a Peppino Impastato e Santo De Luca

martedì 23 marzo 2010

I MARTIRI DELLA RESISTENZA DEMOCRATICA, DALLE LOTTE SINDACALE DELL'INIZIO DEL 1900 AI GIORNI D'OGGI.

Monumento a Guido Galli in piazzale Susa a Milano

Guido Galli (Bergamo, 28 giugno 1932Milano, 19 marzo 1980) è stato un magistrato e docente di criminologia italiano.
Originario di Piazzolo (BG), fu assassinato il 19 marzo 1980 a Milano, da un commando di Prima Linea (noto gruppo armato, operante nel contesto degli anni di piombo), a causa della sua azione da magistrato contro di essi. Fu lui infatti a concludere la prima maxi-inchiesta sul terrorismo partita nel settembre del 1978 dopo l'arresto di Corrado Alunni e il ritrovamento del covo di via Negroli, a Milano.
Fu colpito inizialmente alla schiena e dopo che fu caduto, i terroristi lo finirono sparandogli due colpi alla nuca. Del commando faceva parte anche una donna.
Fu amico di Piero Pajardi. Quest'ultimo gli dedicò parte del libro Operazione Giustizia (Cedam, Padova 1991).
Il figlio del giudice ucciso ed il rispetto della memoria.
Giuseppe Galli protesta contro il patrocinio del Comune al film «La Prima linea», ispirato al libro di Sergio Segio

Caro Schiavi, il Comune di Milano intende patrocinare il film «La Prima linea», ispirato al libro di Sergio Segio, ex terrorista e assassino. Non permettendomi assolutamente di entrare nel merito della scelta dell'assessorato al Tempo libero del Comune di Milano, mi pongo solo due interrogativi: 1) qual è la motivazione che spinge il Comune in cui vivo a prendere una simile decisione? 2) Non sarebbe opportuno, in questi casi, informare prima i familiari delle vittime e sentire, perlomeno, cosa ne pensano? Sono il figlio di Guido Galli, magistrato vigliaccamente ucciso a Milano da Segio quasi trent'anni fa; oltre a me, mia mamma, le mie sorelle e i miei fratelli vivono a Milano. A Milano lavoriamo e cresciamo i nostri figli, a Milano otto mesi fa è nato mio figlio Guido: ci piacerebbe che Milano non tradisse la memoria di vittime di un periodo ormai passato, ma che ha lasciato un segno indelebile, non solo in chi è stato direttamente colpito, ma nella società tutta. Credo che il Comune di Milano possa fare di meglio che patrocinare un film ispirato al libro di una persona che, un giorno, ha deciso di distruggere cinicamente una vita e che oggi pretende di spiegarci le ragioni della sua «impresa».Giuseppe Galli
Caro Galli, considero il patrocinio del Comune di Milano al film sull'ex terrorista Segio un incidente di percorso: nel senso che, come ha scritto Andrea Senesi sul «Corriere», queste delibere vengono passate in automatico dalla giunta, sulla fiducia. È una prassi che può fare dei danni: Vittorio Sgarbi fece approvare così una delibera e quando la Moratti lo scoprì ci lasciò le penne. Anche in questo caso la giunta non ne sapeva nulla. Nel mirino è finito l'assessore Terzi, che aveva dato l'ok. «Nei sistemi democratici il patrocinio si concede anche ai film che non ci convincono, ma suscitano un dibattito culturale», è stata la sua difesa. Quando è montata la polemica e l'Associazione vittime del terrorismo ha chiesto il ritiro del patrocinio, l'assessore si è detto «pronto a fare un passo indietro». Più che giusto, è doveroso. Il cinema può ricostruire la storia degli ex terroristi anche senza l'avallo del Comune: meglio tenersi alla larga da operazioni più commerciali che storiche, che rischiano di essere un'inutile offesa alla memoria delle vittime. L'immagine del terrorista Robin Hood, un po' mito e un po' figo, come ci ha ricordato anche Benedetta Tobagi, non è un'operazione culturale: è un marketing sbagliato. Il Comune si chiami fuori: per non tradire la memoria meglio puntare sull'educazione alla legalità e alla convivenza.
Giangiacomo Schiavi

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