che lo coglie nel momento della sua massima debolezza negoziale.

Per questo la Cgil va avanti con il suo appello già firmato da giuslavoristi come Luciano Gallino, Umberto Romagnoli, Massimo Paci, Tiziano Treu e giuristi come Massimo Luciani e Andrea Proto Pisani. E per questo, proprio lunedì della scorsa settimana una delegazione della sinistra guidata da Paolo Ferrero è salita al Quirinale, per chiedere al presidente della Repubblica di respingere l'ennesimo "schiaffo" ai diritti costituzionali.
Napolitano ha preso immediatamente a cuore la questione. Forse anche per queste ragioni il ministro del Welfare Sacconi si è affrettato a gettare acqua sul fuoco: "Il diritto sostanziale del lavoro, incluso l'articolo 18 dello Statuto, non è stato minimamente toccato". Per prevenire possibili censure di costituzionalità al provvedimento, e per "disarmare" l'offensiva di Epifani, il governo giovedì scorso ha anche raggiunto un "avviso comune" con gli altri sindacati, Cisl e Uil, e con la Confindustria: "Le parti - si legge nella dichiarazione congiunta - riconoscono l'utilità dell'arbitrato, scelto liberamente e in modo consapevole, in quanto strumento idoneo a garantire una soluzione tempestiva delle controversie in materia di lavoro a favore delle effettività, delle tutele e della certezza del diritto... e si impegnano a definire con tempestività un accordo interconfederale, escludendo che il ricorso delle parti alle clausole compromissorie poste al momento dell'assunzione possa riguardare le controversie relative alla risoluzione del rapporto di lavoro".
Il governo, insomma, ha cercato di giocare d'anticipo. Ma quanto vale un accordo "restrittivo" tra le categorie produttive (e neanche tutte), rispetto a una norma di legge che in linea teorica non pregiudica comunque il ricorso all'arbitrato, in aggiramento dell'articolo 18 e all'atto dell'assunzione? Questo è il dubbio, sul quale si sta esercitando il Colle nell'esame del testo della legge. Un dubbio che è largamente suffragato dai pareri di giuristi e dai costituzionalisti. Come Mario Dogliani, professore emerito di diritto costituzionale all'Università di Torino: "La legge presenta rischi evidentissimi. Se il lavoratore, al momento dell'assunzione, sceglie le modalità con cui il trattamento di fine rapporto verrà effettuato, è chiaro che la tutela legislativa viene svuotata. Il rapporto di lavoro è tutelato, in Italia, dalla legge in primis, quindi dalla legge di fronte a un giudice. Con le nuove norme si può escludere questo tipo di tutela. Mentre il giudice è un soggetto garantito dalla legge, l'arbitro applica principi di giustizia indipendentemente da ciò che stabilisce la legge".
O come Luigi Ferrajoli, docente di teoria generale del diritto all'Università Roma Tre: "Ci sono almeno due profili di incostituzionalità. Il primo è la violazione dell'articolo 24, che stabilisce "tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi". Si tratta di un diritto fondamentale, inalienabile e indisponibile, che la nuova legge viola palesemente, portando un colpo non solo all'articolo 18 ma all'intero diritto del lavoro. Il secondo profilo di incostituzionalità è contenuto nell'articolo 32 della legge, che vincola il giudice a un mero controllo formale sul "presupposto di legittimità" delle clausole generali e dei provvedimenti dei datori di lavoro, escludendone "il sindacato di merito sulle valutazioni tecniche, organizzative e produttive che competono al datore di lavoro". Anche qui c'è una forte riduzione degli spazi della giurisdizione e quindi del diritto dei lavoratori alla tutela giudiziaria. È una chiara violazione, oltre che dell'articolo 24 della Costituzione, anche dell'articolo 101, secondo cui i giudici sono soggetti soltanto alla legge". O ancora come Piergiovanni Alleva, docente di diritto del lavoro all'Università Politecnico delle Marche: "Certamente questa legge non è costituzionale". O infine come Tiziano Treu: "Nel settore privato un arbitrato senza regole affidate al singolo è contrario ai principi costituzionali di tutela del lavoro, connessi agli articoli 1, 4 e 35 della Costituzione. Nel settore pubblico l'arbitrato libero viola l'articolo 97 della Costituzione, perché l'arbitro potrebbe decidere addirittura su assunzioni e promozioni, al di fuori delle regole del concorso pubblico".
