a Peppino Impastato e Santo De Luca

venerdì 14 maggio 2010

Sanità, le Regioni "in rosso" dovranno aumentare le tasse

Rischio stangata fino a 300 euro in Campania, Lazio, Molise e Calabria
No del governo all’utilizzo dei fondi Fas per le aree sottosviluppate per quattro regioni, Campania, Lazio, Molise e Calabria, che dunque potrebbero, per ovviare a questa mancanza di fondi essere costretti ad alzare le tasse.
La spiegazione del no governativo arriva dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che a margine di un incontro spiega: «Il governo ha ritenuto di non dare il via libera alla richiesta di utilizzo dei fondi Fas per ripianare il deficit di quattro regioni. La motivazione è che queste regioni non hanno dato garanzie ai tavoli di monitoraggio sia per quanto riguarda la certezza dei conti sia per quanto riguarda il fatto di avere avviato di processi di riqualificazione della rete assistenziale».
Non dando questo tipo di garanzie, specifica il ministro, «si è creata una situazione tale in cui non si può consentire di utilizzare i fondi Fas come un bancomat. In altre parole questi fondi devono essere utilizzati non certo per ripianare il deficit ma solo nel momento in cui le Regioni avranno dato concrete dimostrazioni di voler avviare processi di risanamento». Fazio ha infine ricordato che per tre regioni, Campania, Lazio e Calabria, «le responsabilità non sono evidentemente degli attuali governatori ma dei governi precedenti».
Per le quattro regioni si prospetta quindi una mini stangata di 30 euro per l’addizionale Irpef che pagheranno tutti i contribuenti. Alla quale va aggiunto un aggravio dell’Irap, l’imposta pagata da chi ha un’attività produttiva, che sarà ancora più pesante: per un lavoratore autonomo l’aumento viaggia sui 95 euro e per le società di persone sarebbe in media di circa 250 euro, per le grandi imprese potrebbe essere a tre zeri. Il "conto", se per un cittadino simplex si fermerebbe a 30 euro, potrebbe salire a 120 per un lavoratore autonomo, e a circa 300 euro per una piccola impresa. È questo il risultato dell’aumento «automatico» che potrebbe scattare nelle 4 regioni che, non riuscendo a riportare in equilibrio i propri conti sanitari, potrebbero ora dover adeguare le due loro maggiori imposte: Irap e addizionale Irpef.
IL PATTO PER LA SALUTE
L’ultima legge finanziaria contiene infatti il "Patto per la Salute". In caso di disavanzo sanitario scatta automaticamente un aggravio dell’addizionale regionale Irpef di 0,15 punti percentuali e dell’Irap di 0,30 punti percentuali. Per chi sfora sulla Sanità non vale più il blocco dell’addizionale Irpef e nemmeno il tetto all’Irap che è del 4,82% e che ora potrà quindi salire al 5,12%. Le regioni che potrebbero essere interessate all’aumento sono Calabria, Campania, Lazio e Molise.
ADDIZIONALE IRPEF
L’imposta viene pagata da tutti i contribuenti residenti nella regione e si somma alle normali aliquote applicate dal »fisco statale«. Poichè, in base alle ultime dichiarazioni dei redditi, gli italiani indicano una media di 18.677 euro di reddito, l’incremento di 0,15% percentuali significa un rincaro di poco inferiore ai 30 euro. Tutte e quattro le regioni interessate applicano un’aliquota che è ora dell’1,40% e che quindi salirebbe a 1,55%. Le altre regioni, invece, non potranno variare le loro aliquote, »congelate« dalle ultime finanziarie. In gran parte delle regioni si pagherà così lo 0,9% (Basilicata, Bolzano, Friuli, Sardegna, Toscana, Trento, Valle d’Aosta) mentre in altre rimarranno aliquote differenziate in base al reddito. Ad esempio in Lombardia lo 0,9% fino a 15.4993 euro, dell’1,30% tra questo importo e i 30.987 euro, 1,40 sopra questa soglia.
IRAP
L’Irap è l’imposta che si applica alle attività produttive che hanno sede in una specifica regione. Non si applica sul »reddito« ma sul »valore aggiunto«, non consentendo di scaricare alcuni costi, come quelli del lavoro o di eventuali indebitamenti. In pratica è pagata da tutte le imprese e dai lavoratori autonomi. Anche sull’Irap le regioni ora nel »mirino« sono quasi tutti al livello massimo previsto del 4,82%: cioè del 3,9% dell’aliquota ordinaria, ai quali si aggiungono 0,92 punti percentuali. Il »tetto« però non vale per chi sfora la sanità e quindi per Calabria, Campania, e Lazio si potrebbe arrivare a quota 5,12%. Il Molise, che è al 3,9% potrebbe salire al 4,2%. L’aggravio dipende molto dal livello del valore aggiunto: per le persone fisiche l’imponibile era di circa 31.600 euro e quindi l’aggravio di 0,30 punti percentuali potrebbe aggirarsi sui 95 euro, per poi salire ai 260 euro delle società di persone che in media hanno un valore aggiunto imponibile di 85.580 euro. Ovviamente per le società di grande taglia l’aumento potrebbe diventare una stangata: per le società di capitale, un imponibile medio di 727.000 euro si tradurrebbe in 2.100 euro di Irap in più.

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