a Peppino Impastato e Santo De Luca

mercoledì 23 marzo 2011

"Qui va tutto a rotoli, Fonsai non deve spostarsi a Milano"

I timori dei dipendenti riuniti al Teatro Nuovo
L’assemblea era stata convocata per il rinnovo del contratto nazionale. Argomento importante ma non certo di richiamo oceanico. Invece ieri mattina il Teatro Nuovo era pieno di dipendenti della Fonsai, intervenuti per partecipare all’assemblea organizzata dai sindacati. Una folla tale che ci si è dovuti spostare nella sala grande del teatro per problemi di sicurezza.
Cosa cercavano i lavoratori Fonsai? Rassicurazioni sul futuro. «Io sono preoccupato e con me la mia famiglia - è esploso a un certo punto uno dei lavoratori -. Perché è giusto smentire gli esuberi, è giusto parlare della ricapitalizzazione e dell’organizzazione del lavoro, ma se oggi noi tutti siamo qui è per sapere quanto di questo lavoro resterà a Torino e non andrà a Milano».
Applausi a scena aperta. Eccola, la «pancia». Alla fine è venuta fuori dopo due ore di «cervello»: discussioni alte dei sindacalisti su operazioni finanziarie, partecipazioni bancarie, scenari economici, guerra tra manager e interessi nazionali da sottrarre agli appetiti dei francesi di Groupama. Discorsi giusti, declinanti al tecnico quando si è affrontata la questione contratto e la dura contrapposizione tra sindacati e Ania. Ma a Torino, le preoccupazioni, sembrano essere diverse.
«Da due mesi vediamo i responsabili che vengono trasferiti a Milano - racconta una dipendente -. Gli assunti a tempo determinato non vengono rinnovati, quelli più anziani li mettono in pensione anticipata». Una sede che si spolpa dopo che l’anno scorso sono stati venduti alcuni palazzi per fare cassa. I lavoratori lo percepiscono. E allora, qui, la preoccupazione non volge solo al rinnovo contrattuale: «Se spostano i responsabili del lavoro a Milano, quanto bisognerà attendere prima che il lavoro si sposti a Milano?», domanda preoccupato un lavoratore.
I sindacalisti replicano. Capiscono il momento. «Le tue sono parole giustissime - dice Alessandro Casini della Fna - ma non possiamo frantumarci nel campanilismo. Ora l’obiettivo è la ricapitalizzazione, perché se non arriva quello tra qualche tempo non potremo più nemmeno stare a discutere del luogo in cui si sposta il lavoro».
Settecento milioni di debiti, premi che calano e sinistri che aumentano: il tema c’è tutto. Il tentativo di Ligresti di far entrare i francesi di Groupama, bloccato dalla Consob, e la successiva entrata in scena di Unicredit e delle banche, ha provocato una guerra tra manager i cui effetti - dicono i sindacalisti - si vedono sui giornali con articoli «impazziti» in cui si parla di mille esuberi, tagli drastici, scenari foschi. «Qualcuno vuole giocare col panico - dice Luca Esposito, coordinatore Fisac Cgil - ma noi sindacati non permetteremo mai interventi drastici sui livelli occupazionali e sulle sedi di lavoro del gruppo. La crisi non la pagheranno i lavoratori».
E quanto a Torino: «Abbiamo preso contatti con le istituzioni, perché è anche così che si evita la chiusura delle sedi». La paura dei torinesi di essere cannibalizzati dai milanesi, però, resta sullo sfondo. Lunedì i lavoratori Fonsai si riuniranno sotto la sede Rai per manifestare. «L’incapacità di questi manager è incredibile - si lamenta un altro lavoratore -. Hanno dissipato risorse lunari. Per ogni 100 euro di premi ne paghiamo 108 di sinistri. E se non vendiamo polizze significa o che i nostri prodotti fanno schifo o i nostri agenti fanno come gli pare».

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