Monsignor Bregantini: «L'azienda sta compiendo un errore etico». I lavoratori: «Saremo qui ogni giorno»
MILANO - «L'intervento del presidente Napolitano è stato nobilissimo, rapido, incisivo e lucido». È quanto ha detto all'Adnkronso mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, in merito alla vicenda dei tre operai della Fiat di Melfi riammessi al lavoro da una sentenza del tribunale dopo il licenziamento. Bregantini ha aggiunto: «L'azienda ha dei compiti e degli obblighi non solo di natura economica ma anche di natura personale». Per questo non basta, ha spiegato l'arcivescovo, che la Fiat dica "gli continuo a dare lo stipendio"». L'azienda, ha detto l'esponente della Cei, ha diversi compiti: «C'è l'aspetto del mantenimento - ha osservato Bregantini - e questo è dato dalla paga. Poi c'è la funzione sociale, cioè la responsabilità verso la persona e l'ambiente, quindi la dignità di fronte a Dio». Alla luce dunque della dottrina sociale della Chiesa, si può dire «che l'azienda stia compiendo un errore etico e nega i diritti della persona».
MARCEGAGLIA: «FIAT IN LINEA CON LA LEGGE» - Secondo il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, la decisione della Fiat «non è in disaccordo con quella del giudice». Parlando a margine del Meeting di Cl a Rimini, il capo degli industriali ha detto che «tutti devono rispettare le decisioni del giudice, ma quella di Fiat non è in disaccordo con quella del giudice. Il problema non è tanto quello del reintegro, quanto quello di capire se vogliamo avere un futuro industriale. Se l'Italia vuole avere un futuro industriale, se un'impresa fa una delocalizzazione al contrario e chiede una gestione possibile e chiara degli stabilimenti, questi accordi devono essere portati avanti. Si parla di diritti dei tre lavoratori, ma ci sono anche diritti degli altri lavoratori che vogliono lavorare e delle imprese».
GLI OPERAI - I tre lavoratori intanto ringraziano il presidente Napolitano per la risposta alla loro lettera. E intanto tornano in fabbrica. Anche se la situazione non si schioda. «Non entreremo neanche oggi in fabbrica - spiegano Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - ma saremo qui ogni giorno, al turno delle ore 14: ci aspettiamo novità positive. Nel frattempo i legali della Fiom-Cgil hanno depositato al Tribunale di Melfi l'istanza per chiedere che il giudice «definisca le modalità di attuazione del decreto di reintegro emanato dal Giudice del lavoro del 9 agosto scorso» per i tre lavoratori della Fiat-Sata. Lo ha reso noto l'avvocato della Fiom-Cgil Lina Grosso, specificando che «adesso attendiamo una risposta dalla magistratura»
a Peppino Impastato e Santo De Luca
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