Il film è sotto questo aspetto una sorta di apologia del riscatto (sociale e, soprattutto, morale) di coloro che sono condannati a lunghissime pene detentive, e del loro desiderio di rivalsa e ribellione contro ogni genere di sopruso (e il titolo del racconto originale di King da cui il film è tratto, che parla esplicitamente di redenzione, è assai esplicativo in questo senso).
Le ali della libertà è anche un film sull'amicizia, quella vera e sincera, fra persone che si trovano a condividere esperienze e condizioni. È, ancora, un atto d'amore verso la cultura, la musica e la letteratura in particolare; e in quest'ottica particolarmente significativa risulta la sequenza in cui uno dei protagonisti, Andy Dufresne, diffonde con un colpo di mano dai microfoni del carcere le note immortali de Le nozze di Figaro di Mozart a beneficio degli stupiti e straniati compagni di sventura e suscitando l'ira feroce dei secondini, o quella in cui [ri]organizza la biblioteca all'interno del penitenziario in memoria dell'anziano detenuto-bibliotecario Brooks, suicida dopo essere stato scarcerato al termine di una detenzione durata oltre cinquant'anni, reo a questo punto - nelle parole di un altro protagonista, Red - di non poter più vivere la condizione di istituzionalizzato.
Nel tempestoso - e per molti versi imprevedibile - sottofinale e finale, gli eventi precipitano, ponendo al loro posto i giusti pezzi del puzzle esistenziale-filosofico della vicenda. E nella morale finale del film, ci si potrebbe chiedere: sogno come evasione o evasione come sogno?
Un altro tema che il film intende riprendere è quello dell'apparenza e su come questa può trarre in inganno. Si pensi, prima di tutto, a come si è formato il giudizio di colpevolezza su Andy, basato su elementi che apparentemente ne provavano univocamente la colpevolezza.
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