a Peppino Impastato e Santo De Luca

venerdì 23 maggio 2008

Confindustria, il debutto della Marcegaglia, «La malattia dell'Italia è la crescita zero»

«Ma possiamo rinascere» ha detto il neo presidente di Confindustria nel suo primo discorso all'Assemblea.
ROMA - L'assenteismo come «scandalo nazionale», la mano tesa ai sindacati con l'appello a mettere da parte gli «antagonismi», un plauso al nuovo governo per il decreto sulla detassazione degli staordinari, un riferimento specifico alle donne («troppe donne a casa, troppe culle vuote, troppi bimbi poveri»): c'è tutto questo nel primo discorso di Emma Marcegaglia all'Assemblea degli industriali. Ma soprattutto nella relazione della nuova presidente di Confindustria, che ha raccolto due minuti di applausi, c'è la certezza di uno «scenario nuovo e irripetibile» che dà ora al Paese «la possibilità di rinascere». È ottimista il nuovo patron degli industriali. «Solo le passioni, le grandi passioni, possono innalzare lo spirito a grandi cose»., die citando il filosofo Diderot: «Ci muove una straordinaria passione per l’Italia. Per questo sono ottimista. Sono sicura che non sprecheremo questa occasione».
«TORNARE A CRESCERE» - «La malattia dell'Italia si chiama crescita zero» ha spiegato la Marcegaglia sottolineando la necessità del nostro Paese di tornare a crescere a livelli sostenuti. «La crisi internazionale mette a nudo drammaticamente tutte le debolezze del sistema. Non possiamo più eludere o rinviare quelle scelte, anche difficili e impopolari, che sono indispensabili per non compromettere il nostro futuro», ha detto la numero uno degli industriali all'Assemblea citando la riforma dello Stato, gli eccessi di burocrazia, di spesa pubblica, di pressione fiscale e scarsa produttività, di scarsa ricerca come capitoli sui quali intervenire.
MANO TESA AI SINDACATI - Nel suo discorso di insediamento la neopresidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, tende la mano al sindacato. «Possiamo chiudere una lunga stagione di antagonismo - ha affermato -, pensare in maniera nuova il confronto con i sindacati e il modello di relazioni industriali. Oggi sono obsolete».
«BENE IL DECRETO SULLA DETASSAZIONE» - Soddisfazione è stata espressa dal nuovo numero uno degli industriali per il decreto approvato giovedì dal Cdm per la detassazione degli straordinari. «È un segnale importante - ha detto la Marcegaglia -, una misura che Confindustria propone da tempo». «La riforma della contrattazione - ha aggiunto la neo presidente dei Confindustria - dovrà riguardare anche il pubblico impiego, che ha inspiegabilmente ottenuto negli ultimi anni incrementi retributivi più che doppi rispetto al settore privato, senza alcun aumento di efficienza». La Marcegaglia ha definito anche «uno scandalo nazionale i tassi di assenteismo nel pubblico impiego». Non è «accettabile - ha aggiunto - un sistema dove ci sono persone che timbrano il cartellino e subito dopo abbandonano il posto di lavoro. È un insulto nei confronto dei lavoratori onesti. Pubblici e privati».
«MORTI BIANCHE, PROFONDA TRISTEZZA» - Nella relazione della Marcegaglia anche un riferimento al tema della sicurezza sul lavoro. «Ogni incidente sul lavoro è per noi una sconfitta», ha detto Marcegaglia assicurando come la «sicurezza sul lavoro è un nostro obiettivo, prima ancora che la legge ce lo imponga». Il pensiero del numero uno degli industriali va inevitabilmete a Girolamo Di Maio, l'operaio morto in uno degli stabilimenti del suo Gruppo. «Esprimo la mia profonda tristezza e la vicinanza alla famiglia» ha detto la Marcegaglia.
AMBIENTE - Sul surriscaldamento globale, la linea adottata dal presidente di Confindustria è quella di un sì a interventi coordinati per la lotta ai cambiamenti climatici ma a patto che non ostacolino il fare impresa in Europa». «Noi non chiediamo la tutela acritica degli interessi europei - ha spiegato la leader degli industriali - ma non possiamo nemmeno accettare impostazioni autolesionistiche, come continuare con l'adozione unilaterale del protocollo di Kyoto». «Condividiamo - ha proseguito - l'idea di interventi coordinati per i cambiamenti climatici, ma non accettiamo un atteggiamento che rischia di rendere difficile e costosissimo fare impresa in Europa, lasciando che chiunque inquini a piacimento fuori dal nostro territorio».

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