I SAVOIA E LE QUATTRO GIORNATE DI MILANO 1898
MILANO E TORINO
Nei giorni dal 6 al 9 maggio 1898 si perpetrava la carneficina dei vili sabaudi nei confronti del popolo milanese, allora re d'Italia, tale Umberto I diede l'ordine al generale Bava Beccaris di sparare sulla popolazione indifesa che chiedeva "pane"ad un prezzo equo.
A causa dello scoppio della guerra tra Spagna e Stati Uniti, il pane ebbe un fortissimo rincaro, questo significava un aggravio per le popolazioni in Italia le quali già pativano la fame a causa del mal governo della monarchia sabauda. Infatti il governo monarchico non provvedeva! Ed in tutta la penisola si moltiplicano le manifestazioni di protesta contro il caro vita, che sfociarono in tumulti e scontri con la forza pubblica e militare. Gli scioperi e le agitazioni saranno represse soprattutto a Milano dove il generale Beccaris, per ordine del "re buono" Umberto I, soffocherà nel sangue i tumulti. L'ordine di sparare sulla folla inerme provocherà ufficialmente 80 morti e per questo gesto, lo scellerato, monarca, sarà decorato dal re per aver riportato "l'ordine". Sulla carneficina perpetrata durante le quattro giornate, la storiografia riprende l'informazione governativa che indica il numero di 80 morti nelle strade del capoluogo lombardo; altre fonti non riportano alcun numero, limitandosi a scrivere di numerosi morti, altre notizie parlano di 300 morti, per altro giornali dell'epoca il numero è di 500 e nel canto "Il feroce monarchico Bava" "... furon mille i caduti innocenti, sotto il fuoco degli armati caini..." che può anche essere una "licenza poetica".
Questo esecrabile episodio, sarà fondamentale per rendere il già fertile terreno del pensiero e della lotta socialista a Milano ed in tutto il territorio nazionale e rende ancora più vergognoso, insieme all'entrata nel Secondo Conflitto Mondiale e le leggi razziali, il rientro degli eredi di casa Savoia.
A distanza di oltre un secolo, anche se la mano anarchica, pose un riscatto sulla testa di quel re, ma lo stile è sempre quello, pregno ed appiccicoso pragmatismo sabaudo torinese, è ancora fra noi! Nello scorrere lento dei loro due fiumi, in quel clima di esoterismo fondato su principi della massoneria affaristica degli ultimi decenni, gli Agnelli, Torino regge le fila di una economia statalista (dal fascismo, alla balena democristiana, al pentapartito ) per la tutela della forza lavoro, a spesa di tutta la collettività, e gli utili d'esercizio riguardano sempre "quei pochi". Alla fratellanza di tutti le Compagne ed i Compagni che lottano tutt'oggi dalle officine alle fonderie, dove ancora si muore per lavoro, causa l'incuria dei padroni! Perire negli opifici è stato, è e sarà un atto doloso e criminale. Chi lascia i Lavoratori allo "scoperto", solo per il bieco fine di conseguire utili, non proteggendo e prevenendo i rischi, che il lavoro può avere, deve essere severamente punito.
Forti di ciò, noi Compagni di Milano, andiamo sempre più decisi contro i preposti datoriali, nessun
piombo potrà disunire la lotta di classe. Voglio concludere ricordando quello che un vecchio Sindacalista ci ricordava sempre: le lotte Sindacali non si devono mai compiere con gesti ed azioni singole, ma sempre uniti! Avanti Compagni, nel ricordo delle piazze che non devono mai più essere rosse del nostro sangue, ma dalle nostre bandiere!
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