a Peppino Impastato e Santo De Luca

giovedì 21 gennaio 2010

Crisi, un milanese su 5 rinuncia a curare i denti: «40 milioni in meno»

Con il portafoglio vuoto, niente dentista, per lo meno a pagamento. Primi licenziamenti negli studi

MILANO - Con il portafoglio vuoto, niente dentista. Per lo meno a pagamento. Tutt’al più si ritorna a rivolgersi alla vecchia, cara mutua. Claudio Pagliani, alla guida dell’Associazione nazionale dei dentisti italiani (Andi) di Milano e Lodi, sfoglia il questionario arrivato ieri mattina sulla scrivania: i suoi colleghi gli chiedono di fotografare la riduzione degli affari nel 2009. Anno nero pure per le cure ai denti. Sulla questione lo scorso fine settimana c’è stato un incontro in città tra i vertici nazionali dell’Andi. Dalla prima stima su Milano emerge un dato choc: un milanese su cinque oggi rinuncia al dentista o lo rinvia il più possibile per problemi economici. «Nell’ultimo anno c’è stato un calo delle visite dal 12 al 18%—dice Claudio Pagliani —. Anche se le statistiche sono ancora provvisorie, la scelta delle famiglie di dare un taglio netto alle spese per il dentista è inconfutabile». Da una proiezione dello studio del Cergas Bocconi Dental Healthcare risulta che a Milano nel 2009 i cittadini hanno speso quasi 40 milioni di euro in meno — sui 200 sborsati nel 2008 — per curarsi i denti.
«I pazienti ormai chiedono il doppio preventivo — sottolinea Pagliani —. Quando si rompe un dente, spesso viene scelta la soluzione meno costosa: al posto della corona in ceramica da mille euro, c’è chi si accontenta di quella in resina da 500. E poco importa se il risultato estetico sarà meno brillante, con il dente un po’ meno bianco». E ora tra i tremila studi dentistici della città c’è chi comincia a lasciare a casa le prime assistenti alla poltrona. Non finisce qui.
Con la crisi, i milanesi in difficoltà sono tornati a scoprire le cure odontoiatriche del servizio sanitario. Almeno quelli che ne hanno diritto. Con la delibera VIII/3111 del 1˚ agosto 2006 il Pirellone, infatti, ha dato un pesante giro di vite alle cure odontoiatriche gratuite. Il provvedimento era stato duramente condannato da Cgil, Cisl e Uil per l’esclusione delle otturazioni e della pulizia dei denti dai prontuari dei livelli essenziali di assistenza, con l’effetto di «far perdere il diritto di curarsi senza spendere nulla soprattutto agli anziani over 65 e alla gran parte dei malati cronici». Ma, anche dopo il provvedimento dell’assessorato alla Sanità, continuano a essere a carico del servizio sanitario le visite odontoiatriche per disoccupati, lavoratori in mobilità (e familiari a carico), lavoratori in cassa integrazione straordinaria.
È verosimilmente questo il motivo che spiega l’incremento del 17% di prestazioni odontoiatriche gratuite tra i primi 9 mesi del 2008 e i primi 9 mesi del 2009: diecimila quelle in più (da 57.955 sono passate a 67.988). Soprattutto per otturazioni, pulizia dei denti e ponti chi può è tornato a rivolgersi, insomma, alla mutua. Chi non rientra nelle categorie previste dal provvedimento, invece, spesso rinuncia a curarsi. Almeno finché ci riesce. Con buona pace di William Shakespeare, che scriveva: non c’è filosofo che sappia resistere al mal di denti. Scherzi della crisi.
Simona Ravizza
Corriere della Sera
20 gennaio 2010

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