a Peppino Impastato e Santo De Luca

lunedì 30 giugno 2008

THYSSEN,L'AZIENDA PAGA UN RISARCIMENTO DA 13 MILIONI DI EURO







Le sette vittime del rogo



La firma c'è. Anche se qualche familiare ha detto sì a denti stretti. I parenti delle sette vittime del rogo avvenuto nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino lo scorso 6 dicembre hanno firmato un'intesa con il Gruppo tedesco per il risarcimento. La cifra è di poco inferiore ai due milioni di euro a famiglia a seconda della composizione per un totale di 12 milioni e 970 mila euro. In cambio del risarcimento, i familiari di Antonio Schiavone, 36 anni; Roberto Scola, di 32; Angelo Laurino, di 43; Bruno Santino, di 26; Rocco Marzo, di 54; Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi, entrambi di 26, non si costituiranno parte civile nell'udienza preliminare che inizierà martedì nell'aula 42 del palazzo di giustizia di Torino, davanti al presidente aggiunto dei Gip Francesco Gianfrotta.
L'hanno fatto, ma trascinandosi fino all'ultimo i dubbi, lo hanno chiesto ai loro avvocati: se firmiamo l'accordo e non ci costituiamo parte civile cambia qualcosa nel processo penale? Perchè «noi vogliamo giustizia - hanno sottolineato - giustizia e il massimo della pena per i colpevoli». E il collegio dei legali ha garantito che il processo penale non verrà inficiato, non sarà modificato se loro non si costituiranno parte civile, come richiesto in contropartita dalle acciaierie. Così hanno firmato, qualcuno tra le lacrime.
La Fiom, pur rispettando la decisione delle famiglie, si dice rammaricata. Anche se «non entriamo nel merito di valutazioni insindacabili delle famiglie» e «non sappiamo le motivazioni che le hanno spinte a cambiare idea», rimane «il rammarico» di fronte alla decisione di accettare il rimborso e non costituirsi parte civile dalla ThyssenKrupp, afferma Ciro Argentino, delegato Rsu-Fiom, che in questi mesi si è dedicato anima e corpo a convincere il maggior numero di operai dell'azienda a costituirsi parte civile. Ne ha raccolti un'ottantina insieme anche a Fim-Cisl e a Uilm. «È già un parziale risultato», sottolinea spiegano che lo scopo era evitare che al procedimento arrivassero come parte civile solo istituzioni e sindacati.
«Accogliamo positivamente», continua Argentino, la scelta di regione Piemonte, provincia e comune di Torino di costituirsi e «ci interessava anche che ci fosse il sindacato». Ma era importante, sottolinea, arrivare al procedimento anche con degli operai «con un nome e un cognome». «Oggi pomeriggio - spiega - concluderemo le firme dei mandati agli avvocati», aggiungendo che non è chiaro se l'udienza di domani si concluderà con una decisione. «Potrebbe esserci - spiega - una nuova udienza entro la sosta estiva». In ogni caso, sottolinea, «è probabile che l'azienda punti al rito ordinario».
L'inchiesta Omissioni, superficialità e leggerezza per risparmiare denaro: è questo l'atto d'accusa del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello e dei pm Laura Longo e Francesca Traverso nei confronti dei sei dirigenti della multinazionale messi sotto inchiesta. Nella quindicina di pagine dell'atto di fissazione dell'udienza preliminare si punta il dito soprattutto sull'amministratore delegato Harald Espenhahn, accusato di omicidio con dolo eventuale. Secondo gli accertamenti degli inquirenti, «prendeva dapprima la decisione di posticipare dal 2006/2007 al 2007/2008 gli investimenti antincendio per lo stabilimento di Torino pur avendone programmato la chiusura e poi la decisione di posticipare l'investimento per l'adeguamento dell'Asl 5 di Torino alle indicazioni tecniche dell'assicurazione, dei vigili del fuoco e del Wsg (Working Group Stainless) ad epoca successiva al suo trasferimento da Torino a Terni». Tutto ciò «nonostante la linea 5 fosse ancora in piena attività e vi continuassero a lavorare gli operai rimasti in uno stabilimento in condizioni crescenti di abbandono e insicurezza».
Gli altri cinque imputati - i consiglieri delegati Marco Pucci e Gerald Priegnitz, 50 e 42 anni, il dirigente ternano Daniele Moroni (48), il direttore dello stabilimento subalpino Giuseppe Salerno (55) e il responsabile servizio previsione rischi Cosimo Cafueri (52) - rispondono di omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento e l'omissione dolosa e aggravata di cautele antinfortunistiche. Pur sapendo, per la Procura, non fecero nulla per evitare la possibilità di una tragedia che si è poi concretizzata.
Damiano e Giulietti: processo vada in tv Martedì prossimo a Torino inizierà il processo per la strage della Thyssenkrupp. «Ci sembra l'occasione migliore - affermano l'ex ministro al Lavoro Cesare Damiano e il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti - perchè l'intero sistema dei media, e soprattutto la Rai, promuovano non solo la ripresa in diretta dell'udienza ma soprattutto una serie di trasmissioni ed eventi legati al dramma delle morti bianche e alla diffusione di una cultura della prevenzione». I due ricordano film come "Morire di lavoro", di Daniele Segre o "Invisibili", il documentario tratto da un'inchiesta del direttore di Repubblica Ezio Mauro all'indomani della strage di Torino.
«Migliaia di persone - spiegano - hanno chiesto, anche attraverso il sito di Articolo21, che la Rai dia la possibilità ai cittadini di poter vedere questo prodotto. Siamo sicuri che la Rai, a partire dal presidente Petruccioli, dal direttore Cappon e dai direttori di rete e di testate recepiranno questa richiesta e questa sensibilità per un tema, quello delle morti bianche, che ha trovato nel presidente Napolitano il maggior sostenitore dal primo giorno del suo mandato». «Ed è proprio per questa ragione - concludono Damiano e Giulietti - che possiamo annunciare già da adesso che nei prossimi giorni daremo vita ad una grande manifestazione nazionale sul tema della sicurezza sul lavoro».

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