a Peppino Impastato e Santo De Luca

giovedì 22 aprile 2010

Intesa-Sanpaolo, i sindacati: no alla guerra tra Torino e Milano

Guardare a lavoratori, clienti e territorio

No alla guerra Milano-Torino, sì a lavoratori, clienti e territorio. Lo affermano in una nota Fabi-Fiba/Cisl-Fisac/Cgil-Silcea-Sinfub-Ugl-Uilca in relazione alla partita sulle nomine in IntesaSanpaolo.
Secondo le varie sigle, «la cautela e il riserbo auspicabili per la costruzione del futuro della prima banca italiana continuano ad essere sacrificati dalle continue esternazioni dei diversi attori in campo, a partire dai grandi azionisti (che rappresentano una soglia del 25% del capitale) e dalla politica».
«Nulla - si legge nella nota - è scritto o detto sul vero valore della Banca: oltre 100.000 lavoratori di cui 75.000 in Italia. 15.000 tra divisioni di Governance e Consorzio e 60.000, presenti nelle 21 banche del Gruppo, che non sono spettatori ma protagonisti di un impegno straordinario continuo e decisivo per i risultati della banca. Impegno che è stato riconosciuto dal consigliere delegato Corrado Passera, in occasione della presentazione dei risultati del 2009. Impegno che - dicono i sindacati - parte da lontano, e precisamente dal 2002, quando i lavoratori di Intesa furono chiamati a pesanti sacrifici che contribuirono in modo determinante al risanamento e al rilancio della banca».
«Riteniamo che l`impegno dei lavoratori - prosegue la nota -richieda certezza della Governance e stabilità nella guida della Banca. La certezza nel tempo sarà possibile solo se il dualismo Torino/Milano tra gli azionisti sarà ricomposto ’a vantaggio del bene comunè, così come i sindacati e la stessa azienda hanno dimostrato di saper fare per tutti i lavoratori del Gruppo. ’Vantaggio del bene comunè che si sviluppi, al riparo dalle pretese ingerenze della politica, in una proiezione di IntesaSanpaolo che opera non solo a Milano e Torino ma in tutti i territori del Paese, con 21 Banche, al servizio della clientela».

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