a Peppino Impastato e Santo De Luca

mercoledì 11 agosto 2010

Fiat, reintegrati i tre licenziati a Melfi

Gli operai hanno perso il lavoro a metà luglio. Il giudice del lavoro: «Antisindacalità»

MILANO - A metà luglio sono stati licenziati. Ma ora il giudice del lavoro ha deciso il reintegro per i tre operai della Fiat di Melfi (due dei quali delegati Fiom) rimasti senza lavoro. Il licenziamento dei tre lavoratori, deciso dall'azienda il 13 e 14 luglio scorso, ha avuto carattere di «antisindacalità» ed è quindi stato annullato dal giudice del lavoro, che ha ordinato l'immediato reintegro dei tre lavoratori. La notizia è stata confermata dal segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola, secondo il quale «la sentenza indica che ci fu da parte della Fiat la volontà di reprimere le lotte a Pomigliano d'Arco e a Melfi e di "dare una lezione" alla Fiom». I tre operai - Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino (entrambi delegati della Fiom) e Marco Pignatelli - furono licenziati perché, durante un corteo interno, secondo l'azienda bloccarono un carrello robotizzato che portava materiale ad operai che invece lavoravano regolarmente. Da parte della Fiat si è fatto sapere che «non c'è nessun commento» alla decisione del giudice. Parlano invece i sindacati.

FIOM: «ORA SERVE UNA RIFLESSIONE» - Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, dopo il reintegro dei tre operai a Melfi rivolge un invito: «Ora sarebbe utile che tutti si fermassero a riflettere. La teoria che, per uscire dalla crisi, bisogna mettere mano alla contrattazione, ai diritti e alla Costituzione, non solo è falsa ma riporta indietro di cent'anni il Paese». «Si fermino tutti a riflettere per cercare, applicando il contratto che c'è, di creare le condizioni per difendere il lavoro e i diritti». Secondo Giorgio Cremaschi, altro leader Fiom, la sentenza «dimostra che l'azienda vuole operare contro leggi e contratti».
CGIL: «I DIRITTI NON SONO ALTERNATIVA ALL'OCCUPAZIONE» - La sentenza che annulla il licenziamento, secondo il segretario confederale della Cgil Vincenzo Scudiere «conferma come avessimo e come abbiamo ragione sul fatto che i diritti non possano essere messi in alternativa all'occupazione. La sentenza dimostra che la Fiat può anche sbagliare. Noi siamo sempre a disposizione per riaprire un confronto che possa mettere in campo relazioni sindacali più leali e corrette».

ANGELETTI: «EPISODIO NON C'ENTRA CON LE RELAZIONI SINDACALI» - Secondo il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: «in questo Paese ci vuole un motivo legittimo per licenziare e l’onere di dimostrare che c’è un motivo legittimo spetta all’azienda ed è grave che lavoratori siano licenziati per l’attività sindacale che stavano svolgendo». «Ma - ha precisato Angeletti - questo episodio non c’entra nelle relazioni industriale tra Fiat e sindacati».

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