a Peppino Impastato e Santo De Luca

mercoledì 24 novembre 2010

LE PICCOLE STORIE

Tanto tempo fa, in una calda e disseccata pianura, un gruppo di quasi-umani stava in piedi su una piccola altura. I quasi-umani attendevano il loro turno di mangiare dalla carcassa di un leone ucciso che giaceva nella pianura sottostante. Essi restavano sulla cima della collina così da poter controllare i predatori a loro volta impegnati a finire di mangiare dalla carcassa. I quasi-umani erano quasi i più deboli degli "scavengers" [Vedi NdT 1] ed il loro turno di predazione della carcassa era quasi l'ultimo possibile. Ora toccava alle iene razziare la carcassa. Ne sarebbe stata lasciata ben poca una volta che le iene avessero finito, solo pochi brandelli residui di midollo agli estremi delle ossa più grandi, qualche cartilagine e, se proprio la fortuna fosse stata generosa, qualche striscia di carne su un osso o due. I quasi-umani erano pronti a raccattare qualsiasi cosa potessero. Perciò si erano portati appresso bastoni e pietre per rompere e raschiare le ossa fino a ripulirle completamente dagli ultimi residui di cibo. Avevano "raccattato" già molte altre volte prima d'allora, e perciò sapevano bene cosa dovessero attendersi e quale fosse l'utilizzo migliore che potessero fare della minuscola porzione che avrebbero ricevuto. La maggior parte di loro attendeva pazientemente, rassegnata alla sorte avversa delle loro vite. Ma uno di loro, un giovane maschio, oggi si sentiva diverso.
Egli ne aveva abbastanza di aspettare. Trottò giù dalla collina, col suo bastone fra le mani, l'eccitazione e la paura come suoi soli compagni, e si diresse dritto verso le iene. Queste lo ignorarono, poiché quelli della sua razza non le avevano mai minacciate prima d'ora e visto che almeno stavolta non erano neanche abbastanza affamate da impegnarsi per ucciderlo e divorarlo. Il giovane maschio quasi-umano colpì fragorosamente col suo bastone la iena più vicina, quanto più violentemente poté. La iena lanciò un ululato di dolore e si raggomitolò su se stessa, incapace di usare le sue possenti zampe posteriori per darsi alla fuga. Tutte le altre iene adulte si voltarono immediatamente all'attacco dell'aggressore, ma questo riuscì a colpire altre due iene e scacciarle via ululanti prima che il resto delle iene potessero cominciare l'offensiva. Le iene rimaste indenni indietreggiarono di qualche passo per osservare questo strano e spaventoso cambiamento del corso degli eventi. Ma lo strano individuo, col suo minaccioso bastone, si conquistò dell'altro vantaggio roteando il bastone ed obbligando le iene ad indietreggiare ancor più. La iena colpita per prima era troppo gravemente ferita per fuggire ed il quasi-umano cominciò a percuoterla a morte sotto lo sguardo delle altre iene. In quel momento, anche gli altri quasi-umani cominciarono a figurarsi quale tipo di corso degli eventi desideravano per se stessi, e si unirono al primo maschio per consumare la carcassa. Le iene non erano più nei paraggi per poter interferire. I quasi-umani finirono la giornata con gli stomaci pieni di buon cibo (inclusa la iena morta). Le iene d'altro canto terminarono la giornata con una sensazione molto sgradevole nel cavo dei loro stomaci.
E il giovane maschio che aveva dato l'avvio a tutto ciò si colmò d'arroganza fino all'orlo. Alla prima successiva occasione, colpì col suo bastone un suo fratello maggiore e la sua arroganza crebbe. Colpì anche suo zio, il capo di questo particolare gruppo di quasi-umani, e si eresse a capo del gruppo, sicché la sua arroganza crebbe enormemente. Egli colpì a bastonate chiunque si opponesse al suo ruolo di capo, e colpì ogni femmina che non voleva accoppiarsi con lui. Grazie al suo esempio insegnò ad ogni altro quasi-umano del suo gruppo come affrontare le cose a bastonate, e l'arroganza si diffuse.
A questo punto, animali da pascolo ancora inconsapevoli permisero ai quasi-umani di avvicinarsi liberamente alla loro mandria, sicché gli animali vennero uccisi senza sforzo. I quasi-umani poterono godere di un ricco banchetto, mentre gli animali sopravvissuti impararono a temere i quasi-umani. Ben presto ogni mandria di animali da pascolo ed ogni branco di iene finì per imparare la lezione del bastone. Il giovane maschio che colpì la iena col suo bastone, fu arrogante? No. Egli era giustificato in ciò che fece dalla sua fame e dal suo bisogno del cibo della carcassa. Le iene, a quel tempo, uccidevano e mangiavano regolarmente i quasi-umani. Usare il bastone contro le iene era il solo modo in cui il giovane maschio poteva trattare con le iene. Il momento d'inizio dell'arroganza fu quando assunse il comando del suo gruppo, ammazzando a bastonate suo zio e chiunque altro lo osteggiasse senza che vi fosse effettiva necessità di farlo. Quando mise il proprio benessere al di sopra del benessere dell'intero gruppo.

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