a Peppino Impastato e Santo De Luca

venerdì 16 maggio 2008

E LE DONNE RESTANO A CASA

Nel rapporto di Save the Children l'Italia è agli ultimi posti fra i paesi europei per condizioni di salute, lavoro e pari opportunità delle madri. Quoziente familiare e detassazione degli straordinari aumentano il divario tra lavoratori e lavoratrici. Mentre con costi simili si potrebbero detassare le spese delle famiglie con figli in cui le madri lavorano e usano servizi, in un percorso volto a modificare la struttura familiare italiana, caratterizzata da ruoli fortemente tradizionali. Altrimenti, il rischio è di rendere ancora più grave il binomio donne a casa e culle vuote.
Nel giorno della festa della mamma è stato pubblicato il nono rapporto di Save the Children dal titolo “State of the World’s Mothers” (www.savethechildren.org) che mostra un ranking per molti paesi sviluppati e non, sulla condizione di salute, lavoro e pari opportunità delle madri. L’Italia è al diciannovesimo posto, ultima o quasi dei paesi europei.
LA SITUAZIONE E LE PRIORITÀ DEL GOVERNO
Tra i fattori che spingono l’Italia così in basso ci sono i divari di reddito uomo/donna (che ci vede allo stesso livello del Belize, della Repubblica Dominicana e dell’ Honduras) e ben lontani dall’80 per cento circa della maggior parte dei paesi del Nord Europa.Un altro fattore è la rappresentanza politica, cioè la percentuale di donne presenti nel governo nazionali (solo il 17 per cento ) che ci vede simili al Gabon, o alla Bolivia e di nuovo ben distanti dal Nord Europa (con il 44 per cento). Mentre in questi paesi il tasso di partecipazione delle donne, con figli e non, è quasi uguale a quello maschile e il numero di figli per donna è vicino a due, in Italia più di una donna su due, in età di lavoro, non è occupata e ha un figlio solo o nessuno.Nonostante l’avvicinarsi degli obiettivi di Lisbona e gli appelli recenti del Presidente della Repubblica che chiede di “affrontare le politiche per la famiglia, con misure volte ad elevare il tasso di occupazione femminile e a conciliare la vita familiare e la vita lavorativa”, sembra che le priorità annunciate dal nuovo governo vadano nella direzione opposta.Da un lato è indicativo il basso numero di donne ministro, solo quattro su ventuno, nel nuovo esecutivo, dall’altro sono significative le proposte di quoziente familiare, che sostengono le famiglie monoreddito, e di detassazione degli straordinari che aumenta il divario tra lavoratori e lavoratrici.Il sistema con quoziente familiare fa pagare alle donne che lavorano un’aliquota certamente più elevata rispetto all'attuale, in quanto determinata anche dal reddito del coniuge: inevitabilmente non può che scoraggiare la partecipazione femminile al mondo del lavoro, e ciò in una situazione come quella italiana caratterizzata dal gap occupazionale tra uomini e donne più alto d’Europa. La detassazione degli straordinari, poi, è un intervento a favore dei lavoratori che fanno (e possono fare) gli straordinari e quindi favorisce principalmente uomini, che lavorano al Nord e nelle grandi imprese. Non favorisce certo donne con figli piccoli, giovani, anziani, proprio quando il grosso problema del mercato del lavoro italiano continua a essere costituito dai bassi tassi di occupazione di queste fasce e porta a esacerbare il già grave divario tra uomini e donne.Inoltre, incentiva le imprese a usare le ore di lavoro rispetto al numero di lavoratori: straordinario al posto del lavoro normale (si legga l'ultimo invervento di Matteo Richiardi). Il problema del nostro mercato del lavoro è il basso tasso di occupazione, non il basso numero di ore lavorate, a differenza di altri mercati del lavoro meno regolati dove le imprese usano il numero degli occupati invece delle ore di lavoro per aggiustare la produzione al variare della domanda.
L'ALTERNATIVA
Con costi simili, 2 miliardi circa, si potrebbero invece detassare le spese delle famiglie con figli in cui le madri lavorano e usano servizi ( si veda l'articolo di Boeri e Del Boca "Chi Lavora in Famiglia") . Un intervento di questo tipo oltre che incentivare il lavoro delle donne, soprattutto con figli, potrebbe incentivare l’emersione di lavoro nero (badanti, babysitter), a creare nuova occupazione (servizi aggiuntivi necessari per le famiglie in cui si lavora in due).Si tratta di proseguire un percorso volto a modificare la struttura familiare italiana caratterizzata da ruoli fortemente tradizionali in cui le donne sono dipendenti dalla famiglia ed esposte a rischi di disoccupazione, separazioni familiari, restringendo il divario tra redditi e opportunità tra uomini e donne. Le misure proposte vanno nella direzione opposta, con il rischio di rendere ancora più grave il binomio donne a casa e culle vuote.

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