Dal SOLE 24 ORE del 10/03/2008
Per conciliare famiglia e lavoro presentati 232 progetti per 21 milioni di euro
Ventuno milioni di euro nel 2007 per 232 progetti volti a favorire vita familiare e lavorativa. Oltre la metà dei finanziamenti richiesti (52%) riguarda azioni per la flessibilità insieme a quelle che prevedono anche la formazione al rientro. I dati sono emersi nel corso del seminario «L'evoluzione delle politiche di conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa», organizzato dal ministro delle Politiche per la famiglia, presieduto dal ministro delle Politiche per la famiglia, Rosy Bindi, per fare il punto sullo stato di attuazione della legge 53/2000 che quest'anno soffia sulle sue prime otto candeline. Cresce l'interesse del mondo del lavoro autonomo, titolari d'impresa, liberi professionisti e lavoratori a progetto, alle azioni di sostituzione legate alla genitorialità. A livello territoriale, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Campania sono le regioni che hanno presentato più progetti, mentre agli ultimi posti troviamo Marche, Sicilia e Basilicata. «La conciliazione - spiegano gli organizzatori - interessa le famiglie e le organizzazioni, tocca la sfera privata e quella pubblica, politica e sociale, e ha un impatto evidente sul riequilibrio dei carichi di cura all'interno della coppia, sull'organizzazione del lavoro e dei tempi delle città, e anche sul coordinamento dei servizi di interesse pubblico». E per migliorare la capacità progettuale, fondamentale, poi, rafforzare informazione e consulenza alla progettazione, coinvolgendo attori chiave come province e consigliere di parità.Finora è stato completato l'iter di approvazione di 90 progetti presentati, 50 dei quali è stato ammesso a finanziamento, con un tasso di successo pari al 55,5% e un finanziamento totale poco superiore ai 3 milioni di euro. Tra il 2001 e il 2006, erano stati ammessi a finanziamento 316 progetti, dei 704 in totale presentati. Dai progetti presentati nel 2007, si conferma il crescente interesse delle aziende a soddisfare le esigenze di conciliazione per i lavoratori dipendenti, attraverso misure di flessibilità che favoriscano una riorganizzazione aziendale, soprattutto, in termini di orario di lavoro e/o modalità lavorative. Non meno importante è, inoltre, la continua presenza di progetti che, accanto alle misure di flessibilità, prevedono anche azioni di formazione al rientro, spesso da congedi parentali, per consentire a coloro che si assentano per lunghi periodi di reinserirsi al meglio nel contesto aziendale. Duplice l'effetto positivo per azienda e lavoratore reintegrato. Quest'ultimo, non vede compromesse le proprie prospettive di carriera, mentre l'impresa ha il vantaggio di non perdere le professionalità presenti al suo interno. Il nostro Paese, tuttavia, ha ancora molta strada sul fronte di un'effettiva conciliazione famiglia-lavoro, specie se si guarda all'esperienza di altri Paese europei, soprattutto, del Nord Europa, dove le donne non solo lavorano di più, ma fanno anche più figli di quelle italiane. «Questo risultato - spiegano gli organizzatori - è frutto di un'azione di Governo che ha portato ad affrontare certi nodi con molto anticipo, oltreché di un retaggio culturale sicuramente più aperto di quello italiano rispetto ai temi della condivisione delle responsabilità di cura tra uomo e donna».
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