Insomma, nel dossier allo studio del Quirinale le opinioni critiche dei giuristi sono tante, e tutte ben argomentate. E non manca, ovviamente, anche un'antologia della giurisprudenza costituzionale. Per esempio una sentenza della Consulta, la 232 del 6-10 giugno 1994: "Come in più occasioni stabilito da questa Corte (da ultimo sentenze n.206 e n. 49 del 1994) l'istituto dell'arbitrato non è costituzionalmente illegittimo, nel nostro ordinamento, esclusivamente nell'ipotesi in cui ad esso si ricorra per concorde volontà delle parti... In tutti gli altri casi... ci si pone in contrasto con l'articolo 102 primo comma della Costituzione, con connesso pregiudizio del diritto di difesa di cui all'articolo 24 della stessa Costituzione". Appunto: nel caso della legge appena approvata il problema è il seguente: se è vero che al momento dell'assunzione il consenso congiunto delle parti sulla via arbitrale ci sarebbe (ancorché condizionato dalla posizione di oggettiva debolezza del lavoratore) è legittimo trasformarlo in un'ipoteca sulle scelte future, precludendo per sempre al lavoratore la via giurisdizionale?
Questi sono i quesiti che potrebbero spingere Napolitano a decidere un rinvio della legge. Sul tema del lavoro, e della difesa dei lavoratori, il Capo dello Stato ha fatto sentire più volte la sua voce: "C'è ragione di essere seriamente preoccupati per l'occupazione, per le condizioni di chi lavora e di chi cerca lavoro... Mi sento perciò vicino ai lavoratori che temono per la loro sorte... così come ai giovani precari che vedono con allarme avvicinarsi la scadenza dei loro contratti, temendo di restare senza tutela. Parti sociali, governo e Parlamento dovranno farsi carico di questa drammatica urgenza, con misure efficaci ispirate a equità e solidarietà... Dalla crisi deve, e può uscire un'Italia più giusta... ". Il presidente l'aveva detto nel messaggio di auguri agli italiani, alla fine dello scorso anno. Il rovello giuridico e politico che lo tormenta, oggi, è proprio questo: la nuova legge sull'arbitrato rientra nelle "misure efficaci ispirate a equità e solidarietà" che lui stesso aveva auspicato? Ed è da norme come quella che può venir fuori "un'Italia più giusta"?. Questione di ore, e lo capiremo. Ma allo stato attuale il presidente una risposta sembra se la sia già data. E quella risposta è no.
La nota del Quirinale. Questa mattina intorno alle 11, il Quirinale ha diffuso il seguente comunicato: ""E' priva di fondamento l'indiscrezione di stampa secondo la quale il Presidente della Repubblica avrebbe già assunto un orientamento a proposito della promulgazione del disegno di legge 1167-B approvato dal Parlamento".
"Il Capo dello Stato, nel rigoroso esercizio delle sue prerogative costituzionali, esamina il merito di questo come di ogni altro provvedimento legislativo con scrupolosa attenzione e nei tempi dovuti; e respinge ogni condizionamento che si tenda a esercitare nei suoi confronti anche attraverso scoop giornalistici".
La risposta di Massimo Giannini. Dopo aver letto la nota del Quirinale, in cui si definiscono "false indiscrezioni" le notizie riportate nel mio articolo odierno sui dubbi del presidente Napolitano in merito alla legge che "aggira" l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, mi premono due rispettose ma doverose precisazioni.
1) La forte contrarietà del Capo dello Stato al testo che era all'esame del Senato mi è stata riferita personalmente da una fonte autorevole, che aveva parlato con il presidente della questione all'inizio della scorsa settimana.
2) Dopo i necessari approfondimenti politici e giuridici sul tema, prima di completare la stesura del mio articolo e di metterlo in pagina, ieri sera alle 20,30 ho verificato quanto stavo scrivendo con un'altra fonte, questa volta del Quirinale, e dunque ufficiale e diretta, che mi ha illustrato al telefono gli orientamenti del Colle in materia.
Dunque, con tutto il massimo rispetto per la più importante e autorevole istituzione del Paese: nessuna "falsità", e soprattuto nessuna "pressione". Come sempre, solo giornalismo.
15 Marzo La Repubblica

